Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Irregolarità nel provvedimento amministrativo
Tolte queste due categorie di invalidità (nullità e annullabilità), ci sono casi in cui il provvedimento amministrativo risulta inficiato da irregolarità. Ad esempio, il caso in cui l'amministrazione notifichi un atto senza indicare al destinatario entro quale termine può proporre un ricorso o a quale autorità possa proporre un ricorso, se vi sono errori nell'intestazione dell'atto, errori che non incidono sulla manifestazione all'esterno del contenuto di quell'atto. In questo caso l'amministrazione procede a regolarizzare il provvedimento ed eventualmente potrà comminare delle sanzioni disciplinari al soggetto che si è personalmente reso responsabile dell'irregolarità, ma con valenza interna, questo non incide sull'efficacia del provvedimento.
I vizi di merito amministrativo si collocano accanto alla figura dei vizi di legittimità e riguardano la non conformità del
provvedimento non alla legge, ma alle regole di opportunità, di convenienza e di buona amministrazione alle quali devono fare riferimento i poteri pubblici nell’esercizio delle loro funzioni. Il provvedimento amministrativo inficiato da vizi di merito è stato emanato all’esito del giusto procedimento previsto dalla legge, non è inficiato da violazione di legge, da incompetenza, da eccesso di potere, ma presenta difetti per quanto riguarda il suo contenuto (le previsioni che esso contiene). Il provvedimento amministrativo che contiene uno o più vizi di merito è corretto, valido, ma non opportuno, non conveniente, non corrisponde a quei principi di buona amministrazione, di opportunità, di convenienza. Il merito amministrativo è l’insieme delle scelte che concretamente l’amministrazione potrebbe adottare per raggiungere un determinato scopo; l’insieme delle soluzioni compatibili con il canone di logicità che
regola l'azione discrezionale. Nell'esercitare il suo potere discrezionale la PA deve rispettare dei criteri di logicità, congruità. Si pone il problema del merito amministrativo quando l'amministrazione esercita un potere discrezionale, perché diversamente se esercita un potere vincolato non ha margine di scelta. Si tratta di un bilanciamento di principi: quanto più valorizziamo i canoni di economicità, efficienza, efficacia (in generale di buon andamento), tanto più si tenderà a salvare l'operato dell'amministrazione e quindi l'area del merito risulterà ridotta, il provvedimento risulterà giustificato dal rispetto di questi principi. In caso di atto inficiato da vizi di merito, il privato non può presentare un ricorso al TAR per chiedere l'annullamento del provvedimento finale. Si pensi al caso dell'amministrazione che debba sostituire l'illuminazione di una via.
pubblica. L'amministrazione può esercitare il suo potere discrezionale, scegliere tra un'illuminazione a luci LED o a luci tradizionali. Il principio di economicità vorrebbe che si facesse una scelta votata al risparmio e all'efficienza. Se viene adottata la scelta non conveniente, sbagliata succede che l'amministrazione ne risponderà a livello politico perché quel potere pubblico è stato male esercitato e probabilmente alle elezioni successive non sarà più ritenuto meritevole di essere eletto, ma questo non si ripercuote a livello giudiziale, non c'è una tutela giurisdizionale per violazione del merito amministrativo. Entro certi limiti è possibile presentare ricorsi interni alla stessa amministrazione, i cosiddetti ricorsi gerarchici, quindi un ricorso che si propone all'organo gerarchicamente superiore a quello che ha emanato l'atto per incentivare/dare impulso all'annullamento.
