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A
dt b t-1
Vediamo perché il punto A è un attrattore seguendo queste fasi:
1.Scegliamo un valore iniziale a caso (b ), rappresenta il debito ad un certo anno 0.
0
2.Un anno dopo che debito ci sarà (b )? Lo leggiamo sulla retta della sostenibilità
1
3.Proietto b sulla bisettrice per scoprire b .
1 2
4.Ricavo quindi un b sull’asse delle ascisse; leggiamo la coordinata corrispondente (b ) sull’asse delle
1 2
ordinate (sulla retta dell’equazione di sostenibilità). Abbiamo ricavato il debito dell’anno 2.
b
2
b
1 b b
0 1
Come possiamo notare ci siamo avvicinati ad A.
Se partissimo inizialmente da un punto oltre A accadrebbe lo stesso.
CASO 2) →
È il caso dell’Italia negli anni 1973-1985 nel 1986 c’è stato il consolidamento dei BOT e la bancarotta,
momento in cui la Banca d’Italia aiutò il governo: potendo stampare moneta si fa carico dei debiti. Questo
caso si è presentato poi anche dopo il “salvataggio”, fino al 1992.
→ → →
dt > 0 cattivo saldo primario intercetta verticale
→ →
r > g cattivo pendenza della retta >1 (pendenza bisettrice)
Un paese in questa situazione è inesorabilmente destinato alla bancarotta, ad un debito esplosivo, al
default (b > b ). Dunque, i tassi d’interesse dei titoli stato aumentano per il rapporto rischio-rendimento
t t-1
e, di conseguenza la crescita del pil g% diminuisce.
b
t EQ. SOSTENIBILITA’ b
t-1
CASO 3)
È il caso dell’Italia negli anni 1992 fino al 2000 e, dopo una breve periodo in cui si è presentato il fenomeno
n.° 4 fino al 2009, si è presentato ancora.
Era febbraio del 1992 quando si firmò il Trattato di Maastricht, in cui si erano decisi i parametri di
riferimento da rispettare per poter acquisire la valuta €. L’Italia non ne rispettava molti, tra cui:
1) Debito/Pil < 60%
2) Saldo primario in attivo, oppure in passivo ma inferiore al 3% del Pil.
Gli investitori pensarono quindi che l’Italia non avrebbe mai avuto requisiti tali da poter acquisire la valuta e
così ci fu l’attacco speculativo (disinvestimento dei titoli di stato) e l’espulsione dell’Italia dallo SME. Il
Governo si dimise e venne nominato così il governo tecnico di Amato, uno dei personaggi politici più odiati
della storia politica Italiana: egli fece importanti tagli alla spesa pubblica e aumentò notevolmente le tasse
con la cosiddetta legge di stabilità. Questa venne approvata dal Parlamento dopo il suo discorso
sull’immunità parlamentare, dopo il quale si arrivò ad una approvazione della legge al 94%. Si recuperarono
200 mila miliardi di lire. Per la prima volta l’esito di una politica finanziaria ci portò al caso n.°3.
→ → →
dt < 0 buono saldo primario intercetta verticale
→ →
r > g cattivo pendenza della retta >1 (pendenza bisettrice)
In questo caso il punto A non è un attrattore ma un punto che ci respinge.
Questo è l’unico caso in cui la dimensione del debito è importante, poiché a seconda di ciò ci si trova a dx o
sx del punto A. EQ. SOSTENIBILITA’
b
t EQ. SOSTENIBILITA’
A
b00 b0 b
t-1
Se siamo in b00, il debito è minore della sostenibilità, situazione che ci piace!
Se siamo in b0 abbiamo un debito di una portata > della sostenibilità: il debito esploderebbe da lì a poco; è
necessario quindi spostare la retta della sostenibilità in basso, facendo diminuire il saldo primario (ciò
significa aumentare le tasse e diminuire la spesa pubblica) di anno in anno, essere quindi più virtuosi, e
trovandoci quindi ora alla sinistra del punto A, condizione accettabile.
CASO 4)
Dal 2000 al 2009 (ma anche per un paio di trimestri nel 1996) l’Italia acquisisce sempre maggiore fiducia da
parte degli investitori e i tassi d’interesse dei titoli di stato diminuiscono (sempre per il rapporto rischio
rendimento).
→ → →
dt < 0 buono saldo primario intercetta verticale
→ →
r < g buono pendenza della retta <1 (pendenza bisettrice)
b
t EQ. SOSTENIBILITA’
b
t-1
Non abbiamo un equilibrio A, ma è un’instabilità che ci piace perché il saldo primario è negativo (significa
TA > G, riusciamo a pagare le uscite anche solo grazie alle tasse) e il tasso d’interesse che dobbiamo pagare
sui debiti passati è minore della crescita percentuale del pil che abbiamo avuto.
Se un paese è considerato rischioso da parte degli investitori (mercati) o fuggono, investendo altrove, o
pretendono r più alti. Conta molto anche il modo con cui noi andiamo a raccontare la situazione
economica, oltre alla sostanza. La fuga di capitali può diventare un vero attacco speculativo con il
“passaparola”. L’Italia già da un po’ di anni è percepita come rischiosa; stiamo parlando di qualcosa di
numerico, oggettivo: una crescita del pil bassa, che non riesce a sostenere il peso del costo di r (r > g).
Perché una situazione che oggettivamente è preoccupante viene percepita come più di ciò che in realtà è?
