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PRIMA PARTE:
Verranno preparate 4 capsule petri contenenti dischi di carta. Una verrà imbibita con
mezzo di crescita MS di controllo, e tre verranno imbibite con mezzo MS a tre
diverse concentrazioni di ABA.
Verranno disposti i semi per la germinazione.
Le capsule saranno sottoposte a trattamento al freddo per 5-7 giorni dopodichè
saranno spostate alla luce ed a una temperatura costante di 25 gradi per consentire la
germinazione.
Sulla piastra di controllo con mezzo MS tutti i semi sono in grado di germinare.
Sulle piastre contenenti ABA i semi wild type non possono germinare poichè la
dormienza viene mantenuta dagli elevati livelli di ABA, mentre il mutante
insensibile all'ABA può germinare.
SECONDA PARTE
Le piastre verranno osservate per identificare i semi che saranno stati in grado di
germinare nonostante la presenza di ABA. Tali semi sono mutanti abi.
Le plantule verranno raccolte e il loro DNA genomico verrà estratto al fine di
sottoporlo a una reazione di PCR che consentirà di amplificare in modo specifico il
gene abi.
TERZA PARTE
I prodotti di PCR saranno analizzati con elettroforesi su gel di agarosio.
Lo stesso prodotto di PCR verrà sottoposto ad una digestione con uno specifico
enzima di restrizione che consentirà l'identificazione definitiva della mutazione. La
presenza-assenza della mutazione verrà visualizzata sulla base del pattern di
restrizione del prodotto di PCR ottenuto durante l’esercitazione precedente, mediante
corsa elettroforetica su gel di agarosio.
SCOPO
Valutare la percentuale di germinazione su piastre contenenti acido abscissico di una
popolazione segregante di mutanti abi1-1 di Arabidopsis thaliana. Identificare mediante
PCR (polymerase chain reaction) il genotipo delle plantule germinate.
METODOLOGIA
Nella precedente esercitazione 3 piastre sono state seminate con una popolazione di semi di
arabidopsis segregante per la mutazione semidominante abi1-1:
1. Controllo (mezzo MS)
2. MS + ABA 1 mM
3. MS + ABA 5 mM
Sulla piastra di controllo contenente il mezzo MS tutti i semi possono germinare mentre, in
presenza di ABA, soltanto i semi che portano la mutazione abi1-1 sono in grado di
germinare. Le plantule cresciute in presenza di ABA rappresentano quindi i mutanti abi1-1
insensibili ad ABA.
La mutazione riguarda il gene ABI1, codificante per una proteina fosfatasi PP2C. La
modifica di un nucleotide all’interno della sequenza codificante del gene da Guanina ad
Adenina (vedi sequenze in appendice) ha due conseguenze importanti:
1) esso causa il cambiamento nella sequenza aminoacidica della proteina con un acido
aspartico (D) al posto di una glicina (G) (sufficiente a causare una perdita delle
caratteristiche biochimiche della PP2C)
2) distrugge il sito di riconoscimento per un enzima di restrizione, l’endonucleasi NcoI,
fornendoci un prezioso sistema di screening per la ricerca di tale mutazione nel DNA della
pianta.
In questa esercitazione gli studenti dovranno i estrarre il DNA genomico dai mutanti e
utilizzarlo per effettuare un'amplificazione per PCR (polymerase chain reaction) della
porzione del gene ABI1 contenente il sito di restrizione riconosciuto da NcoI.
Il frammento amplificato verrà sottoposto durante l'ultima esercitazione al taglio con
enzima di restrizione NcoI al fine di verificare la presenza della mutazione.
PROCEDURA
Estrazione del DNA genomico
Dopo aver aperto le piastre, contare le plantule germinate, prelevarle e porle con una
pinzetta in una provetta.
Aggiungere 200 microlitri di tampone di estrazione del DNA e omogeneizzare le
plantule con un piccolo pestello di plastica.
Genotipizzazione dei mutanti insensibili all’ABA
SCOPO
Identificare il genotipo delle plantule germinate su piastra contenente ABA e distinguere le
plantule wild type da quelle mutanti eterozigoti e da quelle mutanti omozigoti.
