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VIE ACUSTICHE CENTRALI

Una volta che le cellule ciliate si sono attivate e hanno stimolato i neuroni bipolari del ganglio spirale, i loro prolungamenti entrano nel VII nervo cranico (nervo acustico o vestibolococleare). Esso trasferisce le informazioni al nucleo cocleare dorsale: nei due nuclei cocleari le informazioni provenienti dalle due orecchie rimangono separate. Da questi nuclei parte il secondo neurone della via acustica centrale che termina nel nucleo olivare superiore di entrambi i lati: a questo livello già vi è il trasferimento dell'informazione sull'altro lato, e quindi l'integrazione bilaterale delle informazioni portate dalle due orecchie. Da questo punto in poi, dunque, ciascun orecchio manda informazioni ad entrambi gli emisferi. La via acustica centrale prosegue poi all'interno del tronco encefalico con un fascio ascendente denominato lemnisco laterale e si ferma in altre strutture nelle quali i neuroni afferenti formano delle sinapsi:

Il collicolo inferiore dell'alamina quadrigemina e il nucleo genicolato mediale (nel talamo). Infine le afferenze giungono alla corteccia acustica primaria localizzata nell'acirconvoluzione temporale superiore. La corteccia acustica, a differenza di quanto è stato detto per la visione, riceverà le informazioni acustiche da entrambe le orecchie, cosa che ne influenza il modo di codificare la posizione degli stimoli esterni.

Che tipo di informazione viene codificata e come? Distinguiamo i suoni per intensità e frequenza:

  • Un suono più intenso produce un aumento di frequenza di scarica nei neuroni a livello acustico: le stereociglia vengono piegate maggiormente e dunque i recettori mandano più informazione ai gangli, più attivi. Al contempo, un suono di intensità maggiore muove un'area più ampia della membrana basilare, e dunque attiva un maggior numero di recettori e quindi un maggior numero di neuroni del nervo acustico. Quando il suono
rappresentazione corticale tonotopica. Questo significa che le diverse frequenze del suono sono rappresentate in diverse aree della corteccia uditiva. Nella corteccia uditiva primaria, chiamata anche area uditiva primaria o A1, le frequenze basse sono rappresentate nella parte anteriore, mentre le frequenze alte sono rappresentate nella parte posteriore. Le frequenze intermedie sono rappresentate nelle aree intermedie. Oltre alla rappresentazione tonotopica, la corteccia uditiva è anche organizzata in colonne corticali. Queste colonne sono gruppi di neuroni che rispondono a frequenze simili e sono disposti verticalmente lungo la corteccia uditiva. Le colonne corticali permettono una maggiore selettività nella codifica delle frequenze. La rappresentazione corticale del suono non si limita solo alla corteccia uditiva primaria, ma si estende anche ad altre aree corticali. Queste aree sono coinvolte nella percezione di caratteristiche complesse del suono, come la localizzazione spaziale del suono e la discriminazione dei suoni. In conclusione, la rappresentazione corticale del suono è tonotopica e organizzata in colonne corticali, permettendo una codifica precisa delle diverse frequenze del suono.rappresentazione corticale tonotopica: ogni neurone delle vie acustiche ha una frequenza caratteristica di risposta, che corrisponde alla frequenza di attivazione della cellula ciliata cui è collegato e dipende dalla posizione della cellula ciliata sulla membrana basilare: a seconda della posizione della cellula ciliata sulla membrana basilare, quella ciliata risponderà a una certa frequenza; quella cellula ciliata è collegata a un neurone che risponderà ai suoni della stessa frequenza. Come nella retina i recettori visivi non rispondono singolarmente a una frequenza (rispondono ottimamente a una frequenza, ma anche a quelle vicine), ciò vale anche per un neurone uditivo. Esso ha una frequenza caratteristica, quella con cui si attiva di più, ma risponde anche alle frequenze vicine. L'organizzazione dei neuroni e delle fibre del sistema uditivo, basata sulle frequenze (toni) è detta dunque tonotopica. Tale rappresentazione tonotopica non

Permette di distinguere le basse frequenze: viene usato un diverso codice per distinguere le basse frequenze, ovvero l'ancoraggio di fase (concetto che approfondiremo in fondamenti).

LA CORTECCIA UDITIVA PRIMARIA è organizzata anch'essa in modo tonotopico. Riceve informazioni bilaterali: i suoi neuroni codificano l'informazione proveniente da entrambe le orecchie. Tali informazioni vengono poi mandate in altre aree, tra cui l'area di Wernike, che permette la comprensione del linguaggio.

AREE SECONDARIE E ASSOCIATIVE

Importanti sono le aree di Wernicke (22 e 23) e le aree 39 e 40, che elaborano le caratteristiche complesse degli stimoli fino al riconoscimento dello stimolo stesso (anche le sue proprietà verbali). In queste aree associative, inoltre, vi è l'integrazione con i segnali provenienti da altri sensi. In particolare, l'integrazione avviene con i segnali visivi al fine dell'identificazione e della localizzazione spaziale degli oggetti.

