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Aspetti dell’estinzione: acquisizione della traccia di memoria di estinzione, consolidamento,
mantenimento, recupero.
La corteccia prefrontale è coinvolta nel consolidamento, mantenimento e nel recupero della
traccia di memoria di estinzione. Le evidenze:
Nell’uomo: attività di PFC è bassa all’inizio di un protocollo di estinzione, cresce
progressivamente ed è alta anche nel momento del recupero. Quando è deficitaria la
sua attività (come nei soggetti con il polimorfismo del BDNF o con PTSD) si osserva
un’estinzione più deficitaria nella fase tardiva e una mancanza di effetto il giorno
successivo
Nell’animale: se si blocca la plasticità della PFC, si blocca la durata nel tempo
dell’estinzione, quindi il giorno successivo non c’è più il suo effetto.
22. Fornire un esempio di studio di intervento (non epidemiologico) multicomponenziale
in soggetti anziani che suggerisce come modificare aspetti specifici dello stile di vita
possa avere effetti positivi sulle funzioni cognitive.
Studio FINGER: effettuato su soggetti anziani, è multicomponenziale e valuta lo stato
cognitivo. Può andar bene anche lo studio TRAIN THE BRAIN, da specificare però che è su
soggetti MCI.
Non va bene lo studio Erikson perché è solo sull’esercizio fisico, non vanno bene gli studi
epidemiologici.
23. Discutere il protocollo del reconsolidation update, indicandone gli eventuali punti
deboli per la sua applicabilità.
Il reconsolidation update è il protocollo in cui prima si riattiva la traccia di memoria
(presentazione singola dello stimolo condizionato) e poi entro la finestra di riconsolidamento
(fino a sei ore) si colloca un protocollo di estinzione. Il vantaggio è che in questo modo si va
a modificare la traccia originale per cui poi la risposta di paura non sembra ripresentarsi né
spontaneamente con il passare del tempo, né quando si ripresenta lo stimolo condizionato.
I punti deboli: si è intervenuti su memorie sperimentali, quindi su memorie di paura
condizionata formate in laboratorio e non su memorie legate a eventi di vita traumatici, sono
inoltre di recente formazione, il protocollo di reconsolidation update viene dato il giorno
dopo la formazione della traccia. Inoltre dato che uno studio non trova effetti aggiuntivi del
protocollo di reconsolidation update rispetto alla normale estinzione, c’è la necessità di
ulteriori dati per verificare le eventuali condizioni che possono modificare la sua efficacia.
24. Quali conseguenze potrebbe avere per la memoria dichiarativa la minore neurogenesi
nel giro dentato dell’ippocampo che si riscontra durante l’invecchiamento.
Minore pattern separation, minore efficacia del trasferimento della traccia di memoria
dall’ippocampo alla neocorteccia.
25. In un lavoro scientifico trovate scritto che un genotipo con bassa espressione di BDNF
è un genotipo suscettibile a formare memorie di paura condizionata particolarmente
resistenti all’estinzione. Siete d’accordo con tale affermazione?
VERO perché nel polimorfismo met/met del BDNF l’efficacia del protocollo di estinzione
risulta minore e anche il circuito dell’estinzione risulta disfunzionale.
26. Un aumento della produzione di BDNF in seguito ad un periodo di esercizio fisico
potrebbe ridurre l’effetto dell’invecchiamento sulla volumetria ippocampale.
VERO Nei dati animali, l’esercizio fisico aumenta la neurogenesi e richiede il BDNF (se non
agisce il BDNF la neurogenesi non aumenta).
Nello studio di Erikson su soggetti anziani, l’esercizio fisico aumenta il volume ippocampale
e si osserva maggiore BDNF circolante (studio correlativo che si poggia sui dati animali per
verificare la causalità).
27. La formazione di una memoria di paura condizionata al contesto coinvolge
l’ippocampo sia per la manifestazione della risposta di paura che per la codifica del
contesto.
FALSO non è necessario per la manifestazione della risposta di paura per la quale serve
l’amigdala. La lesione dell’amigdala impedisce la manifestazione della risposta di paura
implicita però in questi soggetti c’è il ricordo dell’evento negativo, l’animale esita ad entrare
in quell’ambiente, ma manca la risposta emozionale
28. Dagli studi epidemiologici nei soggetti anziani emerge una correlazione negativa fra
l’attività cognitiva e la presenza di proteina beta amiloide a livello cerebrale.
VERO studio di LANDAU: mostra che in soggetti che hanno attività cognitiva elevata la
presenza di proteina beta amiloide a livello cerebrale è minore.
29. Soggetti con riserva cognitiva maggiore, a parità di stato cognitivo, hanno un danno
cerebrale maggiore.
VERO
30. Le demenze e l'invecchiamento alterano in modo disomogeneo le diverse strutture del
lobo temporale mediale.
VERO Studio di SMALL fa vedere i diversi effetti dell’invecchiamento fisiologico, della
demenza vascolare e della demenza di Alzheimer sulle suddivisioni dell’ippocampo e le altre
strutture del lobo temporale mediale, in particolare la corteccia entorinale, il giro dentanto e
CA1. L’invecchiamento fisiologico colpisce principalmente il giro dentato, la demenza di
alzheimer colpisce inizialmente la corteccia entorinale e la demenza vascolare colpisce
principalmente il campo CA1.
31. Quali evidenze suggeriscono che un protocollo di estinzione non cancella la traccia
originale di memoria di paura condizionata allo stimolo?
