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Disturbi dell'apprendimento e del comportamento – ADHD Pag. 1
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ADHD

Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell'autocontrollo. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Questi problemi derivano sostanzialmente dall'incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell'ambiente. È bene precisare che l'ADHD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace, e tanto meno non è un problema dovuto alla "cattiveria" del bambino.

L'ADHD è un vero problema, per l'individuo stesso, per la famiglia e per la scuola, e spesso rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali. È un problema che genera sconforto e stress nei genitori e

negligenti o addirittura indulgenti nei confronti del suo comportamento». Tuttavia, è importante sottolineare che il comportamento iperattivo non è causato da una cattiva educazione o da una mancanza di disciplina. È un disturbo neurobiologico che richiede un approccio specifico nella gestione e nell'educazione del bambino. È fondamentale che gli insegnanti siano adeguatamente preparati per affrontare le sfide che possono presentarsi con un bambino iperattivo. Devono essere consapevoli delle strategie e delle tecniche che possono aiutare il bambino a gestire il suo comportamento e a partecipare attivamente alle attività scolastiche. Inoltre, è importante che i genitori siano coinvolti nel processo educativo e che lavorino in collaborazione con gli insegnanti per garantire un ambiente di apprendimento positivo per il bambino. La comunicazione aperta e la condivisione delle informazioni sono fondamentali per creare un sostegno efficace per il bambino iperattivo. In conclusione, è fondamentale evitare di giudicare e stigmatizzare il comportamento di un bambino iperattivo. È necessario comprendere che il suo comportamento è il risultato di un disturbo neurobiologico e che richiede un approccio specifico nella gestione e nell'educazione. La collaborazione tra insegnanti, genitori e professionisti può fare la differenza nella vita di un bambino iperattivo, offrendogli le opportunità e il sostegno di cui ha bisogno per svilupparsi appieno.

eccessivamente tolleranti e permissivi, e quel bambino è il frutto della loro inefficienza".

Leggendo queste poche righe, i genitori si renderanno conto che, se da un lato diventa necessario fare qualcosa per gestire il comportamento di questi bambini, è anche vero, d'altro canto, che diventa urgente far capire agli altri adulti quale sia la reale natura del problema dell'iperattività. E' necessario che tutte le persone, che interagiscono con i bambini con ADHD, sappiamo vedere e capire le motivazioni delle manifestazioni comportamentali di questi ragazzini, mettendo da parte le assurde e ingiustificate spiegazioni volte ad accusare e ferire i loro genitori, già tanto preoccupati e stressati per questa situazione.

Innanzitutto è necessario scoprire se il bambino a cui state pensando, abbia veramente un Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) oppure se sia semplicemente irrequieto e con la testa tra le nuvole. Nessuna persona,

che non sia uno specialista (ad esempio, uno psicologo o un neuropsichiatra infantile), si deve sentire autorizzata a decidere se quel bambino presenta o meno un ADHD. Qui di seguito e nel sito si possono trovare descrizioni del disturbo per fornire ai genitori e agli insegnanti una più chiara definizione del problema, per far capire quali sono i comportamenti che dovrebbero essere ridotti e quali invece possono essere considerati una semplice variabilità di temperamento del bambino. Disattenzione I sintomi relativi alla disattenzione si riscontrano soprattutto in bambini che, rispetto ai loro coetanei, presentano un'evidente difficoltà a rimanere attenti a lavorare su uno stesso compito per un periodo di tempo sufficientemente prolungato. Diversi autori sostengono che il deficit principale della sindrome sia rappresentato dalle difficoltà d'attenzione, che si manifestano sia in situazioni scolastiche/lavorative, che in quelle sociali. Dato che il Formattazione del testo

Il costrutto di attenzione è multidimensionale (selettiva, mantenuta, focalizzata, divisa), le ultime ricerche sembrano concordi nello stabilire che il problema maggiormente evidente nel DDAI sia il mantenimento dell'attenzione, soprattutto durante attività ripetitive o noiose (Dogulas, 1983; Robertson et al., 1999).

Queste difficoltà si manifestano anche in situazioni ludiche in cui il bambino manifesta frequenti passaggi da un gioco ad un altro, senza completarne alcuno. A scuola si manifestano evidenti difficoltà nel prestare attenzione ai dettagli, banali "errori di distrazione", e i lavori sono incompleti e disordinati.

Insegnanti e genitori riferiscono che i bambini con DDAI sembra che non ascoltino o che abbiano la testa da un'altra parte quando gli si parla direttamente. Passando vicino al banco di un bambino iperattivo si può rimanere colpiti dal disordine con cui gestisce il materiale scolastico e dalla facilità.

1. Il primo sintomo del DDAI è la difficoltà di attenzione, in cui il bambino è facilmente distratto da suoni o stimoli irrilevanti. Nonostante ciò, le ricerche concordano nel dire che i bambini con DDAI non sono più distratti degli altri (Barkley, 1998). Sembra quindi che le difficoltà di attenzione diventino evidenti soprattutto quando il compito da svolgere non è attraente o motivante per il bambino (Millich & Lorch, 1994).

