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SEQUENZA CHE COSTITUISCE IL PARADIGMA DEL REMA NON PUO’ ESSERE

SEMPRE IDENTIFICATA CON IL TEMA.

Questa difficoltà viene superata eliminando la categoria del tema e lavorando solo

sull’opposizione tra rema e sfondo ovvero facendo ricorso alla funzione di FRECCIA

REMATICA.

NEO STANDARD

MIONI definisce il neo – standard come un nuovo standard italiano che si sta formando e che anche nell’uso

scritto ne sta lentamente prendendo atto. Il nuovo standard nascente, creato dalla mutata interazione sociale,

è strutturalmente più semplice (maggiormente vicino alla parlata colloquiale), più variato e più ampiamente

fondato in termini sociali.

SERIANNI invece ammette che nel parlato ci sia stata l’affermazione di tendenze innovative, che hanno

portato ad un nuovo italiano medio, ma è molto più cautelativo circa la possibilità di delineare un nuovo

standard nello scritto in quanto la pressione della norma scritta tradizionale sia ancora molto efficace.

Anche BRUNI nota che nei secoli passati accanto ai testi della letteratura alta, anche prodotti modesti ma

radicati nella cultura media e utilizzati dalla scuola hanno formato un tessuto connettivo sia linguistico che

culturale.

La situazione del rapporto fra standard letterario e neo – standard è più complicata di quanto sembri, per

essere chiarita esigerebbe ulteriori ricerche, nella duplice direzione di presenza di tratto non standard nell’uso

scritto dei secoli passati e di relativa frequenza di tratti standard e neo – standard nell’uso scritto e parlato

odierno.

Infatti SABATINI chiama l’italiano dell’uso medio parlato e scritto la varietà risultante da questo insieme di

fenomeni tanto che ha fornito una lista di tratti fonologici, morfologici, e sintattici che <<panitaliani>> e

<<usati da persone di ogni ceto e di ogni livello di istruzione>>, benché siano stati sinora per lo più

trascurati o ignorati dai manuali e dalle grammatiche didattiche, rappresentano significativamente la

diffusione e l’accettazione, nell’uso parlato e scritto di media formalità, di un tipo di lingua che si differenzia

dallo standard ufficiale soprattutto perché è decisamente ricettivo dei tratti del parlato.

1. MORFOSINTASSI

Questo è il primo settore in cui la larga accettazione e l’incipiente standardizzazione di costrutti

originariamente marcati e specifici del parlato è costituito dalle frasi con diversi principi di strutturazione

rispetto a quello normale in cui il soggetto è sia tema che dato e viene in prima posizione, e che danno luogo

a ordini dei costituenti diversi rispetto a quello tipico per l’italiano: Soggetto – verbo – oggetto.

Questi ordini dei costituenti diversi sono:

a) DISLOCAZIONE A SINISTRA

Per dislocazione a sinistra intendiamo, oltre alla dislocazione a sinistra vera e propria, anche

costrutti simili con il cosiddetto tema libero o tema sospeso o nominativus penden.

EX: Gianni non gli ho detto niente.

Si tratta di un costrutto col quale si porterebbe in posizione del tema un elemento della frase

che secondo l’ordine normale non sarebbe in posizione tematica e che quindi porta a tema

l’elemento dislocato a sinistra ripreso nella frase con un pronome clitico.

L’elemento dislocato a sinistra sarebbe il frutto della messa a centro d’attenzione del

parlante. La dislocazione a sinistra sembra fra l’altro un ottimo sostituto della costruzione

passiva.

Essa rappresenta, secondo SABATINI, uno di quei tratti di cui si può dire che erano già

presenti nel sistema che è alla base della lingua italiana ed erano stati accolti anche nelle

varie norme scritte regionali ma non furono accolti nella supernorma che ha dominato l’uso

standard della lingua italiana.

b) DISLOCAZIONE A DESTRA

La dislocazione a destra sembra infatti condividere in pieno la sorte della dislocazione a

sinistra.

BERRUTO distingue però DUE COSTRUTTI DIVERSI, ma uguali nel fatto che si tratta di

costruzioni in cui a destra di una frase semplice compare un sintagma nominale il cui ruolo

sintattico dipende dal verbo della frase e che viene ripreso da un clitico all’interno della

frase: 1. La dislocazione a destra SENZA PAUSA NE’ VARIAZIONE INTONATIVA

fra la frase e il sintagma dislocato. Ha la funzione di costruire l’elemento

dislocato come tema motivato per il parlante, costituendo quindi un modo

particolare di porre un tema discorsivo creando un retroterra comunicativo

posto come condiviso e gettando fra parlante e interlocutore un filo

internazionale di cordialità e confidenzialità.

2. L’altro costrutto, chiamato “ripensamento” è caratterizzato da PAUSA E

INTERRUZIONE DELLA CURVA INTONATIVA fra la frase e l’elemento

dislocato (le mangio, le mele) sembra più legato ai problemi di

pianificazione del parlato, in quando avrà la funzione di richiamare un tema

già in corso, come una sorta di glossa esplicativa che ripara a possibili

ambiguità nel recupero del referente identificato da clitico.

