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IL SISTEMA ELETTORALE.

Il sistema elettorale serve per risolvere il problema di trasformare la totalità di elettori italiani in un

numero minore di rappresentanti. Qual’è il meccanismo? Come si fa a trasformare il consenso

elettorale in una sola persona?

Ci sono modelli puri e astratti ma non valgono più ai giorni di oggi. Non esistono nella realtà. Ai

giorni di oggi esistono i modelli che si ispirano a questi modelli puri e astratti.

I modelli puri sono 2:

1. SISTEMA PROPORZIONALE.

2. SISTEMA MAGGIORITARIO.

Il sistema proporzionale si basa sulla logica di far votare gli elettori sulla base di una lista e

vengono eletti tra questa lista. Come si fa ad attuarlo in un paese? I candidati vengono raggruppati

per liste che corrispondono ad altrettanti partiti. Si distribuiscono i voti totali che vengono espressi

tra le liste.

37% 20% 13% 30%

Se hai preso il 37 % di voti avrai il 37 % di seggi alla camera. Se vogliamo poi stabilire chi della

lista A va ad occupare i posti (se A ha 500 nomi) l’elettore deve crociare il nome della persona che

vuole mandare in parlamento. Dagli anni 50 all’inizio dei 90 si usava un modello che si rifaceva al

sistema proporzionale puro. C’erano delle circoscrizioni in Italia.

Il sistema maggioritario funziona come se idealmente dividessimo l’Italia in 630 collegi (per la

camera) e decidiamo quale partito ha diritto a prendersi il collegio. Il partito che avrà ottenuto il

maggior numero di voti nel collegio.

All’inizio degli anni 90 i partiti tradizionali svaniscono e scene formano di nuovi. Si dice che il

sistema proporzionale non consente la governabilità perché due partiti che non hanno la

maggioranza si mettono insieme contro un partito che ha la maggioranza e fanno scudo. Più si

frammentava il paese e più questo fenomeno andava accentuandosi. Con un parlamento

frammentato da vari partiti non di arriva da nessuna parte. Se nella gran parte delle regioni c’è un

partito che prende i voti, con sistema maggioritario prende tutto. Si introducono le coalizioni.

Anziche presentarsi alle elezioni come singoli partiti si presentano due coalizioni: una di centro

destra e una di centro sinistra.

Nel 2000 fallisce anche il maggioritario e si ritorna a un proporzionale rivisitato.

In un sistema maggioritario o vince una coalizione o vince l’altra. Anziché avere un parlamento di

10,11 partiti noi vogliamo avere un parlamento diviso a metà (questo era l’intento). La coalizione di

maggioranza decide e quella di minoranza sta li. Questo esperimento non riesce. Per una serie di

motivi tecnici, ma per una ragione di fondo : il consenso politico non era pronto all’epoca e non è

fatto per ragionare così . Il consenso si disperde in tanti partiti, non era abituato ad esprimersi in

questo modo. Oggi si sono incrementati ancora di più i partiti che già c’erano. Infatti nel 2000 si

ritorna verso il proporzionale, con un sistema che però presenta una grande novità. Un sistema

enormemente criticato e che recentemente è stato dichiarato incostituzionale e non verrà più

utilizzato nelle prossime elezioni. La novità: le liste sono liste BLOCCATE, ovvero viene eliminata

la possibilità per gli elettori di esprimere le preferenze per ogni singolo candidato. Nel

maggioritario non ci sono le liste. Si torna al proporzionale, devono tornare le liste ma si toglie la

possibilità di esprimere la preferenze sul candidato. Il partito stabilisce il candidato. Il partito

compone la lista dei candidati in modo decrescente. Il primo della lista è il primo che sarà eletto.

L’ordine è stabilito dal partito.

Per fare un esempio: L’Italia viene divisa in 100 circoscrizioni, ogni circoscrizione può eleggere 63

deputati alla camera. Ci sono le liste ABCD… che contengono 80 nomi. Nel modello tradizionale

se la lista A ottiene il 20 % dei voti alla circoscrizione ha diritto per semplicità a 13 seggi. Chi va ad

occupare i 13 seggi nel modello precedente è chi ha preso più voti dagli elettori. Invece nel

modello di oggi si cancellano le preferenze e allora i 13 seggi sono occupati dai primi 13 della lista.

Questo sistema, dichiarato illegittimo, ma intanto è stato usato nelle ultime elezioni e il parlamento

attualmente in carica è stato eletto così. Questa cosa ha avuto un impatto decisivo sulla forma di

governo. Il fenomeno di attribuire così tanto potere a un partito ha avuto un impatto enorme sulla

forma di governo, cioè sul rapporto tra governo e parlamento. Un impatto così forte da coinvolgere

anche le fonti.

RAPPORTO TRA GOVERNO E PDR.

Per studiare questi rapporti ci sono vari modi. Noi studiamo come il governo nasce, in che modo si

forma e attraverso lo studio di questo procedimento studiamo anche i rapporto tra i due soggetti.

Noi ci poniamo in un momento in cui il parlamento è appena stato eletto. I deputati e senatori sono

stati scelti. Supponiamo che il governo non ci sia. Come si fa a formarlo?

1. CONSULTAZIONI: Nessuna norma dice come debbano essere fatte. Consistono nel fatto che

il presidente della repubblica convoca delle persone a sua scelta, con l’obiettivo di farsi un’idea

su quale presidente del consiglio dei ministri (capo del governo) sarebbe gradito al parlamento

appena eletto. Per fare questo convoca rappresentanti principali dei singoli partiti. Le

consultazioni sono di fatto dei colloqui informali. Il presidente della repubblica riceve i singoli

partiti per farsi un’idea da ciascuno su chi si orienterebbe la scelta. E’ chiaro che la preferenza

espressa dal partito di maggioranza pesa di più degli altri.

