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Caratteristiche del suono linguistico

Luogo di articolazione: Il luogo in cui viene realizzato un suono linguistico (labbra, denti, palato, velo, ecc.).

Modo di articolazione: Il modo in cui viene realizzato un suono linguistico (occlusivo, affricato, fricativo, nasale, ecc.).

Neutralizzazione: È quel processo fonologico che prevede l'eliminazione dell'opposizione distintiva tra due fonemi in determinati contesti. In fonologia, ad esempio, in sillaba atona non vi è distinzione tra /ɛ/ ed /e/, ed entrambe sono rappresentate da /e/; infatti, "vnto" (movimento d'aria) passa da /ɛ/ in sillaba tonica a /e/ in "ventoso" (presenza di vento), cioè sillaba atona, e "venti" (numero) rimane /e/ in "ventina" (20 unità). Stesso accade in "pèsca" /e/ e "pésca" /ɛ/, dalle quali deriveranno "pèscheto" e "pèscatore" (entrambe /e/). Questo fenomeno è detto neutralizzazione.

Occlusivo: È quel modo di articolazione che vede,...

nella realizzazione di un suono consonantico, il flusso dell'aria momentaneamente interrotto da un diaframma orale (velare, palatale, dentale, velare, labiodentale) mentre è chiuso anche il diaframma nasale (l'aria non può passare dal naso). Opposizione: è l'organizzazione sistematica delle differenze linguistiche. Essa mette in relazione due o più termini che presentano qualcosa in comune o qualcosa di diverso. Ad esempio, può esserci opposizione fonematica che si realizza mediante i tratti distintivi di opposizione di sonorità (p e b), di nasalità (b e m) o di apertura (a ed i); o anche opposizione morfologica che, invece, può realizzarsi mediante la differenza tra grado positivo e superlativo dell'aggettivo (buono e buonissimo). In base ai termini che fanno parte dell'opposizione, essa può essere: privativa (differenza tra p, non sonoro, e b, sonoro), graduale (presenza della stessa qualità ma con diverso grado) o binaria (presenza di due qualità opposte).in maniera diversa /a/ massima apertura e /e/ media apertura) o equipollente (presenza di qualità diverse p, bilabiale, t, dentale). Pertinente: È ciò su cui si basa la descrizione linguistica. Quest'ultima non può avvenire tramite riconoscimento di tratti oggettivi, ma solo tramite individuazione di elementi (pertinenti) capaci di rivelare il funzionamento della lingua come sistema. Ad esempio, in fonologia è pertinente quel tratto che consente di opporre più fonemi tra loro (nell'opposizione tra p e b, il tratto pertinente è la sonorità, perché è ciò che li distingue, mentre il tratto comune è l'occlusività). Nessun tratto è pertinente in sé; ciò varia dal tipo di opposizione (se riprendiamo lo stesso esempio ma questa volta opponiamo t a p, abbiamo che il tratto pertinente non è più la sonorità, ma il luogo diArticolazione bilabiale/dentale: è l'insieme di caratteristiche foniche ovvero durata, intonazione e accento che hanno un valore diverso o complementare a quello dei fonemi. Queste caratteristiche non riguardano singoli suoni ma insiemi di suoni, ovvero sillabe, parole e frasi. Ad esempio, in italiano "fato" e "fatto" hanno una diversa durata (la prima sillaba di "fato", cioè /fa:/ è lunga, mentre la prima sillaba di "fatto", cioè /fatt/ è breve) e questa funzione è complementare all'opposizione fonologica di /t/ e /tt/. Anche l'accento interessa unità maggiori rispetto al fonema, ovvero parole, così da poterle identificare in rapporto ad altre in una catena; ed infine l'intonazione riguarda la frase ed in particolare le varie realizzazioni della sua curva melodica (affermativa, interrogativa, esclamativa). Rendimento funzionale: è la capacità che

Possiede un'opposizione di realizzarsi più o meno volte (con maggiore o minore frequenza). Ad esempio, l'opposizione in italiano tra /s/ e /z/ ha un rendimento funzionale basso perché non è frequente e realizza poche coppie minime come "presento" (presentire) e "presento" (presentare).

Segmentale: È ciò che concerne il piano delle relazioni sintagmatiche tra unità linguistiche. L'unità segmentale minima è il fonema e i fatti prosodici sono definiti "soprasegmentali" perché avvengono "al disopra" delle unità segmentali (è un termine improprio che deriva dalla rappresentazione grafica di un fatto prosodico in particolare, ovvero l'accento, che viene appunto posto sopra).

Semivocale/Semiconsonante: È quell'elemento vocalico che nel dittongo è pronunciato con minore energia (pieno ppj no,ɔ uomo 'w mo). Ogni vocale può trovarsi in

posizione semivocalica, ma in genere solo le vocali più chiuse fungono da semivocali/consonanti, ovvero /i/ ed /u/ che vengono segnalate tramite appositi grafemi /j/ e /w/.

Sonante: È quella consonante che nella sillaba va a ricoprire il ruolo di nucleo. (Ad esempio, in inglese "bottle" /b tl/.)

Sonoro: È quel modo di articolazione dei fonemi vocalici (tutte le vocali sono sonore) e dei fonemi consonantici quando nella realizzazione di questi interviene la vibrazione delle corde vocali (le consonanti possono essere sia sorde che sonore proprio in base a questo). Le consonanti sonore in italiano sono: /b, d, g, v, z, m e n/.

