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A
dove ha le dimensioni di una supercie ed è tanto più piccola ( aumenta) quanto più
strette sono le sezioni trasversali medie dei fasci: i fasci, dunque, oltre ad avere grande intensità
A
devono essere focalizzati al meglio, in modo da minimizzare . Dunque
dN /dt dN /dt
r r
σ = = A
L f N N
1 2
i
dove il primo termine rappresenta la probabilità della reazione, moltiplicato la frequenza di
incrocio dei fasci. Il numero totale di eventi è dato da
L
R
N = σ dt
r T
T
dove è il tempo di durata dell'esperimento.
2.1.5 Misura di sezioni d'urto
σ
Per misurare la è necessario conoscere l'ecienza del rivelatore, composta da due fattori
d
indipendenti =
d g int
• è la frazione di angolo solido che il rivelatore copre: se la distanza rivelatore-bersaglio
g
è molto più grande delle dimensioni di quest'ultimo, allora
S
≈
e
g 2
d
S
con sezione del rivelatore perpendicolare al bersaglio. Si ha che la supercie di una
d 4π ∆Ω
sfera di raggio sta al suo angolo solido come una sua porzione sta al suo , cioè
2
4 π d S
=
4 π ∆Ω
da cui l'espressione di .
g
• dipende dal tipo di particella usata e dal materiale del rivelatore: esprime la proba-
int
bilità della particella di essere rivelata. Per particelle cariche vale circa 1.
tasso R
Il numero di eventi contati ( ) è allora
b
R
R = n d σ I dΩ = n d I σ ∆Ω
b d g int
Ω
2 Ricorda
√
√ col bersaglio sso
≈
s 2E m
1 2
√ nei colliders.
≈
s 2E
12 CAPITOLO 2. ESPERIMENTI DI DIFFUSIONE
Capitolo 3
Energia di legame
3.1 La formula di Weizsacker Z
Riportando in un graco il numero di neutroni contenuti nel nucleo in funzione di per tut-
ti i nuclei stabili, si ottiene la Tavola di Segrè: si vede subito che esiste una relazione tra N e Z, in
quanto i punti giacciono quasi tutti su una linea.
≈
n
La densità numerica dei nucleoni risulta essere
−3
38
10 cm A
, indipendente da : il fatto che la densità sia
costante ci dice che la materia nucleare è incomprimi-
bile, e questa proprietà indica la prima somiglianza tra
materia nucleare e un liquido. L'analogia segue anche
dalla dipendenza quasi lineare esistente tra l'energia di
legame di un nucleo e il suo numero di massa, che può
essere paragonata alla dipendenza lineare dell'energia
di vaporizzazione di un liquido dalla sua massa; inol-
tre, la proprietà di saturazione delle forze nucleari (che
B/A A
segue dal fatto che, riportando in funzione di
≈
B/A
si vede che costante) rende l'analogia completa
perchè la stessa proprietà è posseduta anche dalle for-
ze chimiche di legame delle molecole in un liquido. Su queste basi Bohr, Wheeler e Frenkel
svilupparono il modello a goccia del nucleo, che fu capace di spiegare molti fenomeni.
A
Il fatto che l'energia di legame per nucleone non dipenda da indica una importante
sono a corto range
proprietà delle forze nucleari: esse . Ogni singolo nucleone all'interno del
A
nucleo interagisce solo con i nucleoni circostanti, e non con tutti gli nucleoni (diverso è il caso
13
14 CAPITOLO 3. ENERGIA DI LEGAME
delle forze elettriche, il cui range è innito: si vede che l'energia potenziale per unità di carica
Z
aumenta linearmente con ).
Scriviamo quindi un'espressione dell'energia di legame del nucleo:
• −αA termine di volume ≈
B/A const.
il primo termine è il e discende direttamente dalla ;
2/3
• +βA
l'analogia con la goccia fa supporre eetti di supercie, per cui un nucleone più vicino alla
supercie del nucleo, avendo nucleoni solo da un lato e non tutt'intorno, non è legato così
αA
fortemente come un nucleone all'interno. Nel sottrarre si porta un correzione troppo
termine di supercie
grande e si aggiunge il , proporzionale al numero di nucleoni sulla
supercie del nucleo. Schematizzando quest'ultimo come una sfera di densità uniforme e
1/3 2 2 2/3
R = r A S = 4πR = 4πr A
raggio , si ricava ;
0 0
Z(Z−1)
• +γ 1/3
A termine coulombiano
rappresenta il di repulsione tra i protoni connati nel nucleo.
Immaginando quest'ultimo come una sfera uniformemente carica, l'energia potenziale
2 2 2
Q
3 3Z e
U = =
della distribuzione vale ;
1/3
5 R 5r A
0
Sono quindi stati inseriti due termini aggiuntivi, indipendenti dall'analogia con la goccia di
liquido: 2
(A−2Z)
• +ζ A
termine di asimmetria Z N
il tiene conto della tendenza di ad eguagliare , almeno
per i nuclei leggeri (tavola di Segrè), mentre per quelli più pesanti si nota un eccesso di
neutroni, in parte per compensare alla crescente repulsione coulombiana;
1
−4/3
• −δA
termine di accoppiamento
il tiene conto della maggiore stabilità (dimostrata speri-
mentalmente) osservata per i nuclei che contengono un numero pari di protoni e neutroni.
