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PARADIGMA STRUTTURA-CONDOTTA-RISULTATO

La maggior parte degli economisti analizza i settori industriali facendo riferimento a questo paradigma.

Innanzitutto si prendono in considerazione gli elementi che caratterizzano la struttura del mercato: (numero acquirenti e venditori,

grado differenziazione prodotto). Poi si presta attenzione alla condotta tipica delle imprese in quel determinato settore industriale

(politiche prezzo, pubblicità, posizionamento prodotto).

Infine si valuta il livello id efficienza e competitività del settore.

Nesso casualità: la struttura del mercato determina la condotta delle imprese che a sua volta determina l’equilibrio del mercato e la

performance delle imprese stesse.

Obiettivi della politica della concorrenza

ed altre politiche pubbliche (Antitrust)

Il benessere sociale economico è dato dalla somma fra il surplus dei consumatori e quello dei produttori.

Il surplus dei consumatori non è altro che la somma del surplus di tutti i consumatori che acquistano su un dato mercato.

Il surplus dei produttori è la somma di tutti i profitti realizzati dai produttori nell’industria.

A parità di tutte le altre condizioni quindi un incremento del prezzo di vendita del bene riduce il surplus dei consumatori ed

aumenta quello dei produttori.

Solitamente accade che l’aumento dei profitti delle imprese (conseguenti all’innalzamento del prezzo) non compensa la

corrispondente riduzione del surplus dei consumatori e quindi il benessere sociale è massimo quando il prezzo di mercato

scende fino al costo marginale e si riduce man mano che il prezzo aumenta fino ad eguagliare quello di monopolio (p

massimo che le imprese vogliono praticare).

E’ difficile dire se le autorità a tutela della concorrenza privilegino l’obiettivo dei consumatori o quello del surplus totale.

Sebbene l’uso di un criterio piuttosto che di un altro non comporti molte differenze nelle decisioni delle agenzie antitrust,

rimane il problema di quale tra i due dovrebbe essere l’obiettivo più appropriato per la politica della concorrenza.

L’autorità spesso privilegiano il benessere sociale. Tuttavia diverse ipotesi reggono la tesi che debbano essere rivolte a favore

dei consumatori. Prima fra tutte è la tesi che i consumatori non sono in grado di organizzare un’azione comune (ad esempio chiedere

prezzi più bassi) sia perché i costi sono ingenti, sia perché c’è un problema di free-riding in quanto i benefici ricadrebbero anche su

coloro che non hanno sostenuto i costi. Anche se tale tesi è molto forte, così come le altre, c’è un problema di fondo. Il benessere del

consumatore non tiene conto dei profitti delle imprese. Oggi la maggior parte delle imprese è partecipata proprio dai consumatori

stessi (fondi pensionistici, di investimento). In dividendi sono quindi distribuiti ad un vasto numero di cittadini che potrebbero essere

danneggiati da un’eventuale riduzione dei profitti.

Piccole imprese

La difesa delle piccole imprese può portare ad un’inefficienza allocativa perché gli aiuti consentano alle piccole imprese che non

operano in modo efficiente di rimanere in vita. Equità

Il problema è riuscire a fare delle politiche che riescono a comportarsi in maniera corretta sia nei confronti dei consumatori

che nei confronti dei rivali.

Dal lato dei consumatori la correttezza è che l'impresa non applichi prezzi eccessivamente alti. Se noi questa definizione la

guardiamo da un punto di vista strettamente economico non ha molto senso. Se l'impresa applica prezzi (alti) e riesce a vendere i

suoi prodotti da un punto di vista teorico non ci dovrebbe essere nessun intervento dell’autorità in quanto quell’impresa è efficiente,

sta massimizzando e quindi si sta comportando in modo razionale.

Se proprio devo intervenire io devo cercare di ripristinare il più possibile le condizioni di concorrenza perfetta e non ponendo vincoli.

Il concetto di correttezza potrebbe non coincidere con quello di massimizzazione.

Es. grande supermercato si mette in una zona in cui prima C erano solo piccoli dettaglianti. Vende quindi a P più bassi rispetto

dettaglianti. I consumatori ci guadagnano. Piccoli negozi ne soffrono fino addirittura a dover chiudere. Quindi si potrebbe dire che

qualcuno debba proteggere i piccoli negozi. Il problema è capire se questo sia in linea con i principi di efficienza. Se io vedo tali

principi il supermercato non sta violando alcun principio ma sta rispettando le leggi del mercato, è più efficiente e riesce a vendere a

prezzi più bassi. Il maggiore costo che era a carico dei consumatori viene ridotto. Se io proteggo piccoli negozi riduco benessere

consumatori. Tuttavia un intervento nei confronti dei piccoli consumatori è giustificabile se i piccoli esercizi producono delle

esternalità positive (relazioni, decoro urbano) che quindi

Interventi politica economica e industriale devono essere ben ponderati da una parte e dall'altra.

Il problema può essere una situazione delle cosìdette pratiche predatorie.

Io applico un p sistematicamente più basso perché posso permettermelo, questo fa si che la concorrenza esca dal mercato. Dopo di

che aumento i prezzi. Nel breve periodo quindi il benessere dei consumatori aumenta, Poi, nel lungo periodo, si riduce di gran lunga

e quindi io non solo sto praticando politiche contro le leggi del mercato, sto anche riducendo il welfare. In questo campo possono

quindi intervenire le politiche anti-trust.

