Anteprima
Vedrai una selezione di 11 pagine su 47
Esami di Relazioni internazionali Pag. 1 Esami di Relazioni internazionali Pag. 2
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Esami di Relazioni internazionali Pag. 6
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Esami di Relazioni internazionali Pag. 11
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Esami di Relazioni internazionali Pag. 16
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Esami di Relazioni internazionali Pag. 21
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Esami di Relazioni internazionali Pag. 26
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Esami di Relazioni internazionali Pag. 31
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Esami di Relazioni internazionali Pag. 36
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Esami di Relazioni internazionali Pag. 41
Anteprima di 11 pagg. su 47.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Esami di Relazioni internazionali Pag. 46
1 su 47
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Il dibattito sui regimi internazionali e la sintesi neoliberale

Giappone, Usa ed Europa, si faceva sempre più forte e subiva la crisi dello shock petrolifero, evidenziandone le criticità e quando si iniziavano a intravedere le prime forme di debolezza dell'egemonia americana. Fu proprio il declino degli Stati Uniti a dare nuova vita al dibattito inter-paradigmatico, dando alternative teoriche al declinismo del sistema di stabilità egemonica posta dai realisti facendo nascere il dibattito sui regimi internazionali e la sintesi neoliberale.

Per regimi internazionali s'intende l'insieme di norme, principi, regole e procedure decisionali che possono essere sia espliciti che impliciti e su cui convergono le aspettative degli attori in un determinato settore. I regimi possono essere quindi a bassa o ad alta formalizzazione, attraverso accordi, trattati o la creazione di istituzioni internazionali, funzionanti o a letta morta, a carattere regionale o universale, di natura intergovernativa, transnazionale o sovranazionale, con.

Un obiettivo specifico o regionale. I realisti e i neorealisti concepiscono i regimi internazionali non come strumenti di cooperazione volta alla collaborazione, ossia a un gioco a somma positiva per entrambi che porti a guadagni assoluti nel tempo, ma li concepiscono come rapporti di potere che facilitano la cooperazione volta a problemi di coordinamento, che possono essere risolti solo attraverso l'intervento di una potenza egemone che faccia cedere gli altri con la carota o con il bastone e in cui la potenza egemone usa la propria influenza per limitare i conflitti, assicurare equità tra le parti, facilitare gli accordi ma anche mantenere lo status quo ed evitare che sorgano potenze competitive, ossia nuove potenze egemoni. Per i realisti, quindi, la presenza di una potenza egemone è condizione necessaria per l'esistenza dei regimi internazionali e la creazione di istituzioni internazionali, che sono volte a ingrandire la fetta di torta della potenza egemone.

soprattutto a cristallizzare il potere. I neoliberalisti, invece, ammettono l'anarchia del sistema internazionale e concepiscono la nascita dei regimi internazionali e delle istituzioni come rapporti di potere che riflettono la distribuzione di potere ma sostengono che nel tempo i regimi internazionali tendono ad acquisire un'autonomia relativa rispetto agli Stati che li hanno permessi proprio al carattere collaborativo e non cooperativo che assumono. Infatti, per i neoliberali, nonostante il declino della potenza egemone gli Stati continuano la cooperazione tra loro, soprattutto sui temi di natura economica, come scrive Keohane nel suo saggio "After Hegemony". In quello che è definito istituzionalismo razionale, dato dalla sintesi neo-neo di Keohane e Nye, i regimi internazionali e le istituzioni internazionali che si vengono a creare vengono mantenuti dalla prospettiva di guadagno assoluto degli Stati, soprattutto perché svolgono un enorme ruolo di

pacificazione internazionale riducendo i costi di transazioni ma soprattutto permettono la libera e facile circolazione d'informazione tra Stati, permettendo il dialogo e riducendo l'incertezza nei confronti degli altri e producendo incentivi a rispettare gli accordi e i trattati favorendo la fiducia reciproca. Secondo i liberali, infatti, le interazioni tra gli Stati vengono considerate un gioco reiterato in cui il costo di defezionare è molto più alto nel tempo, nonostante i guadagni relativi immediati, rispetto a collaborare aumentando la propria credibilità e ottenendo guadagni assoluti a lungo termine. Questa reiterazione del gioco spiega come la presenza dell'egemone non sia necessaria nella creazione e nel mantenimento dei regimi internazionali e delle istituzioni internazionali. Con l'evolversi del mondo e la nascita del fenomeno della globalizzazione e di un'interdipendenza sempre più stretta tra gli Stati si è aggiunto,

