vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
PROTEOGLICANI
sono eteropolisaccaridi costituiti da glicosamminoglicani e proteine.
Essendo dotati di cariche negative, attraggono H2O sulla superficie ottenendo cosi
soluzioni viscose e gelatinose. LIPIDI
I Lipidi sono una classe molto eterogenea, hanno un unico aspetto comune che è
l'insolubilità in acqua. Possono essere COMPLETAMENTE apolari o ANFIPATICI
mantenendo comunque la loro idrofobicità.
//Le funzioni biologiche dei lipidi sono
1) riserve energetiche
2) costituenti delle membrane cellulari
3) messaggeri ed ormoni
4) agenti emulsionanti
5) isolanti termici e permeabilizzanti
ACIDI GRASSI
sono acidi carbossilici a lunga catena (con numero pari di C)
possono essere saturi o insaturi (le insaturazioni sono di ++cis e non sono coniugate,
quindi è presente un'insaturazione ogni 3 atomi di C. inoltre i mammiferi non sono in
grado di introdurre insaturazioni prima del C9. Quindi un ipotetico ac grasso sarà
defiito come es ac linolenico 18:3 9,12,15
delta
il PUNTO DI FUSIONE aumenta con la lunghezza della catena e diminuisce con il grado
di insaturazione.
Acido palmitico 16:0 solido a T ambiente
acido stearico 18:0 solido a T ambiente
acido oleico 18:1 9 liquido a T ambiente
delta
acido linoleico 18:2 9,12 liquido a T ambiente omega6
delta
acido linolenico 18:3 9,12,15 liquido a T ambiente omega3
delta
acido arachidonico 20:4 5,8,11,14 liquido a T ambiente
delta
la configurazione cis dei legami permette ai complessi poliinsaturi di compensare la
deviazione del piegamento dovuta all'insaturazione, risultando, cosi, meno deviati dei
monoinsaturi.
Esistono anche gli acidi grassi con insaturazioni di tipo trans. Questi possono derivare
da processi di raffinazione e idrogenazione (come per la preparazione delle margarine)
oppure nello stomaco dei ruminanti ad opera di batteri che vi risiedono. È possibile
ritrovarli, quindi, nel latte e nelle carni di questi animali.
Hanno circa le stesse proprietà degli acidi grassi saturi e possono dare un aumento
delle probabilità di malattie vascolari.
CLASSIFICAZIONE DEI LIPIDI
1) Lipidi di RISERVA
1. TRIGLICERIDI
2) Lipidi di MEMBRANA
1. FOSFOLIPIFI
1. GLICEROFOSFOLIPIDI
2. SFINGOLIPIDI
2. GLICOLIPIDI
1. SFINGOLIPIDI
2. GALATTOLIPIDI
TRIGLICERIDI: sono definiti come esteri del glicerolo con acidi grassi.
Gli acidi grassi possono essere saturi o insaturi. La differenza sta nel differente
impaccamento delle code. Se saturi, l'impaccamento è possibile e risulta corretto.
Altrimenti, se le code fossero acidi grassi insaturi, questo impaccamento risulterebbe
parziale o impossibile a causa della deviazione.
Ad esempio: OLIO (LIQUIDO) ++ acidi grassi INSATURI E CORTI
BURRO (SOLIDO) ++ acidi grassi SATURI E LUNGHI.
Generalmente i trigliceridi li ritroviamo negli ADIPOCITI sotto forma di GOCCE OLEOSE
all'interno del citoplasma. Questi vendono usati a scopo energetico e nel caso di
necessità di energia, questi vengono idrolizzati (distaccati dal glicerolo) ad opera delle
LIPASI.
È una fonte di energia conveniente per due motivi
1) sono lunghe catene con tanti atomi di C molto ridotti. Quindi, in caso di
ossidazione, questi producono un'elevata quantità di energia (circa
38kj/g contro 17kj/g in caso di ossidazione di proteine e carboidrati)
2) essendo molecole idrofobiche, sono del tutto anidre. E quindi non hanno
il peso extra dell'acqua da trasportare.
FOSFOLIPIDI: sono i principali costituenti delle membrane biologiche. E hanno ruoli
strutturali e funzionali.
