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RAPPRESENTAZIONE CORPOREA
La corteccia somatosensoriale primaria è divisa in base alle parti del corpo che rappresenta (Homunculus); è una
mappa di basso livello. Nel cervello ci sono più rappresentazioni del corpo. Ci sono anche mappe di più alto
livello, di natura più cognitiva che sensoriale, perciò non possono essere riportate con un disegno; sono
supramodali; riguardano aspetti semantici, culturali, estetici: ci dicono come il corpo dovrebbe essere o non
essere.
Super stimolo: stimolo che produce una risposta che è funzione lineare dello stimolo (per esempio risposta
maggiore per stimoli più grandi). Si è ipotizzato che la percezione della bellezza, in particolare del corpo umano,
dipenda da super stimoli: per esempio si percepiscono come più belli i corpi più curvilinei rispetto a corpi più
spigolosi. Può però essere che la predilezione per le linee curve derivi dal tatto; fin dall’esperienza prenatale
infatti si è in contatto con ambienti e oggetti curvi e morbidi (ambiente intrauterino, seno).
Schema corporeo= rappresentazione della posizione del corpo nello spazio; è costantemente aggiornato durante
il movimento; generalmente non entra costantemente nella consapevolezza; è usato per l’organizzazione del
movimento nello spazio.
Immagine corporea= rappresentazione visiva cosciente del modo in cui il corpo appare dall’esterno, in genere da
una posizione di fronte. A volte è diversa dall’immagine di sé che si ha dallo specchio e ciò può generare
sentimenti di inadeguatezza.
La differenza tra schema e immagine corporea è ambigua, perciò più spesso si parla di rappresentazione
corporea con specificazione rispetto all’aspetto che si considera.
Lo schema corporeo è codificato spazialmente (corpo in 3D nello spazio; integra informazioni tattili e
propriocettive; è basato su informazioni di natura propriamente spaziale, identifica il corpo in posizioni dello
spazio più che in posizioni propriocettive o anatomiche; domina sulle sensazioni). È modulare: diverse parti del
corpo sono rappresentate in diversi moduli neurali; i moduli sono in relazione categoriale e sono polimodali.
Esperimento Reed e Farah: la capacità di valutare se era stata apportata una modifica di postura tra due
immagini era in stretta relazione alla parte del corpo che si muoveva. Lo schema corporeo modulare risponde sia
per il movimento che per la visione; se c’è incompatibilità si attivano due moduli diversi e serve più tempo per
produrre una risposta.
Lo schema corporeo viene aggiornato col movimento: i campi recettivi visivi di alcuni neuroni dell’area parietale
seguono la mano quando si muove. È adattabile per permettere cambiamenti nelle proprietà spaziali
(tridimensionali) del corpo (per esempio con l’età cambia la proporzione della testa rispetto al corpo); la
rappresentazione del corpo può anche adattarsi a nuovi apprendimenti; il cervello si adatta anche a modificazioni
di breve termine, per esempio incorporare nell’immagine corporea oggetti (per es durante lo sport la racchetta da
tennis).
Esperimento sull’uomo: se lo stimolo tattile è in posizione spaziale congruente a quello visivo la risposta è più
veloce; se incrocio i tools la velocità di risposta si inverte.
La rappresentazione del corpo è supramodale o amodale: presenza di neuroni bimodali, cioè rispondono a stimoli
di natura diversa in determinate porzioni dello spazio; si hanno anche neuroni trimodali.
VET: effetto di compatibilità tra parte del corpo vista e parte stimolata. Compito discriminazione di due stimoli
(soglia): se il soggetto vede il corpo prima della stimolazione è più bravo a discriminare.
L’informazione visiva arriva alla corteccia visiva primaria, l’informazione sensoriale alla corteccia
somatosensoriale primaria; entrambe convergono su aree polimodali da cui parte un feedback verso le aree
sensoriali, che le rende più sensibili.
La rappresentazione corporea è coerente nello spazio e nel tempo.
Illusione di Pinocchio: il conflitto tattile-propriocettivo viene risolto mediante la percezione che il nasi si allunga.
Fenomeno dell’adattamento prismatico.
Lo schema corporeo è INTERPERSONALE: viene utilizzato anche per rappresentare, comprendere, identificare il
corpo altrui. Esperimento Tessari e Rumiari: al soggetto è chiesto di ricordare una sequenza di azioni fatta da una
parte del corpo; lo span di memoria è migliore se il soggetto muove la stessa parte del corpo della perosna vista.
Questo aspetto è danneggiato in caso di lesioni cerebrali. Per esempio una paziente con emianestesia (non
percepisce sensazioni provenienti da un lato del corpo), crede che il suo arto appartenga alla nipote; riporta la
stimolazione solo se le viene chiesto di dire se è stato stimolato il braccio della nipote.
PATOLOGIE CHE COINVOLGON O LA RAPPRESENTAZIONE E CONSAPEVOLEZZA CORPOREA
DEAFFERENTAZIONE: perdita informazione tattile e propriocettiva; non raggiunge la corteccia. Non si ha
aggiornamento dello schema corporeo. Sopperire a questo con informazioni visive richiede una grande quantità
di attenzione che quindi non può essere allocata su altro.
