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La convenzione termica: generalità e cenno al moto dei fluidi

1. Generalità

La convenzione termica costituisce uno dei meccanismi fondamentali di scambio di calore tra due sistemi a temperature diverse e posti in contatto tra loro. Essa presuppone che almeno uno dei sistemi sia fluido ed è localizzata in seno al fluido all'interfaccia di separazione tra le fasi e nelle immediate vicinanze. Nel seguito si fa sempre riferimento a casi in cui il fluido lambisce un corpo solido.

Condizione indispensabile alla realizzazione della convenzione termica è che il fluido sia in moto relativo rispetto alla superficie del corpo solido, altrimenti si manifesta solo conduzione termica tra i sistemi in contatto e si possono quindi applicare la trattazione ed i risultati esposti in altra parte del testo.

In presenza di moto esiste tuttavia sempre uno strato di fluido a contatto della parete nel quale il meccanismo di scambio termico è di tipo molecolare, in questo caso

però il gradiente della temperatura riscontrato alla superficie è funzione delle caratteristiche del moto. Se si analizza da vicino il fenomeno convettivo, si nota che lo strato a diretto contatto con la parete riceve da essa energia termica e che essa la cede agli strati attigui più esterni. In questi ultimi l'energia interna rimane localmente costante, in condizione di regime stazionario poiché il flusso energetico entrante è bilanciato dal flusso energetico uscente generalmente per effetto contemporaneo di:

  1. Un meccanismo a livello molecolare di conduzione termica, legato ai gradienti della temperatura ed alla conduttività termica del fluido
  2. Un meccanismo a livello macroscopico strettamente connesso al moto turbolento del fluido: le particelle fluide trasportano durante il loro moto tutte le proprietà ed in particolare l'energia interna agendo quindi da veri e propri veicoli di trasporto energetico. Esse vengono in contatto
con altre particelle fluide a temperatura inferiore. In regime laminare, il meccanismo è l'unico responsabile del trasporto energetico. Gli strati di fluido sono però in moto relativo, quindi tale trasporto dipenderà anche dal moto del fluido. La situazione è del tutto diversa da quella di conduzione termica entro un fluido in quiete. È logico comunque attendersi che la convezione sia influenzata non solo dalle proprietà termiche del fluido, quali la conduttività e il calore specifico, e dalle temperature della parete e del fluido, ma anche dal campo di moto realizzato (pag. 79). In realtà, i fenomeni di natura fluidinamica non sono indipendenti da quelli di natura termica e il campo di velocità è sempre influenzato dalla distribuzione delle temperature nel fluido e dalle proprietà fisiche del fluido. Nello studio della convezione termica, perciò, i processi termico e dinamico dovrebbero a rigore essere considerati insieme.importanza soprattutto quando si lavora con gas compressi. Per affrontare questi problemi, è necessario utilizzare modelli matematici e metodi numerici per risolvere le equazioni differenziali che descrivono il comportamento dei fluidi. Questo richiede l'utilizzo di software specializzato e di algoritmi complessi. Inoltre, è importante considerare anche gli effetti delle condizioni al contorno, come ad esempio la presenza di pareti solide o di flussi di calore esterni. Questi fattori possono influenzare significativamente il campo di velocità e temperatura del fluido. In conclusione, l'analisi dei fenomeni termofluidodinamici è un compito complesso che richiede una conoscenza approfondita della fisica dei fluidi e delle equazioni che li descrivono. È importante considerare tutte le variabili e le condizioni al contorno per ottenere risultati accurati e affidabili.

importanza rilevante a velocità prossime alla velocità del suono nel mezzo. A velocità più basse si può comunque conservare l'ipotesi di proprietà fisiche costanti ed applicare in modo soddisfacente le relazioni relative.

Le cause del moto del fluido consentono di operare una classificazione fondamentale nella convenzione termica. Si parla infatti di convenzione forzata quando il moto è prodotto dall'azione di dispositivi meccanici opportuni.

La convenzione si dice invece naturale o libera quando trae origine dalla dipendenza della densità del fluido dalla temperatura; i gradienti di temperatura presenti nella massa fluida determinano gradienti di densità che, in presenza di campi di forze di volume possono non essere compatibili con l'equilibrio del fluido e provocano quindi i moti responsabili del processo convettivo. La convezione naturale costituisce perciò un esempio notevole di interdipendenza tra

