Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
STRUMENTI DI STUDIO
Gli strumenti di studio che ci consentono di fare valutazioni sui cambiamenti climatici sono suddivisibili in
tre categorie:
1. Scenari climatici futuri studiano come il clima stia cambiando, com’è cambiato e come
cambierà, permettendoci di fare previsioni riguardo il tempo atmosferico e il clima in generale.
Quando queste previsioni vengono proposte nel lungo periodo, generalmente vengono usate come
una base che andiamo a variare a seconda della situazione che si vuole analizzare, spesso utilizzano
strumenti di calcolo molto complessi basati sulla fisica dell’atmosfera.
2. Incremento concentrazione CO applicato allo studio degli ecosistemi vegetali e non solo per
2,
l’analisi dell’anidride carbonica ma anche per tutti i gas serra e per lo sviluppo e la crescita della
pianta, benché il primo (sviluppo) sia legato quasi esclusivamente alla temperatura mentre
l’aumento della biomassa (crescita) è legato maggiormente alla concentrazione di CO2. Più la
pianta cresce e maggiore è la quantità di CO2 che può essere sequestrata che a sua volta permette
la crescita della pianta. Un terzo fattore è la qualità che viene spesso accostato a crescita e
sviluppo.
3. Questi due strumenti si accomunano ad un terzo strumento che prende il nome di “modello di
simulazione dei principali processi bio fisici” che ci permette di valutare sia la variazione climatica
sia la concentrazione di CO2.
Scenari climatici futuri In questi modelli vengono espressi sotto forma di equazione, i principali processi
fisici del sistema terra-acqua-aria.
Sono ipotesi su cosa avverrà in futuro, vengono espresse sotto forma di equazione i principali processi fisici
del sistema terra-acqua-aria.
Il primo problema da affrontare con questi strumenti è l’essere in grado di descrivere questi processi
attraverso calcoli matematici, per cui la conoscenza è la base. Inoltre è fondamentale la capacità di calcolo,
infatti l’assenza di strumenti informatici in grado di fare calcoli così complessi riduce la correttezza della
proiezione. Anche immagazzinare informazioni non è banale, ci vuole un alto numero di dispositivi per fare
in modo che tutti i dati necessari vengano registrati. Ovviamente tutto questo è legato all’avanzare della
tecnologia basti pensare all’innovazione portata dei satelliti.
IPCC Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate
Change - IPCC) è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite: l'Organizzazione
meteorologica mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) allo scopo di
studiare il riscaldamento globale.
Esso è organizzato in tre gruppi di lavoro:
• il gruppo di lavoro I si occupa delle basi scientifiche dei
cambiamenti climatici. WG1 (working group)
• il gruppo di lavoro II si occupa degli impatti dei cambiamenti
climatici sui sistemi naturali e umani, delle opzioni di
Evoluzione dei GCM
adattamento e della loro vulnerabilità. WG2
• il gruppo di lavoro III si occupa della mitigazione dei cambiamenti
climatici, cioè della riduzione delle emissioni di gas a effetto
serra. WG3 I
rapporti di valutazione = AR (assestement
report) periodicamente diffusi dall'IPCC sono
alla base di accordi mondiali quali
la Convenzione quadro delle Nazioni Unite
sui cambiamenti climatici e il Protocollo di
Kyōto che l'attua. Oltre agli AR, esistono
anche i SR (report scientifici) basati su
supporti di risultati scientifici per le
dichiarazioni che vengono fornite. Poi c’è il
TP (technical report) che cerca di riportare
le oltre 1000 pagine dell’AR in circa 180;
infine abbiamo l’SPM (summary for
policymakers) un’estrema sintesi dei
precedenti report che, in circa 20 pagine,
porta ad una semplificazione sia del linguaggio sia dei contenuti pur mantenendo il supporto scientifico. Al
termine del lavoro di ogni WG, viene eseguita una revisione ( al termine di WG1 seguirà FOD: first order
draft, e via dicendo) portata avanti da revisori esterni così che i loro giudizi siano quanto più imparziali
possibile.
Per arrivare alla fine dell’intero processo ci vogliono circa 2 anni.
Il lessico* di questi report è fondamentale perché bisogna sottolineare il fatto che stiamo parlando di
supposizioni e non di certezze (si parla sempre di PREVISIONI). Il compito di questi report è quindi quello di
confrontare tutti i dati del passato con quelli attuali al fine di provare ad ottenere delle “rivelazioni” sul
futuro. Ovviamente la certezza con la quale si possono fare queste previsioni dipende da una serie di
variabili, tra queste la risoluzione gioca sicuramente un ruolo importante.
Risoluzione l’aumento della risoluzione consente di proporre modelli sempre più precisi e dettagliati, si
può andare a descrivere un numero maggiore di eventi e riuscire a descriverli meglio. L’immagine qui di
fianco mostra come nel tempo si sia riusciti ad ottenere mappature sempre più dettagliate (ad oggi si
riescono ad avere risoluzioni anche di 30 X 30 Km).
*nel senso che parlare di “molto probabile” o di “plausibile”, in questi casi è molto differente. Si deve far
molta attenzione! Un evento che si verificherà “quasi sicuramente” non ha la stessa valenza di uno che
potrebbe verificare con “discreta probabilità”.
