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IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA
Il primo principio della termodinamica afferma che l’energia è una grandezza che si
conserva, cioè si mantiene complessivamente costante. La soddisfazione del primo
principio di per sé non assicura che la trasformazione avvenga realmente.
È chiaro che le trasformazioni avvengono un certo verso e non in quello opposto.
Poiché il primo principio della termodinamica non pone alcune restrizioni al verso di
una trasformazione la sua soddisfazione non assicura che la trasformazione avvenga
nella realtà, si sopperisce a questa inadeguatezza con un nuovo principio generale, il
secondo principio della termodinamica.
Si può quindi affermare che una trasformazione può avvenire soltanto se soddisfa
contemporaneamente il primo e il secondo principio della termodinamica.
Il secondo principio della termodinamica non si limita alla sola individuazione del verso
di una trasformazione ma fornisce i mezzi necessari per determinare la qualità
dell’energia e per quantificare il degrado a seguito di una trasformazione,
permettendo di determinare i limiti teorici per la prestazione dei dispositivi di
trasformazione dell’energia, come i motori termici e le macchine frigorifere, e di
predire il grado di completamento delle reazioni chimiche
- I MOTORI TERMICI
Il lavoro può essere facilmente convertito in altre forme di energia ma, al contrario, la
convenzione di altre forme di energia in lavoro non è spontanea né tanto meno
semplice.
Si può osservare che il lavoro può essere trasformato completamente in calore,
mentre, per convertire il calore in lavoro c’è bisogno di dispositivi appositamente
progettati, detti motori termici. I motori termici differiscono considerevolmente l’uno
dall’altro ma tutti sono caratterizzati dal fatto che:
1. ricevono calore da una sorgente ad alta temperatura
2. convertono parte di questo calore in lavoro
3. cedono la parte rimanente di calore ricevuta a un pozzo a bassa temperatura
4. funzionano secondo un ciclo
I motori termici e gli altri dispositivi ciclici di solito sfruttano un fluido, detto fluido
evolvente, al quale e dal quale il calore viene trasferito per il compimento del ciclo
termodinamico
In un senso più ampio con la dizione motori termici si indicano anche dispositivi per la
produzione di lavoro che non sfruttano un ciclo termodinamico. Questi dispositivi
funzionano secondo un ciclo meccanico e non secondo un ciclo termodinamico, dal
momento che il fluido evolvente viene espulso e sostituito da una nuova carica di
miscela aria-combustibile alla fine del ciclo.
Il sistema di produzione di lavoro che meglio si adatta alla definizione di motore
termico è l’impianto motore a vapore. In un impianto a vapore l’energia termica
sviluppata dal processo di combustione viene trasferita al fluido evolvente sotto forma
di calore.
Il lavoro netto fornito da questo impianto è semplicemente la differenza tra il lavoro
totale ottenuto e quello fornito:
=L −L
L n ,u u e
Il lavoro netto può essere calcolato anche come differenza tra la quantità di calore
assorbita e quella ceduta.
Il lavoro netto in uscita dal sistema è anche uguale alla differenza tra le quantità di
calore in ingresso e in uscita dal sistemo stesso:
=Q −Q
L n ,u e u 15
Si può qualificare l’efficienza di un motore termico attraverso il rendimento termico ɳ,
definito come il rapporto tra il lavoro netto ottenuto e la quantità di calore assorbita.
L’efficienza o il rendimento possono essere espressi in termini di effetto utile
rapportato alle risorse impiegate con la relazione
energia ottenuta
efficienza= energia fornita 16
Il rendimento termico di un motore termico può essere espresso con la relazione
L n ,u
ɳ = Q e
o anche con la relazione
Q u
ɳ =1− Q e
I motori termici, le macchine frigorifere e le pompe di calore sono apparecchiature di
interesse pratico che funzionano secondo un ciclo e lavorano con scambi di energia tra
una sorgente a temperatura T e un pozzo a temperatura T . Se si definisce Q l’entità
s i s
della quantità di calore scambiata tra il dispositivo ciclico e la sorgente ad alta
temperatura T e con Q l’entità della quantità di calore scambiata tra il dispositivo
s i
ciclico e il pozzo a bassa temperatura T , il lavoro fornito e il rendimento termico del
i
motore termico possono essere espressi dalle seguenti relazioni
=Q −Q
L n ,u s i
L n ,u
ɳ = Q s Q i
ɳ =1− Q s
Si noti che il rendimento di un motore termico è sempre minore dell’unità dato che sia
Q sia Q sono per definizione quantità positive
s i
Il rendimento termico è una misura dell’efficienza con la quale un motore termico
riesce a convertire l’energia fornitagli sotto forma di calore in lavoro, che è lo scopo
per cui viene realizzato.
I rendimenti termici dei motori termici sono sorprendentemente bassi.
Si noti che, anche con il più efficiente dei motori termici attualmente disponibile, più
della metà del calore fornito finisce nei fiumi, nei laghi o nell’atmosfera come energia
di scarico oramai non più utilizzabile.
