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FISIOLOGIA COMPORTAMENTALE
La fisiologia comportamentale o etofisiologia analizza le basi fisiologiche del comportamento; se si prendono in considerazione i processi aventi luogo negli organi di senso e nel sistema nervoso centrale, allora prende il nome di neuroetologia, se invece si studiano le interazioni tra ormoni e comportamento si parla di etoendocrinologia. La comunicazione tra gli organismi avviene, infatti, grazie alla presenza di un organo emettente un segnale e di un organo ricevente. Gli animali rispondono solo a stimoli selezionati, siano essi di natura visiva, tattile, acustica o chimica. Tra questi ultimi notevole importanza rivestono i feromoni, tipici segnali intraspecifici, distinguibili in innescanti e scatenanti a seconda che provochino, nell'individuo ricevente, cambiamenti di natura fisiologica o agiscano direttamente sul SNC del cospecifico causando reazioni comportamentali istintive che lo spingono alla soddisfazione immediata dei bisogni primitivi. Tal insieme di
tendenze istintive è detto "pulsione". I metodi di comunicazione ed i diversi tipi di messaggio vengono appresi per "imprinting". Il legame tra genitori e figli che si viene a creare in tal maniera determina i canoni fondamentali su cui si baserà la scelta e l'accettazione del futuro compagno (il compagno deve avere le stesse caratteristiche di stimolo dei genitori del piccolo così che questo è sicuro di accoppiarsi con la specie giusta). Un animale con imprinting errato presenta i propri comportamenti riproduttivi alterati, in quanto non riesce a manifestare correttamente al cospecifico la propria presenza, stato fisiologico ed inoltre non riconoscendolo come tale, è incapace di bloccare l'aggressività e di passare al comportamento rituale di corteggiamento. Il modulo corretto di comportamento esiste comunque, ma viene indirizzato ai soli individui che corrispondono ai canoni dell'imprinting errato.
L'alterazione dei comportamenti riproduttivi può essere causata anche da modificazioni ambientali che vengono a interagire con i ritmi circadiani o stagionali del comportamento. Ad esempio il "superstimolo fotoperiodico" cui sono soggetti alcuni animali domestici, ha determinato, per esempio, nella cagna la comparsa di due calori annui, con la conseguente diminuzione del numero dei cuccioli per ogni figliata. Negli animali allevati in condizioni disagevoli si ha una superproduzione di ormoni dello stress (adrenalina e cortisolo) che sono antagonisti delle gonadotropine ipofisarie (anche negli animali d'affezione è spesso opportuno ricorrere alla vicinanza del padrone ai fini di una buona riuscita dell'inseminazione artificiale). Sono proprio tali ormoni innescanti i responsabili del comportamento estrale della femmina e quindi della produzione di quei ferormoni che segnalano al maschio la disponibilità all'accoppiamento.
Il corteggiamento secondo il rituale tipico di ogni singola specie. A volte, oltre ad inclinazioni individuali (si ricordi l'episodio dello stallone che ignorava le cavalle baie a vantaggio delle saure), il comportamento sessuale può venire alterato anche da patologie in atto. Negli equini, ad esempio, la rinite e l'aumento di temperatura che ne deriva, causano un aumento dell'aggressività (dovuta alla superproduzione di testosterone) del maschio affetto, che viene inoltre privato della possibilità di individuare la femmina in estro. Lo stallone continua a seguire il modello comportamentale memorizzato nelle precedenti analoghe situazioni senza curarsi della disponibilità della femmina. Anche i fenomeni di cannibalismo negli animali placentofagi sono determinati dall'impossibilità di percepire i feromoni. Le cagne spesso mangiano i propri cuccioli non distinguendoli più dalle placente in quanto la loro manipolazione (sia dei cuccioli che delle placente) avviene con la stessa modalità.
cuccioli che dellaplacenta) impedisce il riconoscimento olfattivo. Analogamente può accadere che i cuccioli non riescano alocalizzare i capezzoli materni se questi ultimi sono stati toccati da estranei poco prima del parto.COMPORTAMENTO ISTINTIVO O AZIONE STEREOTIPATA (F.A.P.)
APPRENDIMENTO = modificazione adattativa del comportamento individuale come risultato dell’esperienza
In genere efficienza e adattatività sono due caratteristiche contrastanti
Nel campo del comportamento l’istinto rappresenta la modalità efficiente, mentre l’apprendimento quellaadattativa.
Nell’imprinting, l’istinto si combina alla flessibilità dell’apprendimento. Forma di apprendimento moltorapida.
