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Estratto del documento

M M

SC = A ΔSC = – (B+C) I consumatori stanno peggio

M M

SP = B+D ΔSP = B – E Come sta il monopolista?

CP M

Il monopolista ha sempre la possibilità di produrre Q . Se produce Q anziché

CP M

Q vuol dire che sta meglio (profitti maggiori) producendo Q

M M M

Per i consumatori l’unità Q +1 vale P(Q +1). Produrre l’ultima unità Q +1 costa

M M

al monopolista MC(Q +1) < P(Q +1). La domanda allora è: perché non la

M M

produce? Il motivo è semplice; il monopolista sull’ultima unità Q +1 non riceve P(Q +1), ma MR < P.

La perdita netta non deriva però dal monopolio in sé. Se il monopolista riuscisse a far sì che MR = P, produrrebbe

la quantità efficiente (vedremo che c’è un tipo di monopolista che riesce a fare proprio questo).

Esempio di esercizio di monopolio 2

Sia P = 12 – 2Q la funzione di domanda di mercato e C = 4Q la funzione

di costo totale del monopolista. Calcolare la perdita netta da monopolio.

M M

Avevamo già visto che Q = 1 e P = 10

Funzione di offerta di CP: P = MC → P = 8Q 

CP CP

Equilibrio di CP: D=S → 12 – 2Q = 8Q → Q = 6/5 P = 48/5

MR(1) = 12 – 4Q = 12 – 4 = 8 = MC

Perdita netta: (10 – 8) * (6/5 – 1) / 2 = 1/5

Differenze tra monopolio e concorrenza perfetta

Reazione a variazione dei costi

Esistono molte differenze tra monopolio e concorrenza perfetta e una di queste è la differenza di cambiamento nel

momento in cui aumentiamo o diminuiamo il costo marginale (MC): in concorrenza perfetta P=MC, mentre in

( )

= .

monopolio il Da questa differenza si può notare che un incremento del costo marginale porta a

+1 d

due effetti diversi. Esempio: E = -3 , = 10, = + 5

1 2 1

 

Concorrenza perfetta: P = = 10 P = = + 5 = 15

1 2 1

 

( ) ( )

= MC = 1,5 × 10 = 15 = MC = 1,5 × 15 = 22,5

Monopolio: 1 2

+1 +1

Reazione a rotazione della curva di domanda

Nel caso in cui ci sia un effetto di una rotazione

della curva di domanda intorno al punto di

equilibrio, in concorrenza perfetta non

osserviamo nessuna variazione dei prezzi e

quantità di equilibrio.

Nel caso di monopolio osserviamo invece una

variazione del prezzo e della quantità di

equilibrio in quanto cambia l’elasticità della

domanda.

Regolamentazione del

monopolio

A causa della loro inefficienza, lo Stato impedisce la formazione di monopoli (legislazione antitrust) o cerca di

limitare la loro capacità di esercitare potere di mercato (regolamentazione).

In alcuni casi, tuttavia, il monopolio è tollerato. Considereremo in particolare i seguenti due casi:

1. monopolio da brevetto

2. monopolio naturale Pag. 50 a 68

Monopolio da brevetto

Il monopolio da brevetto sotto ad un certo aspetto, è anche esso inefficiente ma esso ha anche un lato positivo: i

profitti da monopolio sono un incentivo per l’impresa ad investire in ricerca e sviluppo (R&S). Senza brevetto,

un’innovazione sarebbe subito copiata dai concorrenti e l’impresa non avrebbe motivo di innovare. Un

compromesso tra efficienza economica e necessità di incentivare la ricerca è la durata limitata dei brevetti

Monopolio naturale

Un’industria è un monopolio naturale se un’unica impresa è in grado di produrre qualunque quantità domandata

ad un costo medio inferiore rispetto a quello che dovrebbero sostenere più imprese produttrici.

Questa situazione si verifica quando i costi medi sono decrescenti, cioè quando

ho economie di scala per qualunque livello di output (industria elettrica,

telefonica, ferroviaria)

Dal punto di vista tecnico, quando gli AC sono decrescenti è preferibile avere

un solo produttore. Ma il produttore-monopolista produce la quantità che

massimizza i suoi profitti, non quella socialmente efficiente.

Per correggere questa inefficienza, l’autorità pubblica impone delle regole su

quantità e prezzi stabiliti dal monopolista naturale.

Soluzione di first-best

Una soluzione per correggere questi errori è tramite la soluzione di first-

best: fare produrre al monopolista naturale la quantità di CP, che è

quella socialmente efficiente.

A questa soluzione però vi è un problema: in corrispondenza della

quantità di CP il monopolista va incontro a perdite, ed esce dal mercato

oppure deve ricevere trasferimenti da parte della collettività

 

CP CP

Nel grafico si può vedere che AC(Q ) > P AC > AR Π < 0

Soluzione di second-best

Un’altra soluzione è quella di second-best: faccio produrre al monopolista la quantità massima che può produrre

senza uscire dal mercato, cioè la quantità (quantità regolamentata) per cui Π = 0

Ma come per la prima soluzione, anche questa ha dei problemi

di contro:

I. per applicare questo tipo di regolamentazione, lo Stato

deve conoscere la reale curva AC dell’impresa e

ovviamente l’impresa tende a dichiarare AC più alti di

quelli reali per conseguire Π > 0

II. se lo Stato è in grado di conoscere l’AC reale

dell’impresa, questa non ha incentivi a innovare per

diminuire gli AC.

