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Critica della ragion pratica
Obiettivo: dimostrare che la ragione grazie a principî formulati da essa, può definire cosa sia il bene e produrre azioni buone senza rivelazioni o speciali intuizioni del bene.
Cronologia della filosofia pratica di Kant
1756-57 tiene lezioni di “philosophia practica” all’università di Könisberg basandosi sulla tradizione scolastico-aristotelica presente nella opere di BAUMGARTEN.
1764 insoddisfatto della tesi correnti, indaga sul carattere fondamentale di OBBLIGATORIETÀ all'interno di ogni morale e lo portera alla distinzione tra “imperativi ipotetici e categorici”.
Tali tesi contemporanee prese in considerazione sono 3:
- la dottrina di Wolf, che mira a "promuovere la perfezione totale";
- quella dell’apostata di Wolf, Crusius che predica "l’agire in conformità al volere di Dio";
- quella del filosofo scozzese Hutchesson, conforme al “sentimento morale”.
1766-1765 decisivo è l'incontro con i testi di Rousseau, specificamente “Emilio e il contatto sociale”, lavora ancora all’università nella ricerca del bene assoluto, usando la pratica e guardando alla presenza dell'intenzione (vedi "filosofi del cristianesimo come modelli dell'autonomia").
1772 riflessioni sulla effettiva possibilità di una “necessità teorica” e “un fondamento di essa vera, provata ed in oggetto con una specifica idea di bene”.
1785 individuazione del principio del fondi d’“autonomia” della ragion pratica nella capacità di esercitare un giudizio a fondamento della possibilità di attuare il bene.
Tratti essenziali della morale in Kant
Già a partire dalla Critica della ragion pura si pone un problema fondamentale che riguarda anche la sfera pratica: “Ma è la ragion pura per definire principi morali?”. Egli parla quindi di “canone della ragion pura nel suo uso a priori”.
- insieme di principi a priori che regola il retto uso di una facoltà;
- uso fondato sulla natura specifica di quella facoltà, da non generare errori o illusioni.
Uso teorico: non possiede alcun principio sintetico costitutivo poiché essa organizza e struttura discorsivamente con i suoi principi “regolativi” cioè da la sintesi operata dalla facoltà dell'intelletto su fenomeni; lo fornisce → Nessun canone
Uso pratico: possiede principi che fondano l'esperienza, cioè la possibilità di oggetti pratico-morali (ossia le azioni da compiersi da agenti morali che potrebbero incontrarsi nella storia degli uomini)
Pratico = "tutto ciò che è possibile per mezzo della libertà" Poiché noi abbiamo il potere di vincere, con le rappresentazioni di ciò che è titolo o doveroso, le impressioni esercitate sulla facoltà sensitiva di desiderare, poiché queste rappresentazioni si basano sulla
Nascita dell'opera
- 1781: Revisione della prima Critica, che uscì in quell'anno nella sua seconda edizione.
- 1788: Stesura e pubblicazione della seconda Critica.
Esiti aperitivi della Fondazione della metafisica dei costumi: sono rimasti irrisolti i dilemmi riguardo la possibilità di pensare il "soprasensibile" e il "mondo intellegibile" è costruito tramite la spiegazione della libertà. Nella seconda edizione della Critica della ragion pura vengono affrontate le tesi sulla possibilità dell'uso normativo delle categorie (idee di Dio, di immortalità dell'anima e di mondo intellegibile) = svolta nella Critica della ragion pratica, dove il dilemma viene definitivamente eliminato.
- NUMENO: oggetto non fenomenico, cioè che abbia una realtà corrispondente a quella di un'intuizione qualsiasi, ma non consistita però esso stesso in un'intuizione. Ha piena legittimità dal punto di vista pratico.
Struttura dell'opera
MODELLO DEL TRATTATO, FORMA E LINGUAGGIO SCOLASTICI. Si parte da una definizione precisa degli elementi primi per poi connetterli in una costruzione sistematica = metodo "sintetico" adatto al fine dell'elaborazione scientifica e sistematica della conoscenza.
LIBRO PRIMO = Analitica. Primo capitolo: concetti fondamentali e fondazione del "principio supremo della moralità"; secondo e terzo capitolo: altri due elementi.
