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Estratto del documento

UNI).

La variabile esplicativa è anche detta variabile indipendente; in genere si indica con la lettera X.

La variabile effetto è anche detta variabile dipendente; in genere è indicata con la lettera Y.

La variabile X è verosimilmente correlata ad altre variabili che hanno influenza sul proseguimento all’UNI: ad es. a Z

‘tipo di scuola superiore frequentata’. Questo pu creare distorsione nella stima di b .

Z è in tal caso una variabile confondente, o fattore di confusione.Le variabili confondenti vanno tenute sotto controllo:

l’ideale sarebbe isolare X e Y dalla loro influenza, come si fa negli esperimenti di laboratorio ma nella ricerca sociale è

difficile. Occorre allora misurarle per poi inserirle come vv.ii. nei modelli di stima degli effetti causali di X su Y: così

diventano variabili di controllo.

Se ci sono fattori di confusione non controllati, rischiamo di scambiare una mera covariazione tra X e Y per una

relazione causale. È un caso di relazione spuria.

Controllo di una relazione mediante depurazione

In un primo passo stimiamo la relazione tra X e Y senza la variabile di controllo Z e troviamo che b=12,5: esso rivela

una maggior propensione a proseguire gli studi dei lettori assidui rispetto a quelli saltuari; possiamo dire che i primi

hanno una probabilità di proseguire superiore rispetto ai secondi di 12,5 punti percentuali*. Prima di trarre conclusioni

sulla causalità, introduciamo la variabile di controllo Z «tipo di scuola superiore» (ovviamente potrebbero esserci altri

fattori di confusione da controllare). 11

La stima di b ora è pari a scesa 0,8: in conclusione, l’assiduità di lettura è correlata con la propensione a continuare gli

studi ma non è una sua causa rilevante.

* (NB: è un caso particolare perché le due variabili sono dicotomiche; non sempre i b di regressione si interpretano

così).

Relazione indiretta tra X e Y

Variabili terze possono anche intervenire come mediatrici nella relazione statistica tra due variabili. In tal caso, la

spiegazione statistica consiste nell’analizzare come X influenza indirettamente Y, ossia attraverso quali meccanismi.

Es.: in che modo l’innovazione tecnologica nel campo delle ICT influenza l’organizzazione del lavoro

(settorializzazione, ruoli, mansioni, coordinamento ecc.) ?

Altri impieghi dell’indagine survey

Oltre che per controllare ipotesi causali, la survey è utile per altri scopi; alcuni esempi:

§ svolgere un’inchiesta sulla diffusione di un problema sociale in una popolazione;

§ individuare le variabili associate (non necessariamente cause) a un certo fenomeno di interesse;

§ fare uno studio esplorativo per costruire ipotesi causali da testare in ricerche successive;

§ ottenere valutazioni di servizi da parte degli utenti/clienti o valutazioni di beni che non hanno valore di

mercato;

§ fare previsioni di eventi/fenomeni che dipendono dalle aspettative diffuse..... ecc.

Due ricerche classiche basate sull’inchiesta campionaria survey

1. T.W. Adorno et al., 1950, The Authoritarian Personality. Studio dei presupposti sociali dell’autoritarismo, tratto

della personalità che rende sensibili alla propaganda anti-democratica e spinge all’ostilità nei confronti di

minoranze religiose e etniche. A un campione di 2.000 cittadini statunitensi furono somministrati questionari

contenenti scale di misurazione degli atteggiamenti e test proiettivi; con una parte del campione vennero svolte

anche interviste qualitative.

T.Adorno et al., 1950, The Authoritarian Personality. Nel 1944 l’American Jewish Committee invit un gruppo di

studiosi a una riunione dalla quale ebbe inizio un programma di ricerche sul pregiudizio razziale. Alcuni di questi

ricercatori si occuparono di indagare i presupposti dell’autoritarismo insiti nella personalità di molti individui, che li

rendono sensibili alla propaganda anti-democratica e spingono all’ostilità nei confronti di minoranze religiose e etniche.

Il gruppo era guidato da Theodor W.Adorno (Inst. of Social Research spostato da Francoforte a New York durante gli

anni del nazismo); gli altri erano Nevitt Sanford, Else Frenkel-Brunswick, Daniel Levinson.

Adorno e colleghi somministrarono dei questionari a un campione di circa 2.000 persone in cui impiegavano un mix di

scale di atteggiamenti e di test proiettivi (tipo Rorschach), integrate con interviste in profondità su una sottoparte del

campione.

Le Scale di atteggiamenti1 erano volte a misurare le seguenti dimensioni:

• AntiSemitismo;

• Etnocentrismo;

• Conservatorismo Politico Economico; -Fascismo.

La scala F, per la misurazione della personalità “fascista”, quella più nota (ma anche oggetto nel tempo di numerose

critiche metodologiche), venne sviluppata per ultima2; in realtà questo era il fine a cui gli autori avevano mirato sin

dall’inizio.

