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La koinè
La koinè può essere definita come una varietà di greco di base attica (ma con significativi apporti dagli altri dialetti, principalmente dallo ionico, che ha contribuito a eliminare quei caratteri spiccatamente attici e a introdurre voci che l'attico non aveva accolto, ma che in parte erano già passate nell'antica letteratura), usata in epoca ellenistica come varietà (scritta) standard. Essa è una lingua di cultura che si è costituita nel periodo in cui comincia l'influenza macedone, e si è sviluppata per tutto l'impero romano, fino al periodo bizantino. La koinè non è una lingua equilibrata e ferma, ma neppure una lingua che si evolve obbedendo regolarmente a determinate tendenze: è una specie di equilibrio, costantemente variabile, tra fissità e evoluzione. L'attico che ha servito da modello non è stato la parlata familiare, ma la lingua delle persone colte.
quella che ammetteva la città nei suoi decreti e nelle sue iscrizioni. L'influenza di Atene è dovuta alla superiorità della sua cultura, si trattadella lingua di un'aristocrazia intellettuale.
La triplice definizione della koiné e l'unità di tre distinte nozioni.
- La koiné è una lingua letteraria alla pari degli altri dialetti greci: è la lingua di Polibio, di Strabone, di Plutarco, di Dione; è la lingua avversata dagli atticisti, 'accademici della Crusca' ante litteram.
- La koiné è la lingua parlata, d'uso, dell'età di Alessandro Magno e dei secoli successivi: la testimonianza dei papiri documentari e di opere a finalità non principalmente letteraria come il Nuovo Testamento: si può osservare l'evoluzione della lingua parlata in rapporto ad Aufstieg (ascesa) und Niedergang (discesa) dell'impero culturale greco;
- La koiné è
Un insieme di parlate diverse. L'inevitabile varietas di ogni lingua parlata: Il grecoparlato ad Atene è diverso dal greco parlato ad Alessandria. La koinè diviene la lingua 'madre' del greco medievale e moderno, con la sua nuova differenziazione in parlate non corrispondenti in nulla agli antichi dialetti, e caratterizzate da una sostanziale unità di fondo, pertanto essa si può ricostruire a partire dalla comparazione delle parlate greche moderne e dalla storia del greco medievale e antico. L'uso di uno stesso termine per designare queste tre distinte nozioni si spiega con il fatto che esse hanno dei tratti in comune, o piuttosto che, per quanto siano diverse tra loro, sono interdipendenti. Tutte e tre si applicano alla lingua di una stessa epoca e delle stesse persone. La koinè letteraria è la lingua scritta di queste persone che parlavano questa koinè corrente. Ed è sugli sviluppi ulteriori di questa lingua.
corrente che si fondano le parlate greche moderne. Dal punto di vista letterario, questo nome di koinè si può applicare a tutti gli scritti in prosa da Aristotele fino all'età bizantina. La nozione di koinè come lingua parlata, invece, è variabile e sarebbe vano cercare di fissarla, in quanto dipende dagli individui che la usavano, dalle circostanze, dall'epoca e dal luogo.
La codificazione ortografico-grammaticale e l'insegnamento scolastico da un lato, le varietà 'irregolarità' fonetiche e di pronuncia dall'altro definiscono la koinè come fluttuante insieme di tendenze, che la tradizione scritta cercava di mascherare o di comprimere, ma che avevano una forza irresistibile e si sono manifestate con tanto maggiore evidenza, non appena le circostanze lo hanno permesso:
- la progressiva e inarrestabile scomparsa del perfetto → non esprime una forte aspettualità, è quasi una copia
tendenze naturali, la tradizione e l'evoluzione, la fissità e il cambiamento.
Il quadro storico: la formazione della koiné come conseguenza di avvenimenti storici.
I commercianti, i soldati e gli intellettuali delle poleis-stato avevano obblighi cittadini prima dell'età ellenistica. Erano prima di tutto cittadini. In età ellenistica sono commercianti, soldati e intellettuali in quanto tali. I modi di vita hanno una ricaduta sui modi in cui si parla.
La lingua locale dalla funzione politica di lingua della comunità a vernacolo per esterioririvendicazioni di indipendenza.
Le tappe di un'evoluzione storico-linguistica:
Fattori di unificazione linguistica sono state le invasioni persiane, che hanno reso i Greci consapevoli della loro unità, l'egemonia ateniese, l'egemonia macedone e l'impero di Alessandro Magno, l'impero romano (La Grecia diventa una provincia dalla cultura unificata in grado di conquistare un
popolo che eccelle nelle armi). La minaccia persiana: i Persiani hanno dato prima alla Ionia unificazione, poi all'Attica dopo Salamina → dalla koiné ionica del VI sec. a.C. alla koiné ionico-attica (475-431 a.C.); la resistenza contro i Persiani e l'egemonia di Atene e di Sparta;
L'impero culturale di Atene: il sistema giudiziario (dal 446 a.C. chiunque avesse una causa doveva andare ad Atene per farsi processare), l'invio di cleruchi (ovvero di cittadini ateniesi che mantenevano nelle colonie in cui venivano inviati i loro diritti politici e che indubbiamente conservavano nella loro lingua e la imponevano), le arti e l'aristocrazia dello spirito (l'influenza linguistica delle egemonie di Sparta e di Tebe).
