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Frequentemente, dopo l’assunzione di insulina successiva al pasto serale, il paziente si corica e
durante la notte va in ipoglicemia; poiché vengono attivati gli ormoni della controregolazione, si
ha una risalita della glicemia compensatoria, che sale generalmente molto più di quelli che sono i
valori normali.
Se abbiamo un’iperglicemia dobbiamo inizialmente pensare che posso essere causata da una
inadeguata somministrazione di insulina, se l'iperglicemia non è giustificata da altri motivi,
dobbiamo pensare che il paziente abbia avuto un’ipoglicemia asintomatica e che l’iperglicemia è
un segno di questa pregressa ipoglicemia, in questo caso l'iperglicemia maschererà l'ipoglicemia,
se aumenteremo la dose di insulina infatti la situazione peggiorerebbe ulteriormente.
L'ipoglicemia a digiuno del paziente non diabetico è difficile da diagnosticare, soprattutto nel caso
in cui sia dovuta ad un adenoma pancreatico o ad un insulinoma, in questi casi per fare diagnosi è
necessario:
Soddisfare la triade di Whipple (segni e sintomi di ipoglicemia, documentare l'ipoglicemia
e somministrare glucosio per vedere se c'è il recupero dell'ipoglicemia)
Di solito si esegue il test del digiuno della durata massima di 72 ore, che va fatto in
ambiente ospedaliero, perchè se per esempio il paziente ha un adenoma surrenalico può
andare incontro a delle ipoglicemie gravissime. Il test comincia generalmente a
mezzanotte, il paziente non deve più alimentarsi, ovviamente può bere acqua. Viene
controllata la glicemia ogni 2 ore, se il paziente ha sintomi dell'ipoglicemia l'intervallo può
anche ridursi. Qualora il paziente avesse i sintomi della glicemia è necessario fare il
dosaggio dell'insulina, del peptide C e del glucosio per capire il rapporto tra questi tre
ormoni, perchè è possibile avere una insulinemia non troppo elevata, ma il valore potrebbe
essere di 40 e in quel caso l'insulina sarebbe troppo elevata per quel valore di glucosio,
quindi il rapporto tra glicemia e insulinemia permette di capire se il paziente ha una
produzione autonoma di insulina (insulinoma). Il dosaggio del c-peptide permette di
distinguere le forme di ipoglicemia factitie da quelle causate da adenoma, perchè nelle
forme factitie, il paziente presenta l'insulina elevata perchè si è somministrato dei farmaci
ed ha la glicemia bassa, però il c-peptide (prodotto in quantità equimolari con l'insulina) in
questi casi è soppresso dato che viene assunta insulina esogena. Nel paziente con
insulinoma si troverà sia insulina che c-peptide elevati, questi valori permettono di fare
diagnosi di adenoma surrenalico. Questo è il gold standard per la diagnosi di ipoglicemia
reale a digiuno. Il test della fame è abbastanza fastidioso perchè, da dati di letteratura, si è
visto che le ipoglicemie da insulinoma possono comparire fino a 68 ore dopo il digiuno,
perchè il paziente inizia a consumare il glicogeno e andrà incontro a ipoglicemia, in questo
caso il test del digiuno si prolunga per 72 ore. Quindi se il paziente durante il test va in
ipoglicemia, il test si sospende perchè è già stata fatta diagnosi, gli insulinomi veri di solito
causano ipoglicemia dopo 6-8 ore, le forme di ipoglicemia aspecifiche (post-prandiali)
generalmente si prolungano fino a 72 ore perchè il paziente non avrà una glicemia
estremamente bassa (50 mg/dL) e si rende necessario prolungare il test. Per fare diagnosi
di ipoglicemia post-prandiale il test da fare non è quello da carico orale di glucosio perchè
essendo uno stimolo eccessivo fa sovrastimare l'ipoglicemia, test fatto di solito
erroneamente, il test da fare in questo caso è quello del pasto misto standardizzato che
permette di vedere, dopo l'assunzione controllata di carboidrati, il profilo della glicemia
post-prandiale.
Chetoacidosi diabetica
Disordine complesso caratterizzato da:
Iperglicemia
Chetoacidosi
Chetonuria e chetonemia
È una complicanza legata a insufficienza di insulina, si presenta solitamente nei pazienti con
diabete di tipo 1, spesso costituisce la sua forma di esordio, colpisce prevalentemente i soggetti
giovani, mentre è rara nel tipo 2, presentandosi solo durante malattie gravi, interventi chirurgici,
stress importanti, che determinano un deficit temporaneo di insulina.
Questo disordine può giungere fino al coma, esiste un certo rischio di mortalità anche se ormai è
estremamente bassa.
E’ caratterizzata dall’assenza di insulina e si presenta con acidosi, spesso vomito, tachicardia,
disidratazione e letargia, fino al coma vero e proprio. Costituisce infatti una emergenza medica,
potenzialmente mortale.
La sintomatologia è aspecifica e ciò rende la diagnosi più complessa, per esempio nel bambino che
presenta nausea e vomito viene scambiato per addome acuto non è raro infatti che il bambino
giunga in sala operatoria con diagnosi di appendicite e invece ha la chetoacidosi diabetica.
Insorge generalmente con un deficit assoluto o relativo di insulina in un momento in cui è
aumentato il fabbisogno, per questo malattie intercorrenti, febbre e interventi chirurgici possono
essere la causa scatenante (associati alla patologia diabetica).