dipende la sua legittimità, valutando se è conforme alle norme di legge e se sono state rispettate le procedure previste. Se il giudice ritiene che il provvedimento sia illegittimo, potrà annullarlo o sospendere i suoi effetti. Inoltre, potrà anche ordinare all'amministrazione di ritirare l'atto o di adottare determinati comportamenti. Questo principio di legalità garantisce al privato la possibilità di far valere i propri diritti davanti al giudice amministrativo, che esercita un controllo sulla legittimità degli atti amministrativi.emergono le ragioni di fatto e di diritto che hanno portato l'amministrazione a pronunciarsi in quel modo, analizzerà la motivazione del provvedimento per valutare la domanda del privato. Invece, il provvedimento viziato nel merito (provvedimento inopportuno, illogico, non congruo) non può essere portato davanti all'autorità giudiziaria. Il privato che si è visto ledere nella sua sfera giuridica da parte di un provvedimento che ritiene non ragionevole, seppur esente da vizi di legittimità, potrebbe proporre un ricorso gerarchico. Il ricorso gerarchico è una domanda di riesame del provvedimento amministrativo che il privato propone alla PA e in particolare all'organo che è collocato in posizione gerarchica superiore a quello che ha emanato l'atto che si ritiene viziato nel merito. Es. decreto di esproprio che sia legittimo, valido, ma il privato ritiene che l'amministrazione non avrebbe dovuto adottare.perché lui stesso aveva proposto di cedere quell'area che poi l'amministrazione gli avrebbe espropriato (cessione volontaria in materia espropriativa). La proporzione è un requisito che attiene al merito amministrativo, il provvedimento è viziato nel merito perché non rispetta il principio di proporzionalità. In questo caso il provvedimento non era necessario perché l'amministrazione avrebbe comunque potuto ottenere quel bene senza quel provvedimento. Il risultato è lo stesso: il privato cede il suo bene all'autorità amministrativa, ma il provvedimento emesso non rispetta le regole di buona amministrazione, avrebbe potuto evitare quel procedimento di esproprio perché avrebbe potuto concludere un accordo con il privato. Poi ci sono casi espressamente determinati dalla legge in cui invece il ricorso si propone direttamente all'amministrazione che ha emanato l'atto, senza fare riferimento
è l'atto conclusivo di un procedimento amministrativo, che viene emesso dall'organo competente. Esistono due tipologie di ricorso gerarchico a seconda dell'organo a cui viene rivolto il ricorso: il ricorso gerarchico proprio e il ricorso gerarchico improprio. Nel primo caso, il privato decide di presentare ricorso all'organo che sta sopra, mentre nel secondo caso il ricorso viene presentato a un organo collegiale che non ha una relazione di gerarchia con l'organo che ha emanato l'atto. I provvedimenti che presentano vizi di merito possono essere portati direttamente all'autorità amministrativa, che ha il potere di autotutela e può ritirare l'atto (annullarlo) anche in seguito a un ricorso presentato dal privato. Durante il procedimento amministrativo, il provvedimento finale rappresenta l'ultimo anello di una catena di atti precedenti che sono presupposti per l'emissione del provvedimento finale.può essere impugnato dal privato, gli altri atti presupposti endoprocedimentali di norma non sono immediatamente impugnabili perché non sono idonei a incidere sulla sfera giuridica del privato. Il privato che voglia impugnarli dovrà farlo unitamente al provvedimento finale. Se sulla base di un provvedimento inficiato da vizi di legittimità l'amministrazione procede a concludere un contratto, ad esempio la PA emana un provvedimento invalido e sulla base di quel provvedimento, un bando di gara, conclude un contratto d'appalto. In questo caso la problematica non riguarda l'atto infraprocedimentale (non è idoneo a incidere sulla sfera giuridica del privato), ma la legittimità di un contratto finale. Tra l'atto a monte (il bando) e l'atto a valle (il contratto) esiste un rapporto di presupposizione molto stretto. Se viene meno il requisito di validità di un atto a monte anche il contratto a valle dovrebbe essere colpito da unainvalidità derivata. Questa problematica specifica in materia di appalti non è stata risolta dal legislatore del codice degli appalti (il legislatore disciplina questa eventualità nel codice del decreto legislativo 50 del 2016, ma dà al giudice la possibilità di scegliere caso per caso come comportarsi a seconda della gravità del vizio che ha colpito l'atto a monte). Il giudice può decidere la sorte di un atto che derivi da un provvedimento viziato, prima di questa scelta legislativa che passa la palla al giudice, le tesi erano due. Secondo una prima tesi l'invalidità dell'atto amministrativo non inficiava poi il contratto conseguente, secondo la tesi opposta sì. Una volta stabilita la sussistenza dell'invalidità derivata bisognava capire, accertare se si parlasse di nullità o di annullabilità di inefficacia. I dubbi sono stati risolti con questa scelta contenuta nel codice dei
contratti pubblici agli articoli 121 e 122. Esiste questa problematica dell'invalidità derivata, intimamente collegata al tema dei vizi del provvedimento amministrativo.
In tutti i casi in cui ci chiediamo se un atto amministrativo sia o meno colpito da certi vizi, certe criticità, questo atto amministrativo viene posto in una posizione precaria, contraddittoria rispetto al principio di economicità. Ci si deve domandare se in tutti i casi in cui un atto amministrativo risulti viziato si renda effettivamente necessario annullarlo. Infatti, in certi casi potrebbe rivelarsi più economico per l'amministrazione sostituire un provvedimento illegittimo con uno legittimo, oppure emanare tardivamente un atto omesso. Per accogliere queste esigenze di economicità anche il diritto amministrativo riconosce alcuni istituti che servono per sanare con effetto retroattivo l'invalidità da cui può essere colpito il provvedimento. Analizziamo
Questi atti con efficacia sanante di un provvedimento illegittimo. Es. per il provvedimento che sia colpito da un vizio di incompetenza, che ne determinerebbe l'annullabilità, è possibile per l'amministrazione procedere alla convalida. La convalida degli atti viziati per incompetenza è un'