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Atti giuridici dell'Unione

Gli atti giuridici dell'Unione sono: i regolamenti, le direttive, le decisioni, le raccomandazioni e i pareri, atti legislativi, atti delegati, atti di esecuzione.

Procedure legislative per l'adozione degli atti dell'Unione

Per la formazione degli atti giuridici di cui si è detto, il TFUE prevede:

  • una procedura legislativa ordinaria che si fonda sulla competenza legislativa paritaria di Parlamento e Consiglio, su proposta della Commissione.
  • alcune procedure legislative speciali che attribuiscono a seconda dei casi una certa prevalenza al Parlamento ovvero al Consiglio.

Crisi eurozona

La crisi dell'eurozona è scoppiata a causa della situazione della Grecia che, per debolezza economica e finanza pubblica fuori controllo, era parsa sull'orlo di dichiarare fallimento: tale situazione rischiava di travolgere le banche che l'avevano fino ad allora finanziata, esponendo a rischio.

contagio altri paesi fortemente indebitati al punto di minacciare la stessa sopravvivenza dell'euro.

Capitolo 5

Fonti del diritto

Ciascun ordinamento giuridico stabilisce le regole affinché determinate norme possano essere riconosciute come appartenenti all'ordinamento stesso. Si chiamano appunto Fonti del diritto, e sono tutti quei fatti o atti che l'ordinamento giuridico abilita a produrre norme giuridiche, che devono essere generali (riferite a una pluralità di soggetti) e astratte (ripetibili nel tempo a prescindere dal caso concreto).

Fonti di produzione e sulla produzione del diritto

Fonti di produzione del diritto, quei fatti o atti ai quali l'ordinamento attribuisce la capacità di produrre imperativi che esso riconosce come propri.

Fonti sulla produzione, quelle norme che disciplinano i modi di produzione del diritto oggettivo, individuando i soggetti titolari di potere normativo, i procedimenti di formazione, gli atti prodotti.

Quindi

nell'ordinamento italiano sono fonti di produzione del diritto gli atti normativi posti nel rispetto delle norme sulla produzione dell'ordinamento italiano. Fonti fatto: quando l'ordinamento riconosce direttamente al corpo sociale la capacità di produrre norme in via autonoma, quindi senza che siano seguite procedure particolari, né che le norme stesse siano frutto di una ben individuabile ed espressa volontà. Fonti atto: quando la norma è prodotta da un soggetto istituzionale, portatore di una precisa volontà e nel rispetto delle procedure previste dalle fonti sulla produzione (costituzione, legge, regolamento ecc.). La differenza è che nelle fonti fatto contano i comportamenti umani assunti come fatti oggettivi; nelle fonti atto invece conta la volontà del soggetto istituzionale espressa secondo un procedimento di produzione del diritto prestabilito. Costituzione fonte sulle fonti: La costituzione oltre aessere essa stessa una fonte del diritto, è la massima fonte sulle fonti, nel senso che legittima tutti i processi di produzione del diritto. Essa individua le fonti del diritto e disciplina i modi di produzione delle norme giuridiche che appartengono all'ordinamento. La costituzione non stabilisce direttamente tutti i processi di produzione del diritto, ma si limita a determinare solo quelli più importanti: - Quelli che permettono di produrre norme di rango costituzionale (leggi di revisione costituzionale). - Quelli che permettono di produrre norme di rango primario (leggi ordinarie dello Stato) Fonti primarie chiuse e fonti secondarie aperte Con riferimento agli atti primari, nonché a quelli costituzionali, il sistema delle fonti del diritto deve considerarsi un sistema chiuso. Ciò significa che: - Non sono configurabili atti fonte primari che superino quelli espressamente previsti dalla Costituzione. La creazione di atti primari richiederebbe perciò una< p >revisione costituzionale. Il fatto che la costituzione individui il catalogo delle fonti primarie non significa che le norme costituzionali esauriscano la disciplina dei procedimenti di formazione dei rispettivi atti, essa infatti si limita a stabilire la disciplina essenziale, all'interno della quale possono essere fissate regole ulteriori.

< p >Il carattere chiuso, inoltre, significa che ciascun atto primario non può disporre di una forza maggiore di quella che la Costituzione ad esso attribuisce. Per gli atti secondari, parliamo invece di un sistema delle fonti del diritto aperto. Ciò significa che l'individuazione degli atti fonte secondari è lasciata alla disponibilità dei soggetti titolari di potere normativo primario.

< p >La forza di legge è la forza che viene attribuita a un atto per collocarlo in un ordine di gerarchia. Essa ha due profili:

< ul > < li >Profilo attivo: cioè la capacità di innovare al diritto oggettivo, abrogando o modificando atti tag p per formattare il testo in un paragrafo:

fonte equiparati o subordinati- Profilo passivo: ha la capacità di resistere all'abrogazione o modifica da parte di atti fonte che siano dotati della medesima forza.

Risoluzione dei conflitti tra le fonti

Dato che un ordinamento come abbiamo già visto deve risultare sotto l'unità la coerenza e la completezza, è normale che la continua produzione di diritto possa portare al formarsi di antinomie, ovvero di contrasti tra le norme, ovvero casi in cui due norme qualifichino un medesimo comportamento in modo tale che l'osservanza di una, comporti l'inosservanza dell'altra.

