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MENCIO E LA SUA OPERA

Si inserisce nel tardo IV secolo a.C.

Meng Ke (390-305 a.C oppure 372-289 a.C - la sua iografia è riportata nello "Shiji" di Sima Qian) è

considerato l'autore del testo anche se, come sappiamo, è stato compilato successivamente dai suoi

discepoli. Veniva dallo Stato di Zou, molto vicino allo Stato di Lu, dal quale proveniva Confucio. Ne suì

molt influenze, infatti i riferimenti al filosofo e ai punti chiave della sua dottrina sono frequenti.

Probabilmente Meng Ke ricevette insegnamenti da uno dei discepoli di Zisi (nipote di Confucio). La

scrittura è più sistematica e matura rispetto ai "Dialoghi" di Confucio; alterna brevi enunciati a dialoghi

più lunghi che elaborano specifici argomenti filosofici: si parla di moralità, di argomentazioni retoriche

sviluppate nei dialoghi per convincere i sovrani. Notiamo diverse citazioni delle "Odi" - "Shi Yue",

attraverso le quali si imparava il linguaggio erudito che delimitava l'élite culturale. E' composto da 7

capitoli.

Le posizioni importanti sono:

- La natura umana è buona;

- Il regicidio è giustificato qualora il sovrano diventi un tiranno;

- Il mandato celeste viene affidato solamente ai sovrani benevoli

In epoca Song diventerà uno dei 4 libri confuciani e verrà poi canonizzato nei 13 Classici.

IL CONTESTO STORICO

Mencio fu attivo verso la fine della dinastia Zhou, epoca di grandi conflitti e di degrado morale e sociale. I

riferimenti al passato, al suo patrimonio culturale e all'insegnamento degli antichi sovrani sono

ricorrenti.

Il re u dei Zhou nel 1045 a.C sconfisse gli eserciti avversari e decretò la fine della dinastia Shang. La

legittimità dell'impresa fu fatta derivare dalla dività venerata dai Zhou: il Cielo, la cui autorità sta al di

sopra di ogni cosa, anche degli spiriti ancestrali e naturali. Il re veniva anche chiamato "Figlio del Cielo".

Egli si trovava al vertice di un'organizzazione pseudofeudale nella quale molta autorità si fondava su

rigid norme rituali e di condotta esemplare, i Li. Il Figlio del Cielo governava grazie al mandato celeste e

ciò legittimava il rovesciamento con le armi di una dinastia e la sua sostituzione da parte di un'altra. Se il

sovrano fosse stato inetto corrotto il Cielo manifestava il suo dissenso attraverso segnali naturali,

revocando infine il mandato per conferirlo a chi possedeva lo spessore morale necessario. Nella

concezione dell'epoca il mondo corrispondeva a " ciò che è sotto il cielo" e la terra era piatta e quadrata,

corcondata dalle acque situate ai suoi confini; in altao c'era la volta celeste, di forma circolare, sorretta

dai monti sacri situati nei punti cardinali. Il tianxia era suddiviso in diversi strati, piccoli e grandi,

denominati guo. Per ogni guo c'era un membro del clan reale o di altri clan distintosi per meriti militari o

politici. Costoro erano nominati direttamente dal re, e quindi riconosciuti dal Cielo come idonei a

svolgere attività di governo. Lo stato Zhou, sede indiscussa del potere politico e religioso, era considerato

il centro del tianxia e per questo veniva chiamato Zhongguo. Nei primi due secoli della dinastia si

susseguirono abili sovrani che sembravano agire in concomitanza con il volere divino. Fu un periodo di

benessere, di innovazioni e trasformazioni. A partire dall' VIII secolo il governo centrale cominciò a

perdere auorità. Le pressioni dei popoli seminomadi erano difficilmente controllabili e , nel 771 a.C, la

corte reale e l'aristocrazia fuggono nell'odierna provincia dello Henan, a oriente. Ciò determinò grandi

cambiamenti: aumento della conflittualità, disgregazione sociale...

Nel periodo delle Primavere ed Autunni ( dall' 8° al 5° secolo a.C) assistiamo alla graduale frantumazione

dell'impero Zhou. Gli stati più settentrionali si sentirono investiti del compito di salvaguardare la

tradizione e si assunsero il titolo di Zhongguo. Da qui, il contrasto tra le regioni settentrionali e quelle

meridiolìnali che segnò la storia successiva. Il periodo che va dal V al III secolo a.C è identificato come il

periodo degli Stati Combattenti durante il quale gli stati più grandi continuavano la lotta per la

supremazia. Fu anche il periodo d'oro del pensiero filosofico cinese. Emergono personalità come

Confucio, Mozi, Laozi, Mencio, Zhuangzi, Han Feizi ognuno con una propria visione ed un progetto ben

definito. Il tema dell'arte di governo era per loro prioritario e tutti concordavano sul fatto che la pace e il

benessere materiale e spirituale del popolo si sarebbero potuti realizzare solo attraverso l'equilibrio

politico, economico e sociale. Fu grazie alla rigorosa applicazione di riforme strutturali innovative volte al

rafforzamento dell'organizzazione statale e militare e ad una politica diplomatica che aveva come

obiettivo l'unificazione del Tianxia che il regno di Qin crebbe in potenza e sconfiss gli avversari. Nl 221 a.C

nasce così il primo grande impero della storia cinese. Mencio non vide il realizzarsi dll'unità imperiale ma

il suo contributo alla sua elaorazione teorica fu importante. Il suo insegnamento si tramandò nei secoli.

