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MOVIMENTO, COLONIZZAZIONE E RICOLONIZZAZIONE NEGLI AMBIENTI FLUVIALI

Il movimento degli organismi nectonici

Il drift

Il ciclo della colonizzazione dei macroinvertebrati

Dispersione per zoocoria

Nei fiumi italiani sono stati identificati 48 taxa di pesci, per alcuni dei quali non si ha ancora la certezza se si tratti di vere specie, di sottospecie o più semplicemente di varietà morfologiche (morfotipi) o ecologiche (ecotipi) di altre specie. La distribuzione geografica dei pesci dulcicoli italiani viene riferita a due diversi distretti ittiografici. Il distretto Padano-Veneto che comprende tutti i bacini dell'arco settentrionale dell'Adriatico e il distretto Tosco-Laziale, costituito dai bacini del versante tirrenico dal Serchio al Tevere. Le specie primarie in comune tra i due distretti sono con ogni probabilità di origine transappenninica, mentre quelle endemiche potrebbero essere specie di origine messiniana o di molto più recente derivazione balcanica.

La fauna ittica del distretto Tosco-Laziale è stata interessata, nel corso degli anni, da massicce transfaunazioni di specie provenienti dal distretto Padano-Veneto.

I PESCI AUTOCTONI: la distribuzione della fauna ittica lungo il corso del fiume è influenzata dalla diversità di condizioni ambientali che si susseguono dalla sorgente alla foce. Pur se dotata di un certo grado di adattabilità a condizioni diverse, ogni singola specie tende a dislocarsi in zone preferenziali del fiume in relazione alla velocità della corrente, alla profondità dell'acqua, alla torbidità, alla presenza di rifugi, alla temperatura (e, di conseguenza, all'ossigeno disciolto) e alle condizioni di trofia del corso d'acqua. In termini generali, per quanto concerne la fauna ittica dei nostri fiumi, si può affermare che in condizioni di oligotrofia (acque meno produttive) dominano i salmonidi, la famiglia rappresentata da specie tipiche di acque

fredde e ossigenate, mentre in condizioni di eutrofia (acque più produttive) dominano i ciprinidi, la famiglia che annovera il maggior numero di specie nelle acque dolci italiane.

Gli ittiologi hanno proposto una zonazione ittica dei diversi tratti del fiume che prende in considerazione la presenza di alcune specie caratteristiche. La definizione di zone rispettivamente denominate:

  • Regione della trota nei tratti montani
  • Regione del temolo nei tratti collinari
  • Regione del barbo nei tratti di alta pianura
  • Regione dei ciprinidi in pianura
  • Regione della foce

Questa classificazione è adatta ai grandi bacini idrografici dell'Europa transalpina, ma crea difficoltà quando si tratta di descrivere la zonazione ittica nei corsi d'acqua italiani, in particolare in quelli appenninici.

Zona della trota. È caratterizzata da acque limpide e ben ossigenate, corrente molto veloce con presenza di rapide, fondo costituito da massi, ciottoli o ghiaia grossolana.

con scarsa presenza di macrofite e temperature raramente superiori a 13-14°C. Le specie tipiche sono la trota fario e la trota marmorata. ● Zona dei ciprinidi a deposizione litofila. È caratterizzata da acque limpide, soggette a torbide di breve durata, con corrente veloce alternata a zone dove l'acqua rallenta e la profondità è maggiore. Il fondo è coperto da ghiaia fine e sabbia con moderata presenza di macrofite e la temperatura raramente supera 18-19°C. Le specie tipiche appartengono ai generi Barbus (barbo) e Chondrostoma (lasca). ● Zona dei ciprinidi a deposizione fitofila. L'acqua è frequentemente torbida, con bassa velocità della corrente; il fondo è fangoso con abbondanti macrofite, le temperature giungono fino a 25°C. Le specie tipiche sono la tinca e la scardola. ● Zona delle acque salmastre. È il tratto terminale del fiume, dove si ha rimescolamento di acqua marine e fluviali. Le specie tipiche sono...

i ghiozzi. Nell'ambito di questo raggruppamento abbiamo sia specie buone nuotatrici con ampie possibilità di movimento, come la lasca, che riesce a compiere rapidi e consistenti spostamenti all'interno del bacino, sia specie legate al fondo, con tendenze sedentarie e incapaci di spostarsi per tratti consistenti, come la tinca o la scardola. Altre specie sono diadrome. Si tratta di pesci eurialini che svolgono migrazioni nel corso del loro ciclo vitale, trascorrendo una parte della loro esistenza in acqua dolce ed una parte in mare. Le specie migratrici sono riconducibili a due categorie:

  • Le specie anadrome, come la lampreda di mare, la cheppia o lo storione, che si riproducono nelle acque dolci dopo aver compiuto una migrazione potamotoca successiva alla fase di accrescimento e di maturazione sessuale avvenuta in mare;
  • Le specie catadrome che si riproducono in mare dopo aver compiuto una migrazione talassotoca successiva alla fase trofica svolta per lo più nelle

acque interne. Per analizzare in dettaglio la distribuzione delle specie ittiche nei corsi d'acqua italiani è quindi necessario considerare separatamente diverse tipologie fluviali. I fiumi più ricchi di acque sono quelli che scendono dall'arco alpino e in questi bacini si verificano portate minime in inverno e piene in estate, dovute alla fusione dei ghiacci e delle nevi. Nella parte più alta di questi bacini è oggi insediata la trota, rappresentata da popolazioni riferibili alla morpha o fario. Si tratta in grande maggioranza di esemplari di ceppi atlantici introdotti da oltre cento anni, che hanno probabilmente spinto più a valle le popolazioni originarie di trota padana. Questo salmonide è sicuramente tra gli endemici di maggior pregio naturalistico del distretto padano-veneto. Alla trota si associano lo scazzone, piccolo pesce sedentario che vive sotto le pietre in acque fredde e ossigenate, e due ciprinidi di piccola taglia: la

sanguinerola e il vairone.