Per consentire all'interprete di sciogliere queste antinomie e scegliere quale delle due norme applicare in modo univoco al caso concreto, si ricorre ai meccanismi previsti dall'ordinamento in cui ci si trova.

Nel nostro caso, in Italia, vi sono tre criteri per risolvere questi contrasti, ovvero:

  • Gerarchia
  • Cronologico, abrogazione
  • Competenza

Si utilizza il tag ul per creare una lista non ordinata e il tag li per ogni elemento della lista.

il medesimo ambito di regolamentazione. In questo caso, prevale la norma più recente, che abroga la norma precedente. L'abrogazione comporta l'eliminazione dell'atto normativo dal sistema giuridico, con la conseguente perdita di ogni sua efficacia. Si utilizza il criterio della specialità quando una norma generale entra in conflitto con una norma speciale che disciplina un caso particolare. In questo caso, prevale la norma speciale, che deroga alla norma generale solo per il caso specifico disciplinato dalla norma speciale. Infine, si utilizza il criterio della competenza quando le norme in contrasto sono stabilite da fonti con competenze diverse. In questo caso, prevale la norma stabilita dalla fonte competente per la materia in questione. È importante sottolineare che la gerarchia delle fonti è un principio fondamentale del sistema giuridico, che garantisce l'ordine e la coerenza del diritto.

La successione degli atti normativi nel tempo, prevalendo e applicando così la norma posta successivamente nel tempo. In base a questo criterio quindi la norma precedente è abrogata da quella successiva. La norma abrogata vale per tutti i rapporti giuridici ancora pendenti, mentre quella abrogatrice vale di norma solo per il futuro, a meno che non venga specificato ed espresso il suo valore nei casi precedenti alla sua entrata in vigore. Ovviamente questo discorso vale solo per i rapporti giuridici ancora pendenti, quelli esauriti non possono essere in alcun modo regolati dalla nuova legge, come per le leggi penali. L'abrogazione non elimina la norma precedente ma ne circoscrive nel tempo l'efficacia, limitando solo i fatti avvenuti prima della nuova norma. La deroga invece si ha quando si prevede un'eccezione alla norma circoscrivendo il suo ambito di applicazione nel tempo o nello spazio o ai suoi destinatari. L'abrogazione può essere di tre

tipi:

  • Abrogazione espressa: ovvero quando il legislatore dichiara espressamente che la norma anteriore è abrogata
  • Abrogazione implicita: quando si ha l'intervento di una nuova disciplina dell'intera materia, dove prima era suddivisa in più leggi sparse
  • Abrogazione tacita: essa non è disposta dal legislatore, e si ha quando vi è una incompatibilità tra la nuova norma e quella preesistente che dovrà essere risolta con la scelta da parte dell'interprete di una delle due, quando essa rivela l'effettivo contrasto.

In base al criterio di competenza, si attribuisce ad una fonte la disciplina di materie, escludendo tutte le altre fonti. Il rapporto tra norme contrastanti è un rapporto tra norma valida e norma invalida, sicché la norma non competente, è una norma invalida che deve essere eliminata dall'ordinamento mediante annullamento.

Interpretazione del diritto

L'applicazione del diritto, oltre a

risolvere eventuali antinomia, presuppone un'attività interpretativa, intesa come quella attività che mira alla ricostruzione del significato degli atti normativi, partendo dal loro stesso testo. L'interpretazione è quel processo attraverso il quale partendo dalla disposizione posso ricavare la norma concreta che devo applicare in quel determinato caso. Si parla di interpretazioni diverse, queste sono le principali: - Interpretazione letterale: consiste nell'interpretare la disposizione non attribuendo ad essa "altro senso che quello fatto palese dal significato delle parole secondo la connessione di esse". Con questa interpretazione quindi si utilizzano le regole del linguaggio e si fa riferimento unicamente al significato tecnico giuridico delle parole. Non lascia libere interpretazioni. - Interpretazione estensiva (teleologica): consiste nell'attribuire alla disposizione un significato più ampio rispetto a quello che potrebbeemergereleggendo il testo. Questo è possibile grazie a:
  1. Relazionare la disposizione con altre norme
  2. Considerando l'intenzione del legislatore

Interpretazione sistematica: consiste nel valutare la disposizione alla luce, non del solo testo, ma delle altre disposizioni presenti nell'ordinamento, in modo da coordinare con esse il significato e la portata.

Interpretazione evolutiva: consiste nell'interpretare una disposizione alla luce delle mutate esigenze e caratteristiche della società, in modo da ottenere dallo stesso testo una norma diversa, adeguata alle diverse esigenze della realtà sociale. (entrata in Europa dell'Italia art.11)

Interpretazione adeguatrice: consiste nell'interpretare la disposizione alla luce non solo del mutato contesto sociale, ma anche dei mutati principi che informano il sistema. È più radicale, perché la stessa disposizione si trova collocata in un contesto diverso rispetto a quello in cui è stata originariamente concepita.

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
35 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/09 Istituzioni di diritto pubblico

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giova__p di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto pubblico e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Ponzio Silvia.