Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 5
Art Nouveau Pag. 1
1 su 5
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Bruxelles

Successivamente si distanzia dalle novità architettoniche per ritornare ad un tardo eclettismo come nel Concorso per il palazzo della

Società delle Nazioni a Ginevra del 1927.

si forma presso l’accademia di belle arti di Anversa, aderisce alla corrente postimpressionista per poi trasferire

Henri Van de Velde:

i propri interessi verso l’architettura e il design. Nonostante la conoscenza degli scritti di Ruskin, Van De Velde non rinnega

l’avvento della modernità seguendo le idee di William Morris e dell’Arts & Crafts ma, nonostante ciò, va contro la Typisierung del

e l’industrializzazione come

tedesco Muthesius. Egli infatti vede uno stretto rapporto tra la produzione artistica-architettonica

strumento di rinnovamento. Alla base delle sue convinzioni vi è la decorazione vista come

strumento per ricercare una vitalità empatica dell’opera (idee apparse nel suo articolo Die Linie

 La linea è intesa come fosse una forza dell’artista e che permette la

sulla rivista Die Zukunft)

nascita di tutte le altre (colpo di frusta). La linea, quindi, deve mostrarsi così com’è e così devono

fare anche i materiali: il ferro deve mostrarsi in quanto tale e adeguarsi al progetto decorativo

generale così come la pietra, il laterizio, il vetro e tutto ciò che concorre alla realizzazione finale

dell’opera. (1895): ripresa della tradizione popolare ma “modernizzata” con il decoro

Casa di Uccla

che prende tutto l’edificio sia all’interno che all’esterno. Grazie alla fama ottenuta, Van De Velde

riesce a costruire degli edifici anche per l’Accademia di Belle Arti di Weimar, futura Bauhaus, e

l’Esposizione del Werkbund di Colonia (1914) in cui si affina ancora di più la coniugazione tra

invenzione (scena tripartita), decorazione spontanea, espressività formale e supporto dei materiali

industriali. Van De Velde comunque rimane l’anima teorica delle nuove idee, e invece Horta il

braccio esecutivo. cresciuto professionalmente all’ombra delle teorie di le-Duc

Hector Guimard: (era allievo di

Baudiot, che a sua volta era stato allievo di le-Duc e aveva progettato la chiesa di St. Jean De

a Parigi con una struttura in cemento armato). Egli puntava all’evoluzione degli elementi costitutivi di uno stile nazionale.

Montmatre

Dopo un viaggio in Belgio, si allontana dagli insegnamenti di le-Duc impadronendosi di un proprio linguaggio nuovo. Nel 1900 gli

fu conferito l’incarico per le stazioni della metropolitana di Parigi utilizzando il ferro e il vetro e curando persino le scritte e

l’illuminazione delle strutture come prolungamenti della stessa. Guimard nelle sue stazioni si ispira alle forme della natura per creare

archi e arredi in ferro prodotti in serie..

Scuola di Glasgow (Scozia)

Charles Rennie Mackintosh: a causa delle precarie condizioni di

salute è costretto a passare lunghi periodi fuori da Glasgow a diretto

contatto con la natura, che lo porta ad osservare con attenzione gli

ambienti naturali, così coniugando sia la sua predilezione per

l’architettura feudale scozzese, anche per orgoglio nazionale che per

la vicinanza con il Gothic Revival, sia la riproposizione del mondo

naturale nella decorazione. Fondamentale per la sua carriera

professionale è l’incontro con Macnair e le sorelle Macdonald, con

cui costituirà il gruppo dei Glasgow Four, nome con cui si

imporranno all’attenzione pubblica. I quattro vengono invitati nel

1900 all’ottava Esposizione della Secessione Viennese, in cui

prendono parte come singoli autori, realizzano la Scottish Room

chiaramente ispirata al mondo della natura in tutti i suoi arredi

(Grande successo!). A fine ‘800 Mackintosh vince il concorso per la

Scuola d’Arte di Glasgow: costruita in due tempi; garantisce la solidità costruttiva dell’edificio con l’uso della

costruzione della

pietra (era vicino infatti alle idee tradizionaliste di Ruskin per cui il ferro e il vetro non sostituiranno mai la pietra); studi finestrati

che occupano tutta la lunghezza della facciata; sistemi moderni di riscaldamento e

ventilazione forzata; corpo principale progettato come ampio involucro in cui il

volume degli studi si addensava su quattro piani, che sembrano due, a cui si

due elementi sussidiari formando una pianta ad E; con l’ausilio di

accostano

decorazioni goticheggianti (timpani, torrette e finestre scolpite) la facciata

orientale assume un carattere neogotico; nella facciata ovest tre bow-windows

verticali dalla finestratura a griglia che illuminano la biblioteca e il piano

superiore. Nella biblioteca lo spazio è sfruttato a doppia altezza grazie a un

sistema strutturale innovativo per cui catene in ferro appese a una trave superiore

l’ambiente della sala di

permettono la costruzione di un mezzanino e lasciano

convive

lettura più libero possibile. nostalgia per epopea passata per orgoglio

nazionale (echi di un antico castello) e ottimismo per un futuro legato ai progressi

dell’industria (tracce di una fabbrica). Nella Windyhill House(1900-01) si esprime

la concezione architettonica di Mackintosh: esterno che riprende in chiave

moderna la tipica casa rurale scozzese e un interno improntato alla completa

coordinazione tra materiali, arredi e decorazioni. Come per Van De Velde, si può

parlare di propensione alla modernità non completamente raggiunta.

