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ΔG*
transitoria. Si definisce anche un valore di in corrispondenza del raggio critico che rappresenta
una sorta di barriera di attivazione che deve essere superata affinché la nuova fase possa essere
nucleata.
E' importante esplicitare la dipendenza di questi parametri dalla temperatura. Dal momento che
l'energia superficiale e di strain sono pressoché indipendenti dalla temperatura, tutto dipende da
ΔGv
come varia con la temperatura:
L'andamento relativo è riportato nel grafico seguente. Si vede chiaramente che aumentando il
sottoraffreddamento diminuisce sia il raggio critico sia la barriera di potenziale da superare per
l'avvio della nucleazione. Si vede inoltre che per un sottoraffreddamento nullo la barriera da
superare ed il raggio critico diventano infiniti, per cui non può avvenire nucleazione.
Un ulteriore aspetto da mettere in risalto è la relazione strutturale esistente tra la fase precipitata e la
matrice. La forma dei precipitati all'interno della matrice non necessariamente sarà di tipo sferico,
ma a seconda della natura dell'interfaccia, si potrà avere una minimizzazione dell'energia di
attivazione di nucleazione crescendo precipitati che abbiano una forma anisotropa (non sferica, ad
Fulvio Sinisi, Nanoscienza Cap: 2-5
es.lamelle, aghi..). In altre parole la morfologia del precipitato può essere sotto controllo
interfacciale.
A questo punto ci si può chiedere come la nucleazione in sé possa avvenire se, affinché l'embrione
possa ingrandirsi, è necessario raggiungere il valore del raggio critico. La risposta a questa domanda
viene dal fatto che l'equilibrio termodinamico non è un evento statico ma dinamico in cui una
molteplicità di eventi microscopici fluttuanti generano una situazione media descritta dalle variabili
termodinamiche macroscopiche (termodinamica statistica rispetto alla termodinamica). Anche nel
caso di una singola fase omogenea (descritta ad esempio con una valore di densità costante in tutta
la fase) esistono fluttuazioni localizzate di densità la cui media porta alla densità dell'intera fase.
Esistono similmente delle fluttuazioni eterofasiche in cui localmente si genera un embrione di una
nuova fase.
La concentrazione di tali fluttuazioni aumenterà man mano che ci avvicineremo alla temperatura
critica e quando T<Tc (Gα<Gβ ) tali fluttuazioni genereranno embrioni con raggio maggiore di
α.
quello critico che evolveranno verso la crescita del nuovo nucleo di
Richiami di nucleazione e crescita: NUCLEAZIONE ETEROGENEA. Prima che si realizzi
effettivamente un evento di nucleazione omogenea vengono attivati altri processi per i quali
l'energia di attivazione è favorita. In questo caso si parla di nucleazione eterogenea ed essa avviene
presso siti difettuali quali vacanze, dislocazioni, stacking-faults, bordi di
grano, impurezze o superfici del contenitore. Il motivo è da associare al fatto che la creazione del
nucleo distrugge parte del difetto, rilasciando così la sua energia ed abbassando quindi la barriera di
attivazione. Esaminiamo le caratteristiche della nucleazione eterogenea studiando il caso della
β
nucleazione di una fase su una superficie di un bordo di grano, che consideriamo per semplicità
planare (grano grosso). θ
In questo caso il nucleo avrà una forma lenticolare caratterizzata da un angolo di contatto che
dipende dal bilanciamento delle tensioni interfacciali La condizione di equilibrio fornisce:
Per valutare la variazione di energia libera conseguente alla formazione del
nucleo avente raggio di curvatura r, dovremo prendere in considerazione i
seguenti termini (trascurando il termine di strain):
Fulvio Sinisi, Nanoscienza Cap: 2-5
Rispetto al caso della nucleazione omogenea abbiamo un termine negativo in più dovuto alla
α-α. ΔGr
distruzione di una parte dell'interfaccia Per paragonare quantitativamente il etero con il
ΔGr
corrispondente omo dobbiamo valutare V, Aαα e Aαβ. Essi dipenderanno dal valore dell'angolo
di contatto e, dopo alcune considerazioni di carattere geometrico che tralasciamo,si giunge alle
espressioni della figura riportata sopra. Rimaneggiando quelle espressioni si giunge alla seguente
relazione fondamentale: θ
La cosa importante è che per un valore dell'angolo di contatto (cioé delle proprietà interfacciali tra
ΔGr
le due fasi) lo shape factor è costante, per cui facendo la derivata di etero rispetto al raggio di
curvatura r si trova che il valore del raggio critico non cambia rispetto alla nucleazione omogenea.
mentre il valore dell'energia libera al raggio critico (cioé la barriera di attivazione alla nucleazione)
viene riscalata per lo shape factor:
cioé si ottiene il risultato schematizzato nella seguente figura.
Fulvio Sinisi, Nanoscienza Cap: 2-5
Cinetica di nucleazione e crescita Abbiamo visto che per trasformare una fase in un'altra è
necessario passare attraverso la formazione di nuclei della nuova fase, superando una barriera di
attivazione, che abbiamo calcolato sia nel caso della nucleazione omogenea (rara) che in quella
eterogenea (più comune). Se guardiamo ora agli aspetti cinetici della trasformazione possiamo
individuare due stadi consecutivi:
1° stadio: formazione dei nuclei critici;
2° stadio: accrescimento e coalescenza dei medesimi per fornire la nuova fase finale.
