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Unioni bullonate
Essendo gli elementi metallici prefabbricati e portati sui luoghi di costruzione come elementi discreti, un’enorme importanza hanno le modalità di collegamento sia degli elementi metallici tra di loro, che di elementi metallici con elementi in calcestruzzo o muratura. Fino a qualche decennio fa tale operazione di collegamento veniva eseguita mediante chiodatura o rivettatura, oggi, invece, queste tecnologie sono praticamente scomparse e sostituite dalle unioni bullonate e saldate.
Cominceremo con l'occuparci delle prime, partendo dall'individuazione delle parti che costituiscono un bullone:
- vite
- dado
- rosetta
Le componenti fondamentali di un bullone sono 3: vite (il cui diametro è generalmente compreso tra i 12 e i 30 mm), il dado (in genere esagonale) e...
La rosetta (di forma circolare), gli utensili ecc.
in genere avvitati alla parte filettata fare bloccare
un bullone. Specifiche normative prevedono disposi-
zioni per il corretto abbinamento tra vite e rosetta
il singolo bullone soggetto ad una generica forza
ha una capacità resistente che viene sempre
valutata con riferimento alla componente parallela
al gambo (bullone teso/compressione) e alla compo-
nente perpendicolare al gambo (bullone soggetto a
taglio). Rispetto a tali due componenti la norma-
tiva fornisce dei limiti basati su modelli sem-
plificati di comportamento dell'unione che siano
quanto più aderenti possibile alle risultanze speri-
mentali. Le ipotesi che generalmente vengono adot-
tate nel calcolo sono:
- trascurabilità della deformazione della
- lamiera sotto carico;
- inflessione nulla del gambo;
- assenza di concentrazione di tensioni
- nella prossimità dei fori.
Tali ipotesi permettono di assumere, compresso
noi da qui in poi, le tensioni uniformemente
fsei ≤
coeciente
effettivo
statico tra
le superfici
a contatto.
coefficiente
di
sicurezza parziale
rispetto allo
slittamento
Come detto, oltre che per rottura del bullone una
unione a taglio può collassare anche per rottura
della lamiera. Quest'ultima può avvenire secondo
tre modalità differenti:
- rifollamento
- rottura a trazione
- rottura a taglio
La resistenza della lamiera è, come ovvio, la
minore associata a questi 3 meccanismi di rottura,
e nulla garantisce che la lamiera cada
in crisi dopo il bullone, per cui è assolutamente
necessario valutare e verificare anche la la-
miera rispetto ad ognuna delle tre modalità.
(6)
Unioni a trazione
Una unione bullonata è sollecitata a trazione se è soggetta ad una forza la cui direzione è perpendicolare alla direzione delle piastre collegate.
Consideriamo una unione elementare di due piastre con un singolo bullone e vediamo cosa accade aumentando progressivamente il carico N di trazione.
Prima dell'applicazione del carico N la testa del bullone e il dado trasferiscono alle lamiere lo sforzo dovuto al serraggio Ns. In questa situazione il gambo del bullone è teso (perché vorrebbe contrarsi ma non può fare il vincolo offerto dalle lamiere) mentre le lamiere sono compresse.
L'applicazione di una N di trazione si ripartisce in parte sul bullone che diventa ancora più teso Ns+X, e in parte sulle lamiere riducendo il livello di compressione Ns-Y.
Ovviamente per l'equilibrio X+Y=N, per trovare l'entità di X e Y c'è bisogno di effettuare
Se questo valore di "x" cosi calcolato porta
ad avere bulloni compressi, allora il calcolo va
ripetuto inserendo nella sommatoria i soli bulloni
che risultano dal calcolo precedente tesi. Ovvia-
mente questa procedura risulta essere convergente.
Supponendo che alla fine dell'iterazione le prime
"k" file di bulloni risultino essere reagenti a
compressione è possibile valutare l'inerzia del
collegamento come:
I = 2B . X3 / 3 + ∑i=k+1 Abi (Yi - x)2
(in questa espressione
"x" è una quantità
nota, avendola prece-
dentemente calcolata)
e di conseguenza si
possono calcolare il massimo
sforzo di compressione sulla piastra:
σmax = H . x / I
ε il massimo sforzo
normale di trazione in
un bullone:
Ntmax = N . Abi (Ymax - x) / I
Esistono anche degli approcci semplificati al problema
uno dei quali ipotizza, a vantaggio di sicurezza
I fori devono essere maggiorati rispetto al diametro
dei bulloni di 1mm, per bulloni sino a ⌀20, di
1,5 mm per bulloni di diametro superiore. Questa
regola si può derogare quando eventuali avvitature
non comportano problemi in fase di esercizio
per l’opera.
La resistenza a taglio dei bulloni, per ogni piano
di taglio che interessa il gambo dell’elemento,
deve essere assunta pari a:
Fv,Rd = 0,6 fub Ares / γM2 bulloni classe
4.6 5.6 e 8.8
Fv,Rd = 0,5 fub Ares / γM2 bulloni classe
6.8 e 10.9
Come già detto Ares è l’area resistente del bul-
lone, ovvero l’area in corrispondenza della parte
filettata, se a contatto con la piastra vi è unica-
mente la parte non filettata, la resistenza di cu-
sopra diventa:
Fv,Rd = 0,6 fub A / γM2 per bulloni di
tutte le classi
Si ricorda che fub è la resistenza a rottura dei
bullone.