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In Capitalismo, socialismo e democrazia (1942), Joseph Schumpeter sostiene che: il compito del popolo non è
autogovernarsi, bensì scegliere i propri governanti attraverso l’utilizzo di elezioni competitive. Il metodo demo-‐
cratico è lo strumento istituzionale per giungere a decisioni politiche in base al quale singoli individui ottengono
il potere di decidere, attraverso la competizione che ha per oggetto il voto popolare.
Quali sono gli elementi minimi della democrazia competitiva?
Secondo Robert Dahl, la presenza di questi otto elementi rappresenta la soglia minima a partire della quale si può
parlare di democrazia:
1. Presenza di elezioni libere, competitive, ricorrenti e corrette nell’ambito di un sistema rappresentativo. Si può
parlare di elezioni competitive quando ci sono almeno due o più partiti: il partito unico rientra nel regime totali-‐
tario. Se ci sono troppi partiti invece, si rischia l’ingovernabilità, ovvero che non riesca a crearsi una maggio-‐
ranza.
2. Il suffragio universale maschile e femminile: tutti i cittadini senza distinzione di sesso, hanno diritto di votare e
di essere votati. Sono esclusi i minorenni e coloro che hanno commesso dei reati.
3. Inclusione delle cariche pubbliche nel processo democratico: tutte le cariche pubbliche devono essere respon-‐
sabili verso i cittadini e gli elettori. Qual ora non rispondano alle promesse fatte, sono essi stessi da ritenere re-‐
sponsabili nel caso non venissero più rieletti.
4. Autonomia delle istituzioni democratiche da poteri non elettivi o esterni: tendenzialmente in una democrazia
la classe governante deve rispondere ai cittadini.
5. Diritto di partecipazione politica a tutti i membri della comunità in un’ottica inclusiva
6. Pluralismo partitico: può e deve garantire la competizione politica. È dato dalla presenza di almeno due o più
partiti.
7. Libertà di espressione, di associazione, di dissenso e di opposizione, rispetto per i diritti fondamentali della
persona: tiene insieme tutti i diritti che caratterizzano le libertà sociali e politiche.
8. Libertà e pluralismo dell’informazione: all’interno di un regime democratico tutti dovrebbero avere lo stesso
diritto di informarsi e comunicare; in realtà sono presenti monopoli che gestiscono il dibattito, dominano
l’agenda politica e in un certo senso schiacciano il cittadino. Dall’inizio degli anni 2000, lo sviluppo dei social net-‐
work e di internet, ha spezzato il monopolio. Libertà e monopolio sono garantite solo in presenza di due parti
che dialogano tra loro.
L’assenza di uno solo di questi elementi significa essere scesi al di sotto della soglia minima a partire dalla quale si
può parlare di democrazia.
Martedì 14 Novembre 2017
(13) Comunicazione e propaganda
Comunicazione politica > tipica dei regimi democratici > pluralità di flussi comunicativi (e bidirezionali: partono e
giungono flussi comunicativi da e verso il sistema politico)
≠
Propaganda politica > tipica dei regimi non democratici > i flussi sono comunicatici dal regime (comunicazioni di tipo
unidirezionale: le comunicazioni sono fatte dall’alto per il basso con lo scopo di educare e plasmare il comporta-‐
mento della società). Non ci sono fonti indipendenti o libere di comunicazione. Un esempio tipico di propaganda è
1984 di George Orwell.
Quali sono le unità che comunicano all’interno del sistema politico? Generalizzando, possiamo dire che ogni singolo
cittadino ha la possibilità di esprimersi all’interno di un sistema politico; ovviamente però ci sono delle istituzioni,
delle unità organizzate che hanno una capacità maggiore rispetto al singolo cittadino e anche un’incidenza variabile.
Le unità che sono sempre presenti e che sempre cercano di comunicare sono:
1. Istituzioni e livelli di governo: Presidente della Repubblica, Governo, Parlamento, Magistratura
2. Gruppi di interesse e gruppi di professione: le lobby, i sindacati
3. Movimenti: nascono e poi tendenzialmente si esauriscono da soli, sono intermittenti per loro stessa natura.
4. Partiti politici e i loro leader: sono anche l’elemento centrale della comunicazione politica.
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Come evolve la comunicazione politica nei partiti?
Partiti ed evoluzione della comunicazione politica.
Gruppi di interesse, gruppi di pressione e movimenti partecipano al flusso della comunicazione, ma non lo fanno in
modo continuativo. I partiti invece, sono sempre presenti e protagonisti del flusso comunicativo: sia quando devono
prendere il potere, sia una volta che lo hanno ottenuto. Cambiamenti sociali, politici e tecnologici portano a una mo-‐
difica nel modo di comunicare dei partiti.
Le fasi della comunicazione politica nei partiti
Le tre fasi della comunicazione politica le ritroviamo anche nella comunicazione dei partiti:
1. Prima fase ( anni ’40 – ’50): alla fase premoderna coincide la comunicazione di apparato
2. Seconda fase ( anni ’60 – ’80): alla fase moderna coincide la comunicazione intermedia (o pionieristica)
3. Terza fase ( anno ’90 – oggi): alla &nb