È una preoccupazione un po’ irrazionale, un po’ esagerata, che sta però provocando da 2 anni l’esodo dei
capitali. Dal 2015 la BCE ha comprato titoli di debito italiano per quasi 300 miliardi di euro e gli investitori di
titoli privati hanno venduto 100 miliardi di euro. Quindi, il tema di una certa diffidenza nei confronti del
debito pubblico italiano non è di oggi ma di qualche anno fa. Di fatto però i capitali stanno andando via e
ovviamente i tassi d’interesse cominciano a salire: questo è il famoso spread. Lo spread è la differenza di
rendimento tra due titoli del debito pubblico identici (BTP italiani decennali e i BUND tedeschi decennali,
esempio di virtuosità) dei quali uno dei due è preso come riferimento.
SPR = r del BTP ita – r del BUND tedesco
Esiste uno spread anche per la spagna per esempio! Tutti gli spread sono costruiti così. Questa è una misura
di differenza di rischio, oltre che di rendimento: se siamo percepiti come più rischiosi della Germ, lo spread
è > 0. Quanto più il sistema e i mercati ci percepiscono come rischiosi tanto più lo spread sale. Non è lo
spread che provoca problemi al debito pubblico, è un indicatore che misura “la febbre dei mercati”.
Durante l’epoca più buia (2011 - 2012) il nostro spread ha raggiunto anche i 570 punti! Oggi siamo sui 300 e
i 400 sono un campanello d’allarme. Siamo a cavallo tra due situazioni dal 2011 e di riflesso ed è sin da
allora che lo spread è alto. Ma se la situazione economica è la stessa perché lo spread si muove? Perché gli
investitori ragionano di pancia, soprattutto se i governi non riescono a tranquillizzare.
Quali sono le conseguenze/rischi?
1.psicologica, quando raggiunge i 300 qualcuno che fino a quel momento non sapeva neanche cosa fosse lo
spread, va in banca a disinvestire, a maggior ragione se raggiunge il 400. Lo spread crea spread e la fuga di
capitali crea la fuga di capitali. Per ora non sembra che siamo in questa situazione.
2.la salita dello spread (una conseguenza non una causa) rivela che r sta salendo e questo peggiora la
situazione perché o per pagarlo si aumenteranno i debiti (e un domani il bt-1 sarà ancora più grosso) o si
farà un taglio alla spesa pubblica o un aumento delle tasse. Ciò che cambia è su chi ricadranno le
conseguenze: su oggi o domani.
C’è un altro aspetto: chiunque abbia investito piccole quote nel debito pubblico italiano quando il
rendimento dei titoli di stato sale, il loro valore di mercato scende. Oggi chi è titolare di quei titoli, li avrà
pagati 104 e li venderà a 97. Le banche sono il soggetto che più investe nel debito pubblico italiano. Le
perdite in conto capitale delle banche però sono particolarmente drammatiche… a livello patrimoniale,
queste banche avranno subito delle perdite importanti. Lo spread per la banca, che è un’azienda, vuol dire
alzare il costo dei servizi per i clienti o ridurre la disponibilità di credito alle PMI. Questo aspetto è poco
discusso ma ci riguarda abbastanza. In una situazione di spread crescente, i piccoli finanziamenti sono più
costosi e più restrittivi (non vengono accettati a tutti).
Lo spread è l’espressione del capriccio dei mercati, fondata o meno. Nessuno è in grado di pilotare i mercati
per evitare che loro assumano questo atteggiamento. L’unico soggetto è la BCE, che tampona ma non
risolve totalmente.
Questa situazione dove può portarci? Sappiamo di essere stati salvati 3 volte (2 già dette + una nel 2012),
verosimilmente non avremo un’ancora di salvataggio visto i nuovi governatori.
C’è uno studio che dice di dover realizzare un saldo primario favorevole, superiore al 4% del pil. Ciò significa
andare al 60% di pressione fiscale e tagliare quasi completamente il servizio sanitario (!). La situazione di
oggi è una continuità del periodo precedente. È importante che ci sia un buon marketing politico e una
buona ingegneria finanziaria da parte della banca centrale. L’ultima opzione è il default (es. non paghiamo
più il debito agli investitori stranieri), ma non è compatibile con le regole europee… o si esce o il default è
impossibile!
LE TASSE
L’aumento delle tasse rallenta l’economia.
Qualunque forma di tassazione è distorsiva: altera il corretto funzionamento dei mercati, produce delle
inefficienze. Usiamo un modello legato alle tasse: la differenza tra il salario lordo e il netto.
Wage DA OA
L L
A
L A
W* = W*+ 0.5 TA x W*
L W*
W* = W*- 0.5 TA x W*
N A
N L* L: numero di ore lavorate, quantità di lavoro
La domanda di lavoro la esprimono le imprese.
L’EQUILIBRIO è in A, è stabile, è attrattore, è ideale, non considerando le tasse.
Introduciamo le tasse (TA) nel modello. Queste potrebbero essere o sulle spalle del lavoratore o sulle spalle
del titolare. Il mondo reale è un ibrido: una quota a carico del lavoratore, una quota a carico delle imprese.
Semplifichiamo e trattiamole come quote 50/50.
Le imprese danno al lavoratore la stessa cifra di prima ma dal loro bilancio esce una cifra maggiore: il
W+TA, domandando A . I lavoratori hanno subito invece una decurtazione del loro salario. L’aumento della
L
pressione fiscale rappresenta un disincentivo al lavoro, offrend