ARTO FANTASMA: quando una parte del corpo viene amputata alcuni pazienti riferiscono di continuare a
percepirla. Se si toccano alcuni punti della faccia o della spalla rimanente il paziente riferisce sensazioni dalla
mano amputata in base alle posizioni stimolate. Si attivano le stesse aree della corteccia S1 che si attivano in
soggetti di controllo (sani). L’arto fantasma è percepito lievemente più piccolo rispetto a quanto dovrebbe essere
quello reale.
L’ipotesi che spiega la percezione dell’arto fantasma è la riorganizzazione della mappa somatotopica. Il segnale
che arriva da una parte del corpo raggiunge altre aree della S1 oltre a quella che rappresenta quella parte, ma
queste sono inibite. Quando quella parte non c’è più, quelle aree cominciano a rispondere. Il cervello mantiene
traccia, una matrice, di quello che c’era. C’è una stretta relazione in S1 tra mano e faccia che sembra
rispecchiare un meccanismo di sopravvivenza che è il cibarsi, per cui si porta la mano alla bocca. Alcuni pazienti
percepiscono l’arto fantasma come immobile in una precisa posizione, a volte non anatomicamente compatibile e
ciò provoca dolore. Altri pazienti riportano di essere in grado di muovere l’arto fantasma. La corteccia è in grado
di creare un programma motorio e mandarlo in esecuzione; in condizioni normali si ha un feedback sensoriale
che conferma la riuscita del movimento. I pazienti con arto fantasma non hanno questo feedback, perciò dopo un
po’ si ha un riaggiornamento dello schema corporeo e il paziente riferisce di non essere più in grado di muovere
l’arto fantasma. Se si mette uno specchio che riflette il braccio sano del paziente e gli si chiede di muovere gli arti
assieme, egli riferisce di aver recuperato la possibilità di muovere l’arto fantasma.
È stato ipotizzato che i pazienti continuino a percepire l’arto fantasma perché rimane una traccia forte di memoria
del corpo; ma l’arto fantasma è presente anche in alcuni soggetti nati con malformazioni e che quindi non hanno
mai avuto esperienza dell’arto reale. Ciò potrebbe essere dovuto all’aspetto di interpersonalità della
rappresentazione corporea. In questi pazienti però non si attiva l’area S1, ma aree parietali posteriori, frontali
mediali e premotorie: si attivano le rappresentazioni del corpo di livello superiore.
Trattamenti: mental imagery, immaginare di eseguire un determinato movimento con l’arto fantasma, in questo
modo si ripristina un feedback e ciò ha effetto sulla riduzione del dolore. Protesi robotiche (sensoriali o motorie), i
pazienti imparano a utilizzare uno strumento, ma il problema è realizzare protesi bidirezionali. Neuroprotesi,
connessione con strutture cerebrali tramite elettrodi impiantati che registrano e analizzano l’attività della corteccia
motoria e la trasmettano all’arto robotico. Mirror box, l’immagine che il soggetto vede grazie allo specchio
corrisponde all’immagine del proprio corpo completo che egli ha, anche molti anni dopo l’amputazione.
TELESCOPING: spesso l’arto fantasma è percepito più corto del normale; raramente è percepito come allungato.
Sembra dovuto alla riorganizzazione delle mappe somatosensoriali.
Il telescoping si può indurre artificialmente: se si stimolano contemporaneamente i tendini del bicipite e del
tricipite si percepisce l’arto come ritratto verso la spalla, perché il cervello non è in grado di processare
l’informazione e capire dov’è il corpo nello spazio. Attraverso le neuroimmagini si vede che c’è alterazione
dell’attività del solco intraparietale, che risponde alla variazione del corpo nello spazio.
ARTI SOPRANNUMERARI: ci sono pazienti che in seguito a lesione cerebrale riferiscono di percepire un arto
aggiuntivo, che fisicamente non c’è. Paziente con lesione al lobo frontale destro e al corpo calloso: soffre di
conflitto intermanuale e mano aliena (compatibili con danno al corpo calloso) ma anche di disturbi della
rappresentazione corporea, percepisce un arto aggiuntivo nella parte sinistra del corpo che non riesce a
distinguere da quello reale. La percezione dell’arto soprannumerario non è sempre presente. C’è alterazione di
segnale in S2 quando è percepito l’arto aggiuntivo ed è stimolato l’arto reale che è dallo stesso lato del corpo.
Quando la paziente riferisce di usare l’arto aggiuntivo si hanno attivazioni della corteccia visiva e di S1.
Si può indurre sperimentalmente l’illusione dell’arto aggiuntivo. In questo caso la MEG mostra una diversa
attivazione di S1 in risposta a stimolazione del dito pollice e mignolo: è come se le due dita si avvicinassero; ciò è
interpretato come il far posto per rappresentare l’arto aggiuntivo.
FEDING LIMS, arti che spariscono dalla consapevolezza: paziente con lesione sinistra, se viene messo un
oggetto in corrispondenza dell’arto controlesionale tende a sparire dalla consapevolezza in funzione del tempo,
assieme a tutto l’arto. Viene meno la capacità di mantenere costante la rappresentazione del corpo.
Benjamin Libet: ha studiato quali son ole basi neurali del libero arbitrio; la decisione di fare un movimento viene
presa dal cervello 550 msec prima che il soggetto sia consapevole di voler fare l’azione; tra il momento di
consapevolezza e il momento dell’azione ci sono 200 msec in cui si può però inibire l’azione.
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