Quando dobbiamo integrare informazioni discordi, solitamente vince l'informazione della vista: il sistema visivo non accetta informazioni non univoche e, dunque, quando ha informazioni discordi trova una soluzione. Questa soluzione può però non essere corretta, come nel caso del ventriloquismo: si sente un suono che proviene da una certa direzione ma si vede il movimento della bocca del pupazzo, e dunque la sensazione che si ha è che sia il pupazzo a parlare. LOCALIZZAZIONE DEI SUONI NELLO SPAZIO Il sistema uditivo dunque codifica i suoni in base all'ampiezza, alla frequenza ma non in base alla localizzazione spaziale. Tuttavia, il sistema usa altre caratteristiche del suono per indicarne la provenienza (nel caso del sistema visivo, tale informazione era intrinseca nella codifica: il determinato oggetto era in una data posizione del campo visivo). La localizzazione dei suoni nello spazio avviene attraverso tre informazioni ricavabili dal segnale e che permettono ai

neuroni che vedono tali informazioni di codificare la posizione del suono:

  • Due indizi binaurali: indizio binaurale di tempo e indizio binaurale di intensità; per usarli, il sistema deve codificare le informazioni di entrambe le orecchie e paragonarle.
  • L'indizio binaurale di tempo dipende dalla separazione delle orecchie ai due lati della testa; l'indizio binaurale di intensità dipende dal fatto che le orecchie siano separate dalla testa, che attenua il suono da una parte all'altra.
  • Un indizio monoaurale: indizio monoaurale spettrale; per usarlo, il sistema può codificare l'informazione proveniente anche da solo un orecchio.
  • L'indizio monoaurale spettrale dipende dalla forma del padiglione auricolare.

Indizio binaurale di tempo

Quando il suono proviene da una certa posizione dello spazio, a meno che non sia direttamente davanti o dietro di noi, viene prodotto da uno stimolo e viaggia nello spazio, arrivando prima a un orecchio e poi all'altro.

Ciò provoca un ritardo interaurale, comunque molto piccolo (0,6 msec se il suono è completamente lateralizzato).

Quando non possiamo udire l'inizio di un suono (es. sento un fischio), il ritardo interaurale non può essere usato per la localizzazione del suono nello spazio. Si usa allora il ritardo di fase del picco, ovvero la differenza del punto a cui si trova l'onda quando arriva alle due orecchie (es. all'orecchio sinistro arriva all'apice, a quello destro arriva a metà).

Indizio binaurale di intensità

Quando un suono giunge lateralmente, esso giunge all'orecchio più vicino ma poi viene attutito prima di arrivare all'altro orecchio. Ciò perché la testa, in mezzo, riduce l'intensità del suono.

La testa infatti assorbe le alte frequenze ed il suono risulta più forte per l'orecchio più vicino alla sorgente. La differenza è massima per i suoni completamente lateralizzati.

non risolvibili. La perdita dell'udito può essere causata da problemi nell'orecchio esterno, medio o interno. Alcune cause comuni di perdita dell'udito includono l'infezione dell'orecchio, l'esposizione prolungata a rumori forti, l'invecchiamento e le malattie genetiche. La perdita dell'udito può essere temporanea o permanente e può variare da lieve a grave. Le persone con perdita dell'udito possono avere difficoltà a sentire i suoni, a capire il parlato o a comunicare con gli altri. Possono anche avere problemi di equilibrio e vertigini. È importante consultare un medico se si sospetta di avere una perdita dell'udito. Il medico può eseguire esami dell'udito per determinare la causa e raccomandare il trattamento appropriato. Il trattamento per la perdita dell'udito può includere l'uso di apparecchi acustici, interventi chirurgici o terapie di riabilitazione uditiva. È anche importante proteggere l'udito evitando l'esposizione a rumori forti, utilizzando protezioni auricolari e prendendo precauzioni per prevenire le infezioni dell'orecchio. Mantenere uno stile di vita sano, che includa una dieta equilibrata e l'esercizio fisico regolare, può anche contribuire a mantenere una buona salute uditiva.

no.- Sordità da conduzione: qualsiasi deficit che arrivi alla coclea ma non la includa; il messaggio, quindi, non può essere trasmesso alla coclea e quindi non viene codificato. Vi possono essere, per esempio, ostruzioni o danni agli organi dell'orecchio esterno e medio. Tali danni attualmente possono essere riparati con la rimozione dell'ostruzione, la riparazione del timpano, la riparazione degli ossicini e l'apertura delle tube di Eustachio (es. molti bambini hanno forti otiti dovute per esempio al fatto che con il raffreddore si riempiono le tube, cosicché la pressione eccessiva del muco provoca la rottura della membrana timpanica, che poi si riaggiusta).- Sordità nervosa: danno alla coclea o addirittura alle vie corticali. Riguarda dunque danni alle cellule ciliate, membrana basilare, nervo acustico, tratto uditivo, ecc. Vi sono vari tipi di sordità nervosa: la sordità nervosa di tipo I è dovuto all'età, con la

quale si ha la perdita delle alte frequenze (codificate all'inizio della membrana); nel corso della vita la membrana viene sempre più attivata nella parte delle alte frequenze, diventando quindi meno elastica. È dovuta poi alla perdita indotta dal rumore: rumore molto alto, che non riesce ad essere attutito dagli ossicini e viene trasmesso alla coclea, crea un'oscillazione della membrana basilare talmente alta che le ciglia si staccano. A tal punto si rimane sordi. Questa sordità è poi indotta da infezioni alla coclea, che provoca danno alle ciglia; infine, alcune malattie (es. Malattia di Menier) inducono un'eccessiva presenza di endolinfa nella coclea che danneggia l'organo del Corti e le ciglia). Nelle situazioni in cui le ciglia sono danneggiate, una possibile soluzione è data dall'impianto cocleare (sembra funzionare bene quando l'impianto viene impiantato in.
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A.A. 2020-2021
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessandracominelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Bricolo Emanuela.