In seguito al dibattito sui regimi internazionali, si è discusso anche della cosiddetta global governance, che può essere intesa come l'evoluzione dei regimi internazionali. Per Governance globale si intende un insieme di meccanismi di regolamentazione che funzionano anche se non sono emessi da un'autorità ufficiale, ma sono prodotti dalla proliferazione di reti sempre più interdipendenti tra loro. Per questo motivo, la global governance non è intesa come i regolamenti che sono un risultato, ma è un processo in continua evoluzione che agisce su un multilivello, quindi sia a livello globale, transnazionale, regionale e locale. Inoltre, la global governance non punta solo sulle relazioni intergovernative, ma prevede anche la partecipazione degli attori non statali che obbediscono a razionalità multiple, come le ONG o le multinazionali, i movimenti cittadini e i mass media, favorendo il multilateralismo dall'alto e dal basso. Infine, non riguarda una singola

issue area, ossia solo un tema o materia specifica ma una molteplicità di canali e le regolamentazioni di questa avviene multi-lateralmente attraverso un gioco di compromessi, conflitti e aggiustamenti e che porti a una regolamentazione che può essere rispettata da tutti gli attori non attraverso la strategia comando e controllo, quindi attraverso minacce e sanzioni ma attraverso una strategia di cooptazione e di trasparenza attraverso un approccio manageriale, quindi senza la necessità di produrre un assetto normativo formale da far rispettare attraverso sanzioni ma perché si ha il rischio di rimanere emarginati se non si rispettano gli standard globali. La global governance, quindi, al contrario dei regimi internazionali, non è vista come un risultato ma come un processo e che cambia continuamente forma, volta a un numero di attori limitati in un sistema multilaterale, che quindi comporta diffusa reciprocità, caratterizzata da un sistema poliarchico e

Il concetto di global governance si riferisce alla gestione e alla regolamentazione delle questioni globali che richiedono la cooperazione tra diversi attori a livello internazionale. Questo sistema è multilivello, ossia i suoi obiettivi possono essere globali, regionali, nazionali o locali. Ciò porta a una maggiore complessità del sistema internazionale e, oltre agli attori statali e alle organizzazioni internazionali, si aggiungono anche una serie di attori non statali attivi in una serie di tematiche e che influenzano l'agenda della global governance.

Così come nel dibattito sulla globalizzazione, anche all'interno del concetto di global governance vi sono posizioni critiche o meno e soprattutto dei vincitori e degli sconfitti. Dalla creazione di una global governance ne escono vincitori i liberali, le ONG e gli attori transnazionali, che vedono positivamente l'imposizione di standard globali che vincolino i governi dei diversi stati. Gli sconfitti, invece, sono i comunitaristi, i populisti e i realisti, che vedono una perdita d'importanza nei mercati locali o chiusi, anche quelli regionali, e un'importanza sempre più erosa degli attori politici e degli interessi nazionali.

attori statali. Mentre ineoliberali, che convergono su posizione neorealiste dando vita alla visione neo-neo e che condividono l'attore come unitario e razionale all'interno di un sistema competitivo intendelo stato come attore razionale che cooperano attraverso istituzioni e regimi internazionali per avere guadagni assoluti maggiori e che questo porta alla creazione della globalgovernance; i neoidealisti si pongono contro i neoliberali e sostengono la creazione di una democrazia globale, ossia una global polity che porti alla creazione del nuovo ordine mondiale, con un'unica autorità mondiale che disciplina le tematiche di interesse globale secondo i valori democratici, in un sistema simil-federale e dove gli stati-nazione stanno diventando sempre meno rilevanti

