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Socrate dice che non ha fatto politica perché altrimenti l’avrebbero fatto uccidere come chiunque

che vuole ostacolare le ingiustizie. Socrate fa esempi di come in democrazia e in aristocrazia

(esempi inversi) lui se avesse applicato la parresia politica (esempi simmetrici) sarebbe morto.

Quando all’oracolo fu chiesto quale uomo è più sapiente di Socrate l’oracolo rispose nessuno.

Questa risposta è enigmatica e Socrate non si lascia ingannare dall’aspetto abituale che punta ad

interpretare ma attende per vedere se la profezia è vera. Socrate sa più degli altri perché sa della

propria ignoranza, e per questo si spinge sempre a voler conoscere. La missione di Socrate non è

quella di essere un saggio ma un soldato che interviene quando è necessario, il suo compito è

quello di far sì che gli uomini veglino su se stessi con ragione. Le accuse a Socrate possono

essere ricondotte ai tre punti profeta, saggi, insegnante. Profetica quando porta nel campo della

realtà la profezia dell’oracolo. Saggio perché quando gli mossero l’accusa di empietà ossia di

parlare di ciò che accade in cielo e in terra lui mostrò che nessuno l’aveva mai sentito parlare di ciò

ma solo della prova dell’anima. L’insegnamento lui risponde che non è sofista e che si occupa

degli altri affinché capendo di non sapere nulla imparino a occuparsi di se stessi. La sua è una

parresia etica.

15 febbraio-2 ora

Foucault si mette ad analizzare il libro di Dumezil, una parte è su Nostradamus e l’altra su Platone.

La critica pare abbia letto solo quella sul primo. Per Socrate vivere vuole dire essere malato,

morire è tornare in salute. E la sua ultima affermazione “portate un gallo ad ascelpio”

significherebbe proprio questo. Però è strano che Socrate consideri la vita una malattia e la morte

la sua cura, interpretazioni dicono che forse Socrate aveva un’altra malattia. Il gallo poi potrebbe

anche essere interpretato dalla tradizione persiana come se socrate stesse chiedendo la

risoluzione di un problema. Socrate prima di morire parla con Cebete e Simmia che dicono, il

primo dice che l’anima può anche sopravvivere alla morte del corpo migrando in un altro corpo

come noi facciamo coi vestiti però non è detto sia immortale, Simmia dice che morto il corpo

muore l’anima. Dopo varie analisi si capisce che Critone deve offrire un gallo ad Ascelpio e non lui

e socrate, forse dice noi perché il dolore di uno è anche dell’altro. Socrate vuole dire che se

prevale il discorso negativo perdono tutti, se prevale il discorso positivo vincono tutti. Homologia è

avere lo stesso logos di qualcuno con cui si discute. La guarigione di cui si parla è che, essendo il

discorso come una lotta fra bene e male, Socrate ringrazia Critone che ha sconfitto la sua malattia

(il discorso negativo) insieme a lui poiché se fosse prevalso il discorso negativo anch’egli sarebbe

stato malato. Socrate non evase perché disse che le leggi vegliano sulla città come gli dei vegliano

su di noi (epimeleia). L’ultima parola di socrate è “non dimenticate- me amelesete”). Ultima volontà

è che i suoi amici si occupino di loro stessi.

22 febbraio 1984

Foucault analizza il termine melo nella forma impersonale che significa questo mi preoccupa.

Potrebbe derivare da mel, melodia che significa canto ma non ha senso rapportato a epimeleia.

Questa frase era utilizzata negli affari giuridici come dovere, essere il sorvegliante di qualcosa e

forse può significa “questa cosa mi suona bene”. “il monaco nero in grigio dentro Varennes” è il

libro di dumezil dell’altra volta, diviso in “sotie nostradamica” e “divertimento sulle ultime parole di

Socrate”. Nei dialoghi di Platone troviamo esempi sulla perresia di socrate, nel Lachete, troviamo

l’exetasis come maniera di testare/esaminare, quindi parresia come coraggiosa franchezza del dire

il vero, eetasis come pratica dell’esame e della prova dell’anima e infine la cura come potente

finalità di questa parresia. Dialogo importante anche per il rapporto con lo scenario politico, parla

dei giovani e del ruolo politico che dovrebbero avere e ne discute con gli adulti e propone un tipo di

discorso e di veridizione che non è quello che fa parte della politica e che fa entrare gli uomini

politici dentro la dimensione a lui proposta. Nel mondo occidentale si pensa che per avere accesso

alla verità il soggetto deve instaurare un rapporto di rottura col mondo sensibile, invece poi nasce

un nuovo aspetto: la lotta per arrivare alla verità formata da coraggio e curiosità. Nel lachete si dice

che bisogna occuparsi dei giovani e insegnare a loro ad occuparsi di se stessi. Il primo passaggio

per l’analisi del lachete è il patto di franchezza, ci sono Lisimaco e Melesia che vogliono ottenere

una risposta e lo animano, poi ci sono Nicia e Lachete (primo politico e secondo generale).

