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LEGHE A MEMORIA DI FORMA
Sono materiali metallici a base di NiTi oppure a base di rame. Hanno delle proprietà peculiari che sono
tendenzialmente due:
Ricordano una forma predeterminata (memoria di forma) per cui possono essere deformati ma poi
tramite dei processi di riscaldamento senza applicare ulteriori sforzi tornano alla forma iniziale, cioè
alla forma geometrica impressa inizialmente.
L’altra proprietà è quella della superelasticità o pseudoelasticità, cioè questi materiali sono in
grado di subire delle deformazioni in campo elastico anche del 10% quando un normale metallo si
deforma nel campo elastico nel range del 1-2%.
I materiali metallici hanno una struttura cristallina, che conferisce loro determinate proprietà.
Distinguiamo due diverse fasi che sono entrambe delle fasi solide e che chiamiamo fase austenitica e fase
martensitica. La presenza di queste due fasi al variare della T conferisce a queste leghe le proprietà
particolari di cui abbiamo parlato. Quando parliamo di transizione di fase parliamo di una transizione da
una fase austenite ad una martensite legata ad una diversa disposizione dei piani cristallografici nello spazio
a seconda dello stimolo che noi applichiamo (termico o meccanico). Solitamente con austenite si intende la
fase stabile ad alta T, mentre la fase martensite è una fase stabile a T inferiore. La fase martensite
macroscopicamente si distingue in due forme, cioè quella indeformata in cui abbiamo solo uno scorrimento
dei piani cristallografici e quella deformata in cui riusciamo ad osservare delle variazione di forma
importanti anche applicando degli sforzi bassi. Inizialmente per effetto della T abbiamo un riarrangiamento
dei vari atomi presenti all’interno del reticolo cristallino. Quello che succede è che io conferisco al materiale
dell’energia che serve a modificare la configurazione degli atomi, cioè rimango comunque all’interno della
stessa composizione non avendo energia tale da rompere i legami ma ho soltanto degli spostamenti relativi
che non superano la distanza interatomica. Questi spostamenti permettono di arrivare ad una situazione
comunque energeticamente stabile che ha delle proprietà meccaniche diverse, in particolare proprietà
meccaniche a livello di sforzi e deformazioni tendenzialmente minori. Quando parliamo di materiali a
memoria di forma dobbiamo sempre specificare in che range di T ci troviamo e questi range possono
sempre essere modificati in fase di progettazione.
Nel grafico in ascissa abbiamo la T. Passiamo da una fase a T elevate in cui è stabile l’austenite, abbiamo poi
un inizio di trasformazione da austenite a martensite all’aumentare della T. Raffreddando il mio materiale
al di sotto della T di inizio martensite osservo la trasformazione da austenite a martensite. Non sono
trasformazioni istantanee ma avremo un range di T più o meno ampio a seconda della purezza, della storia
e della composizione chimica della lega. La trasformazione austenite martensite e la trasformazione
martensite austenite determinano un’isteresi che è tendenzialmente di 10-20°C circa.
Per raffreddamento posso passare da una fase austenite ad una martensite, dopodiché posso effettuare un
riscaldamento successivo e tornare nella fase genitrice di austenite. In fase di progettazione e lavorazione è
possibile scegliere queste T di transizione in funzione delle applicazioni pensate. Queste T possono essere
modificate agendo sulla composizione chimica o effettuando dei trattamenti termici. Inizialmente abbiamo
la fase genitrice che è l’austenite e che viene definita con un ordine a lungo raggio, cioè se raffreddo ad un
T inferiore a quella di inizio martensite, ho inizialmente della trasformazioni che a livello macroscopico non
riesco a vedere. La martensite nella fase di raffreddamento è costituita da più varianti che dipendono da
come gli atomi si sono organizzati tra loro seguendo il principio di arrivare comunque a delle configurazioni
di minima energia. All’interfaccia di questa struttura abbiamo dei piani che scorrono tra di loro che hanno
una configurazione energetica a bassa energia. Solitamente tra le varie varianti ce ne è una che diventa
predominante e che ha una configurazione energetica più favorevole e più stabile quindi a basse T. Nel
momento in cui applico una deformazione riesco quindi ad arrivare anche ad una deformazione in campo
elastico del 10%. Questa deformazione viene recuperata interamente a seguito di un raffreddamento.
Tornado poi alle T per cui l’austenite è stabile recuperiamo la fase austenite, cioè la fase genitrice.
Tra l’austenite e la martensite abbiamo anche altre variazioni a livello macroscopico. Solitamente in fase
austenitica o martensitica abbiamo delle proprietà elettriche differenti. Avendo una struttura
cristallografica differente e quindi un moto di elettroni differenti avremo delle variazioni di resistività, ma
anche della variazioni di rugosità e di lucentezza.
Al di sotto della temperatura di transizione una lega a memoria di forma in fase martensite può essere
facilmente deformata anche applicando uno sforzo relativamente basso. Posso recuperare questa
deformazione (permanente) se scaldo il mio materiale ad una T superiore a quella dell’austenite arrivando
ad avere tutto il materiale in fase austenitica. Applicando ora una forza uguale a quella applicata
inizialmente non riuscirei più a deformare il materiale poiché nella fase austenite avrei la necessità di
applicare sforzi maggiori per ottenere una deformazione senza comunque raggiungere i livelli di
deformazione ottenuti a livello martensitico.
