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20: LA CRIMINALITA' COMUNE E LA CRONACA NERA
La violenza comune come racconto contemporaneo trova la sua dimensione con la nascita della criminologia attorno al 1876 con i paradigmi dell'antropologia criminale di Lombroso, il quale riconduce la devianza non solo a fattori sociali, ma anche tramite ereditarietà e attivismo, segni fisici che contraddistinguono il deviante.
Le nuove tecniche investigative: sorvegliare e punire, infatti quasi tutti gli Stati verso la metà dell'Ottocento iniziarono ad utilizzare metodi e tecniche di monitoraggio del crimine.
La narrazione giornalistica della criminalità comune suscita interesse nell'opinione pubblica; l'importanza della costruzione dei casi nelle indagini tramite le prove, questo per giungere al colpevole del delitto/crimine.
I grandi processi: il processo come forma di rappresentazione sociale della devianza/violenza, che fa emergere contesti sociali, stereotipi di genere che si sviluppano.
Nella società attraverso quel caso particolare. Il pubblico svolge il ruolo di coro della cosiddetta tragedia greca.
I grandi casi contemporanei:
Il paradigma di Jack lo squartatore nella Londra del 1838: costituisce l'immagine del serial killer.
Il caso Fadda alla fine dell'Ottocento: tipico triangolo amoroso dove alla fine muore uno dei due uomini.
La famiglia Muri e il crimine all'inizio del 900 a Bologna: Cesare Murri era uno dei medici più famosi in Italia, dove alla fine il marito della figlia venne ucciso.
La saponificatrice di Correggio nell'Italia fascista: qui abbiamo una donna nella veste del carnefice, dove tra il 1939 e il 1941 uccide tre donne per impossessarsi dei loro beni (venne arrestata nel '41 e processata nel '46).
Il caso di Petiot e La Francia della Seconda guerra mondiale: lui uccide una decina di ebrei, alla quale aveva promesso di farli fuggire dalla Francia, ma tutto ciò fu un pretesto per impossessarsi dei loro beni.
Casi più recenti: dal mostro di Rostov in Russia al caso di Cogne in Italia.
Il racconto della criminalità comune è un elemento considerato normale.
Le impronte digitali e la polizia scientifica a metà del 1980 come segno inequivocabile di una persona.
Il famoso "delitto e castigo" e il racconto popolare nell'alimentare l'interesse per i grandi processi.
Ci fu anche una composizione di Carducci a proposito del processo Fadda, dove presa di mira principalmente le donne.
Il processo e la pena di morte come spettacolo della giustizia.
La cronaca nera è il resoconto degli avvenimenti che turbano la regolare convivenza civile (rapine, furti, violenze tra familiari, suicidi, ecc.).
La spettacolarizzazione del dolore e della cronaca nera: attraverso il turismo dell'orrore, dove ormai è diventato consuetudine visitare i luoghi di omicidio, ed è considerato un interesse morboso e diseducativo.
21: LA VIOLENZA DELLA CATASTROFI
NATURALI
Calamità naturali e violenza
Per calamità naturale intendiamo virus e batteri, terremoti, maremoti eccetera.
La natura e l'evento improvviso: analogie e differenze. Vi sono calamità diverse per dinamiche, tempi, modalità e capacità distruttive (talvolta di enorme impatto), che innescano dinamiche sociali politiche culturali di repentina trasformazione della vita quotidiana.
Natura vs politica. L'analisi di Massimo Livio Bocci: la storia dell'umanità dominata dalla violenza naturale punto del 900 come secolo delle sciagure politiche.
Il Ritorno della natura nel XXI secolo? L'analogia tra catastrofi naturali e guerre. La guerra come epidemia, le emergenze sanitarie come guerra, ma non sono fenomeni sovrapponibili.
La lotta a batteri e virus: dalla peste all'influenza asiatica dal 1957 al 1960.
La violenza del cataclisma le macerie: il paesaggio come segno dell'impotenza umana.
Alcuni spunti di riflessione
Le pandemie
dell'età antica e medievale come un segno dall'alto, una sorta di punizione divina, e i cavalieri dell'apocalisse. La peste come racconto popolare nell'età moderna e le conseguenze sociali e politiche. I terremoti e gli inizi della protezione civile: il caso di Lisbona nel 1755 dove avvenne sia il terremoto che il maremoto, e di Messina/Reggio Calabria del 1908, in quest'ultimo caso ci fu un primo abbozzo di protezione civile, nonostante ciò, l'intervento fu rapido. La pandemia spagnola del 1918-1920. Guerre vs natura: estensione geografica intersezione con l'esperienza bellica, caratterizzata dal silenzio dei giornali sugli effetti del morbo. Venne considerato un fatto secondario data l'importanza della grande guerra, inizialmente si presenta come la febbre dei tre giorni. Le condizioni precarie igieniche hanno accentuato la diffusione del virus. La rappresentazione mediatica la definisce l'oscuro morbo. Si chiama spagnola.Perché La Spagna fu il primo stato che ne parlò liberamente da un punto di vista mediatico e sui giornali, questo perché la nazione si considerò neutra durante il primo conflitto mondiale. La spagnola colpì più i giovani tra i 15 e 45 anni (in particolare le donne) rispetto ai più anziani. La peste manzoniana fu caratterizzata dall'onda di peste europea nella metà del 600, dove si descrivono anche le conseguenze derivanti dalla situazione come ad esempio la carestia. Per quanto riguarda le catastrofi naturali vennero documentate anche attraverso le cartoline, come nel caso di Messina del 1908 queste mostrano chiaramente lo stato della città. Gli Stati Uniti furono particolarmente colpiti dall'influenza spagnola, nonostante ciò, riuscirono a contrastarla efficacemente, questo grazie ad alcune prevenzioni attuate quali l'uso della mascherina, la distanza sociale eccetera. Il terremoto dell'Irpinia del 1980
lasciò segni profondi nella società campana, nonostanteciò, ha contribuito all’evoluzione e all'espansione della protezione civile in Italia.LE GUERRE MONDIALI: DALLA TRAGEDIA AL MITO DEI CADUTI (G. MOSSE)
Capitolo primo. Introduzione: una diversa specie di guerra.