Sordo: È quel modo di articolazione tipico dei fonemi consonantici quando nella realizzazione di questi non interviene la vibrazione delle corde vocali.

Tratto/Unità distintiva: È l'elemento differenziale (distintivo), soprattutto in fonologia.

Variante: Si fa riferimento alle varie forme che

un'unità linguistica può assumere senza che il suo valore muti. Ad esempio, sul piano fonologico, sono varianti combinatorie i vari modi di pronunciare il fonema /n/; o ancora, sul piano morfologico, sono varianti morfemiche (o meglio, allomorfi) casi come amic-o e amic-i (la pronuncia è diversa perché determinata dalla vocale desinenziale, ma il valore resta lo stesso) ed infine sul piano semantico, sono varianti del contenuto le varie accezioni semantiche che una parola può avere in vari contesti.

Vibrante: È quel modo di articolazione che vede, nella realizzazione di alcuni fonemi consonantici, un articolatore mobile (come la punta della lingua) entrare in vibrazione (come nel caso di /r/).

Vocale: È quel modo di articolazione tipico dei fonemi vocalici (caratterizzato da sonorità e particolare apertura). Il suono vocalico è caratterizzato dalla posizione della lingua e delle labbra durante l'articolazione.

dall'apertura della bocca. In base a ciò, abbiamo: vocali palatali (/i/ ed /e/) e velari (/o/ ed /a/) se il suono viene realizzato nella parte anteriore o posteriore della bocca; vocali labiali (/o/ ed /u/) se si verifica un arrotondamento delle labbra. Abbiamo poi vocali aperte se presentano un angolo intermascellare maggiore di altre (/a/ è la vocale più alta, /i/ ed /u/ le più chiuse). Nel trapezio vocalico, abbiamo sul vertice la vocale di massima apertura, sulla base le vocali di massima chiusura e sui due lati le vocali realizzate tramite gradi di apertura intermedi.

Affisso: È quell'unità appartenente ad una classe di morfemi che è in grado di combinarsi con una radice lessicale. Esso, a seconda della sua posizione rispetto alla radice, può essere prefisso, se posto prima (ri-vedere) o suffisso, se posto dopo la radice (veloce-mente). Inoltre, possiamo avere anche altri tipi di affissi, ovvero gli infissi, quando

Sono inglobati all'interno della radice (come il fonema /n/ aggiunto in latino per "fango", cioè "spezzo", rispetto a "fragor", cioè "frattura").

Analogia: è quella tendenza delle unità linguistiche a costituirsi in paradigmi regolari. Si manifesta in due modi: come livellamento delle forme di uno stesso paradigma (ad esempio sing. baco plur. bachi); e come livellamento delle forme di paradigmi diversi (ad esempio le forme verbali "ho, do e so" che derivano da forme latine e si sono influenzate reciprocamente andando a costituire un paradigma di presenti monosillabici). In ogni caso, l'analogia è la manifestazione dell'analisi continua a cui viene sottoposto il sistema linguistico da parte dei parlanti. Essa, quindi, genera nuove regolarità ed è il punto d'incontro tra sincronia e diacronia.

Apofonia: è quell'alternanza vocalica che ha funzione

Morfologica o semantica che ritroviamo nella radice e nei suffissi di alcune lingue (soprattutto indoeuropee). Ad esempio, l'alternanza vocalica che ritroviamo in inglese in "I write" io scrivo, e "I wrote" io scrivevo/ho scritto.

Modo: è quella categoria verbale che esprime un atteggiamento del soggetto in base a ciò che viene enunciato (ipotesi, affermazione, comando). Il modo indicativo, che viene usato nelle proposizioni dichiarative, è il termine non marcato nelle opposizioni con tutti gli altri casi.

Aspetto: è quella categoria verbale attraverso cui il soggetto presenta l'azione espressa dal verbo non in relazione al tempo ma in relazione a certe caratteristiche di svolgimento. Esso può essere perfettivo se l'azione è circoscritta ("ieri sono stato a Roma" per un tempo determinato); o imperfettivo se l'azione non è circoscritta ("mentre ero a Roma...").

per un tempo indeterminato). Inoltre, l'azione del verbo può essere compiuta (finita) nel momento in cui si parla ma con conseguenze (effetti) nel presente (ad esempio, "ho mangiato"), oppure incompiuta, quindi in procinto di svolgersi nel momento in cui si parla (ad esempio "mangio"). Esistono infine altre modalità dell'aspetto (tipi di azione) che sono messe in evidenza da opposizioni lessicali, come "incoativo" - "permansivo" (addormentarsi / dormire il primo per indicare l'inizio, il secondo per indicare lo svolgimento) o "permansivo" - "risultativo" (cercare / trovare).

Caso: è quella categoria grammaticale che esprime i rapporti sintattici del nome. Abbiamo otto casi: nominativo, genitivo, dativo, accusativo, strumentale, dativo, locativo, ablativo e vocativo. L'italiano, nel passaggio dal latino, ha perso la declinazione (e quindi i casi), ma riconosciamo

La loro funzione sintattica nella posizione delle parole (il cane insegu)

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
24 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher selene.pagli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Pannain Rossella.