Solo questa scala comprendeva 38 domande (poi ridotte a 30) articolate nelle seguenti sottodimensioni:

§ Convenzionalismo: adesione rigida a valori convenzionali della piccola borghesia; -Sottomissione all’autorità:

atteggiamento acritico nei confronti di autorità morali idealizzate (proiezione sulla società della sottomissione

all’autorità paterna); 12

§ Aggressività autoritaria: propensione a spiare e condannare, rifiutare e punire le persone che violano i valori

convenzionali;

§ Anti-intraccezione: opposizione agli individui immaginativi, emotivi, di animo tenero; -Superstizione e

stereotipia: credenza in determinanti mistiche del destino dell’individuo; -Potere e “durezza”: preoccupazione

per la dimensione di dominio e sottomissione, identificazione con le figure del potere;

§ Distruttività e cinismo: ostilità generalizzata e vilipendio degli esseri umani;

§ Proiettività: proiezione esterna di impulsi emotivi e inconsci, disposizione a credere che eventi selvaggi e

pericolosi siano diffusi nel mondo;

§ Sesso: preoccupazione esagerata per i contatti sessuali.

1 Di formato Likert (accordo-disaccordo). Ciascuna scala era articolata in sottoscale (ad es. la E “etnocentrismo”, forse la

più riuscita, era articolata in tre sotto-scale: una sugli atteggiamenti verso i neri, una sul patriottismo, una sulle

minoranze in genere).

2 Ci si bas sui risultati delle altre tre scale già somministrate, su varia letteratura psicologica e sociologica sulla religione,

la guerra, la società ideale, sui primi risultati dei test proiettivi e delle interviste in profondità.

G.A. Almond, S. Verba, 1963, The Civic Culture. Political Attitudes and Democracy in Five Nations. Indagine su

rappresentazioni e atteggiamenti relativi al sistema politico e la percezione di sé come parte di un sistema politico.

Vennero comparati campioni di cinque nazioni: USA, MEX, UK, BRD, I. In totale le interviste furono circa 5.000. I

ricercatori individuarono tre tipi di cultura politica: subject, participant, parochial. Nella civic culture, tipica delle

democrazie mature (UK e USA), si combinano partecipazione razionale, lealtà e fiducia verso l’autorità.

G.A.Almond, S.Verba, 1963, The Civic Culture. Political Attitudes and Democracy in five Nations; The Civic Culture è

una ricerca importante che ha come oggetto la cultura politica, ossia le rappresentazioni e gli atteggiamenti relativi al

sistema politico e l’autopercezione che l’intervistato ha come parte di un sistema politico. I due politologi statunitensi

compararono campioni di cittadini di cinque nazioni: USA, MEX, GB, RFT, I; in totale intervistarono circa 5.000

persone.

Dall’analisi dei vari elementi i ricercatori individuarono tre tipi di cultura politica:

• la subject, dove i cittadini sono consapevoli delle scelte del governo centrale, e sono fortemente soggetti alle

sue decisioni, con poco spazio per il dissenso; l'individuo è affettivamente orientato verso la politica, ma

aderisce al modello "top down" dei processi decisionali. In generale, tale modello culturale è congruente con

una struttura autoritaria di uno stato centralizzato;

• la participant, dove i cittadini sono in grado di influenzare il governo in vari modi e sono, per converso,

influenzati da esso. L'individuo è orientato verso il sistema nel suo complesso, sia ai processi politici che

amministrativi. È congruente con una struttura politica democratica.

• la parochial, dove i cittadini non hanno interesse per la politica, sono solo lontanamente a conoscenza di ci

che fa il governo centrale, e vivono la loro vita vicino abbastanza indipendentemente dalle decisioni prese

dallo Stato o subendole passivamente, aggirando le regole quando è possibile, con un occhio solo al proprio

orticello, incapaci di azioni collettive a difesa e costruzione di beni pubblici.

I risultati furono piuttosto sconfortanti per l’Italia: a differenza degli altri 4 paesi (USA, Messico, UK, BRD),

prevalevano sugli altri gli elementi del tipo ‘parochial’, tipici di culture non ancora pienamente democratiche (siamo

alla fine degli anni ’50), particolaristiche (familistica nel caso italiano), caratterizzata da alienazione politica,

isolamento sociale, sfiducia. Nella civic culture, tipica delle democrazie mature (come UK e USA), si combinano

partecipazione razionale, lealtà e fiducia verso l’autorità; essa svolge secondo gli autori una funzione di coesione

sociale, orientamento e responsabilizzazione della classe politica, indispensabile per la stabilità dei regimi democratici.

13

Le fasi della ricerca survey

Il “linguaggio delle variabili”

Nella ricerca quantitativa si studiano particolari proprietà su un certo numero di unità di ricerca. Le proprietà (livello

astratto) vengono tradotte in variabili (livello empirico).

«Gran parte delle discussioni nelle scienze sociali [...] possono essere chiarite se si trovano delle risposte alle seguenti

domande: quante variabili sono incluse in ogni analisi concettuale? qual è la natura specifica di queste variabili? in

che modo si pensa che siano interrelate?» (Paul F. Lazarsfeld, 1955) Le variabili sono i building blocks della ricerca

sociale quantitativa.

La nozione di ‘variabile’, oltre che in matematica e in logica, vanta una lunga tradizione nelle scienze naturali, ove

designa perlopiù una proprietà di una classe di oggetti, rilevata secondo procedure, largamente accettate, che implicano

l’applicazione di una «unità di misura».

Nelle scienze sociali e umane i concetti di «variabile» e «misura» hanno assunto significato più ampio, soprattutto

grazie al lavoro di sistematizzazione e formalizzazione iniziato dallo psicometrico S. Stevens negli anni ’40.

Per Stevens, «la misurazione consiste nell’attribuzio

Dettagli
A.A. 2018-2019
48 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nicole.colombara97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e ricerca sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Albano Roberto.