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Le due fasi dell'urbanizzazione
Un'altra cosa che bisogna considerare, ed è una cosa a cui noi abbiamo già fatto cenno è che nella urbanizzazione moderna, quella che parte dalla rivoluzione industriale e arriva fino ai giorni nostri e andrà avanti, ci sono due fasi o meglio ci sono quelle che si chiamano "le due transizioni" (la transizione urbana è la transizione della crescita delle città). Allora la prima transizione urbana, 1750-1950, è la crescita delle città dell'Europa e del nord America sostanzialmente, con un aumento della popolazione urbana da 15 milioni nel 1750 a 423 milioni, quindi un aumento molto grande ovviamente (ma non così spinto), però localizzato in Europa e in Nord America, fino a un massimo di 420 milioni circa; la seconda transizione urbana che è quella iniziata invece nel 1950, comunque dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la ricostruzione che si dice che arriverà fino al 2030.ma sicuramente va avanti, diciamo quella che noi stiamo vivendo, è una transizione che riguarda prevalentemente Africa e Asia (è quello che dicevamo prima, abbiamo visto la crescita è prevalentemente in Africa in Asia, perché in Europa e nel Nord America la popolazione umana è già di tipo Urbano, quindi si aggiunge poco a questo punto), però in questo caso si parla di un aumento della popolazione in quelle aree, da 300 milioni circa a quasi 4 miliardi, quindi vedete che intanto è diversa la localizzazione geografica di questa transizione urbana, ed è diversa la scala dimensionale di questa transizione, e questo vuol dire una cosa molto differente in termini di impatto sugli ecosistemi, perché si tratta di aree ad alta diversità, perché si tratta di crescita delle città, probabilmente più disordinate, più caotica (almeno non dappertutto ovviamente), ma quindi con tutta una serie diripercussioni molto importanti, molto marcate e delle quali non possiamo non tener conto. Le città sono ecologicamente più efficienti. Allora le città, come tutti i sistemi complessi, hanno il loro metabolismo e da un punto di vista energetico la città è una sorta di parassita di quello che c'è intorno, perché utilizza gran parte dei nutrienti che vengono prodotti da un'altra parte, perché non si produce cibo in città, generalmente da qualche altra parte, non si produce energia generalmente e anche questa arriva da un'altra parte, quindi una sorta di parassita e se noi consideriamo che, ad oggi le aree urbanizzate rappresentano una fetta della superficie terrestre abbastanza limitata, qualcosa che è intorno al 3-5% della superficie terrestre, però le città producono all'incirca l'80% delle emissioni di carbonio e consumano il 60% dell'acqua dolce, eccetera, e cifre simili si usano per.Tutte le risorse; quindi ecco che è importante andare a quantificare da un punto di vista energetico, da un punto di vista ecologico come funzionano le città, perché se gran parte della popolazione sta lì, e gran parte della energia viene consumata lì, e gran parte delle risorse naturali di tipo alimentare viene consumata lì, è chiaro che noi se si deve far qualcosa si deve fare nelle città, ecco perché le città sono importanti da un punto di vista ecologico, perché a dispetto di una superficie non estesissima a livello globale, quello che consumano e che le schifezze che producono sono importanti, e quindi bisogna in qualche modo andare a capire come funziona. Allora il fatto di avere però delle gran parte delle attività e gran parte delle persone concentrate nello stesso luogo, questa centralizzazione forse, in qualche modo, consente una utilizzazione più efficiente, ad esempio dell'energia, un risparmio.probabilmente e un'utilizzazione degli altri processi più efficiente. Allora secondo alcune Stime che sono state fatte, il consumo pro capite di energia, diminuisce all'aumentare delle dimensioni degli agglomerati urbani, e questo è rappresentato in questo grafico, dove qui è riportato il consumo di energia pro capite speso nei trasporti, in funzione della densità di popolazione (abitanti per ettaro), i vari simboli rappresentano differenti aree geografiche. Questo fa vedere generalmente una diminuzione del consumo pro capite dell'energia che poi si stabilizza indipendentemente, quindi diciamo che al di sopra dei 100 abitanti per ettaro sostanzialmente questi valori si stabilizzano, perché succede questo? Questo è abbastanza documento, perché in città le abitazioni sono tendenzialmente più piccole, perché hanno un costo maggiore, (però anche questo dipende ovviamente, di certo la campagna toscana non.costaquanto il lungarno di Firenze), comunque a livello globale le abitazioni sono più piccole e quindi consumano meno energia sostanzialmente, ma anche perché sono più efficienti molto spesso, e perché c'è un minor consumo di combustibili fossili soprattutto per il trasporto, perché chi abita in città ha un sistema di trasporto pubblico molto più efficiente di chi abita fuori (basta pensare a chi deve prendere la macchina per andare a fare qualsiasi cosa sostanzialmente). Questo