È importante avere un’alta risoluzione perché molti avvenimenti avvengono su scale che richiedono molto
dettaglio. Ci sono una serie di fenomeni, come ad esempio le alluvioni su strada, o comunque tutti quei
fenomeni che avvengono su scala locale. Ovviamente per prevedere fenomeni di questo tipo ha la necessità
di avere un’altissima risoluzione.
I GCM (global climate models) non si basano solo sul
fattore spazio ma anche sul tempo. Inizialmente i dati che
si ottenevano erano molto sporadici…si parla di dati ogni
anno, mese, settimana…ad oggi la stragrande maggioranza
dei dati che otteniamo ha una cadenza per lo meno
giornaliera.
Parametri continui e discontinui I parametri
discontinui vengono espressi come somma quotidiana,
quelli continui tramite la massima, la minima e la media.
Misurare un solo valore giornaliero non ci permette infatti di analizzare alcune caratteristiche dei fenomeni
(per esempio la quantità di pioggia caduta). Aumentare la risoluzione temporale (quindi il numero di
misure) ci consente di evitare fenomeni di sottostima. Ovviamente un’alta risoluzione non è sempre
necessaria, la risoluzione dipende dal fenomeno che stiamo analizzando.
Coi satelliti (geostatici o orbitanti) possiamo vedere come si muovono i corpi nuvolosi, ed è l’altezza che
definisce il tempo con cui esso ritorna sullo stesso posto: più alta è la quota e minore è il numero di giorni
che il satellite impiega a tornare su una stessa zona. Se il satellite si trova ad una quota maggiore, maggiore
sarà il cono dell’immagine, ma minore sarà la definizione. Quando parliamo di
satelliti geostatici, ci
riferiamo a satelliti che si
muovono alla stessa
velocità di rotazione
della Terra, essi quindi
hanno una risoluzione
temporale molto alta
perché l’immagine che
registrano è sempre la
stessa (si trovano sempre
in corrispondenza della
stessa zona), spesso però
si trovano ad una quota
molto alta e dunque la
risoluzione spaziale è,
per contro,
tendenzialmente molto
bassa.
Quando parliamo invece di satelliti orbitanti, ci riferiamo a satelliti che “orbitano” intorno alla Terra ad una
velocità prestabilita, essi quindi sottendono la stessa zona soltanto dopo precisi intervalli di tempo: hanno
quindi una bassa risoluzione temporale (la stessa zona verrà sottesa soltanto dopo un giro completo del
satellite intorno al globo). I satelliti orbitanti tendono a passare molto vicini alla superficie terrestre e
dunque, possiedono un’alta risoluzione si parla anche di risoluzioni 1 X 1 m.
Se abbiamo la necessità di analizzare un bosco, sappiamo che esso rimane più o meno costante nel tempo,
quindi non sarà necessario avvalersi di un satellite geostatico; è chiaro che il discorso cambia con un
seminativo: in questo caso il fattore tempo è fondamentale per l’ottenere informazioni visive, quindi sarà
più opportuno fare scelte diverse.
Il problema è: come faccio a passare da bassa ad alta risoluzione?
La risposta è: tramite le tecniche di downscaling
Il downscaling è una procedura per dedurre informazioni ad alta risoluzione a partire da variabili a bassa
risoluzione. I modelli climatici globali (GCM) utilizzati per gli studi sul clima e le proiezioni climatiche,
vengono eseguiti con una risoluzione spaziale grossolana (nel 2012, tipicamente dell'ordine di 50 x 50 km)
di conseguenza, non possono essere utilizzati per studi di impatto locale. Per superare questo problema,
sono stati sviluppati metodi di downscaling al fine di ottenere condizioni climatiche su scala locale, a partire
da variabili atmosferiche su scala regionale fornite da GCM. Esistono due forme principali di downscaling.
GCM = global climate model
RCM = regional climate model
LAM = limited area models
DYNAMIC DOWNSCALING basato sul RCM, modello simile al GCM ma con risoluzione maggiore. Essendo
di tipo dinamico, non si possono fare considerazioni sul futuro ma soltanto constatazioni sul presente. Non
si può assumere che le relazioni di oggi siano utilizzabili tra 20-30. Risoluzione non molto elevata, max: 20 X
20 km. Riutilizzo dell’output del GCM (ad es. pressione atmosferica al suolo, vento, temperatura, umidità)
attraverso un RCM, con imputazione di equazioni e dati locali specifici, al fine di simulare il clima su scala
regionale.
STATISTICAL DOWNSCALING dove viene stabilita una relazione statistica tra le osservazioni sulle variabili
a larga scala (come la pressione superficiale atmosferica), e una variabile locale (come la velocità del vento)
in un particolare sito. La relazione viene successivamente utilizzata sui dati GCM per ottenere le variabili
locali dall'output GCM. In altre parole, lo Statistical Downscaling stabilisce relazioni empiriche tra variabili
climatiche atmosferiche e/o locali, attuali e/o storiche; una volta trovate e verificate queste relazioni si
utilizzano i GCM per generare previsioni sulla variazione del clima locale. Il tutto è basato sul presupposto
che le relazioni empiriche non cambino in futuro. Permette di trovare relazioni empiriche tra caratteristiche
climatiche locali e c