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APRILE SPEZZATO

Spezzare il tempo non è una cosa molto facile. All’uomo è stato dato un solo modo per spezzarlo,

cioè la morte. Ponendo fine alla continuità della vita. Gjorg, protagonista del romanzo, è uno dei

figli giovani di una famiglia che abita nell’Albania del Nord, famiglia che fu obbligata a partecipare

ad una faida a causa di un evento improvviso che colpì il padre di Gjorg. Si tratta di un romanzo

che affronta non solo il tema della Besa ma anche quello dell’ospitalità. Il kanun prevede che

quando si vuole chiedere ospitalità ad una casa, dal confine esterno di questa, bisogna chiamare il

padrone di casa. Nessuno può tirarsi indietro e deve rispondere uscendo. Il kanun si riferisce ad un

periodo storico preciso, durante il quale gli albanesi erano soliti portare con se un’arma,

solitamente il fucile (arma fondamentale per l’uomo albanese, come abbiamo detto prima). La casa

è il luogo che non può mai essere offeso e l’ospitalità non può essere in alcun modo rifiutata,

soprattutto a coloro i quali chiedono ospitalità per una notte. L’ospitalità, dunque, è sacra. L’ospite,

una volta incontratosi con il padrone di casa, viene accompagnato ad accomodarsi e dopo il

pernottamento sarà riaccompagnato fuori dall’abitazione, fuori dai confini della proprietà. Il padrone

di casa, dal momento in cui accetta di dare ospitalità, ha la responsabilità dell’incolumità del suo

ospite, lo deve proteggere assolutamente. Qualora l’ospite subisse un danno di qualsiasi natura,

compreso l’omicidio, la responsabilità ricadrebbe, non più sulla famiglia della persona uccisa, ma

sul padrone di casa che non è stato in grado di proteggere l’ospite rimasto ucciso. E’ questo quello

che accade in Aprile Spezzato. Un giorno presso la famiglia di Gjorg, un viandante chiede

ospitalità e il padre gliela concede. Dopo il pernottamento il padrone di casa accompagna, come di

consueto, l’ospite al confine ma proprio lì questo viene colpito da uno sparo di fucile e il corpo

esanime cade all’interno della sua proprietà decretando la responsabilità della sua morte il padre di

Gjorg. Così la famiglia entra nel vortice della faida. La comunità obbliga la famiglia a vendicare la

morte del viandante sostenendo la sacralità dell’ospite, considerato più importante di un parente. Il

fratello maggiore di Gjorg, dunque, è costretto ad imbracciare il fucile e uccidere l’assassino. A sua

votla il fratello dell’assassino decide di uccidere il fratello di Gjorg. A questo punto il gioco passa

nelle mani di quest’ultimo. Il romanzo inizia con Gjorg che tenta di prendere la mira per uccidere

l’assassino del fratello.il protagonista non può tirarsi indietro perché rischia di essere bandito dalla

comunità e tirandosi indietro perderebbe l’onore e sarebbe costretto a vivere in un altro luogo

come un assoluto anonimo. Gjorg, dunque, cede alla richiesta del padre. Dopo aver consumato la

sua vendetta comunica alla famiglia del morto che lui è l’assassino e che dovrà partecipare alle

esequie funebri per dimostrare loro la sua stima. Gjorg sa già che alla sua morte lo stesso

trattamento sarà riservato a lui. Per mettersi in contatto con la famiglia del defunto Gjorg ha uno

strumento che gli garantisce il codice, delle figure professionali, ben delineate, i mediatori, dotate

di qualità umane eccezionali, soprattutto con capacità relazionali formidabili, le quali vengono

incaricate di tenere contatti fra la famiglia del defunto e la famiglia dell’assassino. Si tratta di

persone che godono di un alto grado di credibilità da parte della comunità e la loro parola conta.

Per poter permettere a Gjorg di partecipare alle esequie funebri la famiglia del defunto dovrà

concedergli una tregua, cioè la Besa piccola. La famiglia del defunto si impegnerà a non torcere un

capello all’assassino che si recherà nella sua abitazione per partecipare alle esequie e alla veglia.

Questa Besa piccola ha una durata minima di 24 ore. Gjorg una volta recatosi presso la famiglia

del defunto consumerà con loro il cibo. La consumazione del cibo è un elemento molto

interessante che accomuna molti paesi della fascia mediterranea. Il residuo di una cultura arcaica

molto antica che si collega al cibarsi della carne dei morti. Una delle forme più arcaiche dell’uomo

primitivo era quella di eternare la propria vita cibandosi della carne dei defunti. Finita la cena Gjorg

torna a casa e subentra un nuovo problema: bisogna pagare al feudatario l’equivalente del danno

provocato con la morte del viandante. Il signore ha il diritto di esigere una tassa per ogni persona

morta. Gjorg dovrà recarsi al castello del signore e pagarlo. Per far ciò necessita di un determinato

numero di giorni. Interverranno nuovamente i mediatori o emissari che chiederanno alla famiglia

del defunto la Besa grande che dura 40 giorni. La famiglia, in genere, la accorda. Gjorg arriva al

castello del signore e paga la tassa. Una volta uscito dal castello rischia la morte in qualsiasi

momento e ovunque ed è quello che accade. Ecco la logica dell’onore: Gjorg accetta la richiesta

del padre di difendere l’onore della famiglia, rifiutandosi avrebbe portato al disonore e di

conseguenza avrebbe dovuto allontanarsi dalla comunità di appartenenza. L’onore è qualcosa che

ci viene riconosciuto dagli altri, è il cemento che lega le persone. Se non ci fosse questo legame e

di conseguenza l’onore, non potrebbe esistere la comunità. In assenza dell’onore mancherebbe

anche l’uguaglianza. Anche i deformi sono uguali ai non deformi sulla base dell’onore.

