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RX
- TAC
- RMN
- EMG
-
ERNIA DEL DISCO
Protrusione del nucleo polposo verso l’esterno, nella flessione il nucleo è spinto
posteriormente, si ha quindi la massima tensione sull’anulus.
L’ernia del disco è favorita da ripetute sollecitazioni meccaniche:
Deterioramento delle strutture osteoarticolari
- Atteggiamenti posturali statici (posizione seduta)
- Flessioni e/o torsioni frequenti
- Sollevamento e movimentazione di pesi
- Forze in compressione (es. ricaduta dai salti, pallavolo, pallacanestro)
- Movimenti ripetitivi
- Vibrazioni
-
Clinica
Manovra di Lasegue
- Manovra di wassermann
-
Esame neurologico del rachide lombosacrale
L'esame descrive le relazioni cliniche tra i vari muscoli, riflessi e zone di sensibilità degli
arti inferiori ed il loro particolare livello midollare così che il rilevamento di una alterazione
di questi parametri può portarci con relativa facilità alla localizzazione del livello nervoso
interessato.
Esame muscolare
Il muscolo interessato è l'ileopsoas che è il più importante flessore dell'anca.
Per testare questo muscolo il paziente dovrà essere sdraiato supino e ponendo resistenza
sulla coscia si chiederà di flettere la stessa sul tronco. La manovra per rilevare la forza
muscolare va eseguita bilateralmente evidenziando così eventuali differenze.
Esame della sensibilità
Le radici L1 L2 ed L3 danno sensibilità alla faccia anteriore della coscia dall'inguine al
ginocchio cranio distalmente.
Spondilolisi
L’istmo è quella parte dell’arco posteriore della vertebra che si trova tra le due
articolazioni.
Denominazione derivante dal greco in cui la desinenza –lisi (interruzione) sta ad indicare
la mancata fusione dell’arco vertebrale al corpo a livello dell’istmo, mentre –listesi
(spostamento) è lo scivolamento in avanti del corpo vertebrale a causa della lisi istmica e
la parte posteriore dell’arco rimane in sede.
La lisi dell’istmo vertebrale può essere:
Congenita o acquisita
- Molto spesso di per sé asintomatica
- 46
Determina un’insufficienza degli elementi vertebrali posteriori e può quindi favorire
- l’insorgere di una spondilolistesi.
Spondilolistesi
Scivolamento anteriore di una porzione o di tutto il segmento vertebrale rispetto al livello
sottostante.
Interessa solitamente L5 (85-95% dei casi), nei restanti casi L4. Solitamente lo
scivolamento non avviene in modo acuto.
Incidenza maggiore nello sportivo, che nella popolazione sedentaria. Possibile
meccanismo patogenetico: estensione ripetuta della colonna lombare in carico.
LOMBALGIA NELLO SPORT
Più prevalente nel calcio, basket, pallavolo, podismo, sci, sollevamento pesi e sport di contatto.
Prevenzione e terapia
3 stadi:
- Acuta
- Ricorrente
- Progressione verso la cronicità e disabilità
Trattamento episodi acuti
- Riposo
- Trattamento farmacologico
- Modalità fisiche
- Iniezioni intramuscolari
- Manipolazioni
- Trazioni
Terapia
Riabilitazione del rachide, stadi dell’intervento:
1) Recupero normale dell’elasticità e lunghezza muscolare
2) Recupero della forza muscolare
3) Recupero ottimale del pattern motorio
Prevenzione
- Adeguato riscaldamento
- Tonificazione muscolare equilibrata (addominali paravertebrali)
- Esecuzione corretta del gesto atletico 47
LESIONI MUSCOLARI
Affezioni più frequenti in campo sportivo
- Oltre il 50% delle lesioni acute
- Quadri più o meno gravi
- Molto invalidante per l’atleta, anche nelle sue manifestazioni più banali
-
Miofibrilla
Gruppi di miofilamenti
- Le miofibrille sono disposte generando particolari bande
- Banda I = banda chiara
Banda A = banda scura
Sarcomero
Unità contrattile della fibra muscolare, che si estende da una linea z all’altra
-
Le cellule sono multinucleate. I nuclei sono appena sotto il sarcolemma, membrana
plasmatica specializzata.
Il sarcomero è formato da filamenti spessi (miosina) e filamenti fini (actina).
I filamenti di miosina possiedono una testa. L’actina e la miosina sono in qualche modo
sovrapposti. A riposo, è presente una zona nuda, dove mancano i filamenti di actina.
FISIOPATOLOGIA DELLA LESIONE MUSCOLARE
A livello istologico osserviamo rigonfiamenti cellulari, rotture dei filamenti di desmina e
distrofina (danno diretto). Infiltrazione di neurofili nel sito di lesione a circa 1-2 ore della
lesione (danno diretto).
Risposta infiammatoria a seguito di una lesione muscolare:
Lesione meccanica
- Danno muscolare
- Risposta infiammatoria
- Rilascio di neutrofili
- Rilascio di radicali liberi o proteasi lisosomiali
-
Fisiopatologia della lesione muscolare
Un blocco della risposta infiammatoria riduce il danno muscolare, limitando il danno
indiretto, consentendo quindi un più rapido recupero di forza contrattile. L’impiego di FANS
quindi velocizza il recupero muscolare nel breve periodo, anche se non modifica
significativamente il risultato a distanza di un mese.
Alcuni farmaci (Flurbibrofene) possono ritardare la risposta rigenerativa muscolare.
