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RITARDO MENTALE

Può favorire lo sviluppo di tratti di personalità patologici. La persona ha una valutazione con uno strumento

standard che misura le abilità intellettive: QI verbale e QI di performance. La norma è 100 e deviazione

standard 2 sopra e sotto.il ritardo mentale è diagnosticato con QI pari o inferiore a 70. È presente prima dei

18 anni. L’età mentale è sempre sotto l’età anagrafica.

SCID- I

Intervista strutturata per la diagnosi dei principali disturbi di asse I.

Anni ’70: diversi set di criteri diagnostici con relative interviste strutturate. 1985: inizia il lavoro su SCID;

1990:pubblicazione di SCID per il DSM-III-R; 1996: pubblicazione di SCID per il DSM IV.

Prima della SCID c’era la Diagnostic Interview Schedule che era somministrabile da operatori senza solide

competenze nell’ambito della salute mentale. C’era però la necessità di ridurre al minimo la soggettività

servendosi di domande rigidamente strutturate e chiuse.

L’intervista, basata sui criteri DSM III (1980), permetteva di valutare: la presenza e la significatività clinica di

tutti i sintomi previsti dal DSM III; la loro organizzazione in termini temporali; se i sintomi si presentassero in

assenza di circostanze ambientali che potessero farli considerare normali reazioni emotive agli eventi; se i

sintomi fossero meglio spiegabili da una condizione medica generale o da altri fattori organici; la relazione

temporale esistente fra più disturbi in comorbilità.

Punti di forza della SCID: rassegna anamnestica (domande aperte per raccogliere info sulla malattia in atto,

sulla condizione medica generale e sul funzionamento sociale e generale del paziente); stile modulare

(permette di eliminare una o più classi diagnostiche non rilevanti).

Peculiarità della SCID: Struttura ad alberi decisionali; Permette di leggere i criteri DSM corrispondenti a

ciascuna domanda formulata; Diagnosi di Asse I, II, IV e V; Le domande devono essere formulate ad litteram

ma al

somministratore viene riconosciuta la possibilità di formulare qualsiasi altra domanda ritenga necessaria;

indaga le dimensioni peculiari del sintomo invitando continuamente il paziente a descrivere la propria

esperienza personale (con esempi).

Competenze per somministrare SCID: ottima conoscenza dello strumento e di tutte le sue parti; ottima

conoscenza del DSM; conoscenze basilari di psicofarmacologia.

Soggetti a cui si può sottoporre la SCID: soggetti adulti con licenza media inferiore; pazienti psichiatrici e di

medicina generale, non pazienti in indagine epidemiologica. Persone con deficit cognitivi gravi, agitazione

psicomotoria, sintomi psicotici gravi possono non essere in grado di partecipare all’intervista.

Possibili usi di SCID: clinico (confermare una diagnosi sospetta o individuare un disturbo); ricerca;

addestramento (acquistare famigliarità con i criteri DSM e imparare le domande da porre al paziente nel corso

di un colloquio clinico).

Vantaggi della SCID: formulare una diagnosi secondo criteri rigidamente definiti, evitare errori di omissione (è

indagato tutto lo spettro psicopatologico e si prende in considerazione una prospettiva lifetime).

Struttura: sommario

Rassegna

Screening

A. Episodi dell’umore

B. Sintomi psicotici (e associati)

C. Disturbi psicotici

D. Disturbi dell’umore

E. Disturbi correlati a sostanze

F. Disturbi d’ansia

G. Disturbi somatoformi

H. Disturbi dell’alimentazione

I. Disturbo dell’adattamento

J. Modulo opzionale

La SCID-I per DSM IV ha due versioni, una clinica e una di ricerca. Vede introdotti i criteri diagnostici e le

relative domande per la diagnosi di disturbi mentali indotti da sostanze e dovuti a una condizione medica

generale.

All’inizio dell’intervista si ottengono: dati anagrafici e socio-demografici; descrizione sommaria della malattia in

atto e dei precedenti psicopatologici; condizione medica generale ed eventuale uso di sostanze; fattori socio-

ambientali e livello di compromissione del funzionamento globale.

Il modulo di screening prevede domande che servono a “sondare il terreno” e a valutare la necessità o meno

di proseguire nella somministrazione del modulo stesso e nella presentazione delle domande successive.

Prestare attenzione ai particolari che il paziente riferisce nella prima parte dell’intervista in cui è invitato a

parlare

liberamente dei suoi problemi.

L’ordine in cui le domande compaiono nei moduli non dovrebbe essere alterato anche se non vengono posti

limiti al numero di domande aggiuntive che l’esaminatore può porre al soggetto allo scopo di ottenere ulteriori

informazioni utili

L’intervista è articolata su 3 colonne: colonna sinistra contiene le domande e le indicazioni per l’intervistatore,

le domande tra parentesi sono opzionali, le parti in stampatello vanno declinate in base alle parole usate in

precedenza dal paziente o che siano per lui comprensibili, le parti in neretto sono skipout cioè indicazioni a

saltare ad altre sezioni dell’intervista; colonna centrale contiene i criteri DSM riferiti alla domanda, la dicitura

“descrivere” indica la necessità di ottenere esempi o descrizioni del sintomo; colonna destra codificazione

per la valutazione di ciascun criterio.

Codifica delle risposte: 1 = criterio assente o falso; 2 = criterio al di sotto della soglia (quasi ma non

completamente soddisfatto); 3 = criterio al di sopra della soglia o vero; ? = informazione inadeguata per

codificare il criterio.

