Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 24
Disturbi d'Ansia Pag. 1 Disturbi d'Ansia Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Disturbi d'Ansia Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Disturbi d'Ansia Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Disturbi d'Ansia Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 24.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Disturbi d'Ansia Pag. 21
1 su 24
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

TEORIA FREUDIANA

conflitto inconscio

I disturbi d’ansia sono il prodotto di un , provocato dalla

spinta verso la coscienza di pulsioni, che crea nel soggetto una sensazione di

pericolo imminente, in risposta alla quale l’Io ricorre ai cosiddetti «meccanismi

di difesa» (come per esempio la rimozione).

Nel 1894 Freud parla di nevrosi di angoscia e ne distingue 2 forme:

Diffuso senso di inquietudine o di paura che ha origine da un pensiero o

1. desiderio rimosso, curabile attraverso l’intervento psicoterapeutico.

Senso sopraffacente di panico, accompagnato da manifestazioni di

2. attivazione del sistema nervoso autonomo (sudorazione, diarrea, aumento

nevrosi attuale

dei ritmi cardiaci e respiratori, senso soggettivo di terrore); .

Per Freud non dipende da fattori psicologici ma è data da un accumulo di

libido in assenza di attività sessuale.

Nel 1926

Sulla base del modello strutturale, ansia come risultato di un conflitto

• psichico tra desideri inconsci sessuali o aggressivi provenienti dall’Es e le

corrispondenti minacce di punizione da parte del Super-Io.

Quindi l’ansia viene vista come:

Manifestazione sintomatica di confitto nevrotico;

• Segnale adattivo per allontanare la consapevolezza di tale conflitto.

L’ansia è un segnale di pericolo nell’inconscio. In base al segnale l’io attiva

meccanismi di difesa per sopprimere il pericolo. Se l’io non riesce ad attivare le

difese ne deriva un’ansia interna. 4

p. Massimo Vigna-Taglianti

Gerarchia evolutiva dell’ansia

La gerarchia evolutiva dell’ansia serve al clinico per determinare le cause

dell’ansia.

Ansia che proviene dal Super-Io: sentimenti di colpa o tormenti della

1. coscienza dovuti al fatto di non condurre una vita all’altezza di uno

standard interno di comportamento morale;

Fase edipica: ansia focalizzata su un danno o perdita potenziale dei

2. genitali per mano di una figura genitoriale vendicativa, percepito come

lesione fisica;

Timore di perdere l’amore o l’approvazione di un altro significativo,

3. all’origine da un genitore;

Paura di perdere l’oggetto: ansia di separazione;

4. Angoscia persecutoria;

5. Angoscia di disintegrazione paura di perdere il senso di sé e dei

à

6. propri confini con la fusione con un oggetto oppure paura che il

proprio sé si frammenti a parola la propria integrità in assenza di

risposte da parte di altre persone del proprio ambiente.

In particolare negli ultimi 3 punti persistono e possono essere motivati con

facilità in situazioni traumatiche o di stress. 5

p. Massimo Vigna-Taglianti

Il contesto

miscela di ansie

Ciascun individuo di fatto ha una unica e caratteristica

Ø Ansia primaria: produce un effetto disorganizzato per il pz;

Ø Ansia segnale: può essere adattiva;

Ø fattori biologici

Evidenze empiriche collegano lo sviluppo di ansia a e

Ø genetici

; versione più corta del gene

Individui con una coinvolto nel trasporto

Ø della serotonina possono avere una maggiore ansia, associata ad un

temperamento nevrotico, rispetto a quelli che hanno una versione più

lunga del gene;

Studi empirici mostrano come i pazienti siano affetti con maggiore

Ø probabilità da due o più disturbi d’ansia, piuttosto che dalla forma pura

di una specifica entità diagnostica;

Il trattamento di un paziente dovrà affrontare più di un disturbo

Ø d’ansia. 6

p. Massimo Vigna-Taglianti

Disturbi d’ansia

Disturbo da attacchi di panico;

Ø Fobie;

Ø Disturbo ossessivo-compulsivo;

Ø Disturbo post-traumatico da stress;

Ø Disturbo acuto da stress;

Ø Disturbo d’ansia generalizzato.

Ø 7

p. Massimo Vigna-Taglianti

Disturbi da attacchi di panico

Si caratterizza per la presenza di un’improvvisa e intensa paura, la cui

durata varia da alcuni secondi a qualche minuto, ma causano al paziente

considerevole angoscia. Esso si accompagna a sintomi somatici come

sudorazione, tremori, tachicardia, dispnea, a sintomi dissociativi di

depersonalizzazione (cambiamento peculiare nella consapevolezza di sè)

e derealizzazione (dejà vu e sensazione di marziano), e a sintomi

cognitivi come la sensazione di impazzire, di perdere il controllo o morire.

Dimostrano il coinvolgimento di fattori neurofisiologici, anche se nessun

dato empirico è in grado di spiegare che cosa scateni l’inizio di un attacco

di panico.

Questa sindrome è molto diffusa in particolare tra i giovani. La violenza con

cui si manifestano gli attacchi di panico lascia un segno profondo nella

memoria in particolare nella memoria somatica del soggetto. Termina con

la completa interruzione dell’attività momentanea del paziente.

Nei soggetti femminili un fattore eziologico è l’abuso sessuale e fisico

durante l’infanzia.

Il disturbo di panico può essere o non essere associato ad agorafobia. Nei

casi in cui il disturbo di panico è associato ad agorafobia, il soggetto

sviluppa una forma secondaria di ansia anticipatoria che lo porta a

mettere in atto condotte di evitamento, nel tentativo di non avere una

nuova ansia panica in un luogo da cui può risultare difficile la fuga, quindi si

preoccupa di quando e dove avverrà l’attacco successivo.