L’equità ex ante (situazione iniziale in cui tutte le imprese abbiano le stesse iniziali opportunità sul mercato) è compatibile con la

politica della concorrenza, che dovrebbe garantire a tutte le imprese uguali condizioni di azione.

L’equità ex post (uguali risultati prodotti dalla concorrenza di mercato) è qualcosa che non sempre coincide con la politica della

concorrenza.

Ragioni sociali

Allentare vincoli durante situazioni di forte disagio o tensione sociale. Es. Politica anti-trust più mite negli USA al tempo

della Grande Depressione. Se i mercati di capitali sono imperfetti una politica volta a ridurre i fallimenti delle imprese può

essere d’aiuto. Permettere alle imprese di colludere per risolvere il problema tenderebbe a sommare alla prima inefficienza

una seconda. Ragioni politiche

Motivazioni di ordine pubblico possono influenzare provvedimenti della concorrenza. Es. separare i gruppi industriali in

Germania nel secondo dopoguerra. Questo perché si ha la convinzione che dove c’è un forte potere economico è presente

una seria minaccia per la democrazia. Si aveva paura di situazioni politiche simili al nazismo.

Ragioni ambientali

Fattori ambientali possono influenzare provvedimenti della concorrenza. Es. Commissione Europea ha trovato un accordo

tra produttori e importatori di lavatrici per fare in modo che le lavatrici inquinanti a basso risparmio energetico non

vengano prodotte. Tali lavatrici vengono vendute a un p più basso ma recano alla società un forte danno (esternalità

negative) che i consumatori non sono in grado di percepire.

Ogni qualvolta che la politica di concorrenza viene usata per una finalità diversa dall’efficienza bisogna chiedersi se tale

politica sia quella ottimale. Ragioni strategiche

Politiche della concorrenza attuate con meno rigore per favorire competitività internazionale.

Dumping: vieta stranieri di vendere sul mercato domestico sottocosto. Più che un intervento di “lealtà commerciale” è un

intervento per salvare imprese interne dall’attacco delle straniere.

DEFINIZIONE POLITICA DELLA CONCORRENZA

Competition policy

Insieme di politiche e leggi che assicurano che la competizione sul mercato non sia

limitata in un modo che sia dannoso per la società.

Ci possono essere dei limiti alla concorrenza se questo non sia dannoso per la

società. Altrimenti bisogna ripristinare le condizioni di partenza.

Adesso devo definire cosa sia dannoso per la società.

E’ dannoso per la società la riduzione del benessere economico. Quindi:

è’ l'insieme delle politiche e delle leggi che assicurano che la competizione

non sia limitata in modo che non si riduca il benessere sociale.

Potere di mercato e

benessere sociale (Antitrust)

Punto di partenza é che i monopoli sono "male".

Il monopolio non va perché causa un inefficienza statica (data una certa tecnologia i prezzi di

monopolio provocano una perdita di benessere rispetto ai prezzi delle altre forme di mercato).

C'è poi una relazione inversa tra potere di mercato e benessere inteso in senso statico.

Inefficienza allocativa

Per spiegare l'inefficienza allocativa dobbiamo dapprima

partire dalla definizione di potere di mercato.

Il potere di mercato può essere definito come l'abilità di un

impresa di aumentare i prezzi (praticati sopra il livello

competitivo) in un modo profittevole (che lei applica i

prezzi alti e i consumatori comprano). Dato che il minor

prezzo praticabile è p=C' il potere di mercato e dato da p

praticato - c'.

Ipotizziamo che la tecnologia sia data ed è la miglior Attività di rent-seeking

tecnologia esistente. Non abbiamo problemi di scelta della L’attività di rent seeking non è altro che la ricerca della rendita

di posizione.

tecnologia. I profitti ottenibili in monopolio possono rappresentare un

Nel monopolio ottengo una perdita netta di monopolio. potente incentivo ed offrire anche i mezzi per attività lobbistiche

Le determinanti di tale perdita sono: volte a influenzare le decisioni pubbliche verso la creazione di

- Esistenza di un certo grado di potere di mercato (più alto è il un monopolio legale.

Per simili attività le imprese utilizzano risorse che potrebbero

p, più alta la perdita) essere utilizzate in modo sicuramente più produttivo. Ecco che

- Elasticità domanda di mercato (quanto è sensibile la alla perdita netta si aggiunge un’ulteriore perdita pari al profitto

domanda di un bene a variazioni del prezzo). Se la curva di del monopolista.

domanda fosse perfettamente elastica, il monopolista non

sarebbe in grado di modificare il prezzo al di sopra del costo

marginale perché al di sopra di esso i consumatori

comprerebbero 0 e quindi la perdita in corrispondenza di

elasticità sarà 0. Quindi più decresce l’elasticità, più

aumenta la perdita netta.

- Valore assoluto della perdita dipende dalla dimensione del

mercato(data dal r'). Se tale retta fosse parallela a quella di

domanda, la perdita sarebbe minore. Inefficienza produttiva

Un certo grado di potere di mercato potrebbe creare un elevata perdita di benessere perché un'impresa può a

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Publisher
A.A. 2014-2015
15 pagine
2 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ALEFormia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia industriale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale o del prof Castelli Annalisa.