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C
YC ).
33.4.2 Criteri limite (criteri del primo ordine)
Massimo sforzo
Il criterio del massimo sforzo decreta la resistenza di una lamina di composito soggetta ad
uno stato piano di sforzo (σ ,σ ,τ ) se sono contemporaneamente rispettate le seguenti
xx yy xy
relazioni:
X C <σ xx <XT
YC <σ <YT
yy
τ <S
xy| 12
Eq. 33. 25
nelle quali si sono indicati con X T , X C ,Y T ,Y C e T12
gli sforzi ammissibili di riferimento, determinati per via sperimentale, essi sono:
XT ,XC :
sforzi ultimi a trazione e a compressione nel piano della lamina nella direzione delle fibre;
YT ,YC :
sforzi ultimi a trazione e a compressione nel piano della lamina in direzione normale a quella
delle fibre;
S :
12
sforzo ultimo di taglio nel piano della lamina che risulta indipendente dal segno.
Si noti come l’ipotesi di assenza di interazione tra modalità di cedimento, caratteristica tipica
di questa classe di criteri, implichi la verifica contemporanea di tre sottocriteri distinti, uno
per ogni singola componente di sforzo presente nella lamina, cui sono associati altrettanti
distinti meccanismi di rottura.
33.4.4 Criteri interattivi (criteri del secondo ordine)
Criterio di Tsai-Hill
L’idea alla base del criterio Tsai-Hill è che un possibile criterio di resistenza per compositi
unidirezionali possa esprimersi in una forma matematica analoga a quella dei criteri di
snervamento per materiali isotropi con legge costitutiva elasto-plastica, opportunamente
modificati per tenere conto delle caratteristiche ortotrope del composito. Un criterio adatto
allo scopo è il criterio di Hill, che rappresenta un criterio di snervamento per materiali
ortotropi idealmente plastici, discendente dal criterio di Von Mises, secondo la formulazione
generale:
Il criterio di Tsai-Hill, questo è il nome con cui è conosciuto in quest’ultima forma, è quindi
un criterio bidimensionale del second’ordine, rappresentato da un’unica espressione che tiene
conto dell’interazione delle varie componenti di sforzo.
Criterio di Tsai-Wu
Tsai e Wu arrivarono alla formulazione di un nuovo criterio di rottura sulla base della più
ampia generalizzazione che un possibile legame quadratico tra le sei componenti del tensore
degli sforzi può assumere, con l’obiettivo di migliorare da un lato la capacità di previsione
delle caratteristiche di resistenza ed eliminare dall’altro la particolare dipendenza dagli sforzi
normali contenuta nell’espressione proposta da Hill.
Criterio di Hashin-Rotem
Hashin e Rotem sulla base dell’evidenza sperimentale proposero, per materiali compositi
unidirezionali, l’esistenza di due differenti meccanismi di cedimento, dovuti alla natura
bifasica del materiale in oggetto, l’uno dominato dalla fase fibra, l’altro dominato dalla fase
matrice. Svilupparono quindi un criterio per ognuna di queste due distinte modalità di
cedimento.
CAPITOLO 34
MATERIALI COMPOSITI: TIPOLOGIE E TECNOLOGIE DI PRODUZIONE DEI
RINFORZI E DEI LORO SEMILAVORATI
Un primo livello di classificazione dei compositi fa riferimento al tipo di matrice: si parla
quindi di compositi a matrice ceramica (CMC - ceramic matrix composites), a matrice
metallica (MMC - metallic matrix composites) e polimerica (PMC - polymer matrix
composites). Tra questi ultimi un'ulteriore distinzione viene fatta tra i compositi a matrice
termoindurente, di più largo impiego nelle costruzioni di strutture aeronautiche, e i compositi
a matrice termoplastica.
Un secondo livello di classificazione fa riferimento alla forma del rinforzo. I rinforzi possono
essere costituiti da particelle (polveri, microsfere, microfibre, wiskers, ecc.), da fibre
discontinue, da fibre continue.
Dal punto di vista strutturale, le caratteristiche meccaniche in generale sono il risultato di
meccanismi di trasferimento di sforzi tra matrice continua e rinforzo: perché ciascuna delle
due (o più) fasi dia il proprio contributo al comportamento meccanico è necessario che le
sollecitazioni applicate vengano trasferite ad esse. Un efficace trasferimento di sforzi richiede
un'estesa superficie di contatto tra le fasi oltre che un'efficiente interfaccia. Una prima
conseguenza di ciò è che le migliori caratteristiche di resistenza e rigidezza possono essere
ottenute con rinforzi fibrosi a fibra lunga
34.1 Sistemi di rinforzo
le prestazioni meccaniche finali del composito sono primariamente governate dalle
caratteristiche del rinforzo. I fattori determinanti da questo punto di vista sono:
- le proprietà meccaniche delle fibre, in particolare resistenza e rigidezza
- la geometria, in particolare la lunghezza delle fibre (continue o discontinue, lunghe o corte)
- l'architettura delle fibre, che possono essere disposte casualmente lungo tre direzioni
(random nello spazio), casualmente lungo due direzioni (random nel piano), continue ed
allineate in una o più direzioni (unidirezionali, multiassiali), intrecciate a formare tessuti o
preforme
- la quantità (frazione volumetrica) delle fibre nel composito
- l'efficienza dell'adesione fibra-matrice, che può essere modificata con l'impiego di
trattamenti superficiali alle fibre, con l'applicazione di appretti (sizings) alle fibre, ecc.