Conseguentemente, i pazienti tendono nel tempo a limitare in maniera

sensibile la loro vita sociale, lavorativa e affettiva, riducono i loro viaggi per

paura di avere un attacco in un luogo dal quale non possono fuggire

facilmente. 8

p. Massimo Vigna-Taglianti

Due teorie patogenetiche

inibizione comportamentale a ciò che non è

Kagan e coll. (1988)

• noto

: i pazienti mostrano una vulnerabilità innata neurofisiologica

predisponente che può interagire con specifici fattori stressanti

ambientali per produrre il disturbo. I pazienti sono spaventati da tutto

ciò che loro è strano nell’ambiente fanno quindi affidamento sui genitori

che però non saranno sempre presenti. Esteriorizzano la propria

inadeguatezza proiettandolo nei genitori che considerano inaffidabili.

Hanno allo stesso tempo paura che ciò provochi un allontanamento dei

genitori;

Comprensione della patogenesi del disturbo sulla base della teoria

• dell’attaccamento: spesso questi pazienti vedono la separazione e

l’attaccamento come processi non compatibili. Si è sensibili sia alla

perdita della libertà che alla perdita di sicurezza vogliono evitare sia la

separazione, in quanto risulta essere troppo minacciosa, sia

l’attaccamento, in quanto risulta essere troppo intenso. Questo provoca

uno stile d’interazione ipercontrollante.

Milrod (1998): questi pazienti sono soggetti a sensazioni di

• frammentazione del Sé, e possono necessitare di figure importanti che

li aiutino a sentire di avere un senso stabile di identità. 9

p. Massimo Vigna-Taglianti

Terapia psicodinamica

Dati empirici indicano che interventi psicodinamici possono giocare un

• ruolo importante nella terapia del disturbo;

Nel corso di una terapia psicodinamica le difficoltà relazionali del paziente

• spesso vengono riprodotte nel transfert verso il terapeuta: evidenti conflitti

che coinvolgono rabbia, indipendenza e separazione. L’ansia può essere

dovuta anche alla paura di perdere il terapeuta.

Di considerevole aiuto per la terapia è l’esame dei meccanismi di difesa

• usati in maniera specifica per evitare la rabbia: fantasie di rabbia

incontrollabile, o anche omicida, possono essere elementi centrali nella

terapia. L’importante è esaminare questi tipi di rabbia e com’erano vissuti

rispetto ai genitori;

In genere è richiesta una combinazione di terapia farmacologica e

• psicoterapeutica.

Meccanismi di difesa vengono utilizzati per evitare la rabbia durante la terapia.

Preferenzialmente vengono usati meccanismi di difesa quali:

meccanismi di formazione reattiva per tenere lontano un impulso

à

1. inaccettabile adotta un tratto di carattere opposto;

annullamento retroattivo pensiero che annulla l’azione inaccettabile

à

2. portata a termine;

somatizzazione;

3. Esternalizzazione.

4. I meccanismi 1. e 2. possono aiutare il paziente a disconoscere affetti

• negativi come la rabbia.

I meccanismi 3. e 4. spesso agiscono sinergicamente per prevenire una

• riflessione interna. 10

Fobie

La fobia (dal greco phóbos = timore) è una paura immotivata ed eccessiva

• per oggetti, situazioni o attività particolari, che inducono il soggetto a

mettere in atto comportamenti di evitamento per non esporsi allo stimolo

fobico, per paura di vivere un’intensa risposta ansiosa, che può prendere

forma di un attacco di panico.

Come i disturbi d’ansia sono tra i più comuni tra i principali gruppi dei

• disturbi mentali, così le fobie sono di gran lunga i disturbi più comuni

all’interno dei disturbi d’ansia.

Nel DSM-IV-TR le fobie sono suddivise i 3 categorie:

Agorafobia senza storia di disturbo da attacchi di panico (paura quando

à

1. il soggetto si trova in ambienti non familiari o ampi di spazi all’aperto,

perché teme di non riuscire a controllare la situazione);

fobia specifica paura irrazionale legata all’esposizione di specifici oggetti

à

2. o situazioni (aracnofobia);

fobia sociale paura di trovarsi in pubblico o in presenza di altri ad

à

3. eseguire una prestazione.

La comprensione psicodinamica delle fobie illustra il meccanismo nevrotico

• della formazione del sintomo. 11

p. Massimo Vigna-Taglianti

Le fobie si inseriscono in un modello di diatesi genetico-costituzionale

• interagente con stressor ambientali, es. la morte di un genitore prima

dei 17 anni.

Alcuni fattori che la potrebbero causare sono:

• Genetici: disposizione ereditaria alla fobia;

• Fattori eziologici ambientali.

Nell’ICD-10 le «sindromi fobiche» includono:

L’agorafobia;

• Le fobie sociali;

• Le fobie specifiche (isolate);

• Altre sindromi fobiche;

• La sindrome fobica non specificata.

Le fobie sono di natura invasiva e coercitiva e dominano la vita intera. Si ha

la sensazione di esserne controllati e la consapevolezza che la paura

proviene dal proprio interno e non può essere controllata dall’esterno. 12

p. Massimo Vigna-Taglianti

Comprensione psicodinamica

Quando i pen

Dettagli
A.A. 2014-2015
24 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/18 Genetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher federica!!!!!! di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Basi biologiche e genetica umana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Valle d'Aosta o del prof Vigna Taglianti Massimo.