Marxismo internazionalista

Il marxismo internazionalista è il terzo paradigma classico delle RI. Mentre il realismo concentra la sua riflessione sul concetto di potere e l'ordine nel sistema anarchico,

i liberali sul concetto d’interdipendenza e la promozione di sistemi collaborativi, i marxisti si concentrano sul concetto di dipendenza e sul sottosviluppo. Tra i più importanti pensatori del marxismo o radicalismo, oltre a Marx ed Engels, figurano soprattutto i teorici dell’imperialismo come Rosa Luxemburg, Bukarin e Lenin ma anche lo studioso Hobson e la sua distinzione tra imperialismo e impero informale ma anche Gramsci. Il marxismo basa la propria riflessione su quello che viene definito materialismo storico, ossia inverte il ruolo di soggetto e oggetto definiti dall’idealismo e pone alla base non l’Idea ma l’oggetto, ossia l’individuo, definendo che è l’individuo a determinare i cambiamenti e non le idee, la cultura e le ideologie o ciò che compone la sovrastruttura. Il marxismo, infatti, definisce come attori fondamentali le classi sociali e la società divisa in struttura e sovrastruttura, dove per strutturas’intende il sistema economico produttivo, composto dall’insieme dei modi di produzione e dei rapporti di produzione, ossia i rapporti che s’instaurano tra la forza lavoro e i proprietari dei mezzi di produzione. Per sovrastruttura, invece, il marxismo intende tutto il sistema che si viene a creare data la situazione della struttura, ossia il sistema politico, filosofico, ideologico e religioso che permette alla classe dominante di cristallizzare il potere e di renderlo legale. Per il marxismo, variando molto più velocemente i mezzi di produzione, lo sviluppo da questi generato non porta a un altrettanto rapido cambiamento dei rapporti di produzione, portando a quella che Marx definisce lotta di classe, ossia la lotta tra la classe dominante e la classe subalterna o lavoratrice. Le contraddizioni della storia e gli sviluppi storici, quindi, vanno cercati nella struttura del sistema nazionale e internazionale attraverso un’analisi storicista, ossia che prenda inconsiderazione lo sviluppo storico dell'umanità. Per il marxismo la società occidentale è stata caratterizzata da tre modi di produzione: schiavista, feudale e capitalista e ognuno di questi modi di produzione ha influenzato e ha creato di riflesso il proprio sistema di potere. Per il marxismo è quindi fondamentale capire il contesto globale entro cui gli Stati e le altre entità si relazionano perché è la stessa struttura a determinare il loro comportamento. Nel mondo moderno, dal XVI secolo, il sistema produttivo occidentale che poi è stato esportato in tutto il mondo è il capitalismo e da questo ne deriva il concetto di dipendenza e la riflessione degli studiosi delle RI marxisti dei meccanismi di dominio, studiando il rapporto di dipendenza dei Paesi sottosviluppati, ossia la periferia; con i Paesi industrializzati, ossia il centro; grazie alla quale i Paesi industrializzati beneficiano. La visione dualistica della lottatra classi nella dinamica interna, si riflette con l'evoluzione del capitalismo nell'imperialismo anche alle dinamiche internazionali, essendo l'imperialismo una forma avanzata di capitalismo che si basa sull'espansione economica e politica delle nazioni più forti a scapito delle nazioni più deboli. Questo processo di espansione imperialista crea una gerarchia globale in cui le nazioni dominanti sfruttano le risorse e il lavoro delle nazioni subordinate, portando a disuguaglianze economiche e sociali sempre più accentuate. Le dinamiche internazionali sono quindi influenzate dalla lotta di classe tra le nazioni imperialiste e le nazioni sottoposte al loro dominio, con conflitti e tensioni che possono sfociare in guerre e violenze. Inoltre, l'imperialismo crea anche divisioni all'interno delle nazioni stesse, con una classe dominante che trae benefici dal sistema imperialista e una classe lavoratrice che subisce lo sfruttamento e l'oppressione.
Dettagli
A.A. 2021-2022
47 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alessandro_Maria_Brenci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università internazionale degli studi sociali Guido Carli - (LUISS) di Roma o del prof Marchetti Raffaele.