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Attore Artifex= È un attore autore= si scrive i testi che realizza che recita, pensa alla compagnia e ci lavora insieme ragionando sulle
scenografie, musiche: artefice completo come De Berardinis. Sin dai primi anni si accompagna alle relazioni teoriche, considerandosi
un attore artifex= in teatro non ha senso altro se non un attore artifex, qualcuno che si pone come tale, un attore autore declinato nel
teatro di ricerca, all’interno dell’avanguardia novecentesca. Una delle caratteristiche sono i copioni rappresentati non solo solo scritti
ex novo da chi recita ma spesso riscritture: Pinocchio, Caligola, Amleto, Salome.. (così come fa Grotowski, Il Living Theatre..), anche
1966 Tutta l’opera
se di sono casi rari in cui spettacoli scritti da sé: “Nostra signora dei turchi” di Bene sta nel solco
dell’avanguardia europea, forma d’arte di contraddizione che si contrappone a quella ufficiale e alla mercificazione, ma presentano
anche opere contraddittorie: “essere Diderot, Mejekord,Wilde, Artaud, Bene” .
lui nell’asse Nel corso degli anni ‘60, la
possibilità di proporre una completa avanguardia viene a meno per le condizioni, non può essere “completamente d’avanguardia”,
dopo la nascita della Società dello Spettacolo, l’avanguardia rischia di diventare una proposta di mercato teatrale, mentre l’idea era
quella di disarticolare la mercificazione= il contesto è completamente mutato, diventa difficile realizzare qualcosa riferibile
completamente alle avanguardie di inizio Novecento. Bene stesso rifiuta la definizione di avanguardia, rivendicando la sua scia nel
novecento (visione antistoricista, così come il rifiuto delle categorie strette). Il tema della novità delle avanguardie, è assente in
Bene, forte saldatura alla tradizione= innovazione formale e tradizione teatrale, come per esempio nell’avanguardia futurista russa e
italiana: in quello italiano la novità é tutto, lotta contro il passatismo, in Russia c’è l’idea di usare la tradizione come base per
l’innovazione e non vuole farne terra bruciata.
Ezra Pound= grande poeta del novecento, scrive i “cantos” riscrittura della Divina Commedia, nella sua riflessione teorica
d’avanguardia, scrive che ciò che conta é sempre la contraddizione tra innovazione e tradizione. La qualità dell’arte, l’originalità
quando é reale ha a che fare con la densità, l’innovatore é condannato nella sua eccentricità.(p. 20-21). Nel contrapporsi alla scena
ufficiale Bene recupera la tradizione del grande attore, quando Bene si contrappone alla regia. “realizzare un disfatto
attore”rovescio negativo. Il suo percorso è variegato e cambia nel percorso degli anni, insieme ad alcune costanti.
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Due periodi:
Dagli esordi del 1959 alla metà degli anni ‘70: periodo meno documentato ma più giovanile, migliore innovatore, parodico
● e critico
Dalla fine degli anni ‘70 alla morte: alcuni tratti si ammorbidiscono, più simbolismo, meno grottesco, più ammorbidito
●
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La carriera:
1959/1968= teatro laboratorio
● 1968/1974= stagione cinematografica
● 1974/1978= ritorno al teatro= anche in radio, le “interviste impossibili” con personaggi inventati dell’antichità, alla presenza
● contrappone l’assenza, usa il termine voce orchestra. Voce come scena assoluta e assenza del sé. La bocca diviene corpo
e la voce orchestra: voce-orchestra.
1979= svolta concertistica= la musica ha attraversato le sue fasi di produzione, anche con esponenti della scena italiana del
● dopoguerra. L’interesse per la musica lo prende dalla zia appassionata di lirica, decisivo nella concezione della musicalità,
anche per l’esperienza da chierichetto. .
Concerto Majakovskij
Spettacolo trasversale: " " lo accompagna in molte sue fasi, prende anche nomi diversi come nella
regia televisiva: “Quattro modi di morire in versi”, Majakovskij, Blok, Pasternak, Esenin. Dal 1960/80 in cinque edizioni. Si estende
per molto tempo e lo accompagna, segnando una serie di esordi. La prima edizione è il suo esordio registico insieme a Bussotti,
esponente fiorentino di musica moderna, comune intenzione destrutturazione significati linguistici e musicali. Nella prima edizione
discografica, Bene e Majakovskij operano in uno studio non convenzionale, istituendo un nuovo ascolto di dialogo, Bene improvvisa
musicalmente in modo autonomo: musicista e attore condividono lo stesso spazio.
Dialoga anche con Gelmetti e Luporini, nel 1968 esordisce nella lirica a Parma, con Gelmetti, spettacolo anticonvenzionale. Si
specializza negli aspetti tecnici, trovandosi ad essere alleati dei fonici, trovando dialogo e sfondando barriere.
Incontra la filosofia, che considera somma, dialogando con personaggi di spicco come Deleuze per la musica: si parla di
rinnovamento straordinario, raccolto nei suoi scritti: Bene alla fine degli anni ‘70 traccia un nuovo cammino per se stesso, il suono
stesso diventa personaggio. Da quel momento in avanti anche in assenza di musica lui sente di esprimersi con musicalità. In
“Sovrapposizioni” Deleuze affronta il Riccardo III, rappresentato da Bene di cui parla nella sua autobiografia, Siciliani fa i
complimenti: propone di declamare insieme a Bellugi (direttore di orchestra) Manfred. il giorno dopo lo chiama e sceglie il Manfred,
poco rappresentato: “sottrarre Il Manfred e riportarlo in forma di oratorio, attuando in parodia patetica asciugando il testo, con
l’assenza di scenografia”: occasione di riflessione teorica nel volume “La voce di narciso” dove si formula l’idea di phone, voce.