In entrambi i casi si tratta di una costruzione marcata per la posizione del tema che viene a

trovarsi sulla destra, invertendo l’ordine nominale che prevedrebbe la successione tema +

rema. Questa maggiore marcatezza in termini di struttura informativa, e il particolare valore

internazionale che si è detto, saranno presumibilmente ragioni perché la dislocazione a

destra, comune nel parlato, non sia frequente nello scritto.

c) C’E’ PRESENTATIVO

Costruzione costituita da un C?E?/CI SONO che introduce un sintagma nominale il quale

viene specificato da una relativa esplicativa (c’è un gatto che gioca in cortile) Il c’è che ….

Che pare funzionare da segnale rematico che serve a spezzare una frase polirematica (gatto

gioca in cortile) in due blocchi monorematici più semplici, e a mettere in rilievo un elemento

attraverso la segmentazione così ottenuta.

Il costrutto evita che una frase contenga in blocco troppa informazione nuova, facilitando sia

la codificazione che la decodificazione mediante la distribuzione dell’informazione su due

frasi: il c’è presentativo introduce un rema che diventa tema della frase relativa che segue.

d) FRASE SCISSA

Anch’essa consente lo spezzettamento dell’informazione in due blocchi frasali distinti, ma la

sua funzione fondamentale è di essere marcata per novità e contrastività del sintagma

nominale estratto, che viene contrapposto ad altri possibili membri dell’insieme a cui si

riferisce.

La frase scissa è uno strumento duttile per questo scopo, perché consente di mettere in

rilievo il costituente marcato indipendentemente dalla sua natura grammaticale (predicato

verbale, avverbiali, la negazione).

La frase scissa va considerata oggi del tutto integrata nello standard. SATTA ha affermato

che si tratta di un uso sconsiderato e poco sopportabile di un modulo sintattico e retorico, ed

ammette tuttavia che è ben difendibile per ragioni enfatiche, quando si vuol dare grande

rilievo al soggetto.

2.1 IL CHE POLIVALENTE

Questi usi del che come connettivo o complementatore generico, costituiscono un continuum che va

dall’italiano standard ancien régime con il che introducente una relativa temporale (dal giorno che ti ho vista

non ti ho più dimenticata) con l’espediente di ritenerlo forma aferica di perché quindi da scrivere con

l’accento (ché causale), all’italiano popolare regionale basso, dove il che connettivo tutto fare ha una gamma

amplissima di impieghi (dal che introduttore invariabile di frase relativa al che usato per introdurre

qualunque frase che riporti un evento).

Si possono tenere in via di integrazione nello standard impieghi del genere esplicativo – consecutivo (tu vai

avanti, che sai la strada), consecutivo – presentativo (io sono una donna tranquilla che sto in casa, lavoro), il

che enfatizzante – esclamativo (che sogno che ho fatto), il che introduttore di completive pseudorelative (li

vedo che scendono).

2.1.1 TEMPO, MODO E ASPETTO DEL VERBO

Nel complesso il sistema verbale dell’italiano sta subendo delle modifiche sia per quel che

riguarda l’uso dei tempi, sia per quanto riguarda l’uso dei modi e le maniere per rendere fatti

aspettuali.

Per quanto riguarda l’uso dei tempi sono state notate evidenti tracce di ua ristrutturazione dei

rapporti fra i tempi dell’indicativo.

Accanto ad alcuni tempi andati in disuso, come per esempio il trapassato remoto, altri sembrano

in espansione. Si può notare l’estensione di impieghi anzitutto dell’IMPERFETTO che tende a

coprire tutti i valori cosiddetti controfattuali,, utilizzato negli impieghi di cortesia, nella

creazione di mondi possibili e nel periodo ipotetico dell’irrealtà, oltre che nel discorso indiretto

per indicare il futuro nel passato (mi ha detto che veniva).

Il PASSATO PROSSIMO pare anch’esso in forte espansione a spese del passato remoto. Infatti

tende ad essere usato in luogo del futuro anteriore (fra un mese ho fatto gli esami e sono a posto).

Il FUTURO perde ambiti di impiego anche nei confronti del presente, che ha preso largamente

piede sostituendo il futuro prossimo (verrò domani)

Questa possibilità d’uso del presente pro futuro è già ben attestata nell standard tradizionale. Il

futuro infatti è molto vivo in usi ipestemici (sarà vero?).

Un topos è la morte o sparizione del congiuntivo. La sostituzione dell’indicativo con il

congiuntivo è marcata come centro – meridionale anche se è in espansione nel nord.

Questa sostituzione però tocca molto di più il presente che non l’imperfetto, circa i valori

semantico – funzionali del congiuntivo nelle frasi subordinate. Ha infatti un doppio valore:

1. Quello di esprimere incertezza, dubbio, possibilità, desiderio: più un

opinione o affermazione soggetta a verifica.

2. Quello di indicare la subordinazione della frase.

Il neo standard attuale sembra comunque sulla via della progressiva estensione dell’indicativo.

Fra le cause del fenomeno, si possono segnalare una tendenza alla semplificazione de un settore

verbale delicato da maneggiare ed una influenza de sottratto dialettale per gli italiani di alcune

regioni.

2.3 PRONOMI

Il sistema pronominale personale dello standard è sovraccarico di differenziazioni e di forme che realizzano

in maniera non regolare e con doppioni, quattro fondamentali opposizioni grammaticali: singolare/plurale,

maschile/femminile, caso, animato/non animato.

Nei PRONOMI PERSONALI SOGGETTO la serie egli, ella/esso, essa, essi, esse/lui, loro è stata risolta a

favore di lui, lei, loro la cui standardizzazion

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A.A. 2015-2016
28 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martyxangel92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecniche espressive dell'ìtaliano e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Gilardoni Silvia.