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L’Argentina aveva un particolare regime di cambio che adottò per un certo numero di anni e ha vissuto una
crisi sia valutaria che finanziaria che portò il paese a dichiarare default e i titoli non vengono più rimborsati.
Se un paese vuole evitare il default deve trovare una via alternativa al finanziarsi a tassi di interesse molto
elevati.
In Italia successe qualcosa di simile nel ‘92 in quanto ci fu una crisi valutaria che rischiava di trasformarsi in
crisi finanziaria paragonabile a quella appunto dell’Argentina.
Cambi fissi con fasce d’oscillazione soluzione possibile che lascia un po’ di respiro alla bc perché
all’interno della fascia d’oscillazione funziona la flessibilità e inoltre può aiutare a evitare speculazioni a
senso unico, ovvero in cui l’operatore non correrebbe alcun rischio nell’attuarli ma una penalizzazione per la
bc.
In una sit del genere in caso di necessità di modificare il cambio e quindi svalutare per ammontari
relativamente contenuti si nota come la fascia centrale possa fluire di una certa protezione in quanto i
meccanismi di protezione si possono ritorcere contro a coloro che l’hanno messo in atto.
Flessibilità controllata che è il regime prevalente oggi cambi flessibili non in assoluto in quanto le bc si
riservano la possibilità di intervenire entrando sui mercati valutari entrando per spingere verso l’alto/basso
il cambio
Doppio mercato dei cambi cerca di mettere insieme le parti migliori sia dei sistemi a cambi flessibili che a
cambi fissi, nello stesso momento, per le stesse valute, con non poche difficoltà in quanto due prezzi diversi
per due valute implica una possibile spinta per operatori spregiudicati a spostarsi da un altro lato e quindi a
frustrare la finalità per il quale tale sistema era nato. Esso infatti nasce per proteggere da un lato gli
operatori che non hanno molta dimestichezza col mercato dei cambi (gli operatori commerciali) in situazioni
di difficoltà con riserve valutarie scarse, che la bc vuole usare sono in casi necessari. Gli operatori dopo un
certo periodo tendono a superare i vincoli formali burocratici e a vanificare l’operazione.
Casi concreti di paesi che per loro natura possono essere indicati come paesi che hanno scelto i cambi
flessibili.
Gli U.S.A. sono quelli che sono intervenuti di meno sui mercati valutari, la flessibilità è assai poco
controllata. Quindi è il paese che si avvicina di più ai cambi flessibili.
Cambi fissi senza fascia d’oscillazione “currency board arrangement”
Esempio: Argentina in situazione pre-crisi.
Altri esempi di cba si trovano in altri paesi della transizione (rispetto all’unione sovietica) che da econ
collettivistiche passano a economie di mercato. Essi decidono di ancorare la propria valuta ad una valuta
forte che per l’Europa era il marco. Con l’entrata in vigore dell’euro questo ancoraggio si trasferirà dal Marco
all’Euro. Altri paesi ancorarono invece la loro valuta alla sterlina o al dollaro.
Il cba è un meccanismo unilaterale con il quale una bc fissa il cambio della propria moneta rispetto ad una
moneta “forte”, esempio dollaro, sterlina, marco, euro. Essendo unilaterale non c’è nessun accordo, ma la
bc della valuta di riferimento è totalmente estranea e neutrale (assente) a ciò non si impegna a fare
nulla, perché appunto si tratta di una fissazione unilaterale, senza fasce d’oscillazione.
L’argentina per uscire dalle turbolenze negli anni ’90 circa decide di fissare il cambio del Peso con il Dollaro
1:1, ma il cb non sta nel fatto di aver scelto 1 (ci potrebbe essere alcuna altra cifra), sta nel fatto che non c’è
nessuna fissazione di fasce d’oscillazione, di aver cioè fissato quel cambio senza fascia d’oscillazione. Il cb
vuol dare inoltre ai mercati un messaggio di stabilità, che consiste nel fatto che la circolazione monetaria del
paese è esattamente uguale alle riserve valutarie. Ciò vuol dire ai mercati che questa parità è destinata a
durare nel tempo e per la quale ci si impegna a far durare per anni. Come può avvenire ciò? Si va sul
mercato e si vende valuta estera agli operatori che si presentano con valuta nazionale da convertire. Ma la
bc fino a quando può continuare a vendere valuta estera contro valuta nazionale? Se la circolazione
monetaria (la valuta nazionale) è esattamente uguale alle riserve valutarie, per definizione la bc avrà riserve
valutarie sufficienti a soddisfare qualsiasi richiesta di valuta nazionale. Il cba per funzionare deve tutelarsi in
questo modo. Il rispetto di questa condizione però implica vincoli quali
• Costi. Lo sp di una bc ha nel passivo la base monetaria (la liquidità) costituita sia da moneta legale
che da crediti in c/c che le banche ordinarie hanno nei confronti della bc, anche se sono
dematerializzati.
Attivo: riserve val, titoli obbl. e crediti v/sistema bancario la bc è prestatrice di ultima istanza,
ovvero ha il compito di tamponare carenze di liquidità temporanee che potrebbero portare i
depositanti ad una corsa ai depositi.