Tipi di lesioni muscolari:
Dirette
- Indirette
-
Lesioni muscolari INDIRETTE
Sport di contatto
- Trauma diretto sul muscolo
- 48
Importante la violenza del trauma e lo stato di contrazione del muscolo al momento
- dell’impatto
Muscoli più esposti al trauma:
Deltoide
- Gemelli e muscoli della gamba
- Quadricipite femorale
- Muscoli intercostali
-
Lesioni muscolari indirette
Sport individuali
- Lesione senza contatto diretto di un agente esterno al muscolo
- Incertezza sull’intimo meccanismo alla base di questa lesione
- Distruzione neuromuscolare che mette in causa molteplici fattori più o meno
- associati (fisiologici, istochimici, metabolici e genetici).
La lesione può essere causata da un’anomalia di funzionamento:
Cattivo controllo della velocità e della intensità della messa in tensione del muscolo
- Cattivo controllo dell’ampiezza e della direzione del movimento
- La muscolatura degli arti inferiori è spesso più colpita (più sollecitata nella pratica
- sportiva)
Più colpiti i muscoli poliarticolari, considerati vere e proprie cinghie di controllo, che
- agiscono in armonia di coppia sinergica agonisti-antagonisti
Condizioni predisponenti le lesioni:
Fatica
- Freddo
- Tossicosi muscolare
- Età
- Difetti di allenamento
-
Stadi Stadio 1: elongazione muscolare.
-
Non vi è danno anatomico, dolore a riposo assente o lieve, possibilità di continuar l’attività,
dolore alla palpazione e ripresa sportiva in pochi giorni.
Stadio 2: distrazione muscolare.
-
Lesione di alcune fibre muscolari senza danno al tessuto connettivale, dolore spontaneo,
comparsa tardiva di ecchimosi e tumefazione e prima della ripresa sportiva è necessario
un lavoro muscolare programmato.
Stadio 3: rottura muscolare.
-
Totale o parziale a carico della giunzione muscolo-tendinea, dolore immediato e violento,
dolore anche a riposo, comparsa di tumefazione e presenza di vallo sottocutaneo e
fluttuazione per la presenza dell’ematoma.
Prevenzione
Fattori tecnologici
Mancanza o carenza di allenamento
- Mancanza o errori di riscaldamento
- Materiali inadeguati
- 49
Fattori igienico-dietetici
Insufficienza qualitativa o quantitativa di riposo
- Insufficiente reidratazione dopo sforzo
- Errori alimentari
- Fattori individuali
Sesso
- Età
- Fragilità costituzionale
-
Trattamento
Riposo relativo o assoluto
- Ghiaccio
- Compressione
- Elevazione dell’arto
- Immobilizzazione totale
-
Complicanze
Retrazione fibrosa
-
E’ una complicanza caratteristica delle distrazioni e delle rotture muscolari. I due monconi
presentano degenerazione delle cellule, necrosi ed accorciamento dei capi muscolari. Lo
spazio viene colmato da tessuto fibroso che si interpone a ponte.
Inglobamento di un ramo nervoso
-
E’ una complicanza possibile qualora la lesione avvenga in prossimità di un ramo nervoso.
La riparazione può avvenire con la formazione di tessuto fibroso che può inglobare il
nervo. Questo può provocare disturbi di conduzione del nervo stesso. Può essere
necessario lo sbrigliamento chirurgico del nervo.
Pseudocisti muscolare
-
E’ una complicanza possibile di lesioni muscolari che abbiano provocato un cospicuo
stravaso di sangue. Questo si raccoglie in una cavità che può organizzarsi creando intorno
ai bordi una pellicola pseudo-capsulare. Questa ha di solito proprietà secretive sierose,
formando un contenuto siero ematico, che non ha tendenza al riassorbimento spontaneo.
Metaplasia ossea
-
E’ una frequente complicanza di una contusione alla coscia. Può essere dovuto ad una
metaplasia ossea del tessuto muscolare o alla presenza di elementi osteogenetici presenti
nell’ematoma. Radiograficamente si rende evidente dopo 10-20 giorni e completa la sua
maturazione in 3-6 mesi.
Il suo trattamento prevede nella fasi iniziali la somministrazione di analgesici ed
antiflogistici, associati ad un ciclo di radioterapia. Dopo mesi, al termine della fase
maturativa, può essere indicata la asportazione chirurgica, se in presenza di seri disturbi
funzionali.
Lesioni muscolari DIRETTE
Lacerazioni muscolari
- Trauma diretto con oggetto affilato o acuminato
Atleti sottoposti ad interventi chirurgici
50
Per una normale funzione, il muscolo deve rigenerare nella zona di riparazione. Il tessuto
denervato dalla lesione del ventre muscolare e separato dalla innervazione
intramuscolare, deve essere re-innervato.
Contusioni muscolari
-
Banali e frequenti nella pratica sportiva. Atleta riferisce spesso la esatta dinamica
dell’incidente. Diversi gradi clinici.
Gradi clinici
Stupore muscolare
-
Assenza di rilevanti lesioni anatomiche delle fibre muscolari. Si manifesta clinicamente
dalla incapacità temporanea alla contrazione muscolare.
Ecchimosi del muscolo
-
Lesione vasale: il sangue (o il plasma) infiltra la trama del tessuto. Infiltrazione emorragica
interstiziale. Assenza di discontinuità delle fibre muscolari. Tumefazione e rigonfiamento.
Dolore locale e discreta. Limitazione funzionale
Ematoma muscolare
-
Lacerazione più o meno circoscritta delle fibre. Rottura dei vasi sanguigni di un certo
calibro. L&r