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Estratto del documento

Virgilio scrisse l’una l’altra forma, senza decidere mai quella definitiva.

e

Le menti filologiche più accorte non commettono delle ingenuità: che il grande Servio, celebrato ai

suoi tempi come il più grande dei grammatici, commettesse certe ingenuità può disturbare; è

comunque possibile che le note di commento siano solo una pallida immagine di quella che

veramente fu l’esegesi serviana a Virgilio, un commento scolastico maltrattato. Non bisogna però

scandalizzarsi più di tanto della facilità con cui l’esegesi tardoantica attribuisce a Virgilio più

lezioni che sono errori di copista: qualunque testo virgiliano è trattato con rispetto, e a lui viene

attribuito anche un errore di copista; altri invece accettano la presenza delle varianti solo perché

così normale che il testo cambi da un esemplare all’altro che la sua varianza è

abituati a leggerle: è

ritenuta parte del testo. Questo tipo di atteggiamento era certamente esercitato, manifestato, già

nelle educazioni scolastiche: i lettori che andavano a scuola nella tarda Antichità erano del tutto

abituati a servirsi dei libri in questo modo, ad avere un tale atteggiamento nei confronti dei testi;

questo significa che i testi che passano nella tarda Antichità sotto cure come quella testimoniata dal

Virgilio mediceo consegnano alle epoche future dei testi che, manoscritto per manoscritto, sono

mutevoli, affetti da un tasso piuttosto sensibile di varianza.

L’operazione che viene raccontata da Asterio è, tra l’altro, abbastanza avventurosa: il racconto è

abbastanza interessante da leggere; riporta il prioritario impegno che lo ha occupato nelle ore stesse

dell’emendatio del testo: «Ho punteggiato nel mentre andavo emendando, accettando questo gradito

dovere d’amicizia con diligenza mi sono applicato all’opera, ma nel lasso di tempo in cui abbiamo

connesso dei quadri nel circo e sulla piscina centrale abbiamo elevato uno scenario improvvisato

affinché Roma avesse applaudendo congiuntamente dei giochi, gare dei cocchi e simultaneamente

tre volte il grido d’approvazione; il dispendio di

una lotta mista di belve, perché io mi sono meritato

patrimonio è scorso via in questa mia ricerca della gloria, ma i tesori spesi seminano frutti di lode, e

quell’unico giorno di tre spettacoli insieme permane e trasmette il nome del suo Asterio al tempo

che non muore mai, Asterio che dona le sue modeste ricchezze alla trabea. Chiunque tu sia che

leggi, rileggi felicemente e benignamente perdona se la mia mente non sgombra ha trascurato

è l’esatta relazione del lavoro fatto, quello che si può

qualcosa»; attribuire alle correzioni fatte di

pugno o da lui indicate al suo segretario: i punti che separano le pause sintattiche, e spesso anche la

L’interpretazione è

separazione delle parole, rappresentano degli ottimi esempi di correzione.

abbastanza controversa: i quadri dovrebbero essere lo sfondo della coreografia nello spettacolo; si

simulavano gli sfondi paesaggistici in cui veniva ambientata la caccia. La parola quaestus viene

corretta a margine con pretium: il senso non cambia sostanzialmente, ma semanticamente; perché il

di fama è una contropartita: l’insistenza sul costo degli spettacoli implica un

senso è che il prezzo

dispendio del patrimonio personale per celebrare il raggiungimento della carriera attraverso una

carica prestigiosa, e fa parte dei doveri magistratuali perché un rendere conto della correttezza e

della serietà con cui il ruolo è stato vissuto da chi se l’è meritato, come se aver investito in una cosa

temporanea fosse mettere al sicuro dei tesori spesi. Sembra quasi che alla fine il lettore/rilettore

venga incaricato di aggiungere di proprio pugno le correzioni che Asterio non ha potuto apporre: il

verbo relegere, nel linguaggio filologico, è il verbo della rilettura di controllo, quella che serve

appunto a controllare la sanità del testo ed eventualmente ad emendarlo.

L’unicità di questa subscriptio non deve però eclissare quegli che sono gli aspetti costanti di questo

quest’attività emendatoria va presunta anche

tipo di operazione, tipica attività elitaria tardoantica:

Appunti di Alberto Longhi, Matr. 837296

quando non è segnalata delle subscriptiones, cioè esse attestano esplicitamente la paternità, i luoghi

e le date, ma la loro mancanza dice invece che questo tipo di registrazione scritta o non è avvenuta o

sia andata perduta; si tratta in un certo senso dell’impronta che permette d’individuare il

responsabile della recensio del testo avvenuta su un esemplare ben preciso, ma è presumibile che

tutti i testi che transitano dall’eredità precedente al Medioevo siano passati prima per la

codificazione, e sui codici (ricopiati in modo essenziale per la conservazione) sono stati variamente

trattati, perché l’emendatio L’emendatio

può anche peggiorare il testo. avviene secondo un canone

scolastico, anche perché molto spesso gli emendatori sono degli studenti di scuola, non dei

che gli emendatori operino sui loro codici un’emendatio

grammatici di mestieri: è probabile come

quella che hanno imparato a scuola dalla voce del grammaticus; sta di fatto che questo passaggio

cruciale che si data tra fine III Sec. e l’esaurirsi dell’Antichità, che porta ad una selezione dei testi

letterari, ad un corpus auctoris come quello di Virgilio (15 volumina) in un unico codice.