Regolamentazione incentivate

Un’ultima possibile soluzione è tramite la regolamentazione incentivata: come nella soluzione di second best, ma

tutti i profitti derivanti dall’introduzione di innovazioni che diminuiscono gli AC appartengono all’impresa.

Esempio: sviluppo un nuovo macchinario che rende l’impresa più efficiente, lo Stato si mette d’accordo con me

monopolista e per i prossimi 3 anni, i profitti derivanti da questa innovazione vanno tutti in tasca dell’impresa.

Capitolo 17: politiche di prezzo

La discriminazione di prezzo

Finora abbiamo sempre ipotizzato che tutti i consumatori paghino lo stesso prezzo per lo stesso bene. Ma in molti

casi le imprese praticano prezzi diversi a consumatori diversi per lo stesso bene, cioè praticano la discriminazione

di prezzo (esempio: biglietti ridotti al cinema, differenza tra comprare un chilo e 10 chili…)

Pag. 51 a 68

Questa discriminazione esiste perché:

1. le imprese, praticando ciò, aumentano i profitti

2. la disponibilità a pagare per una certa unità del bene non è la stessa tra i diversi consumatori, la

disponibilità a pagare di un consumatore non è la stessa per tutte le unità che acquista (curve di domande

decrescenti)

Con un prezzo unico, c’è una disponibilità a pagare non sfruttata (un mancato guadagno) espressa dal surplus del

consumatore (per il singolo) e dal surplus dei consumatori (per i tutti i consumatori sul mercato).

La discriminazione di prezzo, in tutte le sue varie forme, è un modo in cui il venditore cerca di appropriarsi del

surplus dei consumatori ed aumentare i profitti.

Condizioni per realizzare la discriminazione di prezzo

Per realizzare la discriminazione di prezzo esistono 2 condizioni:

1. Venditore price-maker: se il venditore è price-taker, l’unico prezzo che può praticare è quello di mercato,

altrimenti i consumatori comprano altrove.

2. Niente arbitraggio: i consumatori che acquistano a un prezzo più basso non possono rivendere a quelli che

comprano ad un prezzo più alto (non esistenza di un mercato secondario).

Diverse tipologie di discriminazione di prezzo

La letteratura definisce vari gradi di discriminazione di prezzo:

I. discriminazione di prezzo di primo grado (discriminazione perfetta)

II. discriminazione di prezzo di secondo grado (prezzo uguale per tutti i clienti, ma varia secondo la quantità

acquistata, ovvero vendite a pacchetto o bundling, o se no basata su autoselezione)

III. discriminazione di prezzo di terzo grado (mercati segmentati su caratteristiche osservabili dei consumatori)

Discriminazione perfetta di prezzo (grado 1)

L’impresa vende ogni unità del bene ad un prezzo che coincide con la cifra massima che l’acquirente è disposto a

pagare per quella unità. Per effettuare questo tipo di discriminazione l’impresa deve conoscere con esattezza la

disponibilità a pagare di ogni consumatore per ogni singola unità di bene.

Pag. 52 a 68

Come si è potuto vedere anche nell’immagine precedente, il monopolista

perfettamente discriminante, in generale, ha la curva del ricavo

marginale (MR) che coincide con la curva di domanda ( MR = P ).

Il monopolista ha convenienza a produrre finché il prezzo che riceve è

superiore al costo marginale, quindi produrrà finche P = MC.

Riprendendo l’esempio di prima e mettiamo che il MC sia pari a 1,5,

sapremo che il monopolista ha convenienza a produrre fino a 7 unità del

bene.

Il monopolista perfettamente discriminante produrrà la quantità in corrispondenza della quale MR = D = MC, cioè

la stessa quantità che è prodotta in concorrenza perfetta.

A differenza però della CP, il prezzo di equilibrio nel

monopolio con discriminazione perfetta non c’è perché

ciascuna unità è venduta ad un prezzo diverso

 Surplus Monopolista perf. disc.= A

 CS (surplus consumatore) = nullo

 TS (surplus totale) = A

Il monopolio con discriminazione perfetta è efficiente perché

coincide con TS di concorrenza perfetta (Efficienza ≠ Equità).

Tariffa in due parti

Con una tariffa in due parti, i consumatori pagano una quota fissa più una somma addizionale per ciascuna unità

che acquistano (esempio: Gardaland, abbonamenti telefonici…)

La tariffa in due parti permette al monopolista di ottenere lo stesso profitto che avrebbe con la discriminazione

perfetta di prezzo, ma in modo molto più semplice: anziché individuare un prezzo diverso per ogni unità venduta,

il monopolista deve solo individuare una quota fissa e il prezzo per ciascuna unità addizionale.

In particolare, la quota fissa sarà pari al surplus del consumatore: pagando una quota fissa non superiore al surplus

che avrebbe consumando il bene, il consumatore preferirà pagare la quota fissa e consumare il bene, piuttosto che

non pagare la quota fissa e non consumare il bene

Discriminazione di prezzo basata su caratteristiche osservabili dei consumatori (grado 2)

L’impresa può classificare i consumatori in gruppi basandosi su caratteristiche osservabili (esempio minori 18 anni

e maggiori di 18 anni), e applicar

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
68 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher kevin_rossato di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Microeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Tedeschi Piero.