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La via endocitotica La via endocitotica permette l’entrata nella cellula di tutta
una serie di molecole che sono troppo complesse o troppo
grandi per poter attraversare il doppio strato fosfolipidico,
direttamente o attraverso dei trasportatori. Per questa
ragione la cellula forma delle vescicole sulla superficie
cellulare che vengono incamerate dentro gli endosomi.
Gli endosomi sono delle strutture ricoperte da una doppia
membrana fosfolipidica, dove vanno a confluire le
vescicole che escono dal Golgi, ovvero le vescicole che
porteranno all’origine dei lisosomi. I lisosomi sono le
strutture finali che originano dalla maturazione
dell’endosoma.
Parliamo di diversi tipi di fenomeni:
la fagocitosi: quando una cellula ingloba una particella o un’altra cellula, cioè qualcosa di
macroscopico. Per fare questo ha bisogno di strutture molto complesse, sostenute dal citoscheletro,
che ricoprono di profusioni l’oggetto che deve essere fagocitato
la macro o pinocitosi: quando la cellula forma una grossa profusione,
sempre sostenuta dal citoscheletro, che contorna qualcosa che nella
microscopia ottica non sembra contenere
particelle. In realtà la cellula sta
contornando uno spazio dell’ambiente
extracellulare dove sono presenti delle
molecole che devono essere endocitate;
l’endocitosi avviene con la
formazione di vescicole: nella prima
immagine vedete lo schema per la
formazione di vescicole dagli organi
vescicolari, la stessa cosa
avviene per la membrana
plasmatica. Nella seconda
immagine vi viene
mostrata, a microscopia
elettronica a trasmissione,
una serie di vescicole
endocitotiche rivestite di
clatrina. Sulla membrana
plasmatica si vedono
indentazioni, che via via
formano la vescicola che si
separerà dalla membrana e
si libererà del rivestimento.
L’assemblaggio di clatrina
non richiede né le piccole
GTPasi né energia.
Esistono altri tipi di
rivestimento, che si
formano solo sulla membrana plasmatica, mentre gli altri organi membranosi formano rivestimenti
solo di clatrina o COPI o COPII.
Gli altri tipi di rivestimento della membrana plasmatica sono:
Vescicole rivestite da caveoline. Sono vescicole che prendono il nome di caveole e sono associate a
tratti di membrana ricchi di colesterolo e di fosfolipidi formati da acidi grassi a catena lineare.
Queste zone di membrana
sono chiamate lipid rafts
(zattere lipidiche), ma non è
chiarissimo se esse
coincidano con le zone dove
iniziano le caveole. Esistono,
però, delle indicazioni che
almeno in alcune cellule le
caveole si formano in tratti di
membrana arricchiti da
zattere lipidiche. Le caveole,
siti in cui avviene
segnalazione cellulare, sono
vescicole arricchite di
recettori e si formano
particolarmente nella
membrana di alcune cellule
del sistema immunitario.
Le caveoline sono dei
dimeri e, siccome i trischeli
di clatrina vengono reclutati
dalla presenza di recettori di
membrana, questi recettori
promuovono il clustering
delle caveoline, il che
favorisce l’arrivo di questo
tipo di proteine segnale. Il
tutto avviene in una zona di
membrana arricchita di colesterolo e sfingolipidi, come si vede dall’immagine.
Oltre alle vescicole rivestite da clatrina e caveoline, ne esistono alcune che si formano in maniera
indipendente (endocitosi indipendenti da clatrina e caveolina). Ciò avviene in risposta a segnali,
cioè quando la cellula deve endocitare alcune delle molecole segnale. Un esempio è l’interleuchina
2, principale fattore di crescita dei linfociti T e loro segnalatore cellulare. Perchè questo recettore si
attivi e possa, a sua volta, attivare, all’interno della cellula, tutta una serie di risposte biochimiche, è
endocitato velocemente grazie a questo tipo di vescicole.
L’endocitosi del recettore di IL-2 è indipendente da clatrina e
caveolina nelle cellule neuroendocrine.
La dimanina è richiesta per tutti i tipi di endocitosi qui citati.
Tuttavia, esiste anche una pinocitosi, poco caratterizzata,
indipendente da dinamina.
Questo è uno schema generale di quello che succede dopo
l’endocitosi delle vescicole.
L’endocitosi porta alla formazione di vescicole, alla maturazione di
queste vescicole in endosoma precoce ed endosoma tardivo che, poi, può diventare lisosoma.
Questa vescicola rivestita da clatrina si fonde con la struttura dell’endosoma primario. Questo è,
infatti, un tipo di struttura sempre tenuta all’interno della cellula non semplicemente originata da
queste vescicole.
Un’endosoma primario riceve già anche vescicole dal Golgi e, a questo stadio, inizia già ad
acidificarsi. Diventerà poi endosoma tardivo, ricevendo altre vescicole dal Golgi, conteneti la
pompa protonica di tipo V . La pompa porta gli ioni idrogeno all’interno del lume e permette la sua
acidificazione e il raggiungimento di un ph acido per il funzionamento degli enzimi catalitici.
Il lisosoma contiene vari enzimi litici (nucleasi, proteasi, fosfatasi), che entrano in funzione grazie
al ph basso (circa 5). Questo ph permette all’interno dei lisosomi anche altri tipi di fenomeni.