Presentano un maestro d’armi Stesilao che si vanta di saper maneggiare le armi molto bene e ne

dà anche prova visiva. I primi due portano a vedere lo spettacolo agli altri due e gli chiedono se è

giusto affidare i loro figli a gente come questo maneggiatore d’armi. Questi rispondono che i loro

padri non si sono occupati di loro e li hanno lasciati vivere nell’ozio, lo dicono con imbarazzo ma

grazie all’opera del parlar franco riescono a dirlo. Lachete critica il maestro d’armi poiché è utile

solo dove non ci sono soldati ben addestrati. Interviene socrate e dice che per questioni di questo

genere si decide non in base alla maggioranza ma in base alla tecnica appunto. La tecnè è buona

se chi la esegue ha avuto buoni maestri e anche in base all’opera che produce. Per capire come

educare i propri figli e scegliere i maestri (in caso) bisogna quindi vedere se ci sono esempi di

maestri che hanno educato a fare grandi opere.

22 febbraio 2’ora

Socrate nel suo gioco argomentativo chiede: come si sono addestrati al coraggio e quali sono le

opere che dimostrano le loro attitudini militari e rendono incontestabile il loro parere. Socrate non

lascia andare i suoi interlocutori prima che non abbia saggiato tutto ciò che hanno da dire, senza

nemmeno far in modo che loro cambino argomento. Socrate ama conversare poiché chi sa farlo

per lui è come un bravo musicista. C’è un rapporto fra l’epimeleia (cura) e la modalità di discorso

socratica che porta gli uomini con parresia ad essere spinti a prendersi cura di sé stessi. Ci sono 3

conclusioni sulla domanda cos’è il coraggio: la prima vede Nicia fallire che viene beffeggiato da

Lachete il quale gli dice di tornare a prendere lezioni dal suo maestro Damone. La seconda

conclusione è che questi due dicono a Lisimaco di affidare i suoi figli a socrate affinché se ne

occupi, socrate rifiuta perché non è riuscito a dare una definizione di coraggio, lui non è maestro

della tekhnè, lui non impara dai maestri ma apprende insegnando, attraverso il logos. Lisimaco

invece di cercare un maestro costoso per i propri figli dice a Socrate di andare ad insegnare ai suoi

figli ed allo stesso tempo a lui (così insegna a chi è in giovane età e a chi è più avanzato). Socrate

accetta. Foucault dice che nella vita ogni professore di filosofia deve tenere una lezione su Socrate

e sulla sua morte.

Lezione 29 febbraio 1984

Differenze fra lachete e alcibiade: sociale ossia nel lachete socrate parla con interlocutori senza

differenza di età, anche con adulti chiedendo loro di dimostrare il loro valore con gesta compiute in

passato mentre nell’alcibiade parla con un giovane che non ha ancora avuto modo di dar prova di

sé. Anche la fine è diversa, nel lachete non si scopre cos’è il coraggio mentre nell’alcibiade si

riesce a capire che l’anima è la realtà alla quale rivolgere la nostra attenzione. Entrambi servono

però a vedere se gli interlocutori sono capaci di rendere conto di sé. Per cogliere la realtà divina si

contempla la realtà divina, come una pupilla che per riconoscersi deve guardare un’altra pupilla. F.

analizza il cinismo, perché innanzitutto prende in analisi la vera vita che fa conciliare col dire la

verità nella vita senza vergogne o timore e quindi parla del cinismo che faceva di queste

caratteristiche le sue colonne portanti. Il cinico è come un esploratore che va a scoprire il mondo

(epitteto), è l’uomo dell’erranza, senza patria, né riparo. Luciano racconta di Demonatte che non si

fece iniziare ai culti dei misteri eleusini e per questo venne processato, in questo processo doveva

spiegare perché non si fosse fatto iniziare e lui disse che lo fece in quanto per dire la verità su

questi culti non doveva farsi iniziare poiché una volta iniziato avrebbe dovuta tacere e quindi non

praticare la parresia. Il cinico è rappresentato come l’uomo unito dalla parresia col suo bastone,

simbolo del suo essere errante, senza casa. Non ha famiglia perché tutto il genero umano è la sua

famiglia. Bisogna che sia libero da ogni vincolo. Bisogna poi ridurre le convenzioni e le credenze.

29 febbraio 2’ ora

La storia del cinismo non come una dottrina ma come un atteggiamento verso la vita. L’ascetismo

cristiano riprende ciò che fu il cinismo, entrambi si dicono testimoni della verità, anche se diverse.

Sant’agostino disse che si può condurre nel cristianesimo chi vive una vita cinica. I francescani che

si spogliano dei prorpri averi sono cinici. Il militantismo rivoluzionario è formato da 3 aspetti:

socialità segreta, organizzazione istituita e la testimonianza di vita. Le religioni medievali sono

state un grande veicolo per la cultura cinica come anche un terzo veicolo è stata l’arte moderna.

La quale è anti-aristotelica e anti-platonica. Il coraggio dell’arte nella sua barbara verità.

7 marzo 1984

Il cinismo ha annoverato fra i suoi esponenti anche consiglieri politici (trasea peto) e non

unicamente oratori da strada. Trasea peto si suicida su ordine dell’imperatore in maniera socratica,

prima un discorso sull’anima immortale e poi la morte. Peregrino invece invita tutti i suoi cari ad

olimpia come se fosse una grande festa e poi, secondo il racconto di luciano, si uccide. Luciano è

sempre stato critico del cinismo e della filosofia, definendo i cinici volgari, ignoranti e senza cultura

(libro in cui ne parla è “i fuggitivi”). Demonatte è un uomo che ha forgiato la sua filosofia sulla

privazione di cibo, calore e attraverso la sofferenza. Egli disprezzava la ri

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Publisher
A.A. 2017-2018
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CmPu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia teoretica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Viti Cavaliere Renata.