Nel momento in cui alla bc si chiede di garantire la perfetta corrispondenza di riserve valutarie e
base monetaria nel bilancio della bc non c’è più spazio per titoli e crediti v/banche, perché così non
si potrebbe garantire la conversione al 100% delle riserve valutarie. Ciò significa che le operazioni di
mercato aperto non sono possibili e quindi la politica monetaria anch’essa non è attuabile. La bc
che adotta un cba unilateralmente decide di rinunciare autonomamente alla politica monetaria ed
anche alla sovranità monetaria, in quanto la base monetaria che emetterà o ridurrà dipenderà
esclusivamente da ciò che succede sul mercato. Non può neanche condizionare la gestione
complessiva della politica monetaria.
Se non c’è spazio x i cred v/banche ciò significa che la bc non può più esercitare il suo ruolo di
prestatrice di ultima istanza perché anche qui l’emissione di nuovi crediti portano alla creazione di
nuova base monetaria e quindi alla copertura non totale delle riserve. Ciò si può attuare solo se il
paese dispone di un sistema finanziario particolarmente solido perchp così la probabilità che si
verifichino momenti di difficoltà saranno molto bassi. Il cba porta dunque a “pagare” due prezzi
pesantissimi in quanto rinuncia alla politica monetaria (e quindi alla sovranità monetaria) e di un
rischio obiettivo nel caso di un momento di debolezza del sistema bancario perché se la bc vuol
intervenire salta la garanzia completa in termini di mercati valutari.
Un ulteriore costo è quello che la nostra valuta è legata nelle oscillazioni alla valuta di riferimento.
Se la valuta si muove molto verso l’alto/ verso il basso il proprio paese vedrà muovere la propria
valuta allo stesso modo. Se succede che il cambio del dollaro si apprezza nei cfr delle altre valute,
l’Argentina che ha bloccato il proprio cambio con il dollaro vedrà apprezzarsi la propria valuta nei
confronti di tutte le altre tranne il dollaro, con una conseguente grossa perdita di competitività. Se il
cambio si apprezza, c scende. Se la quantità variabile di val nazionale per unità di val estera
diminuisce, la valuta interna vale di più e quindi c’è un apprezzamento. Una valuta che decide di
dare vita ad un cba unilateralmente si aggancia alla dinamica della valuta di riferimento, sia per
quanto riguarda i guadagni o le perdite di competitività.
• Beneficio: sta nel fatto che nel paese il tasso di interesse converge (corrisponde) al tasso di interesse
del paese di riferimento. Se il paese aveva una storia inflazionistica particolarmente pesante e
quindi anche tassi nominali elevati, il cba li fa scendere rapidamente, ma in tal modo non ha più la
gestione della politica monetaria.
Questa è la prova che la bc del paese non può più determinare la politica monetaria, andando ad agire
sul tasso di interesse nominale.
La differenza di tasso di interesse tra debitori o investimenti di due paesi diversi dipende dal rischio debitore
e di cambio spread: scostamento tra tassi di interesse di paesi diversi con valute diverse.
A parità di valuta la differenza dei tassi è legata al rischio debitore del paese. Considerando invece debitori
con uguale rating in valute diverse, i tassi possono mostrare differenze? Sì e tali differenze stanno nel rischio
di cambio.
Considerando un mondo caratterizzato da mobilità di capitali ci si chiede: ammettendo che per debitori che
presentano lo stesso rischio in un certo momento ci sia una divergenza di tasso e quindi che uno dei 2 sia
chiamato a pagare tassi di interessi più alti, ci si può aspettare che vi saranno degli spostamenti di capitale
verso i paesi che pagano di più, facendo così scendere gradualmente i tassi più elevati di questi paesi.
I movimenti saranno tali da dare dei vantaggi a chi è partito per primo, ma alla fine a far convergere i tassi
dei due paesi attraverso il meccanismo degli arbitraggi.
Che i capitali sono liberi di muoversi significa che ci deve essere la piena libertà di effettuare operazioni
finanziarie con l'estero e questa deve essere non solo teorica ma anche rafforzata da una situazione di fatto
in termini di competizioni tra strutture di intermediazione finanziaria e quindi che non facciano pagare
prezzi esorbitanti per i loro servizi. conclusione: a parità di rischio debitore i capitali liberi potrebbero far
convergere i tassi di interesse. Tale ipotesi teorica in pratica viene contraddetta dai dati che si registrano sul
mercato. Molte volte può capitare che sui debiti finanziari con uguale rating e valuta diversa permanga per
diversi anni uno divario nello spread, dunque si può dire che i mercati sono irrazionali e gli investitori, che
potrebbero lucrare qualche punto in più o le imprese che risparmierebbero indebitandosi con valuta estera
non lo fanno, ci può essere una ragione data dall'aspettativa sulla dinamica del cambio che li spaventa. La
dinamica della valuta con tasso di interesse più alto nel tempo potrebbe infatti svalutarsi e dunque un
investitore se si lasciasse indurre a spostare i capitali in questi paesi, va incontro ad un guadagno di punti
che corrispondono alla contropartita che verrà persa nel momento in cui dovrà riconvertire la valuta nella
propria o per quanto riguarda le imprese quando dovranno rimborsare i propri debiti in valuta (in quanto
dovrà comprare la valuta ad un prezzo più alto). A parità di rischio debitore lo spr