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PERMEASI
Le permeasi sono proteine che cambiano conformazione e si aprono alternativamente su
sull’altro della membrana; il passaggio delle molecole avviene secondo
un versante o
gradiente di concentrazione (da dove sono più concentrate a dove lo sono meno). Le
permeasi non sono propriamente enzimi ma hanno alcune caratteristiche di 18
comportamento simili; per prima cosa la specificità del rapporto, perché trasportano in
maniera molto specifica. Con il trasportatore la velocità inizialmente aumenta molto, poi
rimane costante e non aumenta più anche se aumenta la concentrazione perché le
permeasi sono tutte sature. Ci sono delle molecole specifiche (inibitori) che bloccano le
loro attività come avviene anche per gli enzimi. In secondo luogo, non vi è dispendio di
energia perché a determinare il trasferimento della molecola sono i continui cambiamenti
Vi può essere anche un’ inversione del verso del trasferimento.
di conformazione.
TRASPORTO ATTIVO (con dispendio di energia)
Sia nel trasporto attivo che in quello passivo le proteine carrier si comportano nello stesso
modo, la differenza è che nella permeasi il cambiamento di trasformazione avviene
spontaneamente.
Il trasferimento può essere:
1) uniporto; se passa solo una molecola attraverso il trasportatore
2) trasporto accoppiato, che a sua volta si divide in simporto (il trasportatore può
trasportare più molecole diverse nella stessa direzione), e antiporto (se avviene il
trasferimento contemporaneo di due diverse molecole in direzioni opposte).
POMPA SODIO-POTASSIO
Le pompe trasferiscono contro gradiente di concentrazione e, quindi, c’è sempre consumo
di energia; in questo caso non si inverte il verso del trasferimento delle molecole, vanno
+
E’ un antiporto che trasporta 3 ioni NA
sempre nella stessa direzione. fuori dalla cellula e
+ all’interno della
2 ioni K dentro; il potassio è più concentrato cellula e il sodio fuori; questo
sistema è detto pompa elettrogena.
TRASPORTO ATTIVO SECONDARIO
C’è un sistema di trasferimento del glucosio dall’esterno della cellula (contro
verso l’interno
+
gradiente); c’è un simporto di ioni sodio e un ingresso contemporaneo di Na che viene
+ fa aumentare l’affinità della
traferito secondo gradiente. Il legame della permeasi con Na
permeasi per il glucosio. Il trasporto del glucosio è quindi associato ad un trasporto
passivo secondo gradiente; il trasporto attivo secondario è associato a quello degli ioni
sodio (pompa sodio potassio). Gli enterociti fanno entrare le molecole di glucosio da un
lato e dall’altro escono per andare nel sangue: si dice trasporto transcellulare. Il glucosio
entra a seguito dello ione sodio ed esce normalmente dalla cellula secondo gradiente; per
far uscire il sodio c’è la pompa sodio-potassio che ripristina la minore concentrazione di
+ all’interno della cellula.
Na 19
In alcuni casi ci sono delle proteine di membrana che non si devono spostare e, quindi, ci
sono vari modi per limitarne la mobilità laterale. Uno di questi sono le giunzioni occludenti
che impediscono il passaggio delle proteine dalla regione apicale a quella vasolaterale
della cellula. Si chiamano giunzioni occludenti perché occludono lo spazio intercellulare e,
quindi, lo spazio tra due cellule è sigillato.
CITOSOL (citosol=ialoplasma)
Il citoplasma ha una struttura microtrabecolare, non è omogeneo. Il citosol occupa oltre il
50% del volume cellulare; in esso avvengono alcune importanti vie metaboliche, vi sono
molecole di riserva e gli elementi del citoscheletro. Se aumenta la viscosità il citoplasma
può passare dallo stato di sol a quello di gel ma, poiché le molecole sono in soluzione, è
importante che rimanga allo stato di sol in modo che le sue componenti possano
diffondere liberamente. Il citosol è la sede in cui si originano le molecole destinate a
essere smistate nei diversi organuli cellulari.
L’origine degli organelli cellulari; i mitocondri sarebbero in realtà procarioti aerobi che,
inglobati dalla cellula, sarebbero diventati anaerobi. Il reticolo endoplasmatico potrebbe
essere comparso contemporaneamente con il nucleo come invaginazione della membrana
plasmatica che andava a circondare il nucleo; fu chiamato così perché aveva un aspetto
reticolare (reticolo) e non si vedeva perché era dentro alla cellula (endo-plasmatico).
IL RETICOLO ENDOPLASMATICO
Il reticolo endoplasmatico non è visibile al microscopio ottico, ma a quello elettronico; può
essere liscio (smooth) o ruvido/granulare (rough) e, a seconda del tipo cellulare, può
prevalere un tipo oppure l’altro. Il reticolo endoplasmatico ruvido ha adese alla faccia
rivolta verso il citosol i ribosomi, che sono le particelle che rendono ruvido il reticolo. Le
membrane del reticolo costituiscono sacchi o tubuli appiattiti; il reticolo ruvido è connesso
all’involucro che chiude il nucleo, ed è costituito da cisterne piatte con andamento
regolare, mentre quello liscio è costituito fondamentalmente da tubuli con andamento
piuttosto irregolare.
Nella sezione al microscopio elettronico a trasmissione si riconoscono i profili allungati del
reticolo ruvido, mentre le sezioni di quello liscio dipendono da come sono sezionati i tubuli,
perché sono tubuli che si anastomizzano tra loro (cioè sono collegati). La presenza o
l’assenza dei ribosomi non è l’unico criterio per distinguere i due reticoli perché sono
differenti anche nella forma.