fenomeni dinamici e termici in un fluido. Detta suddivisione non si presenta sempre netta; si incontrano talvolta situazioni in cui entrambi i tipi di convezione coesistono in proporzioni non trascurabili. Nei campi dell'ingegneria, le applicazioni della convezione termica sono assai varie ed estese; si può dire che non esista problema tecnico di scambio termico senza la presenza determinante della convezione. Molto spesso il fenomeno convettivo si presenta da solo; talvolta si trova strettamente associato a processi di trasporto di massa. Nel raffreddamento per ablazione, invece, materiali di ricopertura sono asportati in continuità per vaporizzazione o combustione dal fluido in moto e la superficie ricoperta rimane così protetta dall'azione di ambienti gassosi ad altissima temperatura. 2. RESISTENZA CONVETTIVA. COEFFICIENTE DI CONVEZIONE Si è già detto che lo scambio termico convettivo presuppone una differenza di temperatura tra lasuperficie solida ed il fluido in contatto con essa. La conduttanza termica per unità di area 1/R si indica con α e rappresenta il coefficiente di convezione termica. pag. 80α Il flusso termico è: q = A (Tp - Tf) 2 Le unità di misura di α si ricavano immediatamente: nel S.I. è dato in W /m K3. VISCOSITÀ I fluidi reali in moto sono soggetti oltre che alle forze di pressione, di gravità, d'inerzia alle forze di tipo viscoso. Esse si manifestano come resistenza interna a cambiamenti di forma della massa fluida e traggono origine da azioni intermolecolari allorché particelle fluide sono in movimento relativo le une rispetto alle altre. La direzione di tali forze è quella del moto relativo tra le particelle, dimodoché gli strati fluidi possono trasmettere, assieme a forze normali, forze tangenziali. L'intensità delle forze d'attrito dipende sia dal moto relativo entro il fluido che da una

proprietà fisica caratteristica, detta viscosità dinamica, esprimente l'attitudine intrinseca del fluido a produrre azioni di attrito interno.

Per definire quantitativamente la viscosità dinamica.

Il fluido è contenuto tra due superfici piane parallele molto estese, l'una fissa, l'altra a velocità w rispetto alla prima. Sia h la distanza fra le superfici e la pressione sia costante in ogni punto.

L'esperienza mostra che il fluido aderisce alle superfici assumendone le velocità.

Indicando ora con μ la costante di proporzionalità si ha: τ = F/A = dw/dy

Esprime il principio di Newton dell'attrito viscoso e la grandezza μ è detta viscosità dinamica o coefficiente di viscosità.

L'espressione newtoniana definisce la viscosità dinamica. Si deve tuttavia notare che essa fa riferimento ad una configurazione di moto particolarmente semplice.

Conveniente legare gli sforzi d'attrito alle velocità di deformazione angolare riscontrate nel fluido.

4. DEFLUSSO LAMINARE O TURBOLENTO

Nel moto dei fluidi viscosi sono possibili due regimi caratteristici di deflusso: il regime laminare ed il regime turbolento.

Nel regime laminare le particelle del fluido percorrono traiettorie ordinate che coincidono invece in modo noto dal tempo e dalla posizione se il moto è vario. Gli strati fluidi contengono particelle che scorrono ordinariamente le une vicino alle altre con velocità relative non nulle. Sono totalmente assenti processi di mescolamento: un tracciante colorato iniettato nel fluido evidenzia zone a contorno regolare e netto per lungo tempo.

Nel regime turbolento le particelle del fluido seguono invece traiettorie estremamente tortuose e complicate; vi sono continui processi di mescolamento in seno alla corrente. I moti sono caotici e casuali, dimodoché le grandezze fisiche locali variano nel tempo e

Nello spazio senza leggi precise e determinabili. Nello studio dei fenomeni in regime laminare i valori locali delle grandezze fisiche da utilizzare nei campi di moto e termico sono quelli posseduti dalle singole particelle fluide. Ciò si rivela invece irrealizzabile in presenza di regime turbolento per l'enorme complessità delle configurazioni dinamiche; tuttavia i valori locali istantanei si distribuiscono in modo statistico attorno a valori medi temporali e si è ritenuto quindi conveniente esprimere i valori istantanei locali delle grandezze come somma dei rispettivi valori medi temporali e di termini dipendenti in modo casuale dal tempo detti componenti fluttuanti. La descrizione e lo studio dei fenomeni in deflusso turbolento si fanno in definitiva con riferimento ai valori medi temporali delle grandezze d'interesse, quindi "depurati" da influenze di natura statistica: ne consegue che i campi di velocità, di pressione, di temperatura

Sono altrettante distribuzioni spaziali dei rispettivi valori medi, che il moto risulta turbolento stazionario o vario se i valori medi dipendono o no dal tempo e che questi ultimi sono correlati nelle espressioni empiriche o semiempiriche ottenute.

La presenza dei regimi laminare e turbolento dipende strettamente dalla stabilità della configurazione laminare.

Nel deflusso si possono ridurre, ma mai eliminare del tutto, le cause di perturbazione; le forze viscose tendono a smorzare ogni disturbo; le forze d'inerzia al contrario ne mantengono gli effetti propagandoli nella massa fluida. Il rapporto tra forze d'inerzia e forze viscose è quindi il fattore primario della stabilità del moto laminare: se è contenuto entro valori modesti le perturbazioni si smorzano ed il deflusso procede laminare in ogni punto, se invece supera un certo valore caratteristico le perturbazioni si amplificano e determinano alla fine le configurazioni proprie del regime.

turbolento.

Il gruppo di grandezze w l è adimensionale nei sistemi coerenti assoluti:

Re = w l è detto numero di Reynolds

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher enrico.rubinato di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fisica tecnica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Longo Giovanni Antonio.