Nei fiumi, dove i fondali sono ricoperti da ciottoli, si insediano il temolo, il barbo canino e , in successione,la lasca, il barbo e il gobione. In zone a corrente moderata, sotto ai ciottoli appiattiti si insedia il ghiozzopadano e , in zone marginali con fondo sabbioso, il cobite comune. Sui fondali ghiaiosi dei grandi fiumi sonopoi localizzate le zone di riproduzione di alcune specie anadrome: gli enormi storioni ormai estinti da untrentennio, come il ladano e lo storione comune. Anche la lampreda di mare, ormai molto rara, e la cheppiaraggiungono le zone superiori del potamon per riprodursi risalendo dal mare, ostacolate dai numerosisbarramenti oggi presenti negli alvei. Nel potamon sono ancora presenti molte delle specieprecedentemente citate e ad esse si affiancano altre specie che gradualmente le sostituiscono: dapprima ilcavedano e quindi, dove le acque sono più profonde e la corrente più lenta, il pesce persico, l’alborella, ilpigo,

La savetta, la scardola, il triotto e, nelle acque più tranquille e ricche di vegetazione sommersa, illuccio, la tinca e la carpa.

APPROFONDIMENTO: negli ultimi anni il quadro distributivo dell'ittiofauna italiana è stato sconvolto dalla massiccia introduzione di specie dalle più svariate provenienze. Nelle acque interne italiane risultano oggi introdotte e in gran parte acclimatate oltre 35 specie. Tra queste, la carpa è certamente quella di più antica introduzione, risultando presente in Italia già ai tempi dell'Impero Romano. Se si accetta qualche sporadica introduzione ipotizzata per il periodo medievale, della quale non si hanno fonti storiche certe, introduzioni documentate sono iniziate a partire dalla metà del XIX secolo e si sono protratte fino al 1970, con specie di provenienza transalpina come lavarello o lucioperca o nord-americana come trota iridea, salmerino di fonte, pesce gatto, persico sole, persico trota e gambusia.

Quest’ultima, introdotta perché predatrice dilarve di zanzare, si è rivelata del tutto inefficiente nei nostri ambienti acquatici. Le introduzioni del passato erano per lo più giustificate da interessi alimentari o commerciali, ma comunque rigidamente controllate da centri ittiogenici. Con il passare del tempo si sono gradualmente sovrapposti interessi derivati dalla pesca ricreativa, oggi divenuti preminenti, anche se per alcune specie restano valide le motivazioni di allevamento per scopi economici. Con una impressionante progressione, negli ultimi trent’anni sono comparse in Italia ulteriori specie di provenienza per lo più danubiana e asiatica: dall’Europa centrale e orientale bondella, siluro, acerina e misgurno, oltre ad una nutrita serie di ciprinidi tra i quali il più abbondante in termini di biomassa è sicuramente barbo danubiano; dall’Asia orientale pseudorasbora, rodeo, carpa erbivora, carpa testa grossa e carpa.

argento; dall'Africa tilapia; dal Nord America pesce gatto punteggiato, dal Sud America pesce re. Diverse altre specie sono state segnalate in acque italiane, ma ancora non si hanno prove della loro acclimatazione. Esistono, per esempio, alcune sporadiche segnalazioni di piranha in acque toscane. Nei bacini del distretto Padano-Veneto si ha oggi una continua evoluzione dei popolamenti e alla comparsa di nuove specie corrisponde una contrazione delle popolazioni di specie indigene e, in certi casi, anche di specie alloctone precedentemente diffuse. Per esempio, il pesce gatto punteggiato ha completamente sostituito il pesce gatto erroneamente definito "nostrano". Il quadro più drammatico è sicuramente quello del bacino del Po, dove la presenza di grossi predatori quali il siluro, il lucioperca e l'aspio ha portato all'estinzione di numerosi ciprinidi indigeni, alterando così il delicato equilibrio dell'intero ecosistema acquatico.

caratteristica comune sia ai macroinvertebrati bentonici che agli organismi nectonici è il fenomeno del drift, infatti entrambi affrontano la corrente muovendosi contro di essa in modo da contrastare tale fenomeno, che prevede il trascinamento degli organismi verso valle. Il Drift rappresenta un evento importante per la biologia sia di un corso d'acqua sia degli animali: mediante il drift si possono, infatti, colonizzare nuove aree ed in questo modo le popolazioni che hanno una crescita eccessiva possono trovare nuove nicchie da occupare. Può essere: CATASTROFICO (associato alle piene), COMPORTAMENTALE, DISPERSIVO, COSTANTE.

ZOOCORIA: quando gli animali fungono da vettori del frutto, si parla di disseminazione zoocora. Si possono verificare, in questo caso, due possibilità: l'animale divora completamente il frutto (zoocoria endozoica) oppure lo trasporta attaccato esternamente al proprio corpo (zoocoria epizoica). Nel primo caso il frutto dovrà essere

appetibile e facilmente visibile (frutti carnosi), mentre nel secondo si presenterà munito di uncini, strutture vischiose o altri elementi che facilitano l'adesione (ad esempio i...)
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
46 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/05 Zoologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher maddyvs di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Idrobiologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - Unipmn o del prof Fenoglio Stefano.