Per quanto riguarda il primo stadio, la velocità sarà:
Per valori grandi di sottoraffreddamento aumenta rapidamente la velocità con cui si formano i
nuclei critici, cioé si formano numerosi nuclei critici nell'unità di tempo. Una volta creati, tali nuclei
critici possono evolvere ingrandendosi.
Nel caso del secondo stadio, la velocità sarà:
Dal momento che la barriera di attivazione alla diffusione ED è indipendente dalla temperatura,
allora v2 fornisce un grafico esponenzialmente decrescente con il diminuire della temperatura. Si
può definire allora la velocità del processo globale di trasformazione (nucleazione e crescita) che
sarà dato dal prodotto delle velocità dei due stadi per cui:
Fulvio Sinisi, Nanoscienza Cap: 2-5
Il grafico della velocità di trasformazione globale avrà un massimo per una temperatura T di
compromesso tra due opposte tendenze: a bassi sottoraffreddamenti (alta T ) il processo sarà
limitato dalla formazione dei nuclei critici, mentre ad alti sottoraffreddamenti (basse T ) il processo
sarà limitato dalla diffusione. Da questo tipo di diagrammi possiamo ricavare varie informazioni di
carattere pratico. Avendo la curva della velocità di trasformazione globale un massimo, potremo
avere la stessa velocità di trasformazione a due differenti temperature T1 e T2. Però la
microstruttura delle due crescite sarà molto diversa. Infatti ad alta temperatura avremo una nuova
fase con grana molto grossa (bassa velocità di formazione di nuclei critici ma alta velocità di
accrescimento), mentre a bassa temperatura avremo una grana molto sottile (alta velocità di
formazione di nuclei critici ma bassa velocità di accrescimento). Per questo motivo, per ottenere da
un fuso la formazione di cristalli macroscopici (cristalli singoli) si opera a bassi valori di
sottoraffreddamento con un processo di raffreddamento lento di modo che sia dato il tempo
necessario ai nuclei di accrescersi (controllo termodinamico).
Nucleazione omogenea in soluzione per precipitazione: La formazione di NP da nucleazione
omogenea prevede la presenza di una iniziale sovrasaturazione. In questo caso non sfrutto una
variazione di temperatura per averla, ma, come spesso accade nei processi di wet chemistry, lavoro
sulle concentrazioni delle soluzioni: faccio avvenire una precipitazione in una soluzione omogenea.
Quando la concentrazione del soluto supera la solubilità appare una nuova fase perché la soluzione
possiede un’alta energia libera di Gibbs ed essa viene ridotta se il sistema produce una segregazione
di fase. Questa riduzione della G è la driving force per i processi di nucleazione e crescita. La
variazione dell’energia libera di Gibbs per unità di volume della fase solida è così espressa:
Fulvio Sinisi, Nanoscienza Cap: 2-5
, la sovrasaturazione è positiva e ΔG
Quando C>C è negativo, quindi la nucleazione è spontanea.
0 v
Questa riduzione di G è controbilanciata dall’introduzione di una energia superficiale dovuta alla
formazione di una nuova fase. La variazione totale del potenziale chimico per la formazione di un
nucleo sferico di raggio r sarà allora:
Il nuovo nucleo formato sarà stabile soltanto se il suo raggio è superiore a r*, raggio critico. Un
nucleo più piccolo di r* si dissolverà nella soluzione mentre uno più grande di r* sarà stabile e
continuerà a crescere. Si definiscono:
La velocità di nucleazione per unità di volume e unità di tempo, R , è proporzionale a 3 fattori:
N
1) La probabilità, P, di formazione di un nucleo critico:
2) Il numero di specie cresciute per unità di volume, n, che possono essere usate come centri di
nucleazione (nella nucleazione omogenea n=C )
0
La frequenza di salto, Г,
3) che porta la crescita da un sito ad un altro:
Dove λ è il diametro delle specie cresciute e η è la viscosità della soluzione. Quindi R vale:
N
L’equazione mostra che bassa viscosità e basse barriere di attivazione favoriscono la formazione di
un grande numero di nuclei, che per una data concentrazione di soluto significa nuclei più piccoli.
In figura è illustrato il processo di nucleazione e la successiva crescita. La nucleazione avviene solo
quando la supersaturazione supera di un certo valore la solubilità (valore che dipende dalla velocità
di precipitazione). Una volta iniziato il processo di nucleazione, la sovrasaturazione decresce e
quando la concentrazione diventa minore della concentrazione minima per la nucleazione, si stoppa
la stessa ed i nuclei possono solo crescere. Una volta che i nuclei sono formati, la crescita avviene
Fulvio Sinisi, Nanoscienza Cap: 2-5
contemporaneamente. Prima della concentrazione minima, la nucleazione e la crescita sono processi
inseparabili sebbene essi procedano a velocità differenti.
Cristallizzazione da soluzioni sovrasature: Vediamo come si realizza una specie mediante
precipitazione. Mettendo a contatto due soluzioni omogenee contenenti i precursori della specie
poco solubile posso ottenere una cristallizzazione per precipitazione. Ad esempio, pongo a contatto
NaCl con AgNO e formo AgCl che precipita.
3
PRECIPITAZIONI VELOCI, c