La risposta di paura condizionata può ricomparire anche dopo l’estinzione a causa del passare
del tempo, del ripresentarsi dello stimolo incondizionato o di cambiamenti nel contesto per
cui si rimanda al contesto originale in cui è avvenuto l’evento negativo.
Nell’animale: nell’amigdala laterale rimangono, anche dopo il protocollo di estinzione,
cellule che rispondono in maniera elevata allo stimolo condizionato e sono in grado di
attivare l’amigdala centrale e produrre la risposta di paura.
32. Qual è l’ipotizzato contributo dell'ippocampo agli effetti di un protocollo di
estinzione?
Circuito coinvolto nell’estinzione: amigdala, ippocampo e VMPFC, ognuno con il suo ruolo.
L’ippocampo, essendo l’unica struttura cerebrale in grado di formare una mappa cognitiva del
contesto, anche nel protocollo di estinzione ha questo ruolo.
1) Contestualizza la risposta di paura e consente di riconoscere un contesto sicuro da uno in
cui è avvenuto un evento negativo.
2) Rafforza inoltre l’attività della corteccia prefrontale attraverso la produzione di BDNF,
consentendo alla PFC di esercitare il suo ruolo di controllo e riduzione dell’attività
dell’amigdala.
33. Fornire un esempio di studio di intervento basato sull'esercizio fisico in soggetti
anziani che suggerisce come modificare aspetti specifici dello stile di vita possa avere
effetti positivi sulle funzioni cognitive.
Non va bene lo studio multicomponenziale (no Finger, no train the brain). Va bene lo studio
di Erikson, quello di Gage-Pereira.
Non vanno bene gli studi epidemiologici.
34. In un sito web trovate scritto che un genotipo con bassa espressione di BDNF è un
genotipo che mostra memorie di paura condizionata particolarmente resistenti
all'estinzione. Siete d'accordo con tale affermazione?
È il genotipo met/met che mostra memorie di paura condizionata sperimentali resistenti
(l’estinzione è poco efficace).
35. Un aumento della produzione di IGF1 in seguito ad un periodo di esercizio fisico
potrebbe ridurre gli effetti dell'invecchiamento sulla presenza di peptidi amiloidi a
livello cerebrale.
VERO è sufficiente la somministrazione di IGF1 per ridurre la presenza di peptidi amiloidi a
livello cerebrale e aumentarla a livello del liquido cefalorachidiano (trasporto attraverso la
barriera ematoencefalica)
36. Nei protocolli basati sull' intervento farmacologico durante la finestra di
riconsolidamento si mira a cancellare la originale risposta di paura condizionata allo
stimolo.
VERO lo scopo di questi lavori è di impedire un efficace riconsolidamento attraverso il
trattamento farmacologico grazie al quale la memoria riattivata e non riconsolidata viene
perduta.
37. Dagli studi epidemiologici nei soggetti anziani emerge una correlazione negativa tra
attività cognitiva e volumetria cerebrale.
FALSO nei soggetti con maggiori prestazioni cognitive si trova un aumento della volumetria
(nell’ippocampo o nella corteccia)
38. Soggetti con riserva cognitiva maggiore a parità di stato cognitivo hanno un danno
cerebrale maggiore
VERO
39. Quali evidenze suggeriscono che i peptidi amiloidi sono in grado di danneggiare la
plasticità sinaptica e i processi di apprendimento e memoria quando sono ancora
nella forma diffusa?
Nell’animale:
lavori in cui si aumenta acutamente la presenza di peptidi amiloidi iniettandoli in una
struttura. È sufficiente il loro aumento acuto (senza che ci siano placche) per
danneggiare sia la plasticità sinaptica sia un processo di apprendimento e memoria
che dipende dalla struttura stessa.
lavori in cui si usa l’approccio della vaccinazione somministrando anticorpi contro i
peptidi amiloidi. Gli anticorpi determinano una riduzione dei peptidi amiloidi diffusi
ma non una rimozione dei peptidi già depositati e lo stato cognitivo migliora.
Nell’uomo: ci sono soggetti cognitivamente sani che non avevano deterioramento cognitivo
ma nei quali il post-mortem rivela la presenza di placche estese ma non di peptidi amiloidi
diffusi. Quindi i peptidi amiloidi già nella loro forma solubile e a basso peso molecolare
disturbano cospicuamente la funzione cerebrale.
40. Quali cambiamenti nella attivazione cerebrale in risposta allo stimolo condizionato si
riscontrano in seguito ad un protocollo di estinzione.
L’attività della VMPFC in risposta allo sc inizialmente si riduce ma poi aumenta, quella
dell’ippocampo aumenta progressivamente mentre quella dell’amigdala si riduce a seguito
dell’estinzione nei soggetti tipici, senza PTSD, o con il genotipo val/val. Questo viene
attribuito al ruolo della PFC nel ridurre l’attività dell’amigdala tramite il circuito dei neuroni
intercalati e al ruolo dell’ippocampo nella codifica del contesto.
Nei modelli animali si osserva che nell’AL c’è una popolazione di neuroni che mantiene la
sua risposta allo stimolo.
41. Fare un esempio di studio epidemiologico che suggerisca una correlazione positiva
tra attività cognitiva e mantenimento di un buono stato cognitivo in soggetti anziani e
che abbia indagato anche correlazioni con la presenza di marcatori di invecchiamento
patol