Raccoglie scritti precedenti e somma la stagione musicale teorica. Narciso rivisitato in chiave destrutturante, inutilità del gesto,
rapporto più intimo, phone: avvicinamento alla bocca come luogo di risonanza, strumento strategico. Il microfono é un microscopio,
usato per guardare le cose infinitamente grandi. Il melologo: terreno ibrido tra musica e parola, coniato da un musicologo Catalano,
lavori primo ottocentesca romantica, in cui convergono istanze filosofiche. Secondo Adorno è un genere minore ma plurale,
soprattutto in Francia e Germania. Scarton vede tra le due un rafforzamento reciproco, non gerarchica. Rousseau ideatore della
scena originale di questo genere cercando di trovare la versione greca, esordio melologo.
Manfred
Il :
Byron , 1816/17 con uno “spiccato orrore per la scena”, non voleva che venisse rappresentato, si parla di teatro mentale. Ricco di
monologhi introspettivi, sospensione reale, dimensione intermedia reale finzione. La figura dell’amata é una divinità che l’antieroe
cerca di far ricomparire. Nel corso dell’800 muta, Bishop fa trasposizione musicale, così come Schumann all’apice della sua
produzione musicale, tra i suoi ultimi lavori: aggiunge al poema la musica nel 1829.
Trama:
Giovane nobile in esilio, in un castello svizzero. Nella prima scena a mezzanotte è solo, insonnia, pensieri sui rifiuti della conoscenza
di sé, della natura e delle forze soprannaturali, chiedendo l’oblio di se. Dopo aver riflettuto invoca gli spiriti ma non è soddisfatto,
tormentato dall’assenza della figura femminile che non riesce ad evocare. Percorre il viaggio sulla vetta per poi ritrovare figure
soprannaturali. Contempla il suicidio, un cacciatore lo distrae, triva il sentiero e triva la Fata delle Alpi, ma lui la rifiuta perché non
vuole giurare obbedienza (=/ Faust). Di fronte al Re vede l'amata scomparsa, che annuncia la sua morte imminente. Lo ritroviamo
calmo al castello, rifiuta la religione con l’incontro dell’Abate di San Maurizio, si avvia verso la morte solitaria. Non accetta nessun
compromesso neanche con figure sopra di lui. La visione idealizzata della donna, in cui Freud trova un rapporto di incesto.
Versione Bene:
Manganelli traduce il testo in italiano, i temi sono: il gotico, l’ambientazione alpina, Astrarte (mitologica), narcisismo di Manfred.
Bene lo rielabora liberamente prendendo spunto dalla traduzione a lui recente di Manganelli ma anche da quella ottocentesca. Il
poema in versi diventa in prosa, con una musicalità costante. La punteggiatura é accessorio, moderno, non sono quasi presenti i
nomi dei personaggi, il testo è un unico flusso verticale senza interruzioni, rivelando una passione per Joyce e l’Ulisse. La scelta di
anticipare il monologo all'ouverture musicale. Nella Regia televisiva di porta a compimento il rapporto voce immagine, nel 1979 a
Bologna fa un’ intervista dove dice che “con il Manfred propone la musica in televisione, ritenendo fallimentare il filmare i concerti, la
registrazione inizia nel buio, luce bianca e attore, alternando bianco e nero e prediligendo i primissimi piani di attori e l’inquadratura
delle mani del direttore d’orchestra, nell’overtur. Alla frase “ora al mio compito” inizia l'apertura che ha tre accordi come le tre sillabe
di com-pi-to, esempio di incastramento tra parole e musica. L'insonnia è introspezione, la solitudine è la sfida alle forze superiori e il
desiderio d’amore.
-Anche negli elementi pratici organizzativi lo portano ad essere meno avanguardia è più teatro di regia, lavora negli spazi alternativi
negli esordi il Teatro Laboratorio che dura un anno solo, costretto in quanto escluso, però non si può dire reciti solo fuori dagli spazi
ufficiali perché a parte questo esempio lui lavora prevalentemente a Roma. Recupera la tradizione comportandosi come un
capocomico, artefice di se stesso, rapporto con gli altri attori che restano a lungo con lui, mentre nel teatro ufficiale funziona in modo
diverso, vengono fatte delle scelte per i ruoli. Il suo lavoro di compagnia riprende quindi il capocomico, lavora con attori che non
arrivano dall’Accademia ma che iniziano a recitare da un ambito diverso, come la compagna Mancinelli, Vincenti, Mezzanotte che
vendono dalla compagnia romana D’Origlia Palmi. Non recupera un modo di recitare del passato, ma si aggancia per sottolineare un
teatro diverso da quello ufficiale, declinazione di essere contro ad esso, “non vuole assolutamente riprendere il grande attore ma
essere il disfatto attore”= si ricollega ma la rivisita proponendo un attore che si mette in discussione in scena, rovescia e fa la parodia
della trazione del grande attore. Le avanguardie solitamente si concentrano sulla possibilità di rappresentare qualcosa con una
riflessione, spostando l’attenzione dalla cosa rappresentata al modo di rappresentarla, o sulla sua impossibilità di rappresentarla:
Bene porta all’estremo questo concetto di impossibilità della rappresentazione.
Carlo Cecchi segue Bene da spettatore agli esordi, e scrive “ il grande attore trag