Questa è quella che prende il nome di memoria di forma ad una via, cioè queste leghe presentano
memoria di forma solo per effetto del riscaldamento. Nelle leghe a memoria di forma ad una via abbiamo
un recupero della forma originale solo dopo riscaldamento. Partiamo da una lega a memoria di forma
stabile a fase austenite e dopodiché raffreddo fino a portarla a fase stabile in martensite. A questo punto
posso usare un carico e deformare il materiale. Solo per effetto del riscaldamento posso recuperare la
martensite mentre se raffreddo la deformazione rimane la stessa.
Nella memoria di forma a due vie riesco ad avere delle variazioni macroscopiche di forma sia in fase di
riscaldamento che raffreddamento. Non ho la necessità di applicare un carico in fase martensite per poi far
recuperare la forma ma posso effettuare riscaldamenti e raffreddamenti successivi a cui sono associate
delle variazioni di forma. Nella memoria di forma a due vie ho il manifestarsi di questo fenomeno soltanto
al variare della T. Il passaggio sia a livello microscopico che macroscopico da una struttura all’altra avviene
solo per effetto della T. Questa memoria di forma a due vie non è un effetto intrinseco del materiale ma è
una proprietà che può essere conferita al materiale stesso attraverso trattamenti termici e meccanici.
Rispetto alla memoria di forma ad una via abbiamo della variazioni dimensionali che sono inferiori, cioè non
arriveremo mai a modificare il materiale tanto quando una memoria di forma ad una via.
Il secondo fenomeno è quello della pseudoelasticità. Nel grafico abbiamo anche una temperatura Md cioè
una T superiore a quella di fine martensite. In questo campo si parla di pseudoelasticità. Parliamo di
martensite stess indotta, cioè a quelle T è nuovamente stabile una fase di martensite che mi permette di
deformare tantissimo il mio materiale, cioè nel campo dei materiali metallici riesco a deformare il materiale
anche del 10%. Rimuovendo il carico della martensite stress indotta ritorno ad una fase stabile di austenite.
Questo range di T viene chiamato finestra di pseudoelasticità, cioè il mio materiale si comporta come se
fosse in campo martensitico riuscendo a deformarlo e a mantenere questa deformazione che è poi
completamente reversibile applicando degli sforzi relativamente bassi.
Riusciamo a deformare il materiale e la deformazione viene recuperata solo se applico delle variazioni di T.
Nella pseudoelasticità abbiamo un recupero reversibile della deformazione al cessare del carico. Nel grafico
la curva (a) è la curva sforzo –deformazione caratteristica di un metallo in fase austenitica. Ci sono dei
materiali naturali che hanno molto spesso un comportamento pseudoelastico cioè al cessare del carico
tendono a recuperare la loro deformazione.
Ricapitolando abbiamo una fase austenite (genitrice) stabile ad alte T e raffreddando possiamo ottenere
una fase martensitica che all’applicare del carico riesco a deformare abbastanza semplicemente. Il recupero
della forma avviene scaldando il materiale. la proprietà di pseudo elasticità è rappresentata nella slide dalla
frecce tratteggiate: a T elevate possiamo generare questa fase di martensite stress indotta e quindi
sfruttare questa capacità di andare incontro ad alte deformazioni mantenendo livelli di sforzo
relativamente bassi.
Consideriamo il grafico sforzo-deformazione-temperatura. Siamo in un campo di stabilità della martensite e
deformo plasticamente il mio materiale, poiché noi vediamo una deformazione di forma
macroscopicamente. Questa deformazione che è una deformazione plastica viene completamente
recuperata se scaldiamo il materiale ed in particolare viene recuperata riscaldando il materiale a T superiori
a quelle di stabilità dell’austenite e questo è il comportamento di memoria di forma. A T comprese tra
quelle di fine austenite e quelle di martensite stress indotta, siamo nel campo della pseudoelasticità per cui
posso deformare il mio materiale e in questo caso lo deformo elasticamente poiché al cessare del carico il
mio materiale torna alla sua forma iniziale senza variazioni di T. Nella finestra di pesudoelasticità riesco ad
imporre delle pseudo deformazioni che vengono completamente recuperate senza l’uso di T. L’ultimo
comportamento è quello tipico dei materiali metallici, cioè un comportamento elasto-plastico nella
struttura stabile dell’austenite. In questo caso siamo in un range di stabilità della fase austenite per cui una
deformazione elastica è reversibile mentre quella plastica è irreversibile.
Queste classi di materiali sono le leghe NiTi, chiamate Nitinol e tutta un’altra serie di leghe che sono a base
di Cu e Al. Le leghe NiTi presentano delle proprietà meccaniche caratteristiche con un range di
pseudoelasticità che permette di avere delle deformazioni anche del 7-8%. Sono leghe stabili dal punto di
vista termico e rispetto a quelle di Cu e Al presentano un’ottima resistenza alla corrosione ed è questo il
motivo per cui queste leghe trovano applicazione in ambito biomedicale.
I range di T di fase a