2. INCARICO: ad un possibile presidente del consiglio. Il presidente della repubblica da l’incarico

al preferito dalle consultazioni. E’ un incarico informale. L’incarico è duplice: formare una lista

di ministri in cui ad ogni ministero corrisponde un nome di un ministro e scrivere un

programma di governo (cosa intende fare). La persona che accetta accetta l’incarico con

riserva. La persona che ha ricevuto l’incarico NON è il presidente del consiglio. Accetta con

riserva nel senso che l’incaricato non è sicuro di riuscire a tornare dal presidente con lista dei

ministri e programma di governo. Il parlamento deve votare in modo favorevole la lista dei

ministri, dunque serve la maggioranza relativa in Parlamento; ma un solo partito anche se di

maggioranza non riuscirà ad avere la maggioranza relativa. Il ministero più importante

(dell’economia) è quello che ci mette i soldi. Perché ci sia la maggioranza i vari ministri

(Giustizia, Difesa…) inseriscono dei parlamentari di altri ministeri nei propri. Ogni ministro ha il

suo ministero, tranne nel caso in cui il presidente del consiglio deleghi alcune delle sue funzioni

a tizio. Il sistema elettorale ha incidenza profonda sul procedimento di formazione del governo.

Il rischio di non riuscire a formare la lista del governo e il programma e che l’incaricato venga

sciolto da riserva è alto. Se viene sciolto il procedimento ricomincia.

3. NOMINA: Nel caso riuscisse a portare a termine l’incarico, il presidente della repubblica

nomina con atti formali il presidente del consiglio dei ministri, e successivamente con dPR

nomina i ministri indicati dal presidente del consiglio. Il presidente del consiglio non è eletto ne

dal popolo ne dal parlamento, è eletto dal dPR, può essere chiunque (purche maggiorenne).

Non deve per forza essere un parlamentare. Negli ultimi anni si è diffusa l’usanza di chiamare il

presidente del consiglio Premier. Nella terminologia del sistema giuridico italiano non esiste la

parola premier, ed è inoltre fonte di confusione perché esiste in altri ordinamenti ma significa

qualcosa di diverso. Si è diffusa la prassi di indicare sulla scheda elettorale anche il leader del

partito. Si è diffusa la credenza che votando la lista si votasse anche il leader della lista come

presidente del consiglio.

4. GIURAMENTO: Il presidente del consiglio dei ministri appena nominato, i ministri appena

nominati giurano fedeltà alla costituzione. E’ un atto solenne, svolto di fronte al presidente della

repubblica, ha un significato giuridico perché segna l’entrata in carica del governo. Il

presidente del consiglio e i ministri entrano in carica con il giuramento, non con la

nomina. Pur essendo entrati in carica col giuramento non possono ancora esercitare il proprio

potere.

5. FIDUCIA: (parlamentare) Prende forma il Rapporto tra governo e parlamento che prende il

nome di fiducia. Il governo nominato deve però presentarsi al parlamento per ottenere il

famoso voto favorevole, di camera e senato, della maggioranza relativa. Tutto il procedimento

è proiettato sulla fiducia: obiettivo ultimo. La fiducia una volta conferita deve sempre rimanere.

Con la fiducia entrano i pieni poteri del presidente del consiglio. La fiducia tra governo e

parlamento si può interrompere. Tutte le volte che il rapporto viene meno succedono una serie

di conseguenze. Si fa in quirinale. Il parlamento di fronte all’aula semicircolare, quando il

governo si presenta in parlamento si siede di fronte al parlamento. Il governo che ha appena

giurato arrivano prima in una delle due camere, e illustrano il programma di governo.

CASI IN CUI LA FIDUCIA VIENE MENO.

La fiducia che lega parlamento e governo è un rapporto, deve sempre permanere perché il

parlamento rimanga in equilibrio, tuttavia vi sono casi in cui la fiducia può venire meno.

I casi in cui la fiducia viene meno sono due: un caso in cui la fiducia viene meno per iniziativa del

parlamento, nel secondo caso è il governo che mette alla prova, vuole una verifica sulla

permanente esistenze della fiducia. Si differenziano perché è diversa la natura dell’interruzione del

rapporto.

1. MOZIONE DI SFIDUCIA: Atto con cui il parlamento ritiene che non ci sia più la fiducia nei

confronti del governo. E’ un atto, un documento, deve essere approvato dal parlamento.

Essendo un atto che viene approvato dal parlamento deve essere votato a maggioranza

semplice (relativa) da entrambe le camere. Si può arrivare a questo atto per varie ragioni. La

ragione concettuale: come il governo che si è presentato per chiedere la fiducia , nella vita

quotidiana del lavoro del governo, qualcosa può essere andato come non ci si aspettava. Ad

esempio il governo non ha attuato le manovre che aveva annunciato. Può anche essere un

atto di natura politica. Si rompe il rapporto perché si è modificato il rapporto politico tra i partiti

ad esempio. Quando il parlamento decide di approvare una mozione di sfiducia, la costituzione

stessa ha previsto che questa mozione venga approvata con cautela, evitando che venga

appro

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A.A. 2016-2017
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SSD Scienze giuridiche IUS/09 Istituzioni di diritto pubblico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vitorosch di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto pubblico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - Unipmn o del prof Geninatti Saté Luca.