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Al Zarqawi e Al Qaeda
Mira a costruire un territorio, un califfato. Per Al Qaeda è una conseguenza della lotta. Fin da subito il suo obiettivo non è la lotta contro l'occidente, ma è quello di scatenare una lotta interna tra sunniti e sciiti. L'obiettivo primario è combattere gli americani, cacciare gli stranieri. Colpire gli sciiti per scatenare una guerra che portasse alla vittoria dei sunniti, eliminando gli sciiti eretici.
Nel 2004 c'è una serie di rivolte della popolazione che mette in luce il malcontento e che non facilità la controinsorgenza. Si capisce che c'è una spaccatura netta nel gruppo dell'insorgenza. Un altro evento importante del 2004 sono le due operazioni a Falluja: la prima fallisce per ragioni politiche (per incapacità USA e che produce un blocco dell'operazione USA) e la battaglia definitiva nel novembre del 2004. Nel marzo del 2003, avevano
attraversato la città che non aveva una presenza americana, 4contractors (mercenari), uccisi, trucidati e appesi a un ponte della città. Immagini che riportano alla mente alcune immagini della Somalia (soldati trasportati nella città). Di conseguenza la risposta USA è stata abbastanza immediata ma mancavano le condizioni politiche e l'operazione viene fermata. Viene poi ripreparata e riprende a novembre (elezioni USA, presidenziali, che confermano Bush, che dà il via libera all'operazione). Perché queste due battaglie sono un punto di svolta? Nel 2004 il gruppo di Zarqawi si inizia a macchiare di una serie di fatti che "aggiornano" le strategie del jihadismo internazionale. È il primo a produrre video degli sgozzamenti (il primo è quello di un operatore americano, che per quello che si sa era un civile che non aveva nulla a che fare con la guerra. Indossa una tuta arancione come i detenuti di Guantanamo. Vienesgozzato e il video viene diffuso).ISIS farà le stesse cose, portandole ad un altro livello, aumentando la qualità, prodotti da semi professionisti. C'è stato un investimento di denaro nel settore.I gruppi insorgenti iracheni dimostrano di avere competenze militari tali da poter tenere testa ad un esercito regolare 94Un altro elemento importante del 2004 è che a fine giugno, il rappresentante (Brener) USA in Iraq cede a un governo ad interim iracheno. La maggior parte dei membri di quel governo erano iracheni ma che avevano passato gli ultimi anni in esilio. Il 22 febbraio 2006 la strategia di al-zarqawi riesce a realizzare il piano.
Iraq 2005 il 2004 è stato abbastanza problematico e il 2005 non è molto meglio. Anzi è addirittura peggio. Con il passaggio del potere politico agli iracheni si innesta un processo democratico all'interno dell'Iraq, ma voluto dagli USA, non autoctono. Ma parte da una semplice procedura
elettorale: nel 2004 si parla di organizzare le elezioni che si svolgono nel gennaio 2005. Non portano a un risultato definitivo. Solo alcuni mesi dopo, tra aprile e maggio 2005 viene eletto al-Maliqi, sciita, legato all'Iran. E subito dopo il governo iracheno ha l'obiettivo di scrivere una costituzione che deve essere indetta nell'ottobre del 2005. Viene approvata e vengono indette le elezioni democratiche nel dicembre del 2005. Tutto questo processo, all'interno di un paese in cui c'erano costanti e quotidiani attacchi, diventa un problema enorme: manca la sicurezza, manca un indirizzo politico. In questo processo, il primo passo non deve essere quello delle elezioni, ma quello di organizzare una cornice di sicurezza. È assolutamente fondamentale: è il monopolio della violenza fisica legittima. Iraq è un caso emblematico. Malgrado una grossa presenza americana (erano "pochi", ma comunque 120-130 mila uomini) il processo politico.Non ha prodotto un vero e reale passaggio alla democrazia. Nei vari processi di nation building, se le elezioni vengono indette troppo presto, quando le ragioni del conflitto non sono risolte, le elezioni sono tutt'altro che democratiche. La maggioranza etnica vincerà le elezioni e continuerà la divisione etnica del paese. E in Iraq è stato proprio così. Un sunnita non voterà mai un partito curdo e viceversa. È una tendenza che si trova in tanti altri contesti simili. Si trasforma il conflitto in una realtà politica invece che lasciarlo fuori. Questo è evidente dalle elezioni irachene. Alle prime non partecipano le tribù sunnite, che presto si rendono conto dello sbaglio: vengono poi inseriti dei rappresentati, andando in certo senso a delegittimare le elezioni. Il contesto è assolutamente instabile, conflittuale e sanguinoso.
Iraq 2006
Gruppi sunniti, nel febbraio 2006 attaccano il santuario di (?), sacro agli sciiti.
Non produce morti, ma colpisce un simbolo. È il fattore scatenante della guerra civile che dura fino alla prima parte del 2007 (circa un anno). Momento assolutamente sanguinoso, perché produsse una serie di attacchi tra le due fazioni. L'insorgenza si complica ulteriormente: scontro contro gli esterni e tra interni.
Il 2006 risulta l'anno più sanguinoso proprio per questa conflittualità interna. I quartieri erano misti e ci sono vere proprie squadre della morte che si spostano tra quartieri, rendendoli di una fazione o dell'altra. È una situazione critica. Nel novembre del 2006 abbiamo le elezioni di mid-term negli USA. La situazione in Iraq era completamente ingestibile, e diventa una questione importante per la politica interna USA.