2
±34 0
Vale per i nuclei pari pari e dispari dispari, altrimenti.
formula di Weizsacker
La , che descrive l'energia di legame basandosi sul modello a goccia,
è dunque 2
(A−2Z)
Z(Z−1) −4/3
2/3
− − − + δA
B(Z, A) = αA βA γ ζ
1/3 A
A
formula delle masse
e quindi la corretta risulta essere 2
Z(Z−1) (A−2Z) −4/3
2/3
− −
+ ζ
M (A, Z) = N M + Z(M + m ) αA + βA + γ δA
n p e 1/3 A
A
con γ = 0.667M eV
α = 15.6M eV
β = 16M eV
ζ = 22.2M eV
±34
δ(p, p/d, d) =
1 Trovati vari esponenti per questo , questa è la dipendenza usata dalla prof.
A
2 Come nota precedente. 15
3.1. LA FORMULA DI WEIZSACKER Z
La formula che fornisce la massa di un nucleo presenta una dipendenza parabolica da :
A dispari
• δ = 0
nel caso di , essendo , le masse di una
Z = Z
serie di isobari hanno un minimo per un certo e
0
M, Z
giacciono sulla parabola del piano : il solo nucleo di
A Z = Z
massa stabile è proprio quello per cui . In casi
0
Z , Z + 1
eccezionali può accadere che due nuclei vicini 0 0
−
Z 1
(o ) abbiano energia prossima: in questo caso uno
0 Z = Z
è stabile ( ) e l'altro è semistabile. Tuttavia, ri-
0 A
gorosamente parlando, solo un nucleo di dato dispari è
stabile; A è pari
• se invece , si vede che è possibile trovare diversi
Z
isobari stabili con valori di che dieriscono tra loro di due
δ
unità: proprio questa situazione è descritta col termine
N Z
dell'equazione. Se e sono entrambi dispari, le masse
δ A
vanno aumentate di rispetto alla curva tracciata per
dispari, mentre se sono entrambi pari, la massa è diminuita
δ
di e si trova sulla curva più bassa (è chiaro che le due
2δ
parabole distano ).
M (A, Z)
L'equazione è molto utile per avere un quadro gene-
rale delle proprietà nucleari: ad esempio fornisce la relazione tra
numero atomico e numero di massa per nuclei stabili. Ponendo
∂M = 0 Z
si ricava il valore di per cui si ha il minimo della massa
∂Z
in una serie di isobari. Si ha infatti 4 ζ (A−2Z) γ (2Z−1)
∂M −
= M + m +
p e 1/3
∂Z A A
o meglio, considerando il termine coulombiano nella forma
2 2
Z e
γ γ = 3/5
(con per densità uniforme)
1/3
r A
0
otteniamo 2 2
2 ζ (A/2−Z)
∂M 3 Z e
−
= M + m +
p e 1/3
∂Z A 5 r A
0
che possiamo interpretare come l'equazione della curva della tavola di Segrè.
16 CAPITOLO 3. ENERGIA DI LEGAME
Capitolo 4
Decadimenti radioattivi
Analizzando la tavola di Segrè, vediamo che in essa sono rappresentati, oltre ai nuclei stabili,
instabili
anche vari nuclei : con questo termine si denisce un nucleo che spontaneamente
subisce una trasformazione per raggiungere uno stato stabile (o meno instabile). Così i nuclei
che hanno un eccesso di protoni rispetto a quanto previsto dalla curva di stabilità, tenderanno
a "trasformarlo" in un neutrone, e viceversa tenderanno a fare i nuclei con eccesso di neutroni.
Le trasformazioni spontanee più comuni sono
• α
decadimento ;
−
• β
decadimento +
• β
decadimento ;
•
cattura elettronica .
4.1 Le leggi del decadimento radioattivo
Radon 222
Lo studio dell'attività del portarono Rutherford e Soddy a formulare una teoria:
la radioattività è un cambiamento dell'atomo individuale. Si tratta di un processo puramente
statistico, nel senso che non è possibile prevedere in quale istante un certo nucleo si trasformerà,
ma è possibile prevedere quanti nuclei saranno decaduti in media dopo un certo intervallo di
tempo. N (t) t
Sia il numero di nuclei padre presente nel campione al tempo : se i decadimenti non
p
inuenzano i decadimenti degli altri nuclei della sorgente, il numero di nuclei che decadrà in un
dt
intervallo di tempo è dato da −λ
dN = N (t) dt
p p
costante di decadimento
λ N (t)
dove è detta , mentre il segno negativo indica che decresce
p
col tempo. Separando le variabili e integrando otteniamo
−λ t
N (t) = N e
p 0
N t = 0
con numero di nuclei presenti al tempo .
0 17
18 CAPITOLO 4. DECADIMENTI RADIOATTIVI
4.1.1 Attività
attività
Si denisce di un campione il numero di decadimenti subiti nell'unità di tempo. Risulta
A(t) = λ N (t)
.
p 226
Curie(Ci) 1g Ra Becquerel(Bq)
Essa si misura in , denito come l'attività di di , o in , pari
a una disintegrazione al secondo.
Per quanto riguarda la formazione del nuovo elemento glio, la variazione è la stessa ma di
segno opposto, cioè dN = +λ N (t) dt
d p
N (0) = 0
che risolta con la condizione dà
d −λ t
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
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