1) GLICEROFOSFOLIPIDI. Si tratta di glicerolo esterificato con due acidi grassi e un
fosfato. Quest'ultimo può essere a sua volta esterificato con un altro alcool. A
seconda del tipo di alcool che esterifica anche il gruppo fosfato si possono avere
diversi composti. Ad esempio
1. FOSFATIDILETANOLAMMINA (-CH2CH2NH3+)
2. FOSFATIDILCOLINA (-CH2CH2N(CH3)3+)
3. FOSFATIDILSERINA (-CH2CH2(COO-)NH3+)
4. FOSFATIDILINISITOLO
Inoltre i vari legami possono essere tagliati da particolari enzimi definiti
FOSFOLIPASI. Un esempio per tutti è la FOSFOLIPASI C che libera il
DIACILGLICEROLO(una particolare molecola segnale)
2) SFINGOLIPIDI: caratteristica fondamentale è la derivazione dalla
SFINGOLISINA (=amminoalcol insaturo a 18C, in cui C1,C2,C3 sono molto
simili al glicerolo). In sostanza, una delle tre code è costituita dalla molecola
della sfingolisina fatta eccezione dei primi 3C.
Il C1 ha legato un ossidrile che esterifica con una fosfatidilcolina
mentre il C2 fa un legame ammidico con un acido grasso (++saturo)
Gli sfingolipidi si trovano nella membrana plasmatica delle cellule animali e nella
mielina (guaina che avvolge l'assone dei neuroni formando la fibra nervosa)
3) GLICOLIPIDI: costituiscono i siti di riconoscimento sulla superficie cellulare.
Sono coinvolti nelle interazioni cellula-cellula, nelle infezioni virali e nei legami
con ormoni.
1. SFINGOLIPIDI: anch'essi derivano dalla SFINGOLISINA, con la differenza
che al C1 non è presente il gruppo fosfato ma si lega direttamente, con
legame estereo →
1. monosaccaride CEREBROSIDI
→
2. 2,3,4 Disaccaridi GLOBOSIDI
3. complesse catene oligosaccaridiche (GANGLIOSIDI)
COLESTEROLO //CICLOPENTANOPERIDROFENANTRENE
è una molecola rigida e completamente idrofobica, fatta eccezione per l'ossidrile
legato al C3 dell'anello A.
nelle lipoproteine si trova spesso sottoforma di un ESTERE CON UN ACIDO GRASSO,
diventando, cosi, completamente idrofobico per perdita dell'unico ossidrile presente
sulla molecola.
Il colesterolo ha numerose funzioni
1) componente della membrana plasmatica
2) precursore dei sali biliari
3) proprietà detergenti
viene sintetizzato nel fegato, passa alla cistifellea, e viene rilasciato nel tenue dove
solubilizza i lipidi assunti con la dieta.
Inoltre è precursore di:
1) ORMONI STEREOIDEI SESSUALI (=progesteroni, androgeni,
estrogeni)
2) ORMONI STEREOIDEI CORTICOIDI (=mineralcorticoidi,
glucocorticoidi)
3) VITAMINA D ENZIMOLOGIA
gli enzimi sono molecole che catalizzano le trasformazioni chimiche nei sistemi
biologici. Trasformano l'energia da un tipo all'altro.
1) NOMENCLATURA: c'è una nomenclatura specifica per ciascun enzima, oltre alla
nomenclatura comune: EC 1.2.1.27 (il primo numero sta a identificare la prima
classe di appartenenza, gli altri tre, invece, le varie sottoclassi)
2) COFATTORI E COENZIMI: rappresentano le porzioni degli enzimi di natura non
proteica che molto spesso ne determinano addirittura la funzione. Ad esempio i
cofattori metallici (fe2+, fe3+, cu2+,zn2+..) sono i principi attivi delle vitamine.
3) SPECIFICITà: definisce la selettività dell'enzima nei confronti del suo substrato.
Infatti esiste una porzione dell'enzima stesso, definito SITO ATTIVO, della
struttura terziaria in cui si lega esattamente e solo il substrato specifico. In
questa porzione bisogna immaginare una sorta di tasca tridimensionale definita
da sequenze amminoacidiche ben definite ravvicinate e divenute utili grazie
all'assestamento tridimensionale della molecola.