Avviene una vittoria tattica nel giugno del 2006 quando delle forze speciali USA uccidono al-Zarqawi. Muore il leader di Al Qaeda in Iraq, ma il gruppo trova nuova vita perché al-Zarqawi viene
sostituito da al-Mazri e qualche mese dopo diventa ISI (Islamic State of Iraq). Si lega maggiormente alla realtà irachena, inizia un processo di irachizzazione del gruppo. Rimane la dimensione straniera con l’arrivo dei foreign fighters, in particolare dalla Siria (Assad ha sempre chiuso un occhio), ma aumenta il ruolo degli iracheni all’interno del gruppo.
Questo gruppo sfrutta il vuoto politico e di sicurezza lasciato dagli USA e inizia a controllare la zona Ovest. C’è un controllo del territorio e questo è un segno importante da tenere in considerazione.
Le elezioni del 2006 portano un cambio, con Gates al Pentagono. Questo innesca una serie di riflessioni a livello strategico, che erano già iniziate prima (con pubblicazioni precedenti, tra cui David Kilcullen, un ex militare australiano che dal 2003-2004 inizia a pubblicare su riviste importanti articoli in cui riscopre il tema della controinsorgenza, riproponendo le idee di alcuni autori).
inglesi e americani, la necessità di avere truppe sul territorio che lo conoscono, di operare vicino alla popolazione locale...). Tutti questi elementi erano fino ad ora estranei a Ramsfeld, che era legato alla RMA, all'aspetto tecnologico. È importante ma non è il cuore della dottrina della controinsorgenza. Viene riscoperto il concetto di cuori e menti: attirare a sé la popolazione locale, per far sì che appoggi il governo e gli insorti. Questo dibattito avrà un impatto importante sull'Iraq, perché molti comandanti saranno poi parte integrante del dibattito di Petreus. Alcuni comandanti locali americani erano già propensi alla dottrina della controinsorgenza dalla fine del 2005, ma mancava una cornice politica che lo permettesse. Petreus pubblica il manuale della controinsorgenza nel 2006: ha un impatto diverso da un manuale militare. Viene scaricato da tantissime persone, ha raccolto un ampio interesse. Il manuale insé non è realmente innovativo per chi già conosce il dibattito della controinsorgenza. Ha avuto un'importanza centrale Galula, che era stato ripreso da Kalculln nei suoi articoli. Il manuale riesce a modificare la strategia in Iraq. Si mettono in luce elementi importanti della controinsorgenza, rispetto a quello che era stato fatto fino ad ora in Iraq. L'uso di diverse basi, rispetto a quelle che si usavano prima (grandi basi fuori dai centri abitati): - vengono istituite basi dentro i centri urbani, una più piccola gestita solo da militari USA e una più grande con collaborazione di truppe locali (per addestramento loro e per entrare in contatto con la popolazione e il territorio). Un altro elemento è la necessità di truppe di terra. Altro elemento è il fatto che si sottolinea la necessità dell'impiego delle truppe locali, non solo per elementi di sicurezza, ma anche per usare i locali per svolgere.Determinati compiti (qui si parla di ricostruzione). I locali devono sentirsi coinvolti, parte del progetto. Un altro elemento di controtendenza è quello di vivere tra la popolazione: basi dentro i centri abitati, poi iniziano pattugliamenti a piedi dentro le città. 96 SURGE: le vittime americane aumentano, ma si raccolgono anche dei successi. Queste idee vengono implementate in Iraq come strategia complessiva dal febbraio 2007.
Iraq 2007 Petreus viene mandato con 5 brigate aggiuntive dal febbraio del 2007. Questo cambio di strategia viene denominato SURGE e viene considerato lo spartiacque della guerra in Iraq. A partire dalla tarda estate del 2007, le morti iniziano a calare, in modo molto sensibile. Fine 2008-2009 poche migliaia di morti all'anno (passando da decine di migliaia di morti), ma non è tutto merito USA, Petreus insiste molto sull'aspetto politico della controinsorgenza, cerca di coinvolgere nella nuova strategia sia il governo americano che quello iracheno.
ma questi sforzi sono minimi da parte dei governi e tutto questo si inserisce in una situazione che stava già mutando: Nel 2007 l'esercito di un gruppo decide di deporre le armi (in parte), decide di dare più peso alla lotta politica, diminuendo le operazioni prettamente militari. Movimento del risveglio: coinvolge molte delle tribù sunnite della provincia di al-Anbar (quella più in crisi). Queste tribù avevano appoggiato al Zarqawi, perché avevano visto in lui la possibilità di cacciare l'esercito americano (alleanza), ma hanno capito negli anni che questo non funzionava, perché al-Zarqawi pretendeva diverse cose. Questa strategia non ha pagato e le tribù già nel 2005 avevano provato a ribellarsi con l'aiuto USA, non va in porto. Va in porto nel 2006. Il movimento del risveglio viene protetto dagli USA che offrono intelligence e truppe alla controinsorgenza. È un passaggio fondamentale.Il termine "perché" è composto da due parole: "per" e "ché". "Per" indica una causa o una ragione, mentre "ché" è una forma abbreviata di "che". Quindi, "perché" significa "per quale motivo" o "a causa di quale cosa".