2. La seconda caratteristica del DDAI è l'iperattività, ovvero un eccessivo livello di attività motoria o vocale. Il bambino iperattivo è costantemente agitato, ha difficoltà a rimanere seduto e fermo al proprio posto. Secondo i racconti dei genitori e degli insegnanti, i bambini con DDAI sembrano essere "guidati da un motore": sono sempre in movimento sia a scuola che a casa, durante i compiti e il gioco. Spesso i movimenti di tutte le parti del corpo (gambe, braccia e tronco) non sono armonicamente diretti verso un obiettivo preciso.

scopo. L'iperattività è considerata una dimensione comportamentale lungo la quale i bambini (ma anche gli adulti) si possono collocare tra il polo calmo-ben organizzato e il polo irrequieto-inattento (Sandberg, 1996; Nisi, 1986; Epstein, Shaywitz et al. 1991): si tratta quindi di un continuum lungo il quale tutte le persone trovano una loro collocazione e in cui, naturalmente, i bambini con DDAI occupano una posizione estrema.

Impulsività. Secondo alcuni autori l'impulsività è la caratteristica distintiva del DDAI, rispetto ai bambini di controllo e rispetto agli altri disordini psicologici (Barkley, 1997). L'impulsività si manifesta nella difficoltà a dilazionare una risposta, a inibire un comportamento inappropriato, ad attendere una gratificazione. I bambini impulsivi rispondono troppo velocemente (a scapito dell'accuratezza delle loro risposte), interrompono frequentemente gli altri quando stanno parlando, non riescono a

Stare in fila e attendere il proprio turno. Oltre ad una persistente impazienza, l'impulsività si manifesta anche nell'intraprendere azioni pericolose senza considerare le possibili conseguenze negative. L'impulsività è una caratteristica che rimane abbastanza stabile durante lo sviluppo (sebbene conosca diverse forme a seconda dell'età) ed è presente anche negli adulti con DDAI.

Sottotipi dell'ADHD secondo il DSM-IV

Come più volte descritto, il DSM-IV ammette la possibilità di porre una diagnosi di DDAI a casi piuttosto eterogenei tra di loro, ad esempio, un bambino estremamente iperattivo riceverà la stessa diagnosi di DDAI di uno incapace di concentrazione, ma assolutamente calmo e tranquillo.

Sono stati condotti diversi studi per verificare la presenza di sottotipi all'interno del DDAI, in parte per giustificare la proposta del DSM-IV in parte per isolare altri sottotipi, differenti tra di loro sia dal punto di vista sintomatologico che da quello prognostico.

Da un punto di vista cognitivo-comportamentale, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (DDAI) ha un'eziologia complessa. In effetti, i tre sottotipi del DSM-IV descrivono campioni di bambini molto eterogenei tra di loro, soprattutto per quanto riguarda la comorbidità, il background familiare, il decorso temporale e la risposta alla terapia farmacologica.

Lahey e Carlson (1992) hanno dimostrato che i bambini con DDAI - sottotipo disattento presentano maggiori problematiche emotive (ansia o disturbi dell'umore), sono più timidi e ritirati socialmente. Quelli con DDAI - sottotipo combinato e sottotipo iperattivo-impulsivo si oppongono più frequentemente alle richieste degli adulti, sono più aggressivi e, nel 30% dei casi, ricevono una seconda diagnosi di Disturbo della Condotta o di Disturbo Oppositivo-Provocatorio (Satterfield et al., 1997).

Anche Standford e Hynd (1994) hanno riscontrato delle differenze significative nelle valutazioni degli insegnanti: il sottotipo disattento è più isolato,

più “sognatore ad occhi aperti”, più timido, maggiormente “sottoattivato” e in parte simile al gruppo con Disturbi di Apprendimento. I bambini con iperattività manifestano maggiormente alcuni sintomi tra cui: “agire prima di pensare”, “cambiare spesso attività”, “non attendere il proprio turno” e “gridare in classe”. I tre sottotipi di DDAI si differenziano anche per l’età in cui ricevono una diagnosi di DDAI: il sottotipo iperattivi-impulsivo vengono diagnosticati prima del sottotipo combinato e a sua volta prima del sottotipo disattento (Faaraone et al., 1998): secondo alcuni autori non è chiaro se questo fenomeno sia da attribuire al fatto che i comportamenti iperattivi sono più evidenti in età precoce, oppure se sia il frutto dell’evoluzione del disturbo.

Secondo lo studio di Faraone et al. (1998), non esistono sostanziali

differenzenel profilo cognitivo e psico-sociale dei tre sottotipi, se non nella maggiorpresenza di problematiche scolastiche del gruppo con disattenzione prevalente. Itre sottotipi sono comparabili per quanto riguarda il rischio di altrepatologie, le prestazioni ai test cognitivi di apprendimento.Un risultato contrastante con quanto affermato da Faraone e collaboratori (1998)lo ha ottenuto Nigg (in corso stampa) il quale ha somministrato una batterianeuropsicologica ad un gruppo con DDAI-combinato e ad uno con DDAI-disattento.La batteria indagava le cosiddette funzioni esecutive (Lyon et al., 1996) e inparticolare, l'inibizione comportamentale, l'interferenza, la pianificazione, ilset-shift e la memoria di lavoro. Dalla ricerca di Nigg (in corso di stampa) èemerso che il sottotipo combinato ha un deficit specifico di inibizionecomportamentale (un concetto quasi sovrapponibile all'impulsività, Barkley,1997), cioè questi bambini sembrano incap
Dettagli
Publisher
A.A. 2004-2005
4 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Disturbi dell'apprendimento e del comportamento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Epasto Concetta.