Cosa può offendere l’onore di una persona? La persona disonorata è considerata una persona

morta dal punto di vista sociale. I casi in cui si viene offesi nel proprio onore sono:

- Casi emblematici. Alcuni si sono verificati e su questi casi si articola l’altra parte del kanun,

quella che riguarda la vendetta di sangue. Si disonora un uomo quando

a) viene dichiarato bugiardo in presenza di altri uomini. L’onore in questo caso viene

macchiato agli occhi dei presenti. L’unico modo per rimediare al disonore è prendersi la

vita della persona che ha offeso;

b) si sputa in faccia a qualcuno;

c) nel caso di un attentato neo confronti del mediatore. Se un mediatore venisse messo in

difficoltà durante l’esercizio della mediazione fra due famiglie, l’onore del mediatore

verrebbe compromesso e quest’ultimo avrebbe il diritto di rivalersi su colui che l’ha

messo in difficoltà. L’esercizio della mediazione è molto delicato e importante ai fini

della riappacificazione.

- Casi empirici che toccano la costumanza degli albanesi.

a) Quando si tenta di togliere il fucile ad un albanese, per esempio, si oltraggia al suo

onore;

b) quando si viola la casa e tutto ciò che vi è annesso; nei casi in cui si scoperchia la

pentola, si rischia anche la morte perché curiosare sulla preparazione del cibo della

famiglia ospitante albanese è un segno di sfiducia nei suoi riguardi;

c) Da ospite si potrebbe offendere l’onore del padrone di casa mangiando il primo

boccone;

d) Dopo il pranzo non bisogna mai dire che il cibo non era sufficiente.

L’ospitalità. E’ uno dei principi necessari per essere un uomo albanese. Il luogo più importante a

cui appartiene l’uomo è la propria casa. La casa dell’albanese è di Dio e dell’ospite.

Rituale dell’ospitalità:

1. L’ospite non può entrare in casa senza preannunciarsi dal cortile, questo significa evitare il

contatto fisico con l’altro. La casa è sacra e appartiene all’ospite. Ogni qualvolta che una

persona chiede ospitalità questa gli viene concessa. Il padrone di casa non potrà mai

rifiutarsi e si impegna a proteggere l’ospite. Ci sono alcune norme del kanun che

prevedono la distruzione della casa qualora il padrone dovesse disubbidire alle norme

kanuniarie, per esempio la vilenza nei confronti dell’ospite senza nessun motivo;

2. Una volta stanziatosi sul confine, l’ospite verrà accolto dal padrone di casa o dal figlio e

dopo i saluti sarà introdotto in casa. Al suo ingresso in casa il padrone di casa lo disarmerà

e sarà l’unico momento in cui un uomo albanese potrà cedere la sua arma. Questa sarà

appesa all’uscio della porta in un chiodo che gli albanesi lasciano appositamente per

questo scopo. La questione della casa e della protezione sono molto legate tra loro perché

accogliere qualcuno significa fornirgli la massima protezione da tutto. All’ospite si deve fare

onore offrendogli pane, sale e cuore. Il tenre l’arma dell’ospite è segno di cavalleria, di

rispetto e di compiacimento per il suo arrivo. E’ segno di sicurezza perché fin dal momento

che gli si è dato il benvenuto, l’ospite non teme più, sapendo di essere difeso contro ogni

pericolo. Le relazioni dell’ospite all’interno della casa sono formali, relazioni che impegnano

comportamenti reciproci. L’ospitalità è quel luogo morale del Kanun dove l’onore della

persona viene ribadito ed è l’onore che lo vede sempre in relazione all’altro, nei termini di

concessione all’altro di uno spazio dove poter vivere con la stessa dignità con la quale vive

il padrone di casa. L’ospite deve dimostrare di avere meritato l’ospitalità. Rispettare il

padrone di casa significa portargli onore, non oltraggiare la moglie, i figli, i suoi beni e il suo

patrimonio.

La religiosità

Una delle figure che viene tutelata dal codice, aldilà di ogni dubbio, è quella del sacerdote.

L’Albania ha tre forme di religiosità: islamica, cristiana e ortodossa. La figura del sacerdote è

sempre stata rispettata, anzi, diventa una delle figure che per elezione, svolge la funzione di

mediazione e riappacificazione. C’è una predilezione, da parte dei questa comunità di albanesi, nei

riguardi della religiosità. La Besa può essere dichiarata in due modi o pubblicamente sui vangeli

che è un giuramento solenne, oppure giurando sulla pietra, la dimensione religiosa è molto

importante.

Parleremo dei concetti di onore che si trasferiscono dall’ospite al padrone di casa. Al padrone di

casa non importa se il suo ospite è, per esempio, soggetto di faida. Il padrone di casa, portatore di

quel senso di onore, deve concedere ospitalità a chi la chiede. Questo onore viene ad acquisire

uno statuto leggermente

Dettagli
A.A. 2015-2016
31 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/18 Lingua e letteratura albanese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lucia.angileri di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua albanese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Mandalà Matteo.