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La didattica fra teoria e pratica

PREFAZIONE

Il processo di umanizzazione dei discenti non può fare a meno dei saperi disciplinari: significherebbe fare a meno della propria storia e cultura. La trasmissione del sapere è una componente essenziale della Didattica. Tuttavia la rivendicazione del primato delle discipline sulla Didattica riflette una rappresentazione di sapere inteso come ripetizione e memorizzazione dei contenuti, anziché come elaborazione, ricerca e creatività. Cento anni di studi nelle scienze dell'educazione confermano che il successo scolastico e formativo è determinato sia dalla validità delle discipline che dall'organizzazione didattica delle azioni dell'insegnamento, volta sia all'ottimizzazione dei processi dell'apprendimento che alla promozione umana dei soggetti. La Didattica non si limita così a una trasmissione dei saperi, bensì sostiene, nel soggetto che apprende, l'impegno delle

ma anche di nuovi materiali didattici. Infine essa non può prescindere dall'essere in situazione, che relaziona con cose e soggetti che gli stanno intorno: rilevante risulta così essere anche il setting, il contesto.

CAP. I IL NOVECENTO: IL SECOLO DELLA DIDATTICA.

Lo sviluppo evolutivo dell'uomo è stato segnato da pratiche istituzionali attraverso le quali le generazioni adulte hanno trasmesso le loro conoscenze a quelle più giovani. Successivamente si è vista una specializzazione dei ruoli che ha visto l'assunzione del compito di insegnare da parte di alcuni, e di quello di imparare da parte di altri. In seguito il compito di apprendere in contesti formali è andato progressivamente generalizzandosi, con il consecutivo aumento di coloro che hanno assunto la funzione di insegnare. A causa di vari eventi storici, quali la Riforma protestante, la rivoluzione francese, la rivoluzione industriale, nel 900 si è giunti a un'offerta

generalizzata di istruzione formale. Per la prima volta una parte consistente della popolazione è stata messa nella condizione di acquisire le conoscenze alfabetiche di base: imparare a leggere e scrivere ha assunto un valore emancipatorio. Da qui il ricorso di una sempre più ampia fetta della popolazione verso livelli di istruzione sempre più elevati. È nata così una lotta all'analfabetismo, dimostrata dal progressivo elevamento d'età per l'obbligo scolastico: da 14 a 16 a 18 anni.

Se non è possibile dare un inizio alla funzione dell'insegnamento, il XVII secolo si può datare come secolo d'inizio della riflessione teorica sull'insegnamento, con la Didactica Magna di Comenio. Ma è nel 900 che la Didattica è inserita nella struttura della Pedagogia e poi delle scienze dell'educazione, promuovendo lo sviluppo delle teorie didattiche.

In Italia la Didattica ha dovuto affrontare non poche

difficoltà per darsi uno statuto epistemologico, sia per acquistare spazio e consenso nell'università. Essa è poi stata condizionata dalla presenza dello Stato, sia sul piano teorico che su quello pratico, attraverso l'azione legislativa: leggi, circolari, programmi, controllo della scuola e degli insegnanti. Essa si è così dovuta scontrare con un sistema scolastico burocratico, poco disponibile al cambiamento e alle innovazioni, con un forte potere di controllo da parte delle istituzioni egemoniche. Proviamo a sintetizzare le caratteristiche dominanti delle principali teorie che si sono succedute. La prima metà del secolo è stata caratterizzata da quella che il Damiano chiamò APPLICAZIONISMO, secondo il quale la Didattica traduceva in atto i principi della Pedagogia, sancendone la dipendenza. Fu Gaetano Santomauro nei primi anni '50 a porre in essere una prima sistemazione delle teorie didattiche, raccolti attorno a due centri di polarizzazione:

Il bisogno di una fondazione pedagogica della Didattica;

il bisogno di non vanificare la Didattica nella Pedagogia e nelle scienze dell'educazione.

La Didattica come sistema di pressione.

La sociologia accentua la valenza sociale del fine educativo.

La Didattica non può prescindere quindi da una radice sociale, in quanto esprime una volontà collettiva di organizzare un sistema di pressioni che eserciti un efficace azione plasmatrice dell'intelligenza e dei sentimenti individuali.

La PRESSIONE DISCIPLINARE che si esercita sul singolo e sui contenuti storico-sociali dell'insegnamento, è ordinata da alcune norme didattiche che, mentre confermano il carattere imitativo dell'apprendimento, non escludono nuove forme di adattamento e di variazioni individuali.

Secondo Durkeim una forma di pressione sociale che ha una efficace azione plasmatrice dell'esperienza dello scolaro è la ripetizione.

