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PIENO CLASSICISMO (seconda metà V sec.) - Il canone di Policleto e Fidia

Fidia fu colui a cui Pericle affidò la ricostruzione del Partenone. L'apogeo dell'imperialismo ateniese, riorganizzazione della polis. Nella statuaria (e non solo) si cercano: equilibrio, ordine, proporzione, simmetria e sobrietà dei gesti abbinata alla nobiltà dei contenuti. Le sculture del pieno classicismo non sono in movimento, hanno una piena espressività e sono in perfetta armonia con il cosmo.

Il Doriforo di Policleto (450 a.C) è l'opera simbolo di questo periodo, non pervenuta in originale. Policleto scrisse il Canone della scultura, in cui dava delle regole matematiche per la rappresentazione del corpo umano. Il Doriforo è il portatore delle lance, la copia del museo archeologico di Napoli proviene dalla palestra sannitica di Pompei, un'associazione di tipo militare, la Vereia, e si trovava davanti all'ingresso principale, dove.

Forse veniva identificata come Achille. Il piccolo puntello che collega il polso della mano destra alla coscia e il tronco che sostiene. La statua riflette il ritmo chiastico, contrapposizione reciproca delle parti del corpo (gamba dx portante, sxflessa e idem per le braccia). Il doriforo è nell'atto di incedere, forse portava una lancia sulla spalla, che ora è dispersa. Le forme del corpo sono solide e massicce, la testa guarda a destra, i lineamenti sono idealizzati. Il doriforo non rappresenta la realtà così com'è perché il suo corpo è il frutto di una serie di calcoli matematici.

Negli ultimi trent'anni del pieno classicismo, si sviluppa lo stile "ricco", definizione che si applica allo stile sviluppatosi in Grecia negli ultimi trent'anni del V secolo. Si adatta soprattutto alle statue femminili che continuano a riprodurre l'effetto del panneggio bagnato caratteristico di Fidia e dei suoi più

stretti collaboratori: abbigliamento con pieghe curvilinee e rigonfie, ricco di effetti chiaroscurali. Fidia era abilissimo a rendere i tessuti e la loro aderenza al corpo umano. È una fase quasi manieristica e virtuosistica.

La lastra con menadi (seguaci di Bacco) danzanti, è una copia neoattica di un originale in bronzo, bassorilievo che doveva adornare un monumento, caratterizzato dai movimenti vorticosi, i chitoni fluttuanti seguono i movimenti del corpo, le pieghe delle vesti sono molto accentuate; i motivi sono curvilinei e spiraliformi, grande effetto coloristico, non c'è aderenza alla realtà.

TARDO CLASSICISMO – Prassitele e Skopas

Si perde l'equilibrio del secolo precedente, c'è stata la guerra del Peloponneso e l'imperialismo ateniese è stato sconfitto da Sparta. Continuano ad esserci delle guerre locali tra Sparte e la nuova alleanza costituita da Atene, Corinto, Tebe e Argo. Sarà con Filippo II di

Macedonia che terminerà il sistema delle polis nel 338 con la battaglia di Cheronea. Le figure scultoree tornano a muoversi, sono più esili e più dinamiche, riconquistano lo spazio. Il IV secolo è segnato dall'individualismo di grandi personalità di artisti, diversamente dal V secolo, che era denotato da un forte spirito di collettivismo. Prassitele è il maestro della chiarezza, della charis. Ci sono pervenuti pochissimi originali; i protagonisti sono quasi sempre divinità e sono di dimensioni pari al vero o un po' più piccole, i corpi sono esili. Con Prassitele abbiamo la negazione della stabilità, le pose sono volutamente ricercate per dare instabilità, che sembri naturale, pose ad S, i movimenti sono sinuosi, gli incarnati sono morbidi e la luce non è più trattenuta dalle pieghe dei muscoli. I tratti del mondo sono delicati ed idealizzati, i capelli ormai sono abbastanza fluidi. C'è

Un forte naturalismo. Afrodite di Cnidia (360 a.C ca.) conservata ai Musei Vaticani. È una statua famosissima già in antichità, è ritratta mentre si sta svestendo per il bagno e si copre pudicamente. Secondo la leggenda tramandataci da Plinio, gli abitanti di Cos commissionarono a Prassitele una statua della dea perché stavano costruendo il santuario, rimasero scontenti di quest'opera e la rifiutarono in cambio di una statua più tradizionale perché la completa nudità era stata una caratteristica solo degli uomini. Gli abitanti di Cnido si rivolsero a Prassitele e apprezzarono questa statua: il loro santuario di Afrodite godette di una fama imperitura. Prassitele produsse circa 2000 statue, ma questa Venere rimane la più famosa. Skopas, il maestro del pathos e del sentimento. Skopas è orginario di Paros. Testa di Guerriero, rarissimo originale, dal frontone occidentale (W) del tempio di Atena Alea a Tegea. Post 362 a.C.

Menade di Dresda (340-360 a.C ca.) è una copia di età romana. La resa del pathos in entrambe le opere è data dagli occhi infossati e lineamenti tutti ravvicinati, il movimento all'indietro del volto. La Menade ha i capelli scomposti e la veste aperta sul fianco, impugnava un coltello nella mano destra e con la mano sinistra reggeva un capretto che si accingeva a sgozzare, ma sono perdute sia le braccia che le gambe. La scultura perfetta, la preferita di Winckelmann è l'Apollo del Belvedere. Attribuita a Leocare di Atene, un coetaneo di Prassitele e Skopas, di lui sappiamo che lavorò al mausoleo di Alicarnasso e lavorò molto alla corte di Filippo II. Il dio Apollo è rappresentato con grande solennità, in completa nudità, eccetto un mantello legato al collo che scende in un gioco di pieghe sul braccio. Si percepisce poco della faretra, che doveva reggere un arco. Il volto guarda a sinistra e presenta tratti idealizzati, la

gamba portante è la destra, mentre la sinistra scatta indietro flessa. È una copia diepoca romana (originale del 330 a.C ca).