Nelle cellule del fegato vicino al reticolo liscio ci sono granuli di glicogeno; in cellule
interstiziali che producono steroidi (testicolo, cellula uovo o surrene) c’è molto reticolo
A seconda dell’attività
liscio in cui avvengono le attività di sintesi delle molecole steroidee.
della cellula prevale un reticolo o l’altro. 20
Per separare i singoli organuli cellulari si fa l’omogeneizzazione e il frazionamento per
centrifugazione sulla base del coefficiente di sedimentazione:
1) omogeneizzazione del tessuto
2) centrifugazione; si ottiene una separazione in base al coefficiente di
che tiene conto di diverse caratteristiche che sono l’insieme della
sedimentazione
forma e del peso specifico del campione; l’unità di misura è S (Svedberg); i
microsomi sono il risultato a seguito della omogeneizzazione e centrifugazione della
frammentazione del reticolo endoplasmatico che, dopo essere stato frullato, dà
origine a vescicole di dimensioni variabili (frazione microsomiale)
insieme è centrifugare l’insieme delle
Un altro metodo per separare tutte le componenti
particelle in un mezzo che ha densità variabile e, quindi, le particelle si stratificano a livelli
diversi.
IL RETICOLO ENDOPLASMATICO RUVIDO
Il reticolo di per sé non è visibile al microscopio ottico, però i ribosomi sono costituiti da
RNA e, quindi, il citoplasma di una cellula molto ricca di reticolo endoplasmatico ruvido
sarà basofilo perché l’RNA si lega a coloranti basici. Nell’ergastoplasma si vede al
microscopio ottico il citoplasma basofilo di quelle cellule del pancreas ricche di reticolo
endoplasmatico ruvido. Le zolle di Nissl (o sostanza tigroide) sono chiazze diffuse in tutto
il citoplasma di grossi neuroni fortemente basofile; i ribosomi possono essere attaccati al
reticolo o liberi nel citoplasma (basofilo) e, anche nelle zolle, i ribosomi possono essere
attaccati o liberi. Il pancreas è costituito da tante strutture acinose, la parte apicale delle
cellule non è colorata, mentre quella basale e laterale è basofila (ergastoplasma), in
questa regione vi è il reticolo endoplasmatico granulare. I neuroni sono colorati con la
chionina, non sono colorati in modo omogeneo ma presentano le zolle di Nissl, che sono
costituite da gruppetti di cisterne di reticolo endoplasmatico e in parte da ribosomi liberi;
tutti i citoplasmi di cellule che non hanno reticolo granulare sono acidofili. La membrana
del reticolo è leggermente più sottile di quella plasmatica (di 5/6 nm) ed è più ricca di
proteine che di lipidi, anche gli zuccheri sono minori e ci sono solo nella faccia rivolta
verso il lume.
I RIBOSOMI all’interno dei mitocondri detti
Esistono anche dei ribosomi mitoribosomi. Le due subunità
del ribosoma se sono associate (cioè solo durante la traduzione), portano il ribosoma ad
avere un coefficiente di sedimentazione di 80 S, se no i coefficienti di sedimentazione
separati sono 60 S e 40 S. I ribosomi sono costituiti da RNA e proteine soprattutto nella
subunità maggiore; ci sono diverse classi di RNA maggiore (5 S, 28 S e 5.8 S) e minore
(18 S), il 5 S viene trascritto fuori dal nucleolo e il resto dentro al nucleolo. I ribosomi si
formano nel nucleolo; le proteine sono sintetizzate nel citoplasma, e quando entrano nel
nucleo si associano con il DNA a formare i ribosomi ed escono dal nucleo. Il ribosoma
scorre lungo il messaggero dove vi è una sequenza di triplette di nucleotidi (codoni): ad
ogni codone viene associata una molecola proteica. La traduzione avviene
contemporaneamente da tanti ribosomi collocati lungo la molecola di RNA messaggero e
21
si formano i poliribosomi. Tutti i ribosomi sintetizzano proteine che possono rimanere
libere nel citosol, andare negli organuli cellulari delimitati da membrana, possono andare
nella membrana e delimitare il lume oppure andare fuori dalla cellula. I ribosomi sono tutti
uguali ma il loro comportamento è legato al destino della proteina che sintetizzano.
La traduzione inizia sempre su ribosomi liberi del citosol, se la proteina sintetizzata
(definita dall’RNA messaggero) è destinata a rimanere libera nel citosol o ad andare in
alcuni organuli (nucleo, mitocondri, cloroplasti o perossisomi). In questo caso si ha
un’importazione postraduzionale; la sintesi si completa nel citosol e il traferimento delle
e poi avviene l’importazione
proteine avviene dopo che è finita la traduzione
postraduzionale negli organuli; la traduzione in pratica si completa nel ribosoma libero.
Se, invece, la proteina ha come destino di rimanere nel reticolo o di andare nel complesso
del Golgi o nei lisosomi oppure di essere esocitata o nella membrana, allora la traduzione
il ribosoma con l’RNA messaggero trasloca sul reticolo
iniziata nel citosol si blocca e l’importo nel reticolo è
endoplasmatico e lì riprende la traduzione: cotraduzionale, cioè
contiene anche l’informazione
contemporaneo alla traduzione. Il gene relativo alla proteina
riguardante il suo destino; nella proteina sintetizzata c’è un pezzo di molecola c