Per quanto riguarda il metodo in cui il substrato si
lega all'enzima, sono state fatte due Hp definite,
una delle quali già parzialmente abbandonata:
HP CHIAVE-SERRATURA: secondo questa
–
teoria, l'enzima si associa al substrato come entità
rigida che solo un particolare composto con forma
complementare possa adattarsi.
HP DELL'ADATTAMENTO INDOTTO: si assume
–
che l'enzima sia un'entità flessibile e che dopo che
si creano i legami con s, questo provochi un
cambiamento conformazionale della proteina in
modo che si formi un complesso ES estremamente
stabile.
POTERE CATALITICO: è definito come il rapporto tra la velocità di reazione
catalizzata e non catalizzata.
IL CATALIZZATORE AGGIUNTO AD UNA MISCELA DI REAZIONE, AUMENTA LA
VELOCITà CON LA QUALE VIENE RAGGIUNTO L'EQUILIBRIO TRA I REAGENTI E I
PRODOTTI SENZA MODIFICARE QUEST'ULTIMO.
ABBASSA, QUINDI, L'ENERGIA DI ATTIVAZIONE IN MODO TALE CHE LA REAZIONE
PROCEDA PIU VELOCEMENTE DI QUANTO FAREBBE IN ASSENZA DI CATALIZZATORE.
Nelle reazione che seguono una cinetica di secondo ordine, dove A+ B P
→
deltaP 2
, la velicità viene definita come oppure come
V A]
A+ A P = =k [
→ deltaT
deltaP
V A][ B]
= =k [
deltaT
Nelle reazioni di cinetica di primo ordine! Dove , la velocità viene definita cosi
A P
→
deltaP deltaP
−deltaA
V A] V
= =k [ = =
deltaT deltaT deltaT
ad ogni modo, si può definire la SCOMPARSA DEL SUBSTRATO nel seguente modo:
delta A] delta A]
[ [
∫
A]→ A])
=−k [ ( )=ln([
deltaT A]
[
∫
posto che (−k∗deltaT )=−kT +cost
e che ln A])=2,3 log A])
([ ([
→ allora ln[ A]=−kT A] ln[ A/ A 2,3 log[ A/ A
+[ → ]=−kT → ]=kT ❑
0 0 0
l'EMIVITA è descritta come il tempo necessario affinché il 50% di A venga convertito in
A ln[0,5]=−0,69
[ ]=0,5 → →−0,69=−kT 50
A
P. quindi, posto che 0 0,69
emivita(T )=
50 k
si capisce, quindi, che per valori MAGGIORI DI k (costante di velocità) la
concentrazione di A si dimezza piu velocemente.
CINETICA DELLE REAZIONI AD UN SUBSTRATO
per concentrazioni costanti di un enzima, all'aumentare della concentrazione di S
([S]) la velocità aumenta.
Nel corso della reazione, la VELOCITà DECRESCE in quano la concentrazione del
substrato viene a mancare mentre quella del prodotto aumenta progressivamente.
#assumo che la reazione sia irreversibile. Calcolando V (prima che il prodotto inizi ad
0
accumularsi) a [S]diversa, noto che se [S] è estremamente abbondante rispetto a [E],
la velocità dopo un po non muta piu.
→ ES formano un complesso e la velocità di formazione del P è proporzionale a tale
complesso. k E S
deltaP [ ][ ]
ES
E+S ES E+P V
=k [ ]
→ → =
3
deltaT K +[S ]
Dove k=costante di velocità
K=costante che include le singole costanti di velocità relative alle interazioni tra
E e S. MICHAELIS-MENTEN
Riprendendo la reazione tra E e S sopra citata, , ponendo la
E+S ES E+P
→ →
reazione come irreversibile, la k che porterebbe indietro la reazione da E+P a ES,
4
risulta nulla. E al momento iniziale del secondo passaggio, la concentrazione di P
risulta essere nulla ([P]=0).
Riconsiderando la formula della velocità considerando, però le K presenti in ciascun