APPRENDIMENTO
- per prove ed errori
- associativo – l’animale impara ad associare due o più stimoli con una particolare ricompensa opunizione
- cognitivo – forma più complessa di apprendimento esso è caratteristico
L'INTELLIGENZA NEGLI ANIMALI
La principale difficoltà di questo argomento consiste nel definire non in modo equivoco che cosa è l'intelligenza. Il termine, infatti, è di uso talmente comune che ciascuno di noi ne fa un uso personale; si parla di amici o conoscenti più o meno intelligenti, o di cani e cavalli, o animali in genere, che dimostrerebbero in certe circostanze un'intelligenza superiore a quella dell'uomo. Il senso comune quando osserviamo il comportamento di un animale a volte ci induce in errori clamorosi, avendo noi sempre la tendenza a prendere come termine di paragone l'uomo o che cosa avrebbe fatto l'uomo in quelle circostanze. Come esempio si
dal ragno e si avvicini ad un oggetto estraneo, ad esempio un rametto. La vespa, invece di ignorare l'oggetto e continuare con la sua routine, si ferma e inizia a spostare il rametto, cercando di portarlo via dalla galleria. Questo dimostra che la vespa non sta semplicemente seguendo un programma predefinito, ma è in grado di adattarsi alle situazioni e prendere decisioni in base alle circostanze.condizioni ambientali, risulta inefficace e potenzialmente dannoso. In questo caso, la vespa continua a seguire il suo schema di comportamento anche se non porta a risultati positivi, dimostrando una mancanza di flessibilità e adattabilità. Questo esempio evidenzia l'importanza dell'evoluzione e dell'adattamento nel regno animale, in cui gli individui con comportamenti più flessibili e adattabili hanno maggiori probabilità di sopravvivenza e successo riproduttivo.dell'ambiente, non possiamo definirlo intelligente, poiché acquisisce tutte le caratteristiche di un "atto riflesso". Dato uno stimolo, nel nostro caso l'accoppiamento, si avviano automaticamente una serie in catena di comportamenti. Fenomeni riconducibili a intelligenza possiamo osservarli nelle linee più avanzate dell'evoluzione dei vertebrati, come nei pesci ossei, negli uccelli, nei mammiferi. Questi animali infatti sono più aperti alle diverse problematiche ambientali, possono imparare a cambiare strategie di lotta o di difesa, possono apprendere e memorizzare le esperienze così da poterle utilizzare in seguito. È curioso osservare che questo comportamento intelligente si attua nelle tre linee evolutive in aree nervose completamente diverse: nel mesencefalo per i pesci, nei nuclei striati del telencefalo per gli uccelli (vedi comportamento delle cince) e sulla corteccia telencefalica nei mammiferi. Queste areenervose con il nuovo compito, divengono più ampie, più voluminose, o come la corteccia più estese in superficie, con la formazione di solchi e circonvoluzioni che aumentano il numero complessivo delle cellule nervose e di conseguenza di collegamenti. Questa prima banale osservazione porta ad una errata conclusione: l'intelligenza emerge dalla estensione dell'area nervosa e/o dal numero di cellule nervose coinvolte. Il problema del substrato anatomico dell'intelligenza troverebbe così una soluzione puramente quantitativa. Se le cose stessero così i cetacei, e in particolare i delfini, sarebbero gli animali più intelligenti in assoluto superando anche l'uomo, poiché il loro cervello è il più circonvoluto in assoluto. I cetacei in effetti sono in grado di fornire eccezionali prestazioni, imparano facilmente, sono addestrabili per i compiti più strani, ma globalmente presentano dei grossi limiti anche
nei confronti di molti altri mammiferi, o forse però non li conosciamo ancora a sufficienza per giudicarli appieno. Il problema dell'intelligenza, della sua origine e sviluppo, oggi è analizzato soprattutto nei mammiferi, ove l'atto istintivo è molto limitato, comunque molto meno evidente di quanto non accada negli uccelli. Vi è una curiosa teoria sull'origine dell'intelligenza nei mammiferi, che rifacendosi al momento della nascita della classe, circa 180 milioni di anni fa, e della sua lunga permanenza al buio, la considera una conseguenza dell'adattamento dell'organismo in un ambiente poco o affatto illuminato. Nel progenitore rettile, come per gli uccelli, il comportamento è basato quasi esclusivamente su informazioni ottiche; in un ambiente buio queste perdono importanza, mentre divengono fondamentali altri segnali, come quelli acustici, olfattivi, tattili e gustativi. Questo animale notturno quindi raccoglie unamolteplicità di informazioni disenso tutte convogliate in un'unica area nervosa che coordinerà il tutto, integrerà i vari stimoli e da cui partirà la risposta motoria. Da un'area nervosa così elaborata nasce una risposta di tipo intelligente. Non