I Macedoni da Alessandro I, che diceva che la sua famiglia era originaria di Argo e che era discendente da Eracle e che in questa qualità fu ammesso a partecipare ai giochi olimpici ed ebbe una statua a Delfi (490-454) ad Archelao,
che chiamò alla sua corte il poeta Euripide e il pittore Zeusi e organizzò dei giochi secondo l'uso greco (413-400) e da Filippo ad Alessandro Magno, e la consacrazione dell'attico sotto l'impero macedone: il nuovo periodo di espansione (a differenza del V secolo) e l'affermarsi della cultura ellenistica (Alessandria, Pergamo, Antiochia).
Non sappiamo se il macedone fosse una lingua gemella del greco o una lingua a parte, non possediamo nemmeno una riga, ma delle glosse dal lessico di Esichio; se non esiste neppure una riga di macedone è perché la lingua della corte macedone a partire dal V secolo fu il greco e il greco di Atene; la società macedone si rappresenta in greco, tanto è vero che i Macedoni pretendono l'egemonia sulla Grecia, in quanto si sentono Greci. Sotto l'egemonia macedone si consacra la preminenza dell'attico, visto come vero greco che deve essere imposto.
La soppressione delle
peculiarità attiche e il formarsi di una lingua comune dalla Sicilia all'India, dall'Egitto al Mar Nero: la lingua urbana e ufficiale delle classi dirigenti e i patois locali (vernacoli limitati che non hanno dignità culturale e che non sono più rappresentati in forma scritta da nessuna parte) diventa la cultura ellenistica è una cultura urbana, fatta di centri cittadini (la lingua delle città è diversa dalla lingua delle campagne) e l'attico, depurato delle peculiarità troppo attiche, diviene lingua comune; La preminenza dell'attico determina la perdita delle koinai occidentali, come il siracusano. Il carattere 'impoetico' della koinè, lingua della filosofia, della scienza, degli affari. Su questa lingua si fonda il lessico intellettuale dell'Occidente. Lingua ricca di precisione, di articoli, sostantivi neutri, infiniti sostantivati, di sfumature. I confini del greco ne arrestano la diffusione: aoccidente il confine è stabilito dal latino, a sud dall'aramaico, a est dal partico, dall'arabo, dall'armeno e dallo slavo; influenze, prestiti, calchi fanno del greco la lingua modello di queste lingue che ne arrestano l'espansione territoriale. Le fonti della koiné e l'influenza del parlato sulla lingua comune: le tendenze della lingua Materiali per lo studio della koiné: - testi documentari (lettere, conti, ecc.) in cui ci sono errori che tradiscono modalità di pronuncia (pronuncia spirantizzata delle occlusive, gamma al posto di kappa, delta al posto di theta, errori dei forestieri che imparano il greco come lingua 2 e cercano di adattare la pronuncia); - papiri (Egitto ed Ercolano ante 79 d.C.) e iscrizioni: le differenti tipologie di errore. - testi letterari e gli inconvenienti della 'tradizione' (quella 'a monte': tradizione che impone un modello che è esso stesso letterarizzante → nonpossiamo supporre una totale assenza di formalizzazione che i Greci hanno imposto a qualunque prodotto culturale; quella 'a valle': analogista, quando il testo si distacca dalla norma viene normalizzato e/o innovatrice, quando gli scribi introducono degli errori che tradiscono delle modalità di pronuncia); I testi documentari come termometri della lingua d'uso nelle opere letterarie. Bisogna capire quanto un testo documentario si distacchi dalla lingua d'uso. ● testi 'paraletterari': i Settanta e il Nuovo Testamento, che non hanno finalità letterarie come finalità precipue; hanno un valore documentario i testi biblici per lo studio della koinè e sono traditi da manoscritti antichi (il Vaticano e il Sinaitico del IV sec., l'Alessandrino del V sec.); il problema della paternità delle particolarità, delle innovazioni (gli autori o i copisti? forme analogiche sono introdotte dagli autori o sono errori dei copisti,che usavano forme a loro più familiari, visto che questi testi avevano anche una funzione d'uso); ● testi letterari non arcaizzanti (Aristotele, Menandro, Polibio); ὐ ὐ ὐL'influenza de