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IN OUT
fluida, ω la velocità media di essa).
Differenziando: d(ρωA)=0 dρωA+ρdωA+ρωdA=0
Dividendo per ρωA: dρ/ρ + dω/ω + dA/A = 0.
Primo principio della termodinamica per sistemi fluenti
Riprendendo l’equazione generale vista prima per Y e inserendoci i termini in entrata e
uscita, si ottiene una roba del genere:
∑M’ (e +e +e )
INi internaINi potINi cineticaINi
+Ĺ +Q’-∑M’ (e +e +e )=∂(Me )/∂τ
TOT OUTu internaOUTu potenzialeOUTu cineticaOUTu TOT
cioè esplicitando le espressioni di ciascun termine energetico specifico:
2
∑M’ (u +gz +ω /2 )
INi INi INi INi 2 2
+Ĺ +Q’-∑M’ (u +gz +ω /2 )=∂[M(u+gz+ω /2)]/∂τ.
TOT OUTu OUTu OUTu OUTu
È quindi evidente che la somma algebrica di tutti gli scambi energetici sia puri sia
associati al trasporto di massa, deve eguagliare la variazione energetica del sistema
nel tempo.
Analizziamo in dettaglio i vari termini:
- M’ è la portata massica del fluido;
- u è l’energia interna per unità di massa del fluido;
- gz è l’energia potenziale gravitazionale per unità di massa del fluido;
Sia l’energia interna che potenziale sono definite a meno di una costante: per la prima
il valore in uno stato di riferimento, per la seconda il valore rispetto a quello assunto
ad una quota di riferimento. Poiché gli stati di riferimento sono gli stessi sia per le
grandezze valutate alla sezione di ingresso, sia per quelle valutate alla sezione di
uscita, non vengono scritti esplicitamente nell’equazione.
- 2
ω /2 è l’energia cinetica per unità di massa del fluido, dove ω è la velocità
media nella sezione considerata di fluido;
- Ĺ è la potenza meccanica totale scambiata dal fluido attraverso i contorni del
TOT
sistema. Anch’essa può essere espressa come M’l e include lavori sia
TOT
dilatativi che non dilatativi. Il contributo dilatativo a sua volta è scomposto
(essendo dovuto a forze agenti su contorni mobili del sistema):
∫d(Pv)=∫Pdv+∫vdP P v -P v =∫Pdv+∫vdP
OUT OUT IN IN
l =∫Pdv=∫vdP+P v -P v dove i termini P v P v rappresentano il
D IN IN OUT OUT OUT OUT IN IN
lavoro legato allo spostamento di quei contorni mobili permeabili alla massa che
sono le sezioni d’ingresso e uscita dal sistema: sono detti lavori di pulsione (per
unità di massa) ed esprimono lo sforzo che ciascun elementino di fluido di
massa unitaria deve rispettivamente compiere per entrare e poi uscire dal
sistema, vincendo la pressione all’ingresso/uscita dello stesso. ∫vdP rappresenta
il lavoro legato allo spostamento di contorni mobili impermeabili, anche detto
lavoro utile perché è il lavoro effettivamente estraibile dalla corrente fluida
senza arrestarne il moto, o che è necessario fornire per mantenerla in
movimento.
- Q’ è la potenza termica scambiata dal fluido attraverso i contorni impermeabili
del sistema. Può essere espressa come M’q e q può essere espresso a seconda
delle condizioni del fluido attraverso il calore specifico o il calore di transizione
di fase. Generalmente, la potenza termica eventualmente scambiata attraverso
i contorni permeabili alla massa viene trascurata.
Inserendo nella megaequazione di conservazione dell’energia anche il termine L’ si
TOT
ha quindi: 2 2
∑M’ (u +gz +ω /2 +P v )+Ĺ +Q’-∑M’ (u +gz +ω /2 +P v )
INi INi INi Ini INi INi TOT OUTu OUTu OUTu OUTu OUTu OUTu
2
= ∂[M(u+gz+ω /2)]/∂τ
introducendo l’entalpia h=u+Pv, si può riscrivere come:
2
∑M’ (h +gz +ω /2 )
INi INi INi INi 2 2
+Ĺ +Q’-∑M’ (h +gz +ω /2 )=∂[M(u+gz+ω /2)]/∂τ
TOT OUTu OUTu OUTu OUTu
l’entalpia specifica rappresenta per ogni elemento fluido di massa unitaria il contenuto
energetico statico, non associato né ad un movimento in atto (en cinetica) né ad un
movimento potenziale (en pot).
Per un sistema aperto con un'unica sezione di ingresso e uscita, si ha
2 2
M’ (u +gz +ω /2 )+Ĺ +Q’-M’ (u +gz +ω /2 )=0 cioè
INi INi INi INi TOT OUTu OUTu OUTu OUTu
2 2
M’ (u +gz +ω /2 )+Ĺ +Q’=M’ (u +gz +ω /2 )
INi INi INi INi TOT OUTu OUTu OUTu OUTu
Ciò significa che in condizioni stazionarie la somma di tutti i contributi energetici in
ingresso al sistema associati agli elementini di fluido in movimento, incrementata dagli
scambi energetici netti di tipo meccanico o termico attraverso i contorni impermeabili
del sistema, deve essere uguale alla somma di tutti i contributi energetici in uscita dal
sistema.
Se si esplicitano entrambi i termini come nel caso generale e si divide per M’:
2 2
u +gz +ω /2 +P v +l+q=u +gz +ω /2 +P v
IN IN IN IN IN OUT OUT OUT OUT OUT
e con l’entalpia
2 2
h +gz +ω /2 +l+q=h +gz +ω /2 equazione che useremo quasi sempre da
IN IN IN OUT OUT OUT
qui in poi.