INTRODUZIONE
La mutazione nel gene ABI1, codificante per la fosfatasi PP2C, consiste nel cambiamento
di una Guanina ad una Adenina con conseguente distruzione del sito di riconoscimento per
l'enzima di restrizione NcoI, fornendoci un prezioso sistema di screening per la ricerca di
tale mutazione nel DNA della pianta.
Nella precedente esercitazione è stata amplificata per PCR una porzione di 513 basi del
gene Abi1 contenente il sito di restrizione NcoI:
GCTCTGTTTCTGGGTCACATGGTTCTGAATCTAGGAAAGTTTTGATTTCTCGG
ATCAATTCTCCTAATTTAAACATGAAGGAATCAGCAGCTGCTGATATAGTCGTC
GTTGATATCTCCGCCGGAGATGAGATCAACGGCTCAGATGTTACTAGCGAGAA
GAAGATGATCAGCAGAACAGAGAGTAGGAGTTTGTTTGAATTCAAGAGTGTGC
CTTTGTATGGTTTCACTTCGATTTGTGGAAGAAGACCAGAGATGGAAGATGCTG
TTTCGACTATACCAAGATTCCTTCAATCTTCTTCTGGTTCCATGTTAGATGGTCG
GTTTGATCCTCAATCCGCCGCTCATTTCTTCGGTGTTTACGACGGCCATG
G CGG
TTCTCAGGTAAAAGATTGGATCTTTTGATTAGGGTTGTTTACAGTTTGCAGAAT
CTGATTTGGTTGTTGTTGTGTAGGTAGCGAACTATTGTAGAGAGAGGATGCATT
TGGCTTTGGCGGAGGAGATAGCTAAGGAGAAACCGATGCTCTGCGATGGTGAT
ACGTGGCTGGAGAAGTGGAAGAAAGCTCTTTTCAACTCGTTCCTGA
In questa esercitazione il prodotto di PCR sarà sottoposto a digestione con l'enzima di
restrizione NcoI. Successivamente la miscela di reazione verrà sottoposta ad elettroforesi su
gel di agarosio al fine di visualizzare il prodotto della digestione. Sarà così possibile
confrontare le plantule wild type con quelle mutanti e distinguere le plantule mutanti
omozigoti da quelle mutanti eterozigoti:
GENOTIPO DIGESTIONE BANDE ATTESE SU GEL
wild type NcoI taglia entrambi gli alleli 372 + 216 bp
mutante omozigote NcoI non taglia nessuno dei due alleli 583 bp
mutante eterozigote NcoI taglia un allele e non taglia l'altro 583 bp +
372 + 216 bp
PROCEDURA
Aggiungere l'enzima di restrizione NcoI alla miscela di PCR.
Notiamo che il volume dell'enzima di restrizione deve essere sempre < o = 1/10 del volume
finale e che il buffer dell'enzima deve essere 1/10 del volume finale, essendo lo stock
concentrato 10 volte.
Miscela PCR 10 uL
NcoI 1 uL
TOTALE 11 ul
La reazione deve essere incubata a 37°C per 20 minuti quindi caricata sul gel di agarosio.
DETERMINAZIONE DELLA CONCENTRAZIONE DI
CLOROFILLE
INTRODUZIONE
I cloroplasti di tutte le Piante superiori contengono 2 classi principali di pigmenti che
assorbono l'energia solare e partecipano direttamente o indirettamente al processo
fotosintetico. Questi pigmenti sono le clorofille verdi (a e b) e i carotenoidi
(normalmente rossi, arancione o gialli).
Caratteristica dei pigmenti, da cui deriva il loro nome, è quella di assorbire la
radiazione elettromagnetica solare nell'intervallo di 400-700 nm, lo stesso percepito
dall'occhio umano. L'assorbimento della radiazione visibile è reso possibile
dall'esteso sistema di doppi legami coniugati che caratterizza la molecola di tutti i
pigmenti in conseguenza del quale si riduce il livello energetico della molecola
eccitata. In tal modo anche la radiazione visibile (a lunghezze d'onda alte e perciò ad
energia minore), in accordo con la teoria quantistica, riesce ad eccitare la molecola di
pigmento e quindi può essere utilizzata per il lavoro fotochimico.
