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Nel caso in cui l’imposta non modifichi l’inclinazione genera solo effetto reddito
(non è distorsiva): al contrario, se l’inclinazione varia, genera effetto
sostituzione (è distorsiva e causa un eccesso di pressione). Perciò, l’imposta
sul salario è più distorsiva in quanto a parità di sacrificio di utilità per il
contribuente comporta un minor gettito per lo Stato. Scomponendo
effetto reddito e sostituzione si ottiene:
I due effetti hanno segno opposto, in questo caso l’offerta di lavoro aumenta
dato che vi è un basso effetto sostituzione. Generalmente, è forte nel momento
in cui vi siano elevate quote marginali e/o assenza di vincoli alla variazione
della propria offerta di lavoro.
Scelta fra consumo e risparmio
Analizziamo gli effetti di un’imposta sul reddito e di una sulla spesa.
Considerando un individuo che vive in due periodi (T1 e T2) nella quale
percepisce due redditi (rispettivamente R1 e R2) deve scegliere il consumo dei
due periodi (C1 e C2). L’individuo ha la possibilità di trasferire reddito da un
periodo all’altro attraverso il mercato dei capitali: se risparmia guadagnerà
reddito di capitale, se si indebita dovrà pagare degli interessi. I vincoli di
bilancio saranno pari a: con (1+r)C1 pari all’inclinazione del vincolo
di bilancio.
Il bilancio intertemporale può anche essere scritto
come , dove il
valore attuale dei redditi è uguale al valore attuale dei consumi.
Con l’introduzione delle imposte, si considera che vengano trattate
simmetricamente interessi attivi e passivi, dove se vengono tassate i primi,
permettono la deducibilità dei secondi; se non vengono tassati i primi i secondi
non saranno deducibili.
L’imposta proporzionale sul reddito prende a riferimento come base imponibile
il reddito percepito dal soggetto in un determinato periodo (in T1 sarà R1
mentre in T2 sarà R2+ reddito di capitale). Si ha che l vincoli di bilancio
saranno:
con (1+r’)C1 -> inclinazione del vincolo di bilancio, l’imposta sul reddito
perciò è distorsiva.
Il vincolo di bilancio intertemporale può essere scritto come
dove il valore attuale dei redditi è uguale al valore attuale dei consumi.
Nel caso di imposta proporzionale sulla spesa, si ha che l’imposta prende a
riferimento gli impieghi del reddito del contribuente, con la base imponibile
che, in questo caso, è rappresentata in ogni periodo dal consumo del
contribuente pari al reddito meno il risparmio. Vincoli di bilancio:
poiché l’inclinazione del vincolo di bilancio
è pari a (1+r)C1, l’imposta sulla spesa non è distorsiva.
Gli effetti sul risparmio dipendono dalla rilevanza degli effetti di sostituzione
(elasticità del risparmio rispetto al tasso di interesse):
Nel caso di imposta sul reddito che esenta i redditi di capitale, si ha che
produce gli stessi effetti economici (compreso stesso vincolo di bilancio e
stesso prelievo complessivo) a un’imposta sulla spesa.
Distorsione nei consumi (teorema di Barone)
Per quanto riguarda il vincolo di bilancio, in caso di imposte si ha , con imposta
diretta , con imposta indiretta
sul bene X1
SI ha perciò che il gettito sarà pari a:
Per cui, l’imposta sul reddito non è distorsiva, lo è solo l’imposta indiretta che
grava su un solo bene.
Distorsioni nelle scelte d’investimento e finanziamento
imprese
L’imposizione sulle società di capitali può risultare non neutrale sulle scelte di
investimento e finanziamento. Le imprese investono fino al punto in cui il
rendimento Fk degli investimenti (al netto dei costi variabili e ammortamenti) è
sufficiente a ripagare il finanziatore ad un tasso di mercato r (dato che
creditori/azionisti vogliono essere remunerati con tasso non inferiore a quello di
mercato). Nel caso in cui le imprese si finanzino mediante ricorso al debito si
ha:
Allo stesso risultato si arriva nel caso in cui le imprese si finanzino con capitale
proprio (sempre considerando che gli azionisti vengano remunerati ad un tasso
non inferiore a quello di mercato)
L’imposta sui profitti (imposta proporzionale sui profitti con deducibilità degli
interessi passivi) è non neutrale se crea una discrepanza (cuneo fiscale) fra
rendimento lordo dell’investimento marginale e remunerazione netta garantita
al finanziatore. Nel caso che le imprese si finanzino mediante ricorso al debito,
l’impresa continua comunque ad investire fino al punto in cui il rendimento
lordo dell’investimento è pari al tasso di mercato. Non vi è perciò un cuneo
fiscale.
Nel caso di finanziamento tramite capitale proprio con piena integrazione fra
imposta societaria e personale, dove l’imposta eventualmente pagata dalla
società viene rimborsata al socio e dividendi/plusvalenze/interessi sono tassati
sono tassati nello stesso modo; si ottiene perciò che il finanziamento a
capitale proprio e con debito danno lo stesso risultato.
Nel caso di finanziamento tramite capitale proprio con integrazione parziale o
assente, l’imposta sui profitti sarà non neutrale, influenzando le scelte
d’investimento delle imprese.