Al deficit di insulina si accompagna un aumento degli ormoni della controregolazione (GH,
cortisolo, glucagone e adrenalina), ciò determina un aumento della gluconeogenesi epatica, della
glicogenolisi e della lipolisi.
Quindi pur essendo elevato il valore di glicemia circolante ed essendo basso il valore dell'insulina, i
tre tessuti bersaglio quindi fegato, muscolo e tessuto adiposo non possono usare il glucosio in
circolo perchè è assente l'insulina.
Difatti si va incontro ad un deficit di glucosio (non essendo utilizzabile dai tessuti nonostante ci sia
iperglicemia) quindi l'organismo attiva i meccanismi di gluconeogenesi epatica, lipolisi e
glicogenolisi (come se non ci fosse glucosio in circolo).
Tutto ciò crea uno squilibrio che porta alla formazione dei corpi chetonici, per ossidazione degli
acidi grassi (non potendo essere usato, il glucosio verranno utilizzati gli aminoacidi e gli acidi
grassi).
L'aumento dei corpi chetonici quali acetone, β-idrossibutirrato ed acetoacetato, determina una
acidosi metabolica che insieme alla chetoacidosi costituiscono le caratteristiche principali di
questa complicanza.
Ormoni antagonisti dell'insulina
Il glucagone, secreto insieme alle catecolamine al primo ribasso glicemico, determina glicolisi e la
neoglucogenesi, le catecolamine invece determinano si glicolisi che lipolisi.
Il GH e il cortisolo, secreti alla progressiva riduzione del glucosio in circolo, determinano
rispettivamente lipolisi e neoglucogenesi.
Il grave deficit insulinico determina iperglicemia, lipolisi e ossidazione degli acidi grassi con
conseguente formazione di corpi chetonici.
Quindi, l'insufficienza o assenza di insulina, a livello delle cellule muscolari, epatiche ed adipose, si
ha l'utilizzo di substrati differenti rispetto al glucosio, ovvero aminoacidi, glicerolo e acidi grassi,
con l'aumento della glicogenolisi, della neoglucogenesi e della chetogenesi.
Ciò comporta un aumento dei chetoni e del glucosio nel sangue, con aumento rispettivamente
dell'acidosi e dell'iperglicemia.
L'iperglicemia determina inoltre una perdita di elettroliti, fondamentalmente il K che ha bisogno
dell'insulina per entrare all'interno delle cellule, ne consegue una ipopotassiemia mascherata
perché il K sierico è nella norma, mentre si riduce la quota intracellulare (non dosabile). Questo si
manifesta nel momento in cui viene somministrata insulina, il K può entrare nelle cellule e si
manifesta l'ipopotassiemia.
Conseguenza dell'iperglicemia è la glicosuria, che determina diuresi osmotica, perdita di elettroliti
e disidratazione cellulare con conseguente ipovolemia.
Caratteristiche cliniche
Sono conseguenze dell'acidosi e dell'ipovolemia.
Poliuria, nicturia, sete: legati all'iperglicemia
Perdita di peso e anoressia
Astenia
Dolore addominale (causato dalla nausea, vomito e dal fatto che il paziente non si
alimenta)
Respiro di Kussmaul (meccanismo di compenso dell'acidosi, inspirazione profonda e
rumorosa, breve apnea inspiratoria, espirazione gemente con pausa espiratoria
prolungata) e odore acetonemico
Crampi alle gambe
Nausea e vomito
Confusione
Coma (10% dei casi).
Cause di chetoacidosi
Diabete tipo 1
Presente alla diagnosi, si manifesta come esordio della malattia
Scarsa compliance alla terapia insulinica (il paziente la sospende o la fa in maniera
inadeguata, se non trattato può andare incontro a morte entro 24-48 ore)
Infezioni batteriche e malattie intercorrenti (che richiedono una dose maggiore di insulina)
Stress medici, chirurgici
Blocco della somministrazione di insulina nei pazienti con microinfusore: è un dispositivo
della grandezza di un cellulare, che attraverso un tubicino e un ago inseriti sottocute,
somministra continuamente insulina, è una condizione importante perchè l'ago o il
tubicino possono occludersi e in quel caso il paziente può andare incontro a chetoacidosi,
è necessario quindi che i pazienti facciano almeno tre volte al giorno il controllo della
glicemia per scongiurare complicanze da sospensione di terapia insulinica.
Diabete tipo 2 (più raro)
Malattie intercorrenti
Uso di farmaci (es. cortisonici).
Diagnosi
Dosaggio glicemia
Dosaggio chetoni plasmatici e urinari
Dosaggio pH
Ciò che determina la gravità della malattia è il grado di acidosi, più il paziente ha pH ematico
basso più è a rischio di mortalità.
Se è presente chetoacidosi si avrà iposodiemia e ipopotassiemia (livelli circolanti normali, ma
bassi livelli intracellulari) perchè con il meccanismo della diuresi osmotica si perde sodio e
potassio.
Terapia
Terapia reidratante
Insulina
Ripristino livelli di K
Attraverso delle pompe di insufflazione è possibile somministrare sia liquidi che insulina e
potassio.
Bisogna fare attenzione a non normalizzare i livelli di glicemia troppo rapidamente, soprattutto se
ha glicemia molto alta (ad esempio, 500 mg/dL) così come somministrare gradatamente la terapia
reidratante perchè si rischia l'edema cerebrale.
Pertanto è indicato alternare soluzioni elettrolitiche a soluzioni glucosate in modo che l'omeostasi
del glucosio e dei liquidi venga ristabilita progressivamente.
Il ripristino del volume circolante è