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DEF
entro aprile
programmazione economica. Tale documento dovrò poi essere inviato a Bruxelles, e ciò affinché il
valuti i programmi di stabilità degli Stati, fornendo eventuali indicazioni di modifica. In
Consiglio Europeo
quest’ultimo caso, il Governo presenta la che recepisce le indicazioni
nota di aggiornamento del DEF
dell’U.E. Definito quindi il quadro programmatorio da seguire, il Governo deve poi presentare entro il 15
sia il che il . La che ha sostituito la
legge di stabilità,
ottobre disegno di bilancio disegno di legge di stabilità
vecchia è un documento fondamentale, con il quale si deve far sì che il bilancio dell’anno a
legge finanziaria,
venire corrisponda agli obbiettivi prefissati. La consiste sostanzialmente in una modifica
legge di stabilità
delle aliquote, in quanto riguarda l’aumento o la riduzione delle tasse, o modifiche di leggi di spesa: si
distingue quindi dalla vecchia legge finanziaria, la quale consisteva invece in interventi di varia natura sulla
Oggi il compito di modificare la legislazione vigente spetta ai c.d.
legislazione vigente. disegni di legge
i quali sono allegati al
collegati alla manovra finanziaria, DEF. 41
Parte III - (L’organizzazione dello Stato)
Forme di Stato e forme di Governo Il Parlamento Governo e Pubblica amministrazione Il Presidente
1. 2. 3. 4.
della Repubblica Organi ausiliari e autorità indipendenti Gli strumenti diretti di partecipazione popolare
5. 6.
1. Capitolo I - Forme di Stato e forme di Governo
In ogni organizzazione sociale il diritto disciplina:
Le relazioni tra autorità ed individui, detti di natura verticale;
• Le relazioni tra individui, detti di natura orizzontale;
• Le relazioni tra le autorità dotate di poteri pubblici.
•
La si basa sia sui rapporti di natura verticale sia in quelli di natura orizzontale.
definizione di “forma di Stato”
Lo Stato si ha quando esiste un potere pubblico che esercita la sua sovranità sul territorio e sui cittadini. La
“forma di Stato” riguarda pertanto le modalità con cui questo potere pubblico si rapporta con i cittadini. La
fa invece riferimento ai rapporti tra le autorità dotate di poteri pubblici, e
definizione di “forma di Governo”
in particolare riguarda il modo in cui il potere dello Stato è ripartito tra i vari organi.
1.1. L’ordinamento feudale
Una prima forma di Stato si ha con il quale costituisce il presupposto per la nascita
l’ordinamento feudale
dello Stato assoluto. Con l’ordinamento feudale tuttavia non si può parlare di Stato vero e proprio, in
quanto l’esercizio delle classiche funzioni pubbliche era il frutto di un rapporto privatistico di scambio e non
di un rapporto pubblicistico.
L’ordinamento feudale si sviluppa in Europa tra il VI e il IX secolo. In assenza di leggi che garantivano
tranquillità, e poiché il Re non era abbastanza forte per garantire sicurezza, le popolazioni si stabilirono vicino
ai castelli dei c.d. feudatari. Quest’ultimi erano in possesso di un proprio esercito e stabilivano loro stessi le
regole da sottoporre al proprio popolo. Le popolazioni fornivano al feudatario i prodotti della propria terra, in
cambio di protezione e della garanzia di un’autorità che facesse rispettare le regole. A questo punto il Re
assumeva il ruolo di un organo confederale, al quale occorreva il consenso del feudatario per disporre delle
risorse e delle persone nel suo territorio. Per ottenere tale consenso, il Re riuniva i signori feudali nei c.d.
“parlamenti medioevali”. Questo primo modello cominciò ad evolversi, tra il IX e il X secolo, con la nascita dei
mercati e della nuova classe sociale di mercanti e banchieri. Con l’affermazione del denaro come mezzo di
pagamento per le varie prestazioni, la struttura organizzativa del feudatario muta. Vennero infatti istituiti dei
funzionari che avevano il compito di riscuotere i dazi e le gabelle in denaro. Con l’avvento delle “crociate in
Terra Santa”, questa organizzazione subisce un ulteriore cambiamento. Gli eserciti divennero più numerosi e
professionali, ma poiché dovevano essere pagati, si cominciò ad affermare la “tassazione”, che necessitò di un
“apparato burocratico” in grado di riscuotere e di gestire le somme riscosse.
L’ordinamento feudale si basava:
Sulla mancanza di un potere pubblico sovrano;
• Sull’esercizio delle funzioni pubbliche in relazione a rapporti privatistici;
• Sulla nascita di un apparato burocratico.
•
1.2. Lo Stato assoluto
Lo Stato dotato di poteri per perseguire fini pubblici nasce intorno al 1400, attraverso lo Stato assoluto,
come conseguenza della necessità di ricercare nuove entrate per mantenere l’apparato burocratico e per
pagare il costo delle guerre.
Lo “Stato assoluto” nasce a seguito della concentrazione dei poteri nelle mani del sovrano, come conseguenza
dell’eliminazione dei poteri intermedi rappresentati dai feudatari. Il primo passo fu caratterizzato dalla
progressiva eliminazione dei parlamenti medioevali, a seguito della quale il Re divenne titolare del potere
legislativo ed esecutivo, mentre quello giudiziario era esercitato da giudici da lui stesso nominati.