La Didattica finisce così per essere quella

costrizione esteriore che la realtà sociale esercita sull'individuo per plasmarlo secondo un modello oggettivo, che costituisce un tipo sociale. La Didattica dunque è intesa come un sistema di pressioni, attraverso il quale si esprime il primato del collettivo nell'educazione e nella scuola, volta a produrre un'ordinata assimilazione del sapere, somministrato in tante unità di apprendimento, che garantiscano la completa attuazione dei programmi. Per questo in essa sono dominanti i temi del formalismo didattico: centralità del sapere, mnemonismo, oggettività, emulazione, ripetizione. Si cade così nell'errore proprio del disciplinarismo: la Didattica è concepita come metodo e tecnica dell'adattamento del soggetto ad un modulo culturale e sociale esterno. La Didattica come caso concreto del problema pedagogico. Fra le due guerre mondiali, la prospettiva pedagogica dominante è stata quella NEOIDEALISTICA, che ha esercitato

Una profonda incidenza nella cultura e nel costume educativo, trovando nella Riforma della scuola del 23 la sua applicazione. Con tale riforma l'idealismo diventò la cultura dominante che si rifletté sulla politica, nelle scelte ministeriali, nella scuola. Mentre la Pedagogia è considerata scienza dell'educazione, la Didattica è definita scienza dell'insegnare. Dato che l'insegnare è una forma dell'educare, quindi dipendente dalla Pedagogia, come questa è dipendente da un problema filosofico. Questo ha portato a considerare la Didattica in termini filosofici. Santomauro sostiene che i problemi della Didattica, ponendosi in termini filosofici, evadono continuamente dalla sfera del singolare, per giungere a una considerazione sintetica e universale del caso particolare. La sua struttura, costituendosi nella sfera del filosofico, prescinde dall'empirismo. La didattica esisteva come scienza solo grazie all'applicazionismo.

ridotta a una collocazione inferiore in quanto esclusivamente considerata in prossimità del fare. L'idealismo, con Lombardo Radice, tradusse con i discorsi agli insegnanti, con le raccomandazioni e con istruzioni per la pratica, fece leva sulle migliori qualità morali e comunicative della persona del maestro, il che creò anche un nuovo clima morale nella scuola. Alla fine degli anni 20, la Riforma Bottai però creò una situazione politica educativa e scolastica non favorevole all'innovazione didattica e alle sperimentazioni. La fascistizzazione e il venir meno dell'associazionismo magistrale e pedagogico ridussero le opportunità di dibattito attorno alle metodologie. La Didattica così fece pochi progressi sul terreno della qualificazione scientifica. Con gli anni 50 il decadere dell'idealismo riportò in primo piano la ricerca scientifica, l'uso di metodi ad essa ispirati, reinserendo l'Italia nei circuiti.

pedagogici internazionali. L'erlebnisdidaktik. Con l'influsso dell'herbartismo si sente forte l'esigenza di rompere i limiti del formalismo, considerando il processo didattico al di là di ogni schematismo. C'è nell'Erlebnisdidaktik una forte avversione per la didattica empirica che mortifica la singolarità di ogni educando. Si fa inoltre costante riferimento alla personalità del maestro. Le norme e le indicazioni didattiche, infatti, sono ritenute valide ed efficaci solo nelle mani di un educatore geniale. Questa didattica non riesce però ad alimentare un autentico impegno di ricerca in senso scientifico. La Didattica di orientamento sperimentalistico. Le residue spinte positiviste hanno fatto sorgere l'interesse per un atteggiamento sperimentale. La Didattica sperimentale non è un aspetto ristretto della metodologia pedagogica. Il suo oggetto è mettere alla prova procedure e strumenti per ottimizzare la

qualità dell'insegnamento. Il suo campo va: dalla coltivazione delle funzioni mentali alla formazione di buone abitudini intellettuali, dalle abilità di studio all'individuazione delle forme più agevoli di acquisizione delle nuove conoscenze, dalla definizione dei mezzi che favoriscono il possesso dei saperi al controllo scientifico del rendimento scolastico. Il suo metodo si avvale di strumenti quantitativi. Tuttavia se è vero che la Didattica di orientamento sperimentalistico gode di una certa autonomia nel suo procedere scientifico, è anche vero che il reperimento di taluni fattori e di certe condizioni dell'insegnare e dell'apprendere viene effettuato in vista dell'atto educativo. Quindi tra senso dell'atto educativo e didattica sperimentale non vi deve essere assoluta separazione. Fu lo sperimentalismo cattolico a porsi su questa linea. Il primo nucleo di pedagogisti cattolici in Italia, attivi in campo didattico e sperimentale,

si costitui all'interno dell'

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
44 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Laneve Cosimo.