Se nel rapporto tra ragione e volontà si elimina completamente la condizione di un qualsiasi fine (quella materiale) che potrebbe approdare all'imperativo ipotetico, non resta che dal lato della ragione, la forma di una legge in generale ("universalità e necessità"), e dal lato della volontà ("possibilità della massima"), la semplice necessità e conformarsi a questa legge. Ne deriva la PRIMA FORMULA dell'imperativo categorico:
"Agisci soltanto secondo quella massima per mezzo della quale puoi insieme volere che essa divenga una legge universale"
4 esempi:
- doveri perfetti stretti: non ammettono alcuna eccezione a vantaggio dell’inclinazione; incompatibile con il fine della felicità;
- esempio del suicidio, che non contempla l’amore di sé come legge della natura (VERSO SE STESSI)
- esempio del prestito, che esclude impossibile di promettere stesso e il fine che se ne potrà ottenere (VERSO GLI ALTRI)
- doveri imperfetti larghi: vanno oltre il dovere stretto e sono compatibili con il fine della felicità.
- esempio dei talenti trascurati: che è impossibile volere che questa diventi una legge della natura; poiché ogni essere razionale vuole che tali facoltà vengano sviluppate (VERSO SE STESSI)
oggetto, appartiene quindi al senso (sentimento) e non all'intelletto, e quindi è desiderio e dunque pratico solo per gratitudine. Infatti da ciò deliletto, che il soggetto si aspetta dalla realizzazione dell'oggetto, determina la facoltà di desiderare.
Anzi, in un essere razionale la coscienza del delitto è il principio della felicità e il supremo mezzo determinante del libero arbitrio e è il principio dell'amor proprio.
FELICITÀ: Kant non dà propriamente un concetto di felicità, ma raccoglie sotto di essa tutto ciò che è rispetto alla materia. Egli dimostra che tutti i tipi di materia sono unificabili sotto il concetto generale di felicità.
In questo teorema viene dimostrato come il piacere in qualcosa, così lo faccia consistare.
Nel tuo altro modo di determinare la facoltà di desiderare, cioè per il senso, esso non è in nessun caso un oggetto intellettuale (quanto proprio esiste) e quindi non piacere riferibile all'intelletto e amor dei intellettuali.
FACULTAS APPETITIVA =
Intenzione di staccarsi dalla tradizionale distinzione universitaria di Wolff e Baumgarten, che identificavano un "appetitus rationalis" (superiore) con l'intelletto e un "appetitus sensitivus" (inferiore) con i sensi:
La differenza tra queste sta nei oggetti verso cui si indirizzano: Kant opera una separazione meramente quantitativa tra le facoltà superiori e inferiori, identificando le prime con la ragion pura pratica e scorrendo alle seconda le forme intellettuali di piacere.
carattere realmente necessitate per la volontà pura: la minaccia di una punizione, ossia un’inclinazione ancora più forte, per seri più debole; invece, la legge morale viene concepita come una missiva, come qualcosa che deve poter vincere qualsiasi inclinazione.
LEGGE FONDAMENTALE DELLA RAGION PURA PRATICA
Opera in modo che la massima delle tue volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di una legislazione universale.
Tale legge fondamentale si è “condizione suprema di tutte le massime”, ma deve anche farsi essa stessa morale: la morale non consiste semplicemente nel controllo delle massime infatti. Essere la struttura di una massima: essa esprime un necessite assoluto e incondizionato: si deve rispettare nel rapporto un soggetto finito per il quale ha valore soltanto il cavallo di dovere e il carattere primamente intellettuale de legge. L’imperativo sta nel rapporto che il soggetto finito, che con le sue inclinazioni rispetto al valore legislativo universale della legge: “massima delle massime”.
Nello sviluppo della fondazione le prime formule dell’imperativo categorico non era sufficiente a se stessa: Kant infatti introduce altre due formule corrispondenti ad altri 2 elementi (quello della prima formula era l’istruzione della materia).
2a FORMULA “Agisci in modo da trattare l’umanità, così nella tua persona come nella persona di ogni altro, sempre insieme come fine, mai semplicemente come mezzo”. L’elemento qui introdotto è il