L’epoca contemporanea è l’epoca delle masse. Così anche la morte in guerra è divenuta, nelle guerre della contemporaneità, una morte di massa. Nella Prima guerra mondiale morirono circa 13 milioni di uomini un numero nemmeno comparabile con quello delle guerre precedenti (la campagna napoleonica in Russia, la più cruenta prima del 1914 era costata 400.000 vite).
Il lutto era generale, tutti avevano avuto perdite, ma a ciò si univa un sentimento nuovo: l’orgoglio, dove il bisogno di trovare una spiegazione più alto alla guerra era qualcosa di comune tra i reduci. Per i vertici di tutte le nazioni belligeranti e per le stesse popolazioni
Leggendo i diari dei reduci notiamo due sentimenti opposti: vi era chi voleva dimenticare e chi invece ricordasse quei giorni di cameratismo e contatto umano come giorni felici.
Parte prima. Le fondamenta.
Capitolo secondo. Volontari in guerra.
Il m.e.g. affonda le sue radici nell'esperienza delle prime guerre nazionali (guerre della Rivoluzione francese e guerre di liberazione tedesca).
Prima della Rivoluzione francese, le guerre erano state combattute da mercenari professionisti per la difesa o l'accrescimento della potenza di un monarca. L'Assemblea Legislativa, non disponendo delle risorse per pagare un esercito mercenario, introdusse l'arruolamento volontario dei cittadini. Il successo delle campagne napoleoniche
mostrò la straordinaria efficacia di questo esercito di volontari. Dalla fine del '700 (con l'affermarsi in tutta Europa delle idee e delle pratiche del nazionalismo) in poi le guerre furono guerre nazionali, combattute in nome di una nazione da una massa nazionalizzata. La potenza dell'idea di 'nazione' trasformò la guerra da affare di pochi a esperienza di massa. Lo stesso status di soldato subì una radicale trasformazione. Mentre i mercenari avevano costituito un gruppo marginale, temuto e disprezzato, la condizione di soldato-cittadino era ad un tempo altamente ammirata e alla portata di tutti. La prima ondata di volontari fu costituita principalmente dalla borghesia istruita, ma anche le successive presentavano numerosi membri di una classe che non aveva mai servito in passato. Per la prima volta i cittadini andarono volontari in guerra, convinti da motivazioni diverse: 1. desiderio di combattere in nome della propria nazione; 2. ripulsadella società impersonale, complessa e opprimente, ricerca di un nuovo senso del vivere; 3. ideale del cameratismo e della virilità; 4. impulso al saccheggio e aspettativa di ricchi bottini di guerra. In ogni caso la guerra si presentava come una esperienza straordinaria, ad un tempo sacra ed avventurosa, opposta alla routine della vita quotidiana borghese. Gli atteggiamenti dei volontari nei confronti della guerra sono particolarmente rilevanti perché la nascita m.e.g. fu in larga misura opera loro. Il m.e.g. nacque dai resoconti, soprattutto sotto forma di poesie e di canzoni, dei soldati che tornavano dal fronte. Ma naturalmente non tutti i soldati resero pubblica la loro esperienza. La massima parte delle descrizioni dell'esperienza di guerra si devono al gruppo più entusiasta della guerra, ovvero una ristretta minoranza di giovani volontari colti (formati alla cultura del romanticismo) e di estrazione borghese. Un momento importante nella storia dellacostruzione romantica del m.e.g. fu la guerra d'indipendenza greca (1821-1831), che attirò volontari da tutta l'Europa. La Grecia rappresentava due diversi miti: - era la culla della civiltà occidentale la cui antichità era esempio di virilità, eroismo e bellezza; - era un paese esotico, favoloso ed affascinante. Il mito della guerra greca era celebrato principalmente da coloro che se ne tenevano alla larga, acclamato come l'espressione della rigenerazione culturale. In Grecia il mito del volontariato in guerra fu efficacemente incarnato da Byron (poeta e politico inglese), la cui influenza segnò profondamente il m.e.g. in tutte le nazioni europee. Il sacrificio fu compreso dallo stesso Byron come culmine del mito eroico. Per fronteggiare la morte in guerra, lo strumento principale sarà il cristianesimo, ed attraverso i luoghi di culto che il m.e.g trovò la sua espressione conclusiva. Attraverso queste pratiche che laGuerra fu resa sacra.