Modernismo catalano (Spagna)

Il modernismo catalano, come anche le espressioni dell’Art Nouveau mitteleuropea, nasce sia

dalla voglia di distaccarsi dall’imitazione del passato e dalle rigide norme dell’Accademia, ma

anche di dimostrare alla maltollerata amministrazione di Madrid la forte presenza del carattere

autoctono della regione, insistendo sulla valorizzazione della lingua catalana e dell’originalità

artistica. Padre in architettura di questa idea è Antonio Gaudì.

seguendo questa “Reinaxensa catalana” aggiunge alle caratteristiche indigene

Antonio Gaudì:

altre fonti di ispirazione da cui poter prendere ispirazione reinventandone gli elementi con

estrema originalità. Ispirato dalle teorie di Le-Duc, dalle forme osservate in natura, dalle

architetture islamiche presenti sul territorio e dalla sua forte devozione verso il cattolicesimo

unito ad un senso di tragico-sublime derivato dalle opere di Wagner, Gaudì riesce a creare uno

stile originalissimo e proprio quasi

totalmente scollegato agli altri stili

europei. Dopo gli studi di architettura all’università di Barcellona, trova il suo

più grande mecenate: Eusebio Guell. La Casa Vicens (1883-88) diventa il suo

punto di partenza: evoca nelle forme un piccolo castello esaudendo così la

volontà del committente, un importante produttore di ceramiche, di avere un

proprio feudo urbano come simbolo del proprio status sociale, dato anche dalle

decorazioni in ceramica di ispirazione islamica. Nella Casa Vicens Gaudì usò

per la prima volta la tradizionale volta catalana (Roussillon) in cui si ottengono

forme ad arco sostenendo su mensole strati sovrapposti di piastrelle. Le

architetture costruite per Guell iniziano però nella sistemazione del parco della

tenuta agricola del nobile in cui Gaudì dovette rimodernare il disegno delle

parti a giardino, costruire il padiglione del custode e i locali della scuderia. Il

palazzo Guell (1886-90), nel cuore della città, avvia invece la serie di sfide strutturale, come nella volta della sala della musica, e la

sperimentazione di soluzioni inedite, come la copertura a terrazza percorribile, le teste dei camini e la cupola centrale trasformati in

sculture caratterizzanti. Secondo Guell la trasformazione della società in generale si sarebbe ottenuta grazie alla città-giardino, e

anche a questo scopo incaricò Gaudì di costruire il Parco Guell destinato ad un quartiere della classe media situato sulla Montana

Pelada che sovrasta Barcellona. Il parco costituisce un significativo intervento di pianificazione del paesaggio naturale unito

all’allestimento di architetture-sculture funzionali alla fruizione del parco stesso: il “bosco” di colonne doriche inclinate sorregga la

terrazza panoramica bordata da una panchina continua la cui forma reca una pelle tempestata di schegge di ceramica; i percorsi

sopraelevati in pietra grezza formano delle passeggiate porticate i cui pilastri si piegano al limite del crollo; le due costruzioni per gli

ad un’atmosfera vicina al mondo immaginario infantile.

uffici e per il guardiano rimandano

Altre due opere, entrambe sul Paseo de Gracìa, però esibiscono tutta la sua originalità:

1. Casa Batllò: costretta in un lotto lungo e stretto ha nella facciata principale il suo punto

di maggiore attrazione dato dalla pietra grigia con decori vegetali che lascia il posto,

man mano che si sale, a una decorazione data da elementi circolari di pasta vitrea

dialogando con l’impianto di colonne

azzurra fino al di sotto del cornicione,

osteomorfe e di balconi che ricordano dei teschi. La sommità dell’edificio rimanda a un

drago.

2. Casa Milà (detta Pedrera): in essa si traduce la devozione di Gaudì per il Montserrat,

in cui una leggenda diceva che ci fosse sepolto il Graal. Altra ripresa è anche il Mar

Mediterraneo nel moto ondulatorio continuo e nelle opere in ferro dei parapetti dei

balconi che ricordano delle alghe mosse dalla corrente. Sul tetto si forma una

passeggiata in altezza su diversi punti della città ed è impreziosito anche dai camini

trasformati in sculture guerriere.

La sua opera più nota è però sicuramente la Sagrada Familia, tempio simbolo del cattolicesimo barcellonese. In essa confluisce tutta

la sua architettura: l’omaggio alla verticalità delle cattedrali gotiche, la simbologia religiosa e quella desunta dal mondo naturale e la

trasposizione in architettura delle storie narrate nelle sacre scritture. Il cantiere non finito (e ancora oggi in fase di realizzazione) è

stato curato in ogni singolo dettaglio da Gaudì stesso che ne progettava ogni singolo elemento.

Liberty o Stile Floreale (Italia)

L’Italia, in confronto ad altri paesi europei, rimane indietro a causa di uno sviluppo industriale che tarda a realizzarsi; ciò nonostante

però l’Art Nouveau arriva in imitazione agli altri paesi nelle città più industrializzate come Torino, Milano, Roma, Napoli, Palermo e

Genova. L’Art Nouveau italiana, chiamata Liberty prendendo il nome dalla ditta di negozi inglesi Liberty & Co. Presenti sul

territorio, si può datare con l’inizio della Esposizione Internazionale di arte decorativa moderna di Torino del 1902 e la mostra

internazionale delle arti del 1911 fatta per festeggiare il cinquantenario dell’unità d’Italia se

Dettagli
A.A. 2015-2016
5 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gian.luca.mazza di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Torino o del prof Montanari Guido.