I FONDAMENTI

- L'idea che il sovrano occupi la posizione istituzionale più elevata per il bene esclusivo del popolo e non

per il suo personale interesse è un pilastro portante del pensiero cinese. Il rapporto con le divinità è

tutt'altro che marginale : " il popolo è il signore delle divinità, ecco perchè i saggi sovrani del passato

mettevano al primo posto le questioni relative al popolo e solo dopo si dedicavano con impegno a quelle

che riguardavano le divinità ". Officiare le cerimonie sacrificali in onore delle divinità non era più

sufficiente per garantirsi il loro sostegno. Lo si poteva ottenere acquistando innanzitutto il favore del

popolo.

- Mencio propose poi la cura del popolo come cardine della corretta politica del sovrano in quanto

principio guida dell'arte di governo. Inoltre ritiene che nella realtà solamente in pochi sono destinati ad

emergere dalla massa indistinta del popolo. Dedica sì al popolo un'attenzione particolare, ma gli nega la

possibilità di intervenire direttamente nelle decisioni politiche, che sono di esclusiva pertinenza di chi

governa, più preparato a svolgere questo compito. Egli divide, infatti, il lavoro intellettuale e quello

fisico rendendo esplicita l'interazione esistente tra chi è chiamato ad assumersi le responsabilità di

governare assicurando il benessere di tutti e chi invece deve contribuire a creare le condizioni materiali

necessarie per far si che ci sia quanto serve per organizare al meglio la società e mantenrla in ordine,

pace e armonia. Non bisogna confondere ruoli e mansioni. Sovrano e funzionari devono ottenere la

piena fiducia del popolo e per governare in modo virtuoso e conquistare il cuore degli uomini è

necessario mantenere integro quel sentimento di comprensione dell'altrui sofferenza che, nascndo dai

sentimenti di amore e sollecitudine per il prossimo, consentirà al sovrano di promuovere un governo

ispirato ai principi di umanità, essenziale per proteggere il popolo con le attenzioni che ci si aspetta da

chi intende essere, a pieno titolo, padre e madre del popolo o pastore degli uomini del mondo intero.

L'educazione fondata sui principi di bontà è il nutrimento vitale dei germogli che albergano nel cuore di

ogni uomo, grazie al quale essi potranno trasformarsi in compiute virtù, favorendo la propensione ad

amare il prossimo nel rispetto delle norme rituali e delle convenzioni sociali. Così si potranno raggiungere

conoscenze e capacità di giudizio fuori dal comune e diventare Junzi, l'uomo saggio della tradizione

confuciana.

- Per quanto riguarda il Mandato celeste, Mencio sembra condividere l'idea di un Cielo che osserva e

giudica dall'alto il valore e l'operato dei sovrani, dei ministri e dei funzionari, pronto ad intervenire in

caso di necessità. Talvolta sembra però non comprenderne le intenzioni. A volte, nel Mengzi, sembra che

la successione dinastica avvenga senza il diretto intervento del Cielo ma in diverse sezioni dell'opera è

invece reso esplicito che è al Cielo ch spetta la decisione. A lpopolo viene poi affidato un ruolo chiave,

esso può esprimere il proprio parere, di cui il Cielo tiene conto prima di conferire al nuovo sovrano il

mandato a governare. In questo modo, il mandato si arricchisce di un elemento importante, essendo al

tempo stesso "mandato del popolo": perdere il sostegno e la fiducia dl popolo significa in automatico

perdere il mandato del Cielo, e viceversa. Così inteso, il rapporto che lega il popolo e il Cielo è

indissolubile e diretto, non è più mediato dal figlio del Cielo.

- Per l'autore hanno grande importanza il talento, le capacità e la preparazione delle persone destinate

a funzioni di governo a prescindere dalla loro estrazione sociale, questo legato alla necessità di creare le

condizioni per il loro migliore impiego, nell'interesse esclusivo del benessere collettivo. Da qui deriva la

necessità di scegliere e promuovere i migliori elementi della società. Il compito del sovrano è di avvalersi

dei consigli dei ministri, dei funzionari ma anche del giudizio del popolo: "solo se nello stato tutti sono

concordi nel sostenere che egli ha talento, e solo dopo che siano state eseguite le necessarie verifiche e

si sia constatata in lui l'effettiva presenza di talento gli si può conferire l'incarico". Mencio dice: " se il

sovrano sbaglia, il ministro di sangue reale deve ammonirlo; se il sovrano insiste nel non volergli dare

ascolto, allora deve destituirlo" e in questo si ritiene in conformità con il volere del Cielo. Inoltre, non

solo i nobili devono essere rimossi dalle loro responsailità se necessario, ma anche le divinità poste a

simbolo dello stato possono essere sostituite se la comunicazione tra il Figlio del Cielo e il Cielo stesso

non dovesse funzionare adeguatamente. Può avvenire solo se i segni tangibili dell'irritazione del Cielo,

sono avvenuti nonostante le cerimonie rituali si siano svolte secondo le norme.

- Il tema della condivisione con il popolo dei privilegi destinati all'aristocrazia e al sovrano è centrale nella

concezione del buon governo essendo essa la via da seguire per evitare possibili moti di protesta da

parte della popolazione.

In conclusione, per Mencio, il benessere del popolo è il fine ultimo dell'azione politica; il governo esiste

per il popolo che va guidato con saggezza e lungimiranza da persone preparate e capaci, selezionate in

base al merito, ch

Dettagli
A.A. 2014-2015
79 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/21 Lingue e letterature della cina e dell'asia sud-orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lorenza.dutto1994 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua cinese classica 1 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Baccini Giulia.