Quando delle informazioni acquisite successivamente permettono di ricodificare il criterio, il punto di domanda

dovrebbe essere cancellato e sostituito dal codice appropriato; L’informazione può venire dal soggetto stesso

più tardi

nell’intervista ma anche da altre fonti.

Alcuni item possono essere costituiti da due o più clausole. Nel caso in cui le clausole siano connesse

dall’espressione “O/OPPURE” può essere assegnato il punteggio “3” se anche solo una delle due clausole

risulta applicabile al paziente. Per le clausole connesse da “E”, l’item viene classificato “3” solo se entrambe le

clausole sono vere.

Non chiedere durante la rassegna informazioni sui sintomi specifici già compresi nei moduli successivi

dell’intervista.

SCID II

Struttura modulare: ciascun modulo corrisponde a uno specifico disturbo (non a un raggruppamento

diagnostico come nella SCID I). Ha una struttura ad alberi decisionali, le domande vanno poste nell’ordine

fisso e nella forma proposti.

Andrebbe sempre fatta almeno una rassegna veloce dei disturbi di asse I.

L’idea è raccogliere esempi, dimensioni peculiari del sintomo, non solo valutare che i criteri siano soddisfatti.

L’intervista si apre con una piccola anamnesi (rassegna) per valutare le relazioni interpersonali.

Non possono essere sottoposti alla SCID II persone con deficit cognitivi gravi, agitazione psicomotoria, sintomi

psicotici gravi poiché non sono in grado di fornire esempi.

La SCID I indaga asse I, IV e V, perciò se avviene prima della SCID II è vantaggiosa perché si hanno quelle

informazioni (perciò si chiede al paziente di distaccarsi dalle condizioni di asse I per pensare a come è lui

normalmente).

La SCID II è divisa in due parti: un questionario autosomministrato e l’intervista vera e propria.

Il questionario è composto da 119 domande su 9 disturbi di personalità più il disturbo della condotta anziché il

disturbo antisociale.

L’intervista è aperta da una rassegna anamnestica. È necessario sapere se c’è un disturbo di asse I.

L’importanza della rassegna è spesso sottovalutata, ma in questa fase libera emergono invece molte

informazioni importanti. Nei moduli ci sono quattro categorie di domande: standard (vanno formulate sempre e

ad litteram), di approfondimento (facoltative, formulate se non sono emerse risposte dalle domande standard),

facoltative, condizionali.

L’intervistatore pone al paziente solo le domande dell’intervista che corrispondono alle domande cui il paziente

ha risposto SI’ al questionario oppure che corrispondono alle domande del questionario a cui non ha risposto.

Vengono codificate 3 le caratteristiche che risultano patologiche, persistenti e pervasive.

Bias legati al valutatore: l’intervistatore ah un proprio modello di funzionamento psichico ed è quindi soggetto a

bias nella valutazione della personalità altrui.

Se si individuano tratti antisociali ma senza disturbo della condotta, si fanno lo stesso le domande del modulo

relativo.

Se nel gruppo di domande di un disturbo del questionario c’è un solo SI’ e tutti gli altri NO, devo porre lo

stesso le domande del modulo relativo, perché bisogna considerare i tratti sottosoglia.

DISTURBI CORRELATI A SOSTANZE

Importanza della modalità d’uso (saltuariamente in situazioni sociali e successivamente da solo o di nascosto,

in modo costante e diventa la cosa più importante).

Si dividono in DISTURBI DA USO DI SOSTANZE: abuso e dipendenza, descritti con criteri trasversali alle

diverse sostanze e DISTURBI INDOTTI DA SOSTANZE: disturbi psichiatrici causati dall’abuso di sostanze,

intossicazione e astinenza sono trasversali a tutte le sostanze e sostanza-specifiche (ogni sostanza crea i suoi

effetti di intossicazione e astinenza), disturbo amnestico, demenza e delirium (più o meno reversibili).

Le sostanze nel DSM IV sono raggruppate in 11 classi.

USO NON PATOLOGICO: uso di modiche quantità di sostanze socialmente ammesse che non provoca

ripercussioni sul piano sociale/lavorativo e non causa insorgenza di sintomi fisici di tolleranza e di astinenza.

Differenze culturali tra ciò che è lecito e no e differenze nelle quantità limite tollerate.

ABUSO: modalità di uso patologico delle sostanze psicoattive, caratterizzata da uso malgrado la

consapevolezza di avere un problema.

DIPENDENZA: scarsa capacità di controllo sul consumo della sostanza psicoattiva che viene assunta

nonostante il manifestarsi di conseguenze.

Dipendenza fisica: comparsa di disturbi fisici violenti quando l’auto somministrazione della sostanza è

interrotta; insieme specifico di sintomi fisici e psichici che varia in base al tipo di sostanza.

Dipendenza psichica: impulso irrefrenabile a ripetere il comportamento di assunzione della sostanza.

CRITERI PER L’ABUSO: modalità patologica d’uso di una sostanza, che porta a menomazione o disagio

clinicamente significativi, per almeno 12 mesi. 1) incapacità di adempiere ai principali compiti connessi al

ruolo; 2) situazioni fisicamente rischiose; 3) problemi legali; 4) problemi sociali o interpersonali. I criteri per

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
9 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher VeroG91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicopatologia generale e dell'età evolutiva e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Prunas Antonio.