Successivamente, con la soppressione dei tribunali, anche il potere giudiziario passa alle mani del sovrano.
Questo accentramento dei poteri portò alla costituzione di uno Stato assoluto, in cui i poteri del sovrano non
avevano alcun limite, e i sudditi erano privi di diritti tutelabili. 42
La tesi che il potere del sovrano era illimitato trovò appoggio nella: “teoria della sovranità” del francese Jean
Bodin, secondo il quale la sovranità indica un potere che deriva solo da se stesso, e non c’è rapporto di
negoziazione tra cittadini e Re in quanto quest’ultimo era titolare del potere assoluto; “teoria del contratto
sociale” dell’inglese Hobbes, secondo cui il cittadino si sottopone volontariamente al potere.
Lo stato assoluto si basava quindi:
Sulla nascita del concetto di “sovranità”;
• Sulla concentrazione dei poteri dello Stato nelle mani del sovrano”;
• Sulla subordinazione dei cittadini al potere del sovrano.
•
1.3. Lo Stato liberale
Dopa la rivoluzione francese che aveva stravolto lo Stato assoluto, si forma lo sul quale si
Stato liberale
fonderà poi lo Stato contemporaneo.
Dopo la rivoluzione i sovrani erano ritornati sulla scena, tuttavia la borghesia, che della rivoluzione era stata
l’artefice, non era disposta a lasciare il potere assoluto al Sovrano, ma voleva al contrario partecipare
anch’essa alla vita politica dello Stato. A questo punto, il sovrano concesse tramite accordi le “carte
costituzionali” alla borghesia, accordi tramite i quali i quali il sovrano limitava alcuni dei suoi poteri a
vantaggio della borghesia. Queste “carte costituzionali” enunciarono i diritti ai quali la borghesia era
interessata, e per la prima volta si fondarono sul “principio della rappresentatività” e sul “principio della
separazione dei poteri”. Quest’ultimo venne elaborato da Montesquieu, la cui idea fondamentale fu quella
che i tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giudiziario) devono essere separati, affinché possano
controllarsi e arrestarsi vicendevolmente. Grazie a tale principio la sovranità non è più illimitata, la
costituzione riconosce alcuni diritti di libertà ai cittadini e in conseguenza la legge diviene garanzia di questi
diritti. Tali libertà si definiscono libertà negative (o libertà dallo Stato) in quanto il loro contenuto essenziale
sta nell’impossibilità per lo Stato di intervenite. Proprio per questo motivo lo Stato liberale può anche essere
definito “Stato di diritto”, ossia quella forma di Stato in cui gli atti pubblici devono rispettare la legge e
possono essere considerati invalidi se non la rispettano.
Lo Stato liberale si fonda quindi:
Sulla rottura della sovranità assoluta e sulla nascita di una classe omogenea (la borghesia);
• Sulla nascita delle costituzioni basate sul principio della separazione dei poteri e sul principio della
• rappresentatività;
Sul riconoscimento dei diritti di libertà garantiti dalla legge.
•
1.4. Lo Stato totalitario
La stabilità dello Stato liberale mutò intorno al primo decennio del 1900, quando operai e proletari si
affacciarono sulla scena politica grazie ai partiti di massa, spesso portatori di ideologie conflittuali rispetto
ai partiti liberali. Con l’avvento del suffragio universale (in Italia nel 1912, seppur solo maschile) questa
conflittualità si spostò nel Parlamento. In paesi come l’Italia e la Germania tale conflittualità portò alla
nascita degli Nazionalsocialismo in Germania, e Fascismo in Italia, sono modelli di Stati
Stati totalitari.
totalitari fondati sul principio del “partito unico”, ossia un unico partito che incarna l’interesse della
collettività, e che non prevede possibilità di opposizione. Si tratta quindi di un sistema non democratico, in
cui il capo del partito unico è anche capo del Governo, organo nel quale sono accentrati tutti i poteri dello
Stato.
Lo Stato totalitario si fonda quindi:
Sull’esistenza di un partito unico che non prevede un’opposizione;
• Sulla concentrazione dei poteri dello Stato nelle mani del capo del partito unico, con conseguente
• eliminazione del principio della separazione dei poteri;
Sulla pretesa che gli interessi del partito unico siano gli stessi dei singoli.
• 43
1.5. Lo Stato costituzionale a matrice sociale
Dopo la seconda guerra mondiale si affermano i c.d. Stati sociali, basati sul principio della separazione dei
poteri, sul principio rappresentativo, sul principio che la legge è uno degli strumenti principali di garanzia
dei diritti, sull’esistenza di libertà negative (basate sul non intervento da parte dello Stato), ma anche di
“libertà positive” a fini sociali riconosciute e tutelate dalla Costituzione (quali il diritto alla salute, al lavoro
etc.). A tutela di questi diritti è posto il principio secondo il quale la legge è inferiore rispetto alla
Costituzione, e pertanto deve rispettarla. Negli Stati sociali, a questo proposito, sono stati creati nuovi
“istituti garanti”, quali la Corte costituzionale, con il compito di controllare la legittimità della legge rispetto
alla Costituzione, e garantire quindi i diritti di cui abbiamo già parlato. Nello Stato costituzionale a matrice
sociale, inoltre nessun organo è titolare del potere assoluto, in quanto è