Nel momento in cui dalla mobilità dei volumina, fra di loro autonomi (e quindi senza ordine fisso se

non quello della numerazione), si passa alla stabilità del codex, con una ristrutturazione: si fissano sì

i corpora, ma possono essere diversi anche per lo stesso autore, creandosi corpora tematici più

ampli rispetto a come sono state concepite le opere; Tacito scrisse le Historiae autonomamente, ma

indietro: ebbe, una volta misurate le proprie forze con una dinastia ch’egli aveva

poi è andato

conosciuto, modo di affrontare la famiglia Giulio-Claudia con gli Annales, ma Tacito non aveva in

mente di completare la prima opera.

Fatto fondamentale pertinente alla Storia culturale in sé ha bisogno di due condizioni di cui tenere

conto, oltre al cambio di supporto: bisogna contare anche se gli intervalli di riproduzione sono

lunghi; la durata normale di un documento papiraceo, come attesta Plinio il Vecchio, era un

centinaio d’anni, e se poi il testo è molto usato quel logorio tipico della lettura del rotolo di papiro è

molto più veloce; le copie quindi erano a ritmo serrato. Il codice può essere stato chiuso per secoli,

dell’interesse che si può avere per essi.

e i testi vengono conservati anche al di là

16/4/2014

La domanda su chi sono i primi lettori medievali porta ad una lista di concetti che riguarda le sorti

della trasmissione dei testi alle epoche successive: non è la questione di decidere cosa succede ai

testi quando escono dall’orizzonte dell’antichista per entrare in quello del medievista; a livello

storico-culturale succedono degli eventi che implicano una transizione di carattere storico: cambia

la natura dei documenti che trasmettono i testi, e cambiano in virtù di cambiamenti molto più

generali che appartengono a fatti di macrostoria.

Si consente alle dinamiche della tradizione di lavorare su tempi di riproduzione verticale, da una

copia a quella successiva per necessità di conservazione: si intende quella trasmissione finalizzata

davanti alla consunzione del supporto da far sì che il supporto nuovo rimanga leggibile anche se

quello vecchio si butta via.

Il codice, come oggetto fisico, rappresenta una sorta di banca-dati del testo che prescinde da certe

condizioni culturali, in modo da transitare all’unica condizione che salvi il supporto, che per sua

natura è durevole e ha quindi buone speranze di durare: persino quando il codice membranaceo

sopra un altro testo, il testo “sacrificato”

viene riutilizzato e il testo viene cancellato per scriverci

rimane; è il cosiddetto fenomeno del palinsesto, un codice raschiato e riportato alle condizioni di

pagina bianca per essere riscritto.

Appunti di Alberto Longhi, Matr. 837296

I traumi che investono la Storia occidentale dopo la caduta della parte occidentale dell’Impero sono

fasi di trapasso e periglio della Cultura latinofona e dei testi che ne sono veicoli, che durano

parecchi secoli in alcune zone: è una Storia troppo complessa per essere riassunta se non per grandi

aree (sia geografiche sia cronologiche). L’Impero occidentale perde pezzi, e cambia la mappa

geopolitica, ma il continuum culturale non viene meno: il passaggio dalla situazione di fine IV Sec.

alla situazione del VI Sec. è traumatico, ma cambia la struttura governante senza però tangere il

fattore culturale; non viene meno nemmeno l’unità linguistico-culturale dell’Occidente: le vecchie

regioni dell’Impero non divengono culturalmente barbare, ma si romanizzano adottando le strutture

sia di tipo amministrativo che di tipo culturale che trovano, perché tutti i soggetti che entrano in

competizione per sottrarre le aree che vanno ad occupare aspirano ad integrarsi anche se in maniera

autonoma purché legittimamente riconosciuta; i Regni romano-barbarici, per esempio, vogliono

diventare i legittimi interlocutori e collaboratori del potere romano pur amministrando le aree in

modo autonomo, trattati dal potere imperiale come dei sovrani legittimi e federati, richiedendo dei

certificati di tipo romano per creare anche delle dinastie di stampo romano.

La Cultura dominante rimane quella romana, così come anche la lingua in molti casi: molti

abbandonano la propria tradizione linguistica e adottano il Latino, fino alla scomparsa entro il

circuito dell’Antichità della loro tradizione linguistica.

Isidoro di Siviglia crea una biblioteca in grado di rendere la città un centro culturale particolarmente

attivo, sopravvivendo addirittura ai colpi dell’invasione araba; nella Gallia della dominazione

burgunda e poi franca costruisce una lussureggiante Letteratura religiosa ed anche quella profana di

Sidonio Apollinare, e nel VII Sec. vi saranno importanti lettori anche se assortiti dall’attività

religiosa o assorbiti dalle nuove attività culturale (come Gregorio di Tours).

La rete delle istituzioni religiose resiste ai tracolli politico-culturali, e attraverso di essa passano

dinamiche di unificazione culturale: dovunque ci sono centri di Cultura religiosa, c’è bisogno delle

Sacre Scritture (i testi sacri per lo studio e la formazione dottrinale del Clero) e di strumenti per il

commento delle Scritture, quindi della biblioteca pat

Dettagli
A.A. 2016-2017
39 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alberto.longhi55 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia latina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Mondin Luca.