Grazie alle caratteristiche di assorbimento dei pigmenti fotosintetici le piante
riescono ad utilizzare le radiazioni più abbondanti dello spettro solare convertendole
in energia chimica di legame nel processo fotosintetico.
La maggior parte dei pigmenti del cloroplasto non effettua lavoro fotochimico ma
partecipa alla raccolta della luce (antenne). Una clorofilla dell'antenna ed eccitata da
un fotone trasferisce l'eccitazione ad altre clorofille, secondo un gradiente decrescente
di energia di eccitazione (e quindi di lunghezze d'onda crescenti della luce assorbita)
ed infine alla clorofilla a dei centri di reazione (P680 o P700).
Le clorofille a e b sono i pigmenti più abbondanti delle piante. Le clorofille hanno
una struttura porfirinica formata da 4 anelli pirrolici chelati al centro con un atomo di
Mg2+ ed una catena lineare di 20 atomi di carbonio, il fitolo, esterificato con il
gruppo carbossilico di un residuo di acido propionico legato al IV anello pirrolico
(vedi figura). La differenza tra clorofilla a e b consiste nella presenza nella prima di
un gruppo metilico al posto di un gruppo aldeidico nell'anello II: ciò rende la
clorofilla a leggermente più solubile della clorofilla b in solventi non polari come
l’esano. Questa caratteristica può essere utilizzata per separare cromatograficamente
le due clorofille. La catena idrocarburica non polare del fitolo ha la funzione di
ancorare la molecola di clorofilla alla porzione idrofobica della membrana del
tilacoide.
La clorofilla a ha una colorazione blu-verde e la clorofilla b giallo-verde: il loro
spettro di assorbimento della luce fra 350-700 nm è infatti leggermente diverso.
Entrambe hanno massimi di assorbimento nel blu-violetto (intorno a 450 nm) e nel
rosso (650-700 nm) e minimi nel verde e nel giallo (500-600 nm); i picchi della
clorofilla b si trovano all'interno rispetto a quelli della clorofilla a (nella zona del
rosso il massimo di assorbimento della clorofilla b, in acetone, corrisponde a 646.6
anzichè 663.6 nm, tipica della clorofilla a). Va notato che la clorofilla a nella cellula
intatta mostra molti picchi di assorbimento superiori: 670, 680, 685, 690 e tra 695 e
720 nm. Questi picchi non sono dovuti alla presenza di forme molecolari diverse di
clorofilla a ma costituiscono spostamenti di spettro dovuti alle interazioni con
proteine o ad aggregazioni.
Il rapporto tra le due clorofille nelle piante superiori e nelle alghe verdi è spesso
di 2-3 clorofille a per una clorofilla b, ma varia in relazione alle condizioni
ambientali.
Scopo dell'esercitazione
Estrazione dei pigmenti dei cloroplasti di foglie.
Determinazione degli spettri di assorbimento nell'intervallo di lunghezze
d'onda 350-700 nm.
Determinazione della concentrazione delle clorofille a e b e della clorofilla
totale utilizzando la diversa assorbanza nel rosso (massimi di assorbimento a
663.6 e 646.6 nm) delle due forme.
MATERIALI
- Foglie 0.2 g - 1 cilindro da 100 ml
- Acetone all'80 %, -Centrifuga e provette
- mortaio e pestello
PROCEDURA
ESTRAZIONE DELLE CLOROFILLE
4. tagliare la lamina fogliare. Pesare 0.1/0.2 g di questo materiale, aggiungere 2 ml di
acetone all'80 % e omogeneizzare.
5. centrifugare a 3000g per 5 minuti prelevando il sovranatante.
6. Estrarre di nuovo il residuo solido con 2 ml di acetone all'80%, centrifugare e
unire questo secondo sovranatante al primo. Misurare il volume finale
dell’estratto.
7. Mantenere l'estratto al buio fino alla lettura spettrofotometrica.
DETERMINAZIONE DELLA CONCENTRAZIONE DELLE CLOROFILLE
8. Misurare allo spettrofotometro l'assorbanza a 663.6,