Esempio: il trasporto del ferro. Il ferro entra dentro le cellule complessato alla
transferrina.
La transferrina è una proteina secreta nello spazio
intracellulare e complessa il ferro in forma Fe³.
Viene riconosciuta da un recettore sulla membrana
plasmatica e viene endocitata su vescicole rivestite
da clatrina. In funzione del ph la transferrina
cambia la sua affinità e non è più in grado di tener
legato lo ione FeIII, il quale può essere rilasciato
nello spazio dell’endosoma tardivo e da qui
pompato al citosol.
La transferrina priva di ioni ferro si chiama
apotransferrina e si ritrova ancora legata al suo
recettore, che la condurrà alla membrana cellulare
per essere riciclata.
Quindi, dall’endosoma tardivo originano delle
vescicole che ritornano alla superfice della cellula.
Questo è importante perché le vescicole rivestite di
clatrina si formano grazie a dei recettori che legano
un carico. I recettori regolano complessi adattatori
che a loro volta consentono ai trischeli di clatrina di
formare l’involucro.
Questi recettori non sono prodotti in maniera
continua ma possono essere riciclati costantemente
nella formazione di vescicole per la superficie. Una
volta arrivati all’endosoma non vengono digeriti o
vengono digeriti solo in parte.
Cosa succede sulla superficie cellulare: l’apotransferrina a ph 7, che è il ph dello spazio
extracellulare, ha bassa affinità per il proprio recettore e si stacca, a differenza della Fe-tranferrina
che, avendo una conformazione differente, a ph 7 ha un’elevata affinità per il suo recettore.
Un altro processo simile e importante è l’assunzione
del colesterolo.
Il colesterolo è sintetizzato all’interno del corpo solo in alcuni siti, ad esempio il fegato, ma la
maggior parte delle cellule non ne produce e lo assume attraverso il flusso sanguigno. Il colesterolo
arriva alle cellule grazie a
particelle che contengono
una proteina di superficie e,
al loro interno, una serie di
molecole di colesterolo:
non sono delle vescicole
sono LDL (low density
lipoproteins). Esse sono in
gran parte composte da
lipidi, fosfolipidi e
soprattutto molecole di
colesterolo, però
presentano anche clatrina.
LDL viene riconosciuto dai
propri recettori posti sulla
membrana cellulare ed
endocitato: non entra nella
cellula direttamente ma
viene endocitato in
vescicole ricoperte di
clatrina che subiscono la
maturazione fino
all’endosoma tardivo dove,
per l’effetto del ph, LDL si
separa dal suo recettore. A
questo punto il recettore
può essere riciclato
dall’endosoma tardivo alla membrana plasmatica dove è riutilizzato per legare nuove particelle
LDL.
La vescicola dell’endosoma tardivo va incontro a maturazione fino a divenire lisosoma o si fonde
con un lisosoma già esistente per digerire l’LDL. La parte proteica viene digerita in amminoacidi e
l’intera vescicola viene rotta in maniera tale che il colesterolo liberato e possa diffondere attraverso
il doppio strato fosfolipidico del lisosoma all’interno della cellula e venir utilizzato nelle membrane
cellulari.
Come viene mostrato in figura a destra il colesterolo viene liberato nel lume del lisosoma, può
quindi uscire ed essere utilizzato.
Questo a dimostrazione che il cambiamento del ph non serve solo ad attivare gli enzimi litici, ma
anche per la separazione dei carichi dai loro recettori, come abbiamo visto nel caso della
transferrina e del colesterolo.
L’endosoma primario è una struttura costante
nella cellula, che riceve le vescicole dalla
membrana plasmatica e si fonde con esse. È
una struttura che non si può descrivere come
una vescicola/cisterna perché è allungato e
abbastanza irregolare. Quando poi matura
nell’endosoma tardivo, in seguito all’arrivo di
vescicole dall’apparato del Golgi, va a
formare degli apparati multi-vescicolari. La
maturazione dell’endosoma tardivo a
lisosoma richiede un intermedio: il corpo
vescicolare.
Il corpo vescicolare è una struttura ricoperta
da singola membrana contenente numerose
vescicole al suo interno.
I lisosomi, visti con microscopia a
trasmissione, appaiono come vescicole
abbastanza tonde, anche molto diverse tra di
loro che possono contenere delle membrane: esse sono i residui dei corpi vescicolari.
Queste vescicolette sono delle invaginazioni della membrana dell’endosoma precoce che si formano
durante la sua maturazione in endosoma tardivo, laddove i recettori sono legati al loro carico. Per la
formazione di queste vescicole è necessario che il recettore venga marcato sulla parte citoplasmica
dall’ubiquitina. Questa non è un segnale per la sua demolizione, come avviene nella degradazione
legata al proteosoma, ma è una marcatura temporanea per reclutare i complessi ESCRT, poi
rimossa. Il primo ESCRT è l’ESCRT0, che recluta a sua volta
ESCRT1 e ESCRT2.
ESCRT1 e ESCRT2 funzionano un po’ come SNARE
che si avvolgono tra loro in un coiled coil permettendo la
fusione tra la vescicola ed il suo target. Questi,
similmente, si pongono da una parte e dall’altra del tratto
di membrana dove si trova il recettore ubiquinato e
formano un coiled coil che porta ad un piegamento della
membrana in quella regione. Questo non è sufficiente per
separare