- L’ENUNCIATO DI KELVIN-PLANCK
Con riferimento ad un generico motore termico si è dimostrato che, anche in
condizioni ideali, per completare il suo ciclo termodinamico, esso deve scaricare in un
pozzo una parte dell’energia fornitagli. Il motore, quindi, non può convertire
interamente in lavoro utile l’energia fornitagli sotto forma di calore. Questa limitazione
nel rendimento termico costituisce la base dell’enunciato di Kelvin-Planck del secondo
principio della termodinamica, che si esprime così
Per qualsiasi apparecchiatura che operi secondo un ciclo
è impossibile ricevere calore da una sola sorgente
e produrre una quantità di lavoro utile
Ciò significa che un motore termico, per funzionare e fornire lavoro utile, ha bisogno di
cedere calore verso un pozzo oltre che riceverlo da una sorgente. L’enunciato di
Kelvin-Planck si può esprimere anche come segue:
Nessun motore termico può avere un rendimento del 100 per cento
Oppure come segue
Perché un impianto motore funzioni, il suo fluido evolvente deve
scambiare calore sia con una sorgente sia con un pozzo
- MACCHINE FRIGORIFERE E POMPE DI CALORE
È noto dall’esperienza che il calore fluisce spontaneamente nel verso delle
temperature decrescenti, vale a dire dai corpi a temperatura più alta a quelli a 17
temperatura più bassa. Questo processo di scambio termico avviene naturalmente,
senza che si abbia bisogno di particolari dispositivi.
Poiché il processo contrario non avviene spontaneamente lo scambio di calore da corpi
a bassa temperatura verso altri a più alta temperatura necessita di apparecchiature
speciale, dette macchine frigorifere. Le macchine frigorifere operano secondo un
ciclo impiegando un fluido refrigerante. Il ciclo termodinamico più comunemente
utilizzato per il funzionamento delle macchine frigorifere è quello frigorifero a
compressione di vapore che si realizza impiegando quattro componenti principali:
1. compressore
2. condensatore
3. valvola di laminazione
4. evaporatore
Il ciclo di queste macchine è dato da 7 fasi:
1. il refrigerante entra nel compressore allo stato di vapore
2. successivamente viene compresso fino alla pressione di ingresso nel
condensatore
3. dopo il refrigerante lascia il compressore con una temperatura relativamente
alta
4. giunto nel condensatore condensa cedendo calore all’ambiente circostante
5. attraversando un tubo capillare la temperatura e la pressione del refrigerante si
riducono
6. il refrigerante passa nell’evaporatore dove evapora assorbendo calore
dall’ambiente refrigerato
7. il ciclo si completa quando il refrigerante lascia l’evaporatore per rientrare nel
compressore nelle stesse condizioni iniziali
L’efficienza di una macchina frigorifera viene espressa in termini di coefficiente di
prestazione COP . Il compito di una macchina frigorifera è quello di asportare il calore
F
Q dall’ambiente da raffreddare a spese della fornitura di una quantità di lavoro pari a
i
L . Il COP di una macchina frigorifera può essere espresso dalla relazione:
n Q
energia ottenuta i
= =
COP F energia fronita L n ,e
Un’apparecchiatura che trasferisce calore da un ambiente a bassa temperatura a uno
ad alta temperatura è detta pompa di calore. Le macchine frigorifere e le pompe di
calore lavorano secondo lo stesso ciclo termodinamico perseguendo obiettivi
differenti:
l’obiettivo di una macchina frigorifera è di conservare la temperatura bassa
nell’ambiente da refrigerare asportando da esso calore, scaricandolo in un
pozzo ad alta temperatura
l’obiettivo di una pompa di calore è di mantenere caldo l’ambiente ad alta
temperatura fornendogli il calore assorbito da una sorgente a bassa
temperatura
La prestazione di una pompa di calore è espressa in termini di coefficiente di
prestazione COP , definito dalla relazione:
PdC Q
energia ottenuta s
= =
COP PdC energia fornita L n ,e
Dal confronto delle due equazioni per eguali valori di Q e Q si ha:
i s
=COP +1
COP PdC F
I condizionatori d’aria sono fondamentalmente macchine frigorifere il cui ambiente
freddo è costituito da una stanza o da un edificio invece che dalla cella dove viene
conservato il cibo. Lo stesso condizionatore d’aria, però, può essere utilizzato come
pompa di calore installandolo al contrario. 18
- ENUNCIATO DI CLAUSIUS
L’enunciato di Clausius del secondo principio della termodinamica afferma che:
è impossibile realizzare una macchina con funzionamento ciclico
il cui unico effetto sia il trasferimento di una quantità di calore da un
corpo a bassa temperatura a un altro a temperatura più alta
Il trasferimento di calore da un corpo più freddo a uno più caldo, che non avviene
spontaneamente, può realizzarsi impiegando una macchina termica. L’enunciato di
Clausius non nega la possibilità di costruire una tale macchina ma afferma che questa
macchina oltre al trasferimento del calore dovrà avere altri effetti, come ad esempio
l’assorbimento di energia che inevitabilmente lascia tracce nell’ambiente.
Entrambi gli enunciati stabiliscono un’impossibilità e come tali non possono essere
dimostrati, ma non sono ancora mai stati contraddetti dall’esperienza.
I due enunciati del secondo princi