4.2 Interfaccia fibra -matrice
si è accennato al fatto che perché un sistema di rinforzo, fibre o particelle, contribuisca alla
resistenza e/o alla rigidezza del materiale è necessario un efficiente trasferimento degli sforzi
dalla matrice al rinforzo e viceversa. Il rinforzo, quindi, deve risultare efficientemente legato
alla matrice per permettere alla sollecitazione che agisce sulla matrice di essere trasferita
attraverso l'interfaccia.
Un concetto chiave in questo contesto è quello di bagnabilità. La bagnabilità definisce la
capacità di un liquido di spandersi sulla superficie. Una buona bagnabilità garantisce che la
matrice liquida fluisca sul rinforzo ricoprendo ogni asperità e rugosità della superficie,
venendo a perfetto contatto col solido e rimuovendo l'aria.
L'adesione meccanica (interlocking) è legata alla possibilità per la matrice di penetrare nelle
asperità del rinforzo ed è quindi tanto più efficace quanto più rugosa è la superficie.
L'adesione fisica è il risultato di interazioni elettrostatiche, e/o legami secondari (ad es. Van
der Waals) tra matrice e rinforzo. Pur essendo interazioni deboli, queste sono sufficienti a
garantire ottima adesione, a condizione che sia presente un perfetto contatto tra le fasi. Ciò
nonostante, difetti superficiali, contaminazioni, aria intrappolata all'interfaccia rendono
questo meccanismo poco efficiente nelle situazioni reali.
L'adesione chimica che deriva dalla formazione di legami chimici primari tra matrice e
rinforzo permette di ottenere efficiente trasmissione degli sforzi. E' facile intuire che l'entità
dell'adesione dipende dal numero di legami che si instaurano; ancora una volta, quindi, una
buona bagnabilità è un prerequisito per un’efficiente adesione chimica.
34.3 Le fibre di carbonio e grafite
le fibre di carbonio e grafite vengono prodotte a partire da precursori, tipicamente polimerici,
che vengono sottoposti a processo di pirolisi e conversione parziale (fibre di carbonio) o totale
(fibre di grafite) in carbonio. I materiali precursori sono costituiti principalmente da fibre di
poliacrilonitrile (PAN), cellulosa (Rayon) o pece (pitch) ottenuta nei processi di distillazione
del petrolio. In funzione del materiale precursore si parla di fibre ex-PAN, ex-cellulose, ex-
pitch. Le fibre ex-pitch, riscuotono grande interesse a causa del basso costo della materia
prima e del modulo elastico molto elevato posseduto (fino a oltre 900 GPa).
Il processo produttivo parte da fibre polimeriche o di pece ottenute per filatura da fuso. Le
fibre (PAN e Rayon), mantenute in tensione vengono sottoposte ad un primo trattamento
termico stabilizzazione e parziale ossidazione mediante riscaldamento in presenza di aria a
circa 250 °C. Successivamente le fibre vengono pirolizzate ad alta temperatura, fino a 1000
°C e successivamente fino a oltre 1300-1500°C, in ambiente inerte (azoto), per la
carbonizzazione del materiale.
Il processo di pirolisi, carbonizzazione e grafitizzazione comporta l'eliminazione parziale o
completa degli elementi (O, N, H) presenti nella fibra precursore, lasciando una struttura
costituita da nastri di grafite orientati lungo la fibra.
Fibre di carbonio ad alta resistenza sono ottenute alle temperature inferiori e contengono zone
grafitiche orientate all'interno di una matrice continua di carbonio amorfo con la presenza
residua di altri elementi. Fibre ad alto modulo, di grafite, sono ottenute a temperature superiori
e sono costituite da nastri grafitici continui, marcatamente orientati lungo la direzione della
fibra; il materiale è costituito quasi completamente da carbonio.
Questi difetti si sommano a quelli pre-esistenti nei precursori e governano il comportamento
ultimo delle fibre.
Le fibre di carbonio, come la maggior parte delle fibre di rinforzo per compositi (vetro, kevlar,
boro, ecc.) presentano comportamento fragile con cedimento in campo di deformazione
elastica, senza evidenza di plasticità.
La Figura 34.11 mostra le tipiche
curve sforzo-deformazione di alcune
fibre di rinforzo. La rottura avviene
quando la sollecitazione raggiunge un
valore critico per la propagazione di
un difetto nel materiale. La resistenza
della fibra è quindi governata dalla
presenza degli inevitabili difetti
lungo di essa;
La probabilità di cedimento di fibre
fragili è ben descritta da una funzione
di Weibull:
α
P(σ)= 1-exp[-l(σ/β) ]
dove α e β sono parametri caratteristici del materiale. α è determinato prevalentemente
dall'ampiezza delle distribuzione e assume valori comunemente variabili tra 3 e 10; β è
determinato prevalentemente dal livello di resistenza delle fibre .
Allo scopo di aumentare la bagnabilità e la possibilità di legami all'interfaccia, le fibre
vengono molto spesso sottoposte a trattamenti superficiali, già in fase di produzione. I più
comuni trattamenti consistono di una ossidazione parziale che introduce gruppi chimici
ossidati, modificando la struttura grafitica superficiale. La presenza di gruppi chimici come
C=O, H-C=O, C- OH, permette di aumentare la reattività della superficie, con un incremento
in numero e intensità dei legami chimici e delle interazioni fisiche con la matrice; il
conseguente aumento di tensione superficiale favorisce anche la bagnabilità della fibra
incre