TARDO CLASSICISMO – l’età di Alessandro (336-323 a.C)

Si tratta sempre di tardo classicismo. La morte di Filippo II in una congiura nel 336 porta Alessandro al potere e la Macedonia entra prepotentemente in campo. Lo scultore più importante è Lisippo, originario di Sicione e domina la metà del IV secolo; si definisce seguace di Policleto e come lui scrive un canone, ma non per rappresentare l’uomo come dovrebbe essere, ma come è. Anch’egli crede che la natura sia regolata da rapporti matematici, ma è meno rigido. Le sue figure sono snelle, fluide, libere. Caratteristiche che vediamo bene nella Apaxyomenos, opera copiata, originale perduto 330 a.C, descritto da Plinio come un atleta snello di piccoli occhi, rappresentato mentre si deterge con lo strigile, sbilanciato in avanti, va contro lo spettatore.

Il buto è coperto dalle braccia, è la prima volta che si trovano al centro! Libertà di movimento nello spazio, proporzioni lanciate, membra lunghe e sottili, l'espressione del viso è concentrata, data dal triangolo occhi, naso, bocca piuttosto ravvicinati. Il focus è sul movimento. A Tiberio quest'opera piacque così tanto che secondo Plinio, la portò nella sua camera da letto, attirando le ire della popolazione.

L'Eracle Farnese viene poco dopo l'Apaxyomenos. La copia in marmo (realizzata da Glicone) fu trovata nel 1540 nelle Terme di Caracalla, Michelangelo vi si ispirò notevolmente. Le proporzioni sono alterate in larghezza, la muscolatura è esagerata, la testa è piuttosto piccola. L'eroe si riposa sulla pelle di leone (frutto della sua prima fatica) poggiata sulla clava, tutto il peso è sulla gamba sinistra e la destra è scartata dietro. Il braccio destro è portato

all'indietro e reggeva i pomi frutto dell'undicesima fatica che lo aveva lasciato stremato, è un momento di grande intimità e silenzio. Lisippo era l'unico scultore autorizzato a ritrarre Alessandro Magno (Apelle in pittura). Alessandro a cavallo (copia romana). La ritrattistica è propria dell'età romana ma è a partire da Alessandro Magno che prende le sue mosse; egli fu un personaggio talmente importante che doveva presentare delle caratteristiche peculiari: fronte corrugata, capelli scompigliati, occhi molto espressivi, sono tutte caratteristiche presenti già nella Casa del Fauno. I ritratti postumi invece tendono ad idealizzarne le caratteristiche, come la testa di Alessandro da Pergamo. Lezione n°4 La scultura in architettura Si tratta di quelle sculture che fanno parte delle strutture architettoniche. La scultura in pietra si afferma dal VII secolo a.C in poi, con il fenomeno della litizzazione. Dove si trova la sculturain architettura:Per descrivere una scena di una metopa si utilizza la dx e sx dei personaggi, invece per descrivere i personaggi si usano le loro dx e sx.
Acroterio dal Tempio di Asclepio a Epidauro, statua raffigurante la ninfa Aura (il cui nome indica l'abrezza); è datata al IV secolo a.C, e attribuita a Timoteo, artista che lavorò al mausoleo di Alicarnasso.
Metopa 27 (su 92), dal lato sud del Partenone, British Museum.
Sul partenone sono rappresentate solo lotte, tra un elemento barbarico e uno greco, caos e ordine.
Lato nord: guerra di Troia, lato sud: centauromachia, lato est: gigantomachia, lato ovest: amazzonomachia.
Le metope del Partenone sono realizzate ad altorilievo, ci sono vari elementi a tutto tondo (gli arti).
Le metope venivano scolpite a terra e poi collocate.
Di solito le scultura in architettura sono originali, perché non aveva senso replicare delle sculture che fanno parte di un insieme più ampio.
I frontoni sono una tipologia molto particolare. Si

Il testo tratta dei gruppi statuari o dei gruppi frontali, non delle statue singole. I frontoni non sono spazi facili da utilizzare, e nel corso del tempo verranno gestiti in modo diverso. Inizialmente erano decorati a rilievo, poi dalla seconda metà del VI sec. a.C, diventano a tutto tondo. All'inizio erano decorati/riempiti solo al centro, si passerà poi ad una decorazione più complessa, omogenea e articolata, estesa anche agli angoli. Successivamente viene usato un modulo unico, cioè le dimensioni dei personaggi saranno proporzionati, vengono eliminate le figurine fuori scala negli angoli. I soggetti/temi/scene raffigurati, molto spesso sono legati alla storia del tempio. Il tema della lotta avrà tantissima fortuna, a partire dal tempio di Apollo a Delfi, perché ben si presta a riempire tutto lo spazio disponibile, ponendo i feriti sdraiati negli angoli. Il tempio di Apollo a Delfi, alle pendici del monte Parnaso, tempio sacro per Apollo e le muse (600m. di altezza).

Si tratta di un santuario panellenico, di cui conosciamo le tradizioni grazie alle fonti di Pausania. Oggi è rimasto ben poco del tempio, che comunque non era l'originale.

Dettagli
A.A. 2021-2022
33 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher caterinapaino7 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia classica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Sacchi Furio.