da un punto di vista energetico ha una ripercussione fondamentale, il consumo pro-capite diminuisce. Ovviamente questo pattern non è generalizzabile a tutte le realtà e bisogna tener conto anche di altre questioni ovviamente, le altre questioni sono che chi vive in città per altri aspetti, a volte ha dei consumi, a parità di tutto il resto, superiori rispetto a chi vive fuori dalle città e quindi questo può andare acontrobilanciare questo aspetto particolare e in qualche modo vanificare il vantaggio energetico che può risultare dal vivere in una zona ad alta densità, come si vede poi in questi grafici. Le città sono più efficienti da un punto di vista ecologico, poi questi aspetti che vediamo per l'energia lo si potrebbero anche stendere ad altre questioni. Qui c'è un dato globale interessante e si ricorda però che questa immagine qui riguarda esclusivamente la percentuale di energia spesa per i trasporti; localmente possono succedere delle cose anche abbastanza differenti, qui ci sono due esempi, uno che viene dalla Germania e uno che viene dalla Cina, e che cosa si vede? Allora prendiamo il caso della Germania passando da villaggio di tipo rurale alla grande città per stadi intermedi si vede che globalmente il l'energia, il quantitativo di CO2 pro capite, prodotto è più o meno in diminuzione, ma è una diminuzione chenon è eccessivamente marcata; si notaquello che dicevamo prima, si nota che (vedi parte Celestina) che l'energia/CO2 prodotta mediamente perquanto riguarda le abitazioni, diminuisce da 3626 kg di CO2 equivalenti a 2700, quindi quasi una tonnellatain meno, quindi abbastanza rilevante; la CO2 prodotta per i trasporti è molto più piccola, l'impatto di avereuna zona e centralizzati con un servizio trasporto pubblico efficiente, quello che però cresce è la CO2 prodottaindirettamente, che vuol dire che chi sta in città ha delle possibilità di acquisto di beni, quindi ha unapossibilità di consumare molto più alta di chi sta in aree rurali, o ha uno stile di vita dispendioso in senso lato,e quindi indirettamente produce più CO2 da questo punto di vista. Certo se questo valore fosse più basso ilvantaggio sarebbe ancora maggiore, quindi c’è un vantaggio ma non è grandissimo. Quello chesuccedeinvece nella situazione cinese sostanzialmente è la stessa cosa, emissione in tonnellate di CO2 pro capite e si vede che in ambiente Urbano il consumo è più di 2 volte quello che c'è in un ambiente rurale, e qui quindi l'urbanizzazione determina un aumento della produzione di CO2 e questo è importante perché gran parte dell'urbanizzazione avviene in questa area, quindi il cambio radicale nell'urbanizzazione in questo senso ha Ovviamente un impatto molto importante, mentre nel caso precedente il trasferimento in città può avere un impatto positivo o neutro, qui potrebbe avere un impatto negativo; Però attenzione come mai c'è questo dato? siamo già a più del doppio nel caso cinese, perché qui si parte da uno standard, quello rurale che è talmente basso che qualunque cosa lo porta ad aumentare, qui vuol dire che c'è un salto in avanti della urbanizzazione.qualità dellavita delle persone grazie all’urbanizzazione. Però diciamo che globalmente possiamo dire che a un certo punto di vista l'aumento di urbanizzazione potrebbe essere in qualche modo efficiente. 136 L’ ECOLOGIA HA QUALCOSA DA DIREMa l’ecologia ha qualcosa da dire su tutta questa storia o meno o vogliamo lasciare tutto agli urbanisti o vogliamo lasciare tutto ai demografi?Si, l’ecologia ha un sacco di roba da dire, però è rimasta zitta per tanto tempo. Allora storicamente quello che si vede è che c'è stata sempre una certa riluttanza a studiare i sistemi urbanizzati in ecologia, e questo è abbastanza comune, e c'è sempre stato una preferenza per le aree intatte, viste come la vera natura, che è contrapposta alla non naturalità delle città, ora questo è ragionevole, a chi non piace andare in un posto naturale piuttosto che andare in una grande città, in linea diprincipio questo è il ragionamento, però a questa cosa bisogna metterci mano perché abbiamo visto che gran parte del consumo dell'energia e delle risorse avviene nelle città e gran parte della popolazione si va a concentrare nelle città e quindi ad un certo punto qualcuno si deve occupare di quello che succede nelle città da un punto di vista ecologico. Questo atteggiamento ha generato quello che si chiamano gli Urban blind Spot, cioè è la zona cieca, il punto cieco nell'ecologia; infatti nell'ecologia si studiano tutti i sistemi e ad un certo punto c'è un buco nero, cioè una zona cieca che non si vede e che sono le città, che si estende curiosamente anche a tutta un'altra serie di discipline, collegate in qualche modo a chi si occupa di gestione delle risorse naturali: la filosofia e l'etica ambientale, ecc.
Dunque, ha davvero senso questa storia? Non tanto, quantomeno bisogna
metterci mano e bisogna in qualche modo sollecitare, bisogna stimolare un cambiamento di rotta per i motivi che dicevamo. In più c'è la necessità di agire tempestivamente per evitare conseguenze negative.