Per profili di velocità del fluido e perdite di carico, vedi da pag 68 a 72.
Primo principio della termodinamica per sistemi chiusi
Per i sistemi chiusi, l’equazione di conservazione dell’energia si semplifica, perché le
variazioni di energia cinetica e potenziale diventano trascurabili e inoltre non ci sono
masse che devono entrare/uscire dal sistema, quindi il lavoro non è scomposto per
evidenziare i termini di pulsione. if
U +L +Q=U ΔU =L +Q
Il tutto si riassume a . Non si parla più di ingresso e
iniziale tot finale tot
uscita ma di inizio e fine. In termini differenziali e specifici rispetto alla massa si ha
if
du =δl +δq, mentre con riferimento all’unità di tempo, si scrive dU/dτ=Ĺ +Q’.
tot tot
Casi specifici d’interesse di applicazione del primo Principio per sistemi fluenti e
dell’equazione di continuità.
Turbine e turbine idrauliche, compressori e pompe (rotativi)
- Turbina: macchina che processa con continuità una corrente fluida estraendone
lavoro da dare all’esterno, al prezzo di un impoverimento energetico della
stessa. Se il fluido è un liquido, allora la turbina è idraulica.
- Compressore: duale della turbina, prende lavoro dall’esterno per
immagazzinare energia nella corrente fluida processata. Se il fluido è liquido, si
ha una pompa. I ventilatori sono una particolare categoria di compressori. Sono
macchine rotative.
Turbine e compressori costituiscono il gruppo delle turbomacchine, le turbine sono
dette motrici, perché forniscono lavoro, mentre i compressori sono macchine dette
utilizzatrici perché richiedono lavoro. Per tutte e quattro le categorie è immediato
determinare dal primo principio per sistemi fluenti, il lavoro per unità di massa e la
potenza scambiati dalla macchina. Poiché hanno generalmente un solo ingresso e una
sola uscita e si vuole che operino con continuità, allora si usa
2 2
h +gz +ω /2 +l+q=h +gz +ω /2 . Considerando che Δ(gz) solitamente è
IN IN IN OUT OUT OUT
trascurabile, che è possibile dimensionare sezioni di ingresso e uscita in modo che
2
ω =ω e quindi Δω /2 è nullo e che la macchina può essere supposta perfettamente
IN OUT
isolata dal punto di vista termico e quindi operante secondo una trasformazione
adiabatica (q =0), allora si ottiene l=h -h e quindi Ĺ=M’(h -h ).
tot OUT IN OUT IN
Se la macchina è adiabatica, le reversibilità di tipo esterno sono nulle; se poi si
trascura l’effetto degli attriti, sono nulle anche le irreversibilità interne e la
trasformazione che la macchina impone al fluido risulta quindi completamente
reversibile. Si parla in questo caso di macchina ideale isoentropica. Nella realtà può
valere l’approssimazione ad adiabatica, ma gli attriti purtroppo non sono trascurabili.
Pertanto esiste un Δh nella realtà che è diverso da quello ideale isoentropico, in tutti i
casi nel senso di un peggioramento della situazione rispetto all’idealità: le macchine
utilizzatrici, a pari condizioni di ingresso, richiedono più lavoro, mentre quelle motrici
ne offrono di meno. Per tenere in considerazione questi effetti, si definisce il
rendimento isoentropico della macchina:
IST,TI
- η =l /l
per turbine e turbine idrauliche: ;
reale isoentropico
ISC,P
- η =l /l
per compressori e pompe: ;
isoentropico reale
Si nota che in entrambi i casi 0<η<1.
Se per caso le ipotesi date non fossero valide, ovviamente si riparte dall’equazione
lunga, lasciando i termini che van lasciati: per esempio se la macchina non può essere
considerata adiabatica, l’espressione del lavoro specifico diventa l=h -h -q . A pari
OUT IN tot
Δh ottenuto, q comunque riduce le prestazioni. Altrimenti, se la differenza di velocità
2OUT 2IN
in ingresso e uscita non è trascurabile, allora si ha l=h -h +(ω -ω )/2.
OUT IN
Calcolo energetico per scambiatori di calore
Gli scambiatori di calore sono apparecchiature per il trasferimento di energia termica
tra due mezzi fluidi che non vengono a contatto tra loro. Ce ne sono diversi tipi: tubo
in tubo, fascio tubiero, compatti. Per essi la trattazione è ricondotta al calcolo
energetico ed il calcolo termico.
Il calcolo energetico ha l’obiettivo di determinare la potenza scambiata e le
temperature di ingresso e uscita dei fluidi, senza focalizzarsi su come avviene lo
scambio. Il calcolo termico invece analizza come avviene lo scambio.
Vedendo lo scambiatore come un sistema fluente, il calcolo energetico si può fare
utilizzando il primo principio per i sistemi fluenti e l’equazione di continuità. Non
avendo scambio di lavoro, si ha Q’=M’(h -h ), analoga a quella delle turbomacchine,
OUT IN
ma al posto del lavoro si ha il calore. Applicando ora questa ad entrambi i fluidi,
distinguendo con H il fluido più caldo e con C quello più freddo, si ha un sistema con
tre equazioni:
- Q’ =M’ (h -h )
HC H OUTH INH
- Q’ =M’ (h -h )
CH C OUTC INC
- |Q’ |=|Q’ | Q’ =-Q’
HC CH HC CH
E se lo scambiatore di calore è isobaro e nessuno dei fluidi sta attraversando una
transizione di fase, si possono riscrivere mettendo la T di ingresso e